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Autore: 22Mavi    19/12/2016    4 recensioni
{AU ° fantasy} Per quanto tempo era stato segregato nell'oscurità? Si ritrovò a pensare che probabilmente lo era da sempre.Lui ci era nato nel buio.Sul suo paese invece, Konoha, regnava la luce. Eppure dietro quell'accecante luminosità, si nascondevano animi oscuri. Sasuke sapeva di essere uno di loro, ma era consapevole anche di non essere l'unico.
Lui però non era una semplice ombra, no, lui era il buio che era sceso sull'intero reame.Lui era l'oscurità della follia di chi ha smarrito ogni strada, il cui passato è una disperata menzogna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 15



Mi è sacra.
Ogni desiderio in sua presenza tace.
 Non posso dire cosa succede in me quando le sono vicino;
mi pare che tutta l’anima si riversi nei miei nervi.
 Johann Wolgang Goethe






«Abbiamo terminato Principessa»
Le aveva detto una delle sue cameriere non appena aveva finito di sistemarle il diadema tra i capelli. Solo in quel momento Sakura aveva alzato lo sguardo davanti a sé, quasi intimorita.
L'immagine che vide allo specchio le smorzò il respiro. Il suo viso e i suoi occhi verdi erano luminosi più del sole, rifulgeva di una bellezza straordinaria.
«Sei...stupenda» Commentò con emozione la figura bionda alle spalle.
Sakura notò un lieve rossore sulle guance chiare di Ino mentre gli occhi azzurri dell'amica si riempivano di lacrime malamente trattenute.
«Non piangerò, altrimenti farò piangere anche te e rovineremo il tuo splendido visino» le disse quando Sakura le prese le mani tra le sue.
«Mi sembra quasi irreale...» sussurrò quest'ultima in un sussurro pudico.
«Ti ricordi quando eravamo piccole e sognavamo il giorno dei nostri matrimoni ?» Sakura annuì, le mani strette in quelle dell'altra, gli occhi verdi puntati nei suoi.
«Litigavamo perché entrambe immaginavano Sasuke al nostro fianco» continuò con un sorriso dolce sulle labbra piene.
«
E quando correvamo da lui, con le corone di fiori tra i capelli, a chiedergli quale delle due avrebbe voluto sposare, lui ci guardava con dolorosa indifferenza "Non disturbate i miei allenamenti per una cosa tanto ridicola!" rispondeva la maggior parte delle volte, e noi con dispiacere e imbarazzo scappavamo via.»  «Che bambino perfido» commentò Sakura ridendo al ricordo della loro infanzia fianco a fianco.
«Sì lo era, ma sebbene ci dicesse quelle cose, i suoi occhi neri quando incontravano i tuoi, assumevano una sfumatura diversa, talmente diversa rispetto al solito da farmi pensare -a me che ero solo una bambina di 9 anni- di voler avere come sposo un bambino che mi avesse guardata con lo stesso sguardo con cui Sasuke ti fissava...»
Suo malgrado anche gli occhi di Sakura si stavano riempiendo di lacrime, con forza sbatté le lunghe ciglia per trattenersi.
«Quando poche settimane fa mi hai confessato che lo avresti sposato, ti ho sorriso e ti ho detto "Congratulazioni amica mia!" baciandoti e abbracciandoti.
Sembravo felice, ma in realtà non lo ero. Dentro di me ruggivo, pensavo che un assassino come lui non sarebbe mai riuscito ad amarti come meritavi, e che tu eri una sciocca a fidarti di lui, troppo innamorata per riuscire a vedere quanto marcio quell'uomo fosse! Ho pensato che ti stava solo usando o che lo avrebbe fatto prima o poi ; ho pensato che sicuramente fingeva, e che ti avrebbe ferita dimostrandosi per come era veramente...ho pensato tutto questo e molto altro, lo ammetto. Ma la mia preoccupazione nasceva solo dall'infinito affetto che nutro nei tuoi riguardi, e mai e poi mai avrei permesso che ti fosse fatto del male, ancora.
» disse velocemente con lo sguardo nel suo. «Poi però, qualche giorno dopo, l'ho visto passeggiare con Naruto. Il portamento naturalmente aristocratico, il passo deciso, il mento alto e la bocca serrata in un'espressione ferma e altera, gli occhi freddi, spenti ...vuoti. Pensai tra me e me che era bello sí, forse più bello di quanto ci saremmo immaginate da piccole, e che se era stato il sogno di ogni bambina del regno, ora con grandissima probabilità lo era ancora per ogni donna ; ma che mai sarebbe riuscito a renderti felice! Troppo preso da se stesso e dal suo risentimento per poter prestare le dovute cure alla sua sposa. Eppure in quel preciso istante, mentre formulavo quei pensieri, notai qualcosa cambiare nei suoi occhi. Si erano accesi. Il nero aveva assunto una tonalità diversa, come il moto delle maree, o il fruscio delle foglie d'autunno. Vidi nei suoi occhi qualcosa che riconobbi subito e indirizzai lo sguardo al punto preciso che lui stava fissando; e quindi ti scorsi mentre sorridevi e li raggiungevi a grandi passi. Stetti ancora lì, spettatrice nascosta di quell'incantesimo, il viso di Sasuke era sempre una maschera di inespressività e i suoi gesti rimanevano minimi e calcolati, ma i suoi occhi cantavano promesse d'amore eterno, gratitudine, affetto, dolcezza, compassione e rispetto, cantavano della speranza di un nuovo inizio, del dolore di una separazione e della felicità del ricongiungimento, sussurravano questo e molto, molto altro... E allora capii che la tua felicità era racchiusa in quegli occhi neri e che Sasuke, nonostante tutto, ti guardava ancora come quando avevamo 9 anni, e che io, nonostante tutto, credevo ancora che la vera espressione di gratitudine e amore fosse racchiusa negli occhi di Sasuke quando guardavano te»
Concluse in un sorriso che rese il suo viso ancora più bello -se possibile-
«Ino...» mugugnó allora Sakura fiondandosi tra le sue braccia, la strinse forte a sé immergendo il viso tra i lunghi capelli biondi «Grazie, non sai quanta pace mi hanno donato le tue parole »
Ino ricambiò quella stretta e una lacrima le rigò la pelle bianca della guancia  
Il discreto bussare alla porta sciolse il caldo abbraccio. Una giovane dama rivolse un gentile sorriso 
«Vi attendono Principessa, è giunto il momento» Sakura e Ino si guardarono per un intenso istante per poi raggiungere mano nella mano l'uscio della stanza da letto.






