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Autore: chia_99    19/12/2016    2 recensioni
'Mi sono reso conto di amarla quando ci urlavamo addosso di tutto, eppure preferivo mille volte litigare con lei che ridere con qualcun altro'
Una notizia sconvolgente metterà a dura prova il nuovo equilibrio che si era appena creato e spingerà Jade a prendere decisioni importanti.
Un futuro che appare sempre più incerto, un presente che non presenta vie d'uscita e un passato da cui non puoi nasconderti perchè tornerà sempre a presentarti il conto.
Nuovi personaggi, nuove vicende e nuovi amori si intrecceranno alla storia dei due protagonisti...
Riuscirà la coppia più improbabile e allo stesso tempo più bella di Victorious a superare gli ostacoli che la vita ha in serbo per loro? Sarà davvero possibile ricominciare?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Jade West, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Certe volte penso che la vita possa essere paragonata ad un incontro di box e si sa, ci sono vari modi di affrontare un match.

C'è chi preferisce seguire una strategia più difensiva, basata sul parare i colpi e aspettare il momento buono per attaccare e chi preferisce avere un atteggiamento più spregiudicato, basato sul prendere a pugni in faccia l'avversario, non curante delle conseguenze, senza mai porsi la domanda 'E se va male?', ma piuttosto pensando 'E se invece va bene?'.

Forse la scelta migliore sarebbe adattare la propria strategia alle circostanze, riflettere bene su quale sia meglio adottare, perché non tutti gli avversari sono uguali; però ci sono dei momenti in cui non hai tempo di pensare, in cui ti devi buttare, fare un salto nel vuoto e sperare di avere il paracadute. Ci sono treni che passano una sola volta nella vita e non puoi arrivare in ritardo, perché loro non ti aspettano, vanno via senza di te e allora non puoi farti domande, non puoi chiederti se quello sia davvero il momento buono per colpire, devi sferrare il pugno, devi salire sul treno, devi cogliere l'attimo ... 'Carpe diem', un'espressione che si può spiegare molto semplicemente: bisogna cogliere la rosa quando é il momento, perché poi appassisce. Il tempo vola e non ti aspetta, cogli la rosa quando è il momento, carpe diem.

Io lo avevo fatto, avevo colto l'attimo , avevo deciso di prendere a pugni in faccia quel destino che sembrava tanto avercela con me. Avevo parlato con Nick e insieme avevamo discusso del mio futuro. Nick mi aveva fatto incidere un brano per presentarlo ai suoi collaboratori e nonostante mancasse l'ufficialità, potevo affermare di far parte della New Stars.

Tuttavia, vista la fase iniziale della mia gravidanza in cui avevo seriamente rischiato di perdere il bambino, per evitare ulteriori complicazioni avrei iniziato a lavorare a tutti gli effetti per loro solo una volta partorito. Nonostante mi fossi opposta a tutto ciò, non avevo altra scelta, dal momento che ero ancora minorenne e sarebbe stata necessaria la firma dei miei genitori, cosa che non serviva una volta maggiorenne, ovvero di lì a poco.

Mi dispiaceva non iniziare subito,ma potevo approfittare di quei mesi per continuare a comporre.

Spencer e i ragazzi erano felicissimi della mia decisione, avevo detto a Marissa che con il primo stipendio avrei pagato il mio soggiorno nel suo appartamento, ma lei aveva detto che ormai la potevo considerare un po' come casa mia e che non dovevo preoccuparmi di nulla.

Non so se fosse più incredibile il fatto che avrei coronato il mio sogno diventando una cantante professionista o il fatto che tutte quelle novità erano accadute in un solo giorno, precisamente il sabato dopo la prima ecografia.

É proprio vero che a volte basta un attimo per stravolgerti la vita nel bene e nel male, e chissà che quella non fosse la volta buona perché anche io fossi felice ...

Con le immagini di quella giornata che poteva essere riassunta con l'aggettivo intensa, mi avviai in camera mia. Aprii la finestra e guardai il cielo, era completamente nero, non c'erano tracce di stelle quella sera; in effetti, strano che a dirlo fossi proprio io che amavo il nero, metteva una certa malinconia.