Era tradizione che la sposa passasse i tre giorni precedenti il matrimonio lontano dal futuro marito, tre giorni durante i quali si sarebbe progressivamente lasciata alle spalle la sua vecchia vita, preparandosi ad accoglierne una nuova. Ma per Sasuke quei giorni di attesa erano stati tremendi. Il primo giorno forse era stato il peggiore. Quando un attendente si era presentato di buon’ora alla sua porta, chiedendogli di seguirlo per prendere parte ad una serie di procedure e di tradizioni, Sasuke aveva quasi minacciato di ucciderlo, e l’altro per poco non se n’era andato via di corsa. Dopo era arrivato Naruto, al quale Sasuke non aveva riservato un trattamento migliore. Alla fine comunque era stato lui stesso a convincersi, non perché avesse messo in campo una qualche argomentazione, ma soltanto perché Sasuke si era reso conto che la sua resistenza sembrava quasi un capriccio e per non perdere la propria dignità, aveva acconsentito stoicamente a partecipare a quelle insulse procedure. Ma la sua mente era volata altrove per tutto il tempo, pianificando ulteriormente le sue azioni malvagie una volta portato a termine il matrimonio.
Del secondo giorno Sasuke ricordava un glaciale scambio di sguardi con alcuni membri Consiglio, intenti a supervisionare i preparativi dell’evento. Si era dileguato un attimo dopo, ma Sasuke aveva continuato a sentirsi addosso gli occhi del Consiglio. Parlavano di ingratitudine e di diffidenza. Guarda come sei ingrato, dicevano. Noi ti abbiamo salvato, e tu hai ancora quella faccia.
Arrivò alla sera del terzo giorno così ricolmo di rabbia da non riuscire nemmeno a dormire. Sentiva quella stessa pulsazione sorda all’altezza del cuore che lo aveva spinto in urla la prima notte che aveva passato in cella, quando era stato riportato a palazzo. Si affannò a soffocare tutto, emozioni, ricordi, idee. Se solo la sua immaginazione si fosse fermata per un istante, se solo lo avesse lasciato in pace.
Invece, appena chiudeva gli occhi si vedeva davanti Sakura che gli veniva data in moglie, Sakura che gli stava accanto durante i festeggiamenti, Sakura  che lo seguiva nelle loro nuove stanze.
Avrebbe voluto pensare alla sua vendetta, lasciarsi ossessionare dai piani di rivalsa, e invece continuava a vedere lei.
Con sforzo, si dedicò con tanta minuzia a soffocare ogni pensiero che alla fine riuscì ad addormentarsi.
La mattina dopo si svegliò intontito, di controvoglia. Realizzò con calma che era il giorno del suo matrimonio, e con calma gli si annodò lo stomaco.
Rifiutò l’aiuto che gli venne offerto da alcuni attendenti che aveva ricevuto il compito di aiutarlo a prepararsi. Sì vestì da solo e con solennità, come se stesse indossando l’armatura prima di una battaglia, quando guardò il suo riflesso allo specchio si sentì per un attimo emozionato .
Era pur sempre il giorno del suo matrimonio.

Attese l’inizio della cerimonia in una sala i cui intarsi dorati erano troppo carichi e splendenti per i suoi gusti. Naruto lo raggiunse poco dopo. Probabilmente aveva avuto la brillante idea di fargli compagnia.
Sasuke era già pronto a cacciarlo, ma nell’osservare come si era tirato a lucido e il sontuoso mantello arancio non riuscì a trattenere un ghigno.
«Ti trovo a tuo agio, come damigella d’onore» commentò. Naruto parve offendersi per un istante, ma poi un grande sorriso si dipinse sul suo volto.
«Però non aspettarti che ti regga lo strascico» replicò fingendo malamente di essere ancora serio. Poi la sua espressione mutò di nuovo, e batté la mano sulla spalla del fratello in un gesto che era solo affetto.
Sasuke avrebbe voluto sentirsi in qualunque altro modo tranne che così, perché quel fratello lui lo odiava, lo odiava così tanto da aver tentato di ucciderlo, ma in quel momento sentiva solo l’amarezza pungente che si prova quando ci si trova davanti a qualcosa che si è perduto per sempre. Avrebbe voluto cancellare l’amore dal viso di Naruto con un pugno ben assestato, ma invece sorrise in risposta.
Aveva sempre capito quello che Naruto pensava ancora prima che lui stesso se ne rendesse conto, e lo capiva anche adesso. Naruto stava dicendo che gli dispiaceva.
Che sapeva che aveva trascorso dei momenti tremendi, ma che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il verso giusto, perché anche lui ora gli era accanto ed erano di nuovo insieme, tutti e tre.
E Sasuke, con suo immenso orrore, gli stava rispondendo.
Non era certo, però, di quale fosse la risposta che gli illuminava gli occhi.
L’amarezza gli rimase ben impressa sotto la pelle anche quando le porte si aprirono e lui percorse al fianco di Naruto un breve corridoio, fino a sbucare all’aria aperta.


La cerimonia era stata allestita nei giardini, all’ombra di un grande frassino, il più antico di tutta Konoha, che avrebbe rappresentato l’albero della vita. Per permettere ai nobili di partecipare all’evento erano stati eretti sull’erba degli ampi spalti circolari. Anche alla popolazione comune era stato permesso prendere parte ai festeggiamenti, e la gente si era radunata ad una certa distanza dagli spalti.
Molti di loro sembravano sinceramente emozionati.
Tutti, nobili e plebei, stavano guardando verso di lui.
Sasuke li odiava. Nessuno di loro aveva spezzato una lancia in suo favore durante il processo, ma ora erano pronti a festeggiare il suo matrimonio. Li odiava tutti, li odiava da morire. Li odiava già da prima, ed era sicuro che, sotto a quegli opachi sorrisi di circostanza, anche loro lo odiassero.
Naruto lo accompagnò lungo il corridoio erboso fino ai piedi del frassino. Solo allora Sasuke si accorse del palco sul quale sedevano i regnanti delle Cinque Grandi Nazioni,  poco lontano. Incontrò lo sguardo di Gaara del Deserto, lo stava scrutando con quegli occhi gelidi e troppo chiari, ricambiò il tacito astio e con eleganza girò il capo davanti a sè. 
Strinse gli occhi per combattere il sole, e in quel momento la vide avanzare nel prato.

Gli attendenti di corte si erano dati da fare per esaltare l’aspetto della sposa, ma non avevano esagerato con lo sfarzo. Sakura indossava un abito semplice, chiaro e leggero.
 La luce del sole si rifletteva brillando sul rosa dei capelli e sui diamanti del diadema che portava sul capo, ma Sasuke non ci fece troppo caso. Era preoccupato a guardare lei, i suoi occhi.
Voleva sapere che cosa pensava, voleva sapere come stava. Voleva sapere se stava come lui.
Quando Sakura fu abbastanza vicina per permettergli di osservarla più attentamente, Sasuke si rese conto che la sua espressione era pura gioia. La bocca piegata  in un sorriso, che non riusciva a contenere, il collo dritto, la testa alta. E per un attimo anche sulle sue labbra comparve un sorriso. Quando Minato raggiunse il frassino insieme alla figlia, Sasuke capì che era arrivato il momento.
Lo sguardo di Sakura scivolò inavvertitamente nel suo, e Sasuke credette di annegarci dentro.
Non c'era alcuna angoscia o paura negli occhi di Sakura, quella che si prestava davanti al pubblico che adesso attendeva trepidante attorno a loro, era semplicemente una ragazza innamorata, forse la più innamorata del Regno.
Sasuke, suo malgrado, sentì qualcosa spezzarsi, e pensò fosse quel nodo di rabbia che sentiva nel petto, ma la sensazione gli rimase. Non capì mai che cosa si fosse spezzato veramente. Sapeva solo che in quel momento, davanti alla gioia che Sakura riusciva a malapena a combattere, non ce la faceva a sentirsi esasperato come sempre. Avrebbe voluto dirle che doveva avere paura di lui, non perché le avrebbe fatto del male fisico, questo no, ma perché peggio l'avrebbe ingannata, raggirata. Avrebbe voluto dirglielo, ma agli occhi di Sakura che non lasciavano il suo volto neanche per un attimo, Sasuke rispose solo con un intenso sguardo.

Minato appoggiò la mano della figlia su quella di Sasuke con un gesto pomposo, e Sasuke riuscì giusto a realizzare che persino il tocco della sua mano, lo lasciava interdetto.
Il sacerdote che gli stava davanti, sorrise loro, pronto a procedere con il rito.
Adesso si sentiva teso. Rimase in piedi, rigido, senza ascoltare le parole del sacerdote. Pensava a come si era immaginato quel momento, e a quanto fosse diverso da come aveva pensato.
Si ricordò con rabbia che le cose che accadono sono sempre diverse da come le si immagina. Forse sarebbe stato più semplice se non si fosse nemmeno reso conto di essere lì, ma lui si rendeva perfettamente conto di essere lì, sentiva i minuti scorrere, i raggi del sole sulla pelle, la mano emozionata di Sakura nella sua. Senza pensarci, la strinse più forte per calmarsi.
Sakura si voltò verso di lui e Sasuke guardò ancora i suoi occhi.
Perché proprio in quel momento doveva pensare alla trappola di bugie che aveva creato? Perché non riusciva a godersi appieno quell'incredibile vittoria che man mano stava conquistando?
Distolse lo sguardo, riconducendo la propria attenzione verso il sacerdote che stava dicendo qualcosa riguardo alla solennità del vincolo del matrimonio.
C’era solo una cosa che trascinava la sua rabbia in una sorta di malinconia, uno stato non meno doloroso, ma più dolce, ed era una cosa che aveva visto negli occhi di Sakura. Una cosa che solo lui poteva sapere.
Ai piedi di quell’albero , mentre si consumava il rito, Sakura si sentiva esattamente come lui.



Sakura alzò  la mano, appoggiandola sulla destra di Sasuke, per permettere al vecchio sacerdote di intrecciarvi sopra un nastro di raso rosso. Un’unione simbolica, una metafora del loro legame.
Sakura sollevò lo sguardo su Sasuke, sorprendendolo per una volta con gli occhi fissi a terra. Non sembrava sereno, i suoi occhi erano tormentati da demoni di cui non riusciva a liberarsi, di cui -forse- non voleva liberarsi. Ma lei ce l'avrebbe fatta, ne era capace, era abbastanza forte, perché lo era giusto? Si guardò per un attimo intorno, osservata da centinaia di occhi curiosi, oggetto di uno spettacolo di cui si sarebbe parlato per un po’. La povera vittima del Traditore, usata come mezzo per svelare complotti, piccola e ingenua bambolina nelle mani del Folle Uchiha. Pensò a quanta ipocrisia si celava dietro quelle occhiate.
Osservò ancora Sasuke. Era così che si era sentito, quando era stato condotto ai cancelli del palazzo con indosso le catene, e tutta la reggia si era affacciata alle finestre per guardarlo tornare?
Sasuke alzò lo sguardo e Sakura istintivamente abbassò il proprio.