Un sorriso leggero si fece largo sul mio viso, mentre la mia mente ripercorreva le immagini di quella sera di qualche anno prima.

Era la notte di San Lorenzo e Beck mi aveva portato in quello che avevo scoperto essere il suo posto segreto. Aveva sistemato i sacchi a pelo, perché la sua intenzione era quella di dormire sotto le stelle. Nonostante mi fossi opposta sostenendo di non essere il tipo da campeggio romantico, alla fine mi aveva convinto, come sempre. Nessuno conosceva quel posto, infatti c'eravamo solo noi.

Sistemò una coperta sul prato e ci sedemmo sotto al cielo stellato che illuminava il paesaggio intorno a noi. Il luogo era situato all'interno di un boschetto, così schiere di alberi e cespugli contribuivano a rendere ancora più suggestivo lo scenario.

Avevo la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre il suo braccio mi cingeva la vita, quando vedemmo una stella cadente

-Esprimi un desiderio...- disse puntando il dito verso il cielo.

Chiusi gli occhi, sentendo solo i gufi che si trovavano nel bosco, mentre una leggera brezza estiva mi scompigliava i capelli.

-Non vuoi sapere cosa ho desiderato?- chiesi poi.

-Certo che no, se me lo dici poi non si avvera-

-Ma per favore, davvero credi a queste cose?-

-Meglio non rischiare- disse prima di alzarmi delicatamente il viso e lasciarmi un bacio sulle labbra, uno di quei baci in cui chiudi gli occhi, per assaporarti ogni istante in modo da ricordartelo per sempre, uno di quei baci in cui brividi e scariche elettriche ti percorrono tutto il corpo e tu non puoi farci niente, se non sperare che quell'istante duri per sempre.

-E comunque avevo desiderato questo- mi sussurrò all'orecchio.

-Ti accontenti di poco ... puoi baciarmi tutte le volte che vuoi ...-

-Beh la gente non apprezza mai la semplicità ... come questo cielo, può sembrare noioso, quasi banale, in fin dei conti è sempre uguale, è sempre lì, lo puoi vedere tutte le volte che vuoi, eppure secondo me non c'è niente di più bello-

Io lo abbracciai.

-Sai ... io penso che non avrei voluto passare la serata in nessun altro modo. E hai ragione è bellissimo-

Lui mi sorrise baciandomi sulla guancia.

-Come te- disse in un sussurro.

Io che avevo sempre amato il cielo nero, mi dovevo ricredere, perché così non c'era paragone, il cielo stellato era tutta un'altra cosa. Forse è proprio vero che tutto cambia a seconda della persona con cui sei, con Beck qualsiasi posto mi sembrava perfetto. Bastavamo solo noi, io e lui e vaffanculo tutto il resto.

 

 

 

Io credo che per tutti gli adolescenti del mondo il sabato sia il giorno più bello della settimana, forse perché é l'unico in cui non devi pensare alla sveglia che suonerà l'indomani, è l'unico in cui puoi scollegare il cervello e non pensare più a niente. C'é chi programma i propri sabati con mesi di anticipo, sicuramente io non rientro in quella categoria, non mi piacciono le cose programmate, preferisco decidere tutto all'ultimo, lo trovo più divertente.

Erano le sette di un comune sabato sera quando chiusi a chiave la porta di casa, pronto per uscire. Mentre mi stavo dirigendo verso l'auto mandai un messaggio ad Andrè.

'Quindi sta sera niente più festa? Confermato?'

'Confermato. Simon mi ha detto che un coglione ha fatto la spia, hanno beccato il barista a vendere alcolici ai minorenni. Il locale starà chiuso per qualche giorno. Probabilmente la festa si fará sabato prossimo. Cazzo proprio sta sera che volevo sbronzarmi'

'Avrai altre occasioni. A lunedì'

'Quello è sicuro. A lunedì'

Misi il cellulare nella tasca dei pantaloni ed entrai in macchina.

Prima di mettere in moto controllai di aver preso tutto, dopo di che mi diressi verso la casa di Chloe.

Ad aprirmi fu, come mi aspettavo, la madre.

-Ciao Beck!- mi salutò abbracciandomi.