Il sacerdote continuò a parlare, la mano aperta sopra quelle intrecciate degli sposi, e ad un certo punto Sakura sentì la mano di Sasuke stringere forte la sua.
Alzò lo sguardo, senza preoccuparsi di che cosa dovesse esserci sul suo volto, e incontrò gli occhi di Sasuke, seri e pensierosi.
Come sempre, parlavano. Non ne aveva mai avuto paura, e anche quella volta cercò di ascoltarli.
Era uno sguardo diretto, profondo, e pensò che volesse rassicurarla, forse. Sembrava impossibile, ma più lo guardava e più se ne convinceva.
 E allora sorrise, conscia però che  i suoi occhi erano più bravi di lei a esprimere le emozioni, in quel momento.
Poi improvvisamente Sasuke distolse lo sguardo da lei e disse qualcosa. Sakura sussultò. Erano le parole che dovevano essere pronunciate alla conclusione del rito. Era già tutto finito.
Ascoltò le stesse parole uscire dalla propria bocca senza quasi rendersi conto di pronunciarle, mentre il cuore le batteva a mille e le tappava la gola.
Ebbe l’impressione che stesse per esplodere, quando terminò di parlare e suo padre concluse solennemente la cerimonia.
Si voltò verso Sasuke, consapevole del bacio che come da tradizione doveva ricevere.
Nell’istante senza tempo in cui fissò Sasuke con il cuore in gola, pensò che quello sarebbe stato il loro primo bacio come marito e moglie.
Era forse un sogno? Era caduta vittima di un'abile illusione, e tutto ciò che stava vivendo era fasullo?
Sasuke mise a tacere i suoi pensieri, si sporse in avanti e la baciò, un bacio forse eccessivamente lungo e intenso,  rispetto al protocollo, ma a cui lei rispose immediatamente . Facendosi catturare dalle sua labbra e circondare dal suo braccio. Poi lui tornò al suo posto e si voltò verso la folla che aveva già iniziato ad applaudire. Sakura lo imitò, stordita. Mentre l'emozione del bacio si attenuava e il mare di gente sorrideva estatico, iniziò a rendersi conto della gravità nascosta nell’esultanza della gente. Le sembrò che tutto iniziasse a vorticarle intorno, e fu contenta della presa salda della mano di Sasuke nella sua.
Era così consapevole di quello che era appena successo da sentirsi quasi male.
Si era sposata, con Sasuke Uchiha.



Gli ci volle ogni briciola di autocontrollo per restare calmo, mentre davanti a lui la folla esultava. Esultava per cosa? Avrebbe voluto andare da loro, afferrarli per il bavero uno per uno e chiederglielo.
Invece rimase fermo dov’era, la mano di Sakura stretta nella sua in qualche modo a trattenerlo. Osservò la folla a lungo, paralizzato, la mascella serrata e il fuoco negli occhi.
Provò l’impulso fortissimo di starsene da solo, poi si ricordò che avrebbero dovuto essere loro a dare inizio ai festeggiamenti, e senza aspettare oltre si incamminò lungo il corridoio erboso portando Sakura con sé. Forse si mosse un po’ troppo velocemente, perché avvertì una leggera confusione subentrare alle esclamazioni esaltate della gente, ma non se ne curò affatto -come sempre-
«Tutto bene?»
La voce di Sakura lo sorprese tanto da farlo sussultare. Non la vedeva da solo tre giorni, ma gli sembrava di non sentire la sua voce da molto più tempo. Spostando lo sguardo su di lei notò una scintilla di comprensione nei suoi occhi.
«Mi infastidisce tutta questa gente falsa e ipocrita, desidererei che bruciassero, tutti.» ribatté, duro. Sakura abbassò lo sguardo. Sembrava delusa. Sasuke fece caso al piccolo broncio in cui si erano piegate le sue labbra, e si rese conto che gli era talmente familiare da scatenargli una tempesta di ricordi infantili. «Mi impegnerò ad ignorarli comunque» disse a bassa voce, quasi per scusarsi.
Sakura gli sorrise e si incamminarono verso il coperto.
La sala dove avrebbero avuto luogo i festeggiamenti era gigantesca. Le pareti erano lunghi porticati  e terrazze, e i raggi del sole inondavano la stanza. Sasuke, ovviamente, la giudicò subito troppo luminosa.
I pilastri erano così lucidi da potervisi specchiare, e lui evitò accuratamente di rivolgere lo sguardo verso il proprio riflesso.
Sakura gli stringeva ancora la mano, splendente e taciturna. Sasuke non sapeva se quel silenzio era dovuto a una qualche emozione negativa, decise comunque di ignorarlo.
Era troppo preso dalla rabbia. Era furioso perché non riusciva a godersi il suo matrimonio, a causa di quei pensieri sul futuro e a causa di quegli sguardi su di loro.
Ed era furioso perché Sakura pretendeva di cercare di capirlo pure in quel momento.