-Salve signora Brooks-

-Oh quante volte ti ho detto di darmi del tu ...-

-Mi scusi... emm... scusami... cercavo Chloe-

Lei abbassò lo sguardo.

-Oh... emm... Chloe non c'è, lei è ... è ... é uscita. Si, Chloe è uscita-

Io posai il sacchetto che avevo in mano sul tavolino del salotto e inarcai un sopracciglio.

-Christine ... so benissimo che Chloe è chiusa in camera sua da due giorni, so anche che non vuole vedere nessuno, ma se solo potessi parlarci...-

Lei mi sorrise.

-E va bene, vai pure, conosci la strada. Ah, Beck... se riesci a farla uscire da quella camera te ne sarò per sempre grata-

-Ci proverò-

Salii le scale a chiocciola che portavano al piano superiore, dove si trovavano le tre camere da letto e bussai alla porta.

-Mamma ti ho detto che non voglio parlare-

-Sono io...-

-Beck?! Se sei venuto per convincermi ad andare alla festa di Andrè, allora ti dico già che stai sprecando il tuo tempo-

-Non sono qui per quello, Chloe fammi entrare, per favore, devo dirti una cosa importante-

Sentii due scatti e poi la figura di Chloe mi apparve davanti. Aveva raccolto i capelli in una crocchia disordinata, era struccata e indossava un pigiama rosa con le rane, ma la cosa che mi colpì furono i capelli o meglio il colore: non erano blu, ma castani, anche se non mi sembrava il caso di mettermi a fare domande sui capelli in quel momento.

-Che vuoi?- sbuffò.

Io entrai con le mani dietro la schiena.

-Però ...sembra che ci sia stata un'esplosione qua dentro- dissi riferendomi all'assoluto disordine che regnava nella stanza.

Lei mi squadrò dalla testa ai piedi.

-Che hai dietro la schiena?-

-Cosa?- chiesi fingendo di non capire.

Lei si portò le mani sui fianchi e batté un piede per terra.

-Ti sembra il caso di giocare?-

-Te lo dico solo se mi prometti di non cacciarmi via-

-Vedremo...-

-Destra o sinistra?- chiesi poi sorridendole.

-Cos'è un quiz?-

-Quante storie...-

-Eh va bene ... sinistra-

Le mostrai il sacchetto e tirai fuori un barattolo di gelato al cioccolato. Lei mi guardò perplessa.

-Se proprio vuoi stare qui a deprimerti guardando film e mangiando schifezze, beh è più divertente in due- dissi porgendole uno dei due cucchiai che avevo portato.

-E che ne sai che avevo questi programmi?-

Io ammiccai verso il letto dove giacevano, vuoti, due barattoli di gelato e uno di nutella.

-Ho il ciclo- si giustificò alzando le spalle.

-Si ... certo-

-Davvero passeresti il sabato sera qui con me?-

Annuii

-Però hai una seconda possibilità-

-E quale sarebbe?- chiese con aria divertita.

A quel punto le sventolai davanti agli occhi due biglietti per una partita di basket.

-Los Angeles Lakers contro Chicago Bulls, sta sera, tribuna centrale, che ne dici?-

Lei sgranò gli occhi. Chloe mi aveva raccontato di essere un'appassionata di basket e una grande tifosa dei Lakers.

-Ma come hai fatto? I biglietti sono finiti settimane fa...-

-Non posso dirtelo, nessun mago svela i suoi trucchi-

-Potrei sempre decidere di cacciarti via-

-Non lo faresti mai-

-Oh, sai benissimo che ne sarei capace-

-Va bene, mi arrendo... mio cugino Mark era il compagno di stanza di un giocatore dei Lakers al college, così gli ho chiesto un favore... allora che ne dici? Ci ingozziamo di gelato guardando film strappa lacrime o andiamo a vedere i Lakers?-

Lei sembrò pensarci su e poi mi tirò una cuscino in faccia.

-Non so cosa mettere- esclamò poi.

-Questa può andare?- dissi porgendole la maglietta che avevo messo nel sacchetto col gelato.

-La maglietta di Kobe Bryant! Wow ... ma è bellissima-

-Un uccellino mi ha detto che è il tuo giocatore preferito-

Lei mi fissò sorridendo, stringendo la maglietta come fosse qualcosa di prezioso.

-Dai sbrigati, hai dieci minuti per prepararti- dissi prima di darle le spalle per uscire.

-Beck?-

-Mmm?-

-Grazie-

-Di niente scricciolo- risposi alludendo alla sua bassa statura.

Tornai al piano di sotto.

-Missione compiuta!- dissi a Christine.

-Non so come ringraziarti Beck! Chloe e Michael sono le cose più importanti che ho. Non ce la faccio a vederli star male. Quando Chloe è scappata ...avevo paura di averla persa per sempre. Sono così felice che tu sia entrato nella sua vita.Parla sempre di te e di Cat. L'ho conosciuta, sai? E' un po' strana, ma è davvero dolce. Oh hai fatto così tanto per la mia famiglia-

-Credimi, ha fatto molto più Chloe per me-

-Non per impicciarmi, ma ... non è che tra voi due c'è qualcosa?- chiese con una punta di imbarazzo.

-Oh no, no assolutamente. Siamo solo amici, buoni amici tutto qui-

-Scusami devo essermi sbagliata, so che ama Lionel, peró pensavo ... Oh non importa-

-Sono pronta!- urlò Chloe scendendo dalle scale.

Indossava la maglietta dei Lakers, dei jeans e converse gialle. Era l'unica persona che conoscessi ad avere le converse di quel colore.

Ci fermammo a mangiare una pizza in un ristorante davanti alla palestra e poi entrammo dentro. I posti erano già stati quasi tutti occupati e sia da una parte che dall'altra splendide coreografie, facevano da contorno a quella che sarebbe stata sicuramente una grande partita.

Poco dopo arrivò Mark. Lui era il classico tipo per cui tutte le ragazze vanno pazze: capelli neri, occhi azzurri e un fisico muscoloso, da atleta, infatti giocava a football e andava in palestra.

-Beck!-

-Ehi Mark- dissi abbracciandolo.

-Tu devi essere Chloe... però Beck non mi avevi detto che la tua amica fosse così bella- disse baciando la mano di Chloe, che arrossì leggermente.

-E tu non mi avevi detto che fossi tornato single... hai una moglie mi sembra- scherzai -A proposito come sta? E la bambina?-

-Hai una figlia?- chiese sorpresa Chloe. Effettivamente Mark sembrava molto più giovane di quello che era, con il suo viso da adolescente, era difficile immaginare che avesse quasi trent'anni.

-Si, Elodie! È la mia principessina- i suoi occhi si illuminarono non appena pronunciò il nome di sua figlia.

-Elodie? Ma che bel nome- commentò lei.

-L'ha scelto mia moglie, lei è francese... guarda ho qui una foto- disse mostrandole orgoglioso una foto sul cellulare che ritraeva la bambina. Elodie aveva quattro anni, aveva ereditato i capelli ricci e biondi dalla madre, ma gli occhi erano identici a quelli di Mark, una meravigliosa tonalità di azzurro che difficilmente passa inosservata, in fondo tutti amano gli occhi azzurri.

-Beck qualche sera dovresti venire a cena da noi, a Chanel farebbe molto piacere e ovviamente anche ad Elodie, che non vede l'ora di conoscere lo zio Beck-

-Ma certo, quando vuoi-

Io e Mark siamo sempre stati molto legati. Eravamo cresciuti insieme, lui era come un fratello maggiore per me, dati i suoi dieci anni in più. Era sempre stato il mio punto di riferimento, il mio consigliere, il mio migliore amico e un perfetto compagno di avventure.

Da piccoli eravamo due pesti, ne combinavamo di tutti i colori, ricordo ancora perfettamente tutti i nostri piani che immancabilmente si concludevano con una punizione. Ci chiamavano gli 'M&B'.

Durante gli anni del college aveva conosciuto Chanel, la sua bellissima moglie e una volta finita l'università si erano sposati e avevano deciso di andare ad abitare in Francia, a Grenoble, dove abitava la famiglia di lei e dopo un po' era nata Elodie. Noi comunque eravamo rimasti sempre in contatto, parlavamo quasi tutti i giorni. Era l'unico della famiglia a sapere tutto della storia con Jade.