Quando i primi invitati si avvicinarono per congratularsi con gli sposi, Sasuke si rese conto di non essere in grado di ingoiare la rabbia e rispondere. Pensò che non ce l’avrebbe fatta a trattenersi e che li avrebbe davvero ammazzati tutti. Fu allora che Sakura ruppe il proprio silenzio e iniziò a salutare e ringraziare chiunque si parasse loro davanti, conversando con abilità e gentilezza in modo così convincente che Sasuke si voltò a guardarla, allibito. Sakura aveva intuito che si trovasse in difficoltà, ed era corsa in suo aiuto, come succedeva sempre, ogni volta. Lei era lì, qualsiasi cosa accadesse, sempre al suo fianco a sorreggerlo, a ricordargli che non era solo, non lo era mai stato e che da quel giorno lei sarebbe rimasta accanto a lui per l'eternità. Una sensazione di calore devastante crebbe nel suo petto e dopo un po’ iniziò anche lui a rispondere alle congratulazioni dei nobili, seppur con freddezza. Una parola, un cenno del capo, una specie di sorriso quando poteva.
Ma nonostante tutto dovette apparire veramente ostile, perché ad un certo punto le congratulazioni cessarono.
Sasuke tirò un sospiro, e anche Sakura gli sembrò sollevata. Una seccatura in meno. Ne mancavano ancora molte prima di arrivare a sera.
In quel momento qualcun altro entrò nel suo campo visivo. Qualcuno che non aveva ancora fatto loro i migliori auguri, e che con ogni probabilità intendeva farli proprio adesso.
Erano gli amici di Sakura, perchè sebbene un tempo avrebbe ammesso che erano stati anche i suoi, ora era completamente differente.
Li guardò attentamente, Ino Yamanaka e quel suo strano marito di cui non ricordava il nome, Shikamaru Nara e la sua sposa della Sabbia, Shizune Kato, Ten Ten e quell'imbecille di Rock Lee.
Chi più chi meno, avevano l’aria di chi non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione. Sasuke sorrise amaramente: almeno su quello era d’accordo con loro.
Si inchinarono quasi simultaneamente.
«Le più sentite congratulazioni per la vostra unione» proclamò il Nara. Evidentemente era stata scelto come portavoce.
Sasuke scoccò un’occhiata, chissà probabilmente in verità tutti avrebbero voluto mettere in guardia Sakura piuttosto che congratularsi. Non era improbabile.
Sakura stava già per rispondere, ma lui la precedette. C’erano delle cose che voleva dire, e altre che voleva sapere.
«Sono estremamente lieto che approviate il legame tra me e Sakura» rispose. Era una frase assolutamente fuori posto, e lei si voltò di scatto verso di lui. Sasuke la ignorò.
Tutta la sua attenzione era concentrata su di loro. Non riusciva a smettere di sorridere, perché con quelle parole aveva ottenuto esattamente l’effetto sperato.
Tutti e otto si erano improvvisamente irrigiditi, gli occhi puntati su di lui come di fronte ad un terribile pericolo.
Rimasero in silenzio, e Sasuke si rese conto di averci visto giusto. Avrebbero voluto metterla in guardia.
Shikamaru ribatté senza distogliere lo sguardo.«Tutti noi confidiamo nella buona riuscita della vostra unione» disse scandendo bene le parole.
Sasuke capì subito, e si lasciò sfuggire una risata da mettere i brividi. Era una minaccia, quella, e nemmeno troppo velata. Lo leggeva negli occhi ostili di Shizune, nelle espressioni di pietra di Ino. Tuttavia, era una mossa azzardata. Se volevano davvero giocare quella partita, avevano trovato un avversario micidiale. Sasuke si concesse di godersi per un attimo la tensione tra gli sguardi, il caos negli occhi dei suoi nemici, i loro piccoli segnali di agitazione. Ne era compiaciuto, perché sapeva di essere stato lui a scoprire le carte in tavola, a dirigere il gioco.
Sakura fece un passo in avanti, e questa volta fu lei a precedere Sasuke.
«Le vostre congratulazioni ci fanno onore. Grazie amici» disse con tono deciso, accennando un inchino. Era un chiaro segnale che la conversazione era conclusa. Ino e gli altri si allontanarono titubanti, e Sasuke rimase lì, fremente, lo sguardo ancora fisso su quelli che una volta erano stati i suoi compagni di avventure. Fu il tocco gentile di Sakura a riportarlo alla realtà, e a ricordargli che era stata colpa sua se non era riuscito ad avere l’ultima parola nella conversazione. Si voltò bruscamente per dirle qualcosa a riguardo, ma non ci riuscì. Sakura lo stava guardando in modo tale da non permettergli di pensare.
Per la seconda volta in poche ore, rimase scosso dai suoi occhi.
«Dobbiamo prendere posto» gli stava dicendo. Sasuke si riprese, e guardò verso la grande tavolata. Era il momento del banchetto, ma tutti avrebbero aspettato loro per iniziare.
Il pensiero di dover fare un discorso o qualcosa del genere lo nauseava. Per qualche motivo non riusciva a controllarsi come faceva di solito. Si sentiva sul punto di esplodere da un momento all’altro.
Si voltò verso Sakura. Gli sembrò agitata, e nel vederla così Sasuke, paradossalmente, si tranquillizzò un po’.
«Sicura di non voler tornare indietro?...Essere la moglie del Traditore è stancante, lo so» le bisbigliò all'orecchio, sarcastico. Sakura trattenne una risata «Sono abbastanza forte, non temere» .
Sasuke lo sapeva, era forte sua moglie, ma abbastanza forte per sopportare tutti quegli sguardi e quelle malelingue? Abbastanza forte per sopportare il suo incredibile tradimento?
Con quel pensiero che gli attanagliava la mente pronunciò a denti stretti le poche parole di rito, bevvero all'unisono il primo sorso dai calici, e il banchetto ebbe inizio.