Due settimane prima erano tornati a Los Angeles per via di un nuovo lavoro, ma ancora non avevamo avuto il tempo di parlare per bene. Ero felice che finalmente fosse tornato, mi era mancato molto, lui per me era molto di più di un cugino.

Il fischio dell'arbitro che dava inizio alla partita riportò la mia attenzione sul campo.

-Chloe, ma perché ti sei tinta i capelli di nuovo?- chiesi alla fine del primo quarto che vedeva i Lakers in vantaggio di tre punti sugli avversari.

-Oh... questo è il mio colore naturale. Avevo iniziato a tingermi i capelli perché volevo un cambiamento, volevo dimostrare a me stessa di essere cresciuta, di non essere più una bambina...-

-E adesso?-

-E adesso la Chloe castana spensierata e felice mi mancava... chissà magari tornando castana, tornerà tutto come quando ero bambina-

Io le sorrisi. 'Magari bastasse così poco per aggiustare le cose' pensai.

-Ma perché sto male?-

-No, in realtà sei stupenda sempre-

 

 

 

 

Mi svegliai l'indomani mattina a causa dei raggi del sole che filtravano dalle fessure della tapparella. Mi stropicciai gli occhi e andai a fare colazione. Quella domenica avrei pranzato da Spencer, con lui, Carly e Neymar. Non avevo molta voglia di vederlo, ma Carly aveva stranamente insistito, così alla fine avevo accettato, soprattutto per evitare di fare il corso di piscina per donne incinte a cui la signora Benson mi aveva iscritto.

La mattinata passò velocemente, Freddie mi raccontò nel dettaglio il suo appuntamento con Riley, dal momento che il giorno prima non avevamo avuto occasione di parlare. Mi disse che Riley era proprio il suo tipo, a fine giornata si erano baciati, anche se Freddie era piuttosto confuso, dal momento che era ancora innamorato di Sam, ma al tempo stesso provava molto interesse per Riley.

Verso le 11:30 andai a casa di Spencer, ma trovai solo Carly, indaffarata per via dei preparativi per il pranzo, correva dai fornelli al tavolo al frigo, con un grembiule con su scritto 'The best chef'.Spencer era uscito, ma sarebbe tornato per il pranzo,così aveva dovuto fare tutto da sola.

-Okay è tutto pronto... oddio ma è tardissimo,devo andare a cambiarmi- disse prima di salire velocemente le scale.

Io mi sedetti sul divano, accendendo la tv. Poco dopo suonarono il campanello.

-È aperto!- urlai, pensando fosse Spencer.

Entrò invece un Neymar tutto sorridente, indossava dei pantaloni neri e una camicia azzurra, con il solito immancabile cappellino.

-Ah ... sei tu- sbottai.

-Sono arrivato in anticipo?-

-Tu che ne dici?- dissi alzando un sopracciglio.

Lui si stava per sedere vicino a me quando lo bloccai.

-Con tutto lo spazio che hai proprio vicino a me devi metterti?-

Lui roteò gli occhi e con un sorrisetto strafottente si sedette al lato opposto del divano.

-Va meglio così?- chiese retorico.

Io lo ignorai continuando a guardare uno stupido documentario sulle tartarughe.

-È così interessante?- domandò poi.

-Più di questa conversazione sicuramente-

Lui rise ancora una volta, mi dava davvero sui nervi il suo atteggiamento.

-Senti Jade ... siamo partiti con il piede sbagliato, che ne dici di ricominciare? Piacere, Neymar ...-

Io non risposi guardandolo con sospetto, così lui riprese a parlare.

-Ti sei fatta un'idea sbagliata di me. Non sono quello che pensi, mi piacerebbe avere un'altra occasione per farti conoscere il vero Neymar-

-E chi ti dice che io voglia conoscere il vero Neymar?-

-Non ti sto proponendo chissà cosa, semplicemente non voglio che tu mi veda come qualcuno che non sono... poi magari con il tempo potremmo diventare buoni amici-

-Quindi mi stai dicendo che ci guadagnerei un amico narcisista, strafottente, presuntuoso e altezzoso? Bell'affare devo dire...-

-Beh io ci guadagnerei un'amica arrogante, cinica, saccente e scusami se te lo dico un bel po' stronza... direi che siamo pari-

Alzai gli occhi al cielo.

-Carly mi ha raccontato la tua storia...- disse ad un certo punto.

Lo fulminai con lo sguardo.

-Dovresti dire alla tua fidanzata di tenere la bocca chiusa-

-In realtà sono stato io a chiederglielo...-

-E sentiamo per quale ragione?-

-Perché le persone come te sono ... Emm... interessanti...-

-Fantastico Sherlock ... adesso magari vuoi anche dirmi che ti dispiace? Che ti faccio pena? Non me ne faccio niente della tua compassione...-

Lui sorrise.

-In realtà, Watson, vorrei raccontarti la mia storia...-

-Eh perché dovrebbe interessarmi?-

-Perché io adesso so alcune cose di te, mentre tu non sai niente di me... non mi sembra molto equo... e se dobbiamo ricominciare da capo mi sembra giusto riportare il risultato sullo 0-0 e poi anche per un altro motivo, ma lo scoprirai alla fine-

-Guarda che non devi...-

-Io credo che riuscirò a sorprenderti... e poi dovrai solo ascoltarmi, certo se preferisci guardare il documentario sulle tartarughe lo capirò ...-

Io risi: -Va bene allora, sentiamo questa interessantissima storia...-

Non sapevo neanche io come, ma era riuscito a incuriosirmi, certo da qui a cambiare idea su di lui ce ne era di strada da fare, ma forse in futuro avremmo potuto prendere un caffè insieme, non c'era niente di male infondo.

Lui mi guardò negli occhi e iniziò a parlare:-Sono nato in Brasile, a Mogi das Cruzes, in un quartiere poverissimo... hai mai sentito parlare delle favelas?-

Io annuii.

-I miei genitori lavoravano tutto il giorno, uscivano di casa all'alba e tornavano la sera tardi, si spaccavano la schiena per portare a casa quattro soldi che non bastavano mai, comunque non hanno fatto mai mancare niente né a me né a mia sorella Rafaella, avevamo sempre almeno due pasti al giorno e non è una cosa così scontata in Brasile.

Nonostante questo non potevano permettersi di mandarci a scuola, era troppo costosa, l'istruzione in quei posti è il lusso dei più ricchi. Così sono cresciuto in strada, era quella la mia scuola. I professori erano i ragazzi più grandi che insegnavano a noi bambini come rubare l'orologio o il portafogli ai poveri turisti che per sbaglio capitavano da quelle parti.

Sarei sicuramente diventato un criminale se non fosse stato per questo- si interruppe toccandosi un tatuaggio che raffigurava un pallone da calcio.

-Il calcio mi ha salvato, in tutti i sensi. Devo tutto a questo sport, probabilmente adesso sarei in prigione o in qualche riformatorio, ma invece sono qui.

Si, perché io preferivo correre dietro a un pallone che correre per fuggire dalla polizia o dai turisti più svegli che si rendevano conto dei furti subiti, preferivo dare calci a quel pallone piuttosto che alle macchine nuove, preferivo sporcarmi di fango i vestiti vecchi piuttosto che comprarmene di nuovi con soldi rubati ...

Ad ogni modo bella o brutta questa è stata la mia infanzia, sicuramente molto diversa da quella di qualsiasi adolescente americano. Comunque ...mentre io mi divertivo a dribblare, scartare e fare gol,mia sorella Rafa giocava sempre con una ragazzina di nome Bruna, abitava vicino a noi e ci conoscevamo da sempre. A 16 anni ci siamo messi insieme, è stata la mia prima ragazza, il mio primo bacio, la mia prima volta, il mio primo ti amo, il mio primo tutto. Ero innamorato perdutamente di lei, non credevo si potesse amare tanto una persona.

Siamo stati insieme per tre anni, solo che un giorno, poco dopo aver festeggiato il mio diciannovesimo compleanno, lei mi disse che era incinta. Inizialmente ero disperato, non sapevo che fare, non ero pronto ad avere un figlio, però al tempo stesso io amavo Bruna e non l'avrei