Scoprì di avere lo stomaco chiuso, perché Minato ancora non gli aveva rivolto la parola, ma qualcosa nel suo atteggiamento gli fece pensare che presto lo avrebbe fatto.
L’idea di dover sostenere un dialogo con suo padre gli fece passare del tutto l’appetito. Si rese conto che si era sentito soffocare fin da quando aveva messo piede nella sala.
Perciò, quando tra una portata e l’altra Sakura gli chiese se desiderava fare due passi con lei, accettò senza farselo ripetere. Il banchetto sarebbe durato ore e loro non erano tenuti a restare seduti per tutto il tempo. Si alzò e si allontanò insieme a lei prima che qualcuno potesse fermarli e fare loro qualche altra stupida congratulazione.
Si diresse verso la terrazza più lontana. Pensò che sarebbe stato piacevole conversare per un po’ con Sakura, lontano dall’allegria insopportabile degli invitati, ma dopo qualche istante si rese conto di aver completamente dimenticato un punto molto importante.
Il punto era che tutto era cambiato.
Non appena si trovò da solo con lei, non riuscì a dire neanche una parola. Rimasero entrambi in silenzio, incapaci di emettere un suono. Sasuke si perse a fissare l'orizzonte, come aveva già fatto troppe volte nelle ultime settimane. La rabbia montò rapidamente dentro di lui, un familiare fiume in piena, e si sentì di nuovo sul punto di esplodere.
«Non dobbiamo smettere di parlare solo perché adesso siamo sposati» disse all’improvviso. Era più che altro un pensiero che gli era sfuggito, ma Sakura si voltò subito verso di lui. Gli rivolse un piccolo sorriso.
«Hai ragione. È assurdo, ma io…»
«Hai paura».
Sakura sussultò «No».
Ma invece c'era qualcosa che le faceva veramente paura. Era il modo in cui si fidava di lui. Era il modo in cui tutte quelle malvagità compiute, sembravano non avere più importanza. Era il mondo in cui lo desiderava, e gli voleva bene, lo amava.
A Sasuke venne da ridere, perché le ricordava così tanto quando erano piccoli e lei si scusava sempre per il timore di aver detto qualcosa di sbagliato. La nostalgia gli bloccò la gola, e ancora una volta si sentì soffocare.
«Sei sempre stata una pessima bugiarda» mormorò, celando il magone «Ma credevo che fossi migliorata un po’ con gli anni».
«Con gli altri, forse. Ma non ho intenzione di mentire con te».
Era proprio una di quelle cose che solo lei avrebbe potuto dire. Sasuke la guardò. La voce era la stessa, le parole le stesse, anche gli occhi erano gli stessi di prima, eppure avvertiva chiara e forte la tremenda impressione che tutto fosse cambiato in lui. Perché le cose non potevano restare com’erano?
«È una promessa ammirevole, da parte di una moglie al proprio marito» disse, consapevole di infastidirla. Sul viso di Sakura si dipinse una smorfia.
«Lo avrei fatto anche se non ci fossimo sposati»
«Ne dubito»
«No. Lo sai che lo avrei fatto» replicò. «Questa volta sei tu il bugiardo.»
Sasuke rise, e Sakura gli rivolse un sorriso che gli fece pensare che forse no, le cose non erano cambiate perchè quando si trattava di lei, lui era sempre lo stesso.
Rimasero ancora un po’ sulla terrazza. Non si dissero molto, si sfiorarono con delicatezza, quasi per caso, ma non c’era l' imbarazzo nel silenzio, anzi. Era un bel silenzio. Riposante, in un certo senso.
Almeno finché Sasuke non si mise a pensare di nuovo che non andava affatto bene, che Sakura non poteva certo essere un’alleata nella sua vendetta e che avrebbe dovuto mettere subito una distanza tra sé e la sua sposa. Di sicuro, non avrebbe potuto mettere quella distanza se avesse continuato ad essere così gentile con lei, a preoccuparsi per lei, a guardare i suoi occhi e a provare nostalgia di quei momenti in cui lei cercava di rivolgersi a lui senza ferirlo, con una delicatezza tale da costringerlo a rispondere ancora, e ancora…
« Forse dovremmo tornare dentro, gli ospiti ci aspettano» disse poi lei posando la mano sul suo braccio e così acconsentì perdendosi di nuovo nei suoi occhi.
Tornò con Sakura nella grande sala, animato da sentimenti contrastanti. Quando la ragazza fu avvicinata da alcuni amici, tra i quali riconobbe Tsunade Senju e Hinata Hyuga, e si allontanò con loro per un momento, Sasuke non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per indovinare la presenza alle sue spalle. Minato era lì, e gli stava chiedendo di parlare con lui. Sasuke avrebbe tanto voluto rifiutare, ma non poteva.
La prima cosa che Minato fece fu mettergli una mano sulla spalla, e Sasuke combatté disperatamente la tentazione di scrollarsela di dosso in un gesto rabbioso.
«So che questo è ciò che volevi, Sasuke» disse il Re. L’affetto che ammorbidiva la voce di suo padre gli faceva male. Apriva vecchie ferite. Sasuke non lo voleva ascoltare.
«Tua madre lo ripeteva sempre : "Sono fatti per stare insieme, caro. Prima o poi succederà, lo so." ma io non le credevo, o almeno facevo finta di non crederle, perchè voi eravate i miei figli e insomma sarebbe stato strano...».
Minato si interruppe imbarazzato e Sasuke lo fissò, in silenzio, soffermandosi su ogni aspetto di quel viso invecchiato, su ogni ruga, macchia o cicatrice che lui non conosceva. Eppure per quanto i segni del tempo e del dolore avessero modificato la fisionomia di quell'uomo, Sasuke lo trovava ancora troppo familiare, troppo vicino.
«Quello che sto cercando di dirti Sasuke, e che sono quasi del tutto sicuro che tu sia l'unica persona adatta per mia figlia, e che lei sia l'unica donna per te.» esclamò poi
«Ti auguro tutta la serenità del mondo, Sasuke. Tutta la pace che ti meriti, e tutto l'amore che io non sono riuscito a darti» concluse con un sorriso lasciando la sua spalla.
Sasuke sentì ancora la presenza della sua mano, e trattenne il pensiero su quanto sentiva freddo ora che non era posata più su di lui.
«Grazie, sire» disse solo, Minato gli sorrise ancora e fece per allontanarsi. Ma Sasuke, in un moto incontrollabile, lo trattenne. Minato si voltò, sorpreso.
«Voi...avete tentato di fare del vostro meglio con me, non ve ne fate una colpa per tutto quello che è successo. Infondo sono sempre stato una causa persa» confessò con amara sincerità. Gli occhi di Minato si velarono di malinconia, Sasuke sapeva che aveva voglia di abbracciarlo, ma il Re si trattenne. «Non sei mai stato una causa persa, sono io che non sono riuscito a capirti...e sono orgoglioso dell'uomo che sei oggi »  
Sasuke spalancò gli occhi e avvilito guardò a terra, perchè lo sapeva Minato avrebbe sicuramente riconosciuto la tragica espressione di chi vuole dire qualcosa, ma non riuscirà a dirla.
Gli diede le spalle e si allontanò a grandi passi con una morsa al cuore.

Si trovò improvvisamente davanti Sakura e l’impulso di abbracciarla quasi lo travolse. Si fermò, mentre lo sforzo di trattenersi lo faceva ritornare in sé stesso. La guardò, bellissima nel suo abito da sposa.
Poi notò l’espressione del volto, distesa e serena. Quando si girò a guardarlo, gli occhi di Sakura parlarono. Se non altro, lo facevano con lui. Lo avevano sempre fatto.
E quello che gli stavano dicendo in quel momento era che aveva udito ogni cosa.
Un' irrefrenabile rabbia lo travolse. Non è come pensate voi! Avrebbe voluto urlare, non c'è niente di cui essere orgogliosi! Io sono il vostro nemico, lo sarò sempre, e vendicherò la mia unica e vera famiglia, quella che voi tutti avete sterminato! Ma il fiume di collera si calmò non appena Sakura gli prese la mano e lui, suo malgrado, le accarezzò le dita per un istante.
«Non farti turbare dalle tue emozioni, Sasuke. E non ti far abbattere dai tuoi pensieri» disse con l'abituale dolcezza, e lui rimase in silenzio, stringendole più forte la mano.
Ben presto Naruto li raggiunse, radioso come poche volte. «Come siete romantici!» commentò guardando le loro mani intrecciate. «Idiota!» rispose Sasuke lasciando a malincuore la presa.
«Avanti, non essere timido! Non è mica una brutta cosa avere un cuore!»
«Ma Sasuke infatti non lo ha un cuore, giusto?» disse Sakura sorridendogli e lo spinse un po' con il gomito. Lui ghignò appena, guardandola con la coda dell'occhio.
«Che ne dici, vediamo chi riesce a mandare giù più coppe di nettare degli dei, fratello?» gli disse Naruto con emozione mal celata.
 Sasuke sentì di avere le vertigini, quella cerimonia stava mettendo a dura prova il suo muscolo cardiaco. Diresse comunque il suo sguardo in quello di Naruto 
«Tsk...non cresci mai eh?»
«Che c'è hai paura di ricevere un' umiliante sconfitta il giorno del tuo matrimonio?»
Sasuke sorrise prendendolo per la spalla. Si ripetè tra sè e sè che era solo per quella messinscena, che non implicava alcun vero affetto, che fingeva. Ma ormai lo sapeva, non era un bravo bugiardo, non con sè stesso.
«Se poi finisci barcollante nella scollatura di Tsunade, non prendertela con me» commentò mentre Naruto lo trascinava via, sotto gli occhi lucidi di Sakura.



Più tardi, quando i musicisti presero posto, la folla in tutta pompa si accalcò al centro dell'enorme sala - l'ennesima che avevano cambiato quel giorno- Sakura percepì il disagio di Sasuke, aprire le danze era sicuramente una cosa che gli dava parecchia noia, come molte altre cose. Si avvicinarono comunque, lei con la mano sopra alla sua, nel punto in cui i rumorosi ospiti avevano lasciato lo spazio per farli danzare.
Dietro ordine di un quanto mai ubriaco Naruto, i musicisti intonarono l'aria di danza. Sasuke le rivolse un inchino e le afferrò la vita stringendola a lui, e in quel momento i bisbigli arrivarono chiari alle loro orecchie. Sakura notò che le labbra si chiusero in un sorriso tagliente 
«Potremmo dargli uno spettacolo ben più scabroso" disse in un ghigno malizioso. Sakura rise, le guance arrossate dal vino e dall'imbarazzo.
Ballarono con la musica che li cullava avanti e indietro, trascinandoli in cerchi, leggeri come foglie nell'aria, belli come piume di pavone.
La mano di Sakura nella sua, i suoi occhi incastrati e i passi perfettamente sincronizzati, gli trasmisero una piacevole sensazione di appartenenza.
Ben presto Naruto si unì in quel ballo accompagnato da Hinata, seguiti a ruota da  Kakashi e Tsunade, Ino e Sai, Shikamaru e Temari.
Poi la notte arrivò, scese sullo splendido palazzo, insieme alle stelle e la luna. E con questa arrivò anche il momento dell'addio degli sposi.
Sakura e Sasuke si congedarono sotto gli occhi di tutti. La novella Uchiha aveva pensato che salutare le persone sarebbe stato bello e rimase delusa quando si rese conto che se a Sasuke riservavano occhiate ricolme di paura, per lei c’erano soltanto sguardi di compassione. Molti, quasi tutti, le parlavano come se fosse stata condannata a scontare qualche pena, rivolgendole la parola con precauzione e, talvolta, con diffidenza. Le sembrava di assistere ad un funerale, e non ad uno qualunque, ma il proprio - perché dietro alla voce di chi la salutava sembravano quasi nascondersi delle condoglianze.
I loro sguardi scivolavano da lei a Sasuke, implacabili e feroci.
Si impose di resistere. Una volta Sasuke le aveva detto che era importante non mostrarsi deboli, che doveva porsi al di sopra degli altri, e quindi si sforzò di restare impassibile e cortese.
Ma quando si sentì stringere la mano e si trovò davanti proprio Sasuke, vide nei suoi occhi che lui aveva capito benissimo.
«Andiamo», bisbigliò Sakura. Sasuke annuì e si allontanò insieme a lei.
Solo quando furono fuori Sakura si sentì abbastanza al sicuro da poter parlare liberamente. «Ci guardano tutti come se fossimo…», non riusciva a trovare le parole giuste. «…diversi».
«Non lo siamo?» rispose Sasuke senza guardarla. Le dava le spalle, appoggiato al davanzale.
«Non nel modo che intendono loro», replicò lei.
«Io sì». Sasuke si voltò appena. «E anche tu, adesso, perché sei mia moglie, sei un Uchiha».
Sakura si sentì in qualche modo ferita. Rimase in silenzio, e Sasuke proseguì.
«Tu però non sei nata per questo. Io invece sì. Non è il tuo destino, né lo sarà mai. Poco importa se il mondo non lo capisce».
Si avvicinò a lui quasi di corsa, perché riusciva a sentire che cosa c’era sotto quelle parole, ed era un significato terribile.
«Sasuke».
Lui non si girò. Sakura lo afferrò per il braccio e lo spinse a voltarsi. «Sasuke!».
Aveva la risposta a quelle sue frasi terribili, l’aveva proprio lì, in mezzo al petto, pulsante e splendida, ma non riusciva a trovare le parole. Allora, lo baciò.
E si accorse subito che ogni bacio che si scambiavano era sempre completamente diverso dai precedenti. Si allontanarono l'uno dall'altro solo quando una piccola congregazione - i reali, i parenti, una sacerdotessa - li raggiunse conducendoli fuori dalla stanza, mentre gli altri invitati proseguivano i festeggiamenti. Avrebbero continuato a celebrare anche senza di loro, in un gesto propiziatorio per la loro unione. Sasuke le sussurrò all’orecchio qualcosa in proposito, una battuta cattiva, e Sakura rise di gusto facendo indignare la vecchia sacerdotessa. Muovendo un passo dopo l’altro, sentiva il cuore esplodere in grandi, poderosi battiti, offuscandole l’udito, avviluppandola in un sogno. Niente di tutto quello che la circondava le sembrava reale. Sapeva che Sasuke la stava scrutando di sottecchi, ma continuò a camminare impassibile finché il gruppo non si fermò davanti all’ingresso dei loro nuovi appartamenti.
Qualche gesto della sacerdotessa, qualche parola di Minato, qualche battuta di Naruto sui libretti del maestro Kakashi. Sasuke le aprì la porta e se la chiuse alle spalle dopo che lei ebbe varcato la soglia.
La camera era molto grande, ammobiliata con sfarzo. Sakura poteva scorgere grandi finestre, un’ampia terrazza e due porte che dovevano condurre ad altre numerose stanze. Rimase immobile sulla soglia mentre Sasuke passava oltre, del tutto indifferente alla novità. Si tolse il mantello ed emise un sospiro di stanchezza. Sakura si rese conto di essere tremendamente stanca anche lei. Si sedette sul letto, ignorando le coperte sontuose.
«E' stato terribile» disse lui, iniziando a spogliarsi. «Ter-terribile?!» alzò un po' la voce, indispettita.
«Avanti non dirmi che ti sei divertita ad essere guardata, o meglio compatita da tutti i Cinque Regni?» Sakura iniziò a svestirsi, abbandonando parti  del vestito nuziale sul pavimento. 
«Certo che no, ma insieme agli sguardi di compassione e pietà, c'erano anche gli sguardi felici di Naruto, dei nostri amici e di nostro padre»
«Di tuo padre, prego» disse incrociando il suo sguardo nello specchio. «E sì molti mi guardavano come se fossi stata condannata al patibolo, ma altre mi lanciavano sguardi di pura invidia...»
Sakura scorse un sorriso allo specchio, mentre suo marito- le sembrava assurdo chiamarlo così- si sfilava l'elegante casacca blu. 
«Sul serio? Pensavo che dopo tutto quello che ho combinato, tu fossi l'unica a volermi ancora. Se sapevo di avere ancora successo, non ti avrei sposata»
«Idiota» rispose lei dandogli un leggero schiaffetto sulla schiena scoperta. Ma in un attimo Sasuke si voltò verso di lei imprigionandole il polso, Sakura sussultò per l'intensità con cui la stava guardando.
«Sei sicura di volere questo?» 
«Me lo chiedi ora perchè ormai non posso più tornare indietro?» rispose lei prendendolo in giro.
«Sono serio Sakura, hai pensato alla vita a cui andrai incontro, sei un Uchiha da oggi in poi...questo cognome comporta dolore, inimicizia, risentimento e sospetto» 
«Sasuke ne abbiamo già parlato...a me non importa, perchè sei così preoccupato?»
Sono preoccupato per te, per te che ti infetterai se passerai il resto dei tuoi giorni con me. Deglutì a vuoto. Doveva riprendere il controllo di sé stesso, doveva calmarsi, zittire la sua testa.
Così non andava bene, non andava bene per niente. Perché continuava a perdere di vista quello che era davvero importante?
Si voltò di scatto, abbandonando la presa e dirigendosi fuori il balcone.
«Sasuke, che cosa succede?»
Ancora una volta tentò di ignorarla. Dentro di sé, sentiva l’odio per Konoha bruciare senza consumarsi, come sempre; sentiva la rabbia divampare feroce alimentando il proprio desiderio di vendetta.
Era sempre sé stesso, pensò. Però voleva voltarsi, tornare da Sakura, sdraiarsi accanto a lei, baciarla e accarezzarla fino a scivolare nel sonno. Pensandoci, forse era troppo sè stesso. E non lo doveva essere.
Non poteva.
Negli ultimi giorni aveva pensato che, forse, quando avesse messo in atto il suo piano, lei sarebbe potuta restare al suo fianco. Non l’avrebbe mai abbandonato, lo avrebbe aiutato e sostenuto e insieme avrebbero ottenuto la rivalsa su chi aveva manipolato le loro vite. Ma non era sicuro di voler esporre Sakura ad un rischio così grande.
Sentì la mano di Sakura sfiorargli il braccio e si voltò senza opporre resistenza, ma quando se la trovò davanti realizzò che mai e poi mai avrebbe potuto chiederle di stare al suo fianco nella propria vendetta.
No, pensò, mentre ricominciava a perdere la presa su sé stesso. Sakura non avrebbe mai voluto niente di tutto ciò e lui avrebbe conquistato il trono ma si sarebbe ritrovato senza lei, solo come sempre era stato.
Lei si sporse in avanti piegando la testa nell'incavo del suo collo, Sasuke le sfiorò con il naso lo zigomo, chiuse le palpebre e inspirò il suo odore.
«Ricordi cosa diceva nostra madre?» gli disse.
« "
Ciò che rende il futuro meno spaventoso, è il conforto che troviamo nel creare il nostro destino insieme a qualcuno". Ed io ho scelto di legare il mio destino al tuo, qualsiasi cosa questo comporti.»
Sasuke si perse tra quelle parole e le sfiorò la curva della gola con le labbra. «Tu non sai cosa potrebbe comportare...» commentò a labbra socchiuse, che raggiunsero la piega delicata della mascella, facendola rabbrividire.
«Certo che lo so» rispose con serietà per poi sentirla trattenere il respiro, quando le labbra furono vicine al suo orecchio sinistro. 
Piegò appena la testa e si appoggiò contro la guancia di lei, inebriandosi di nuovo del  profumo della sua pelle. I suoi capelli odoravano di dolcezza e ciliegie, di dannazione e tormento.
«Ma mi fido di te» concluse portando gli occhi nei suoi, poi si allontanò dal suo corpo, rientrò nelle stanze chiudendosi nella veste di seta rossa.
E dentro di lui, da qualche parte molto in profondità, si annidò un terrore smisurato, lo stesso mondo buio in cui aveva passato il suo tempo aspettando la morte nelle prigioni del palazzo. In quel momento però non lo voleva vedere nè sentire. In quel momento cercava solo di pensare a come ogni piccolo ingranaggio fosse stato posizionato correttamente, pronto a funzionare e a mettere in moto la sua vendetta.
Era stato immobile a lungo, troppo a lungo, ma adesso che era ripartito non si sarebbe più fermato.
Era più forte di lui -pensava-.
Ne era attratto senza rimedio -ripeteva-.
Lui doveva vendicarsi e doveva vincere. Con un po’ di fortuna, avrebbe avuto entrambe le cose.
D’altronde, pensò lasciando il balcone per raggiungerla a letto, in battaglia poteva succedere qualunque cosa a chiunque. Anche a Naruto, o a Minato. Forse non avrebbe nemmeno dovuto ucciderli, e gli avrebbero fatto il favore di morire da soli.




  
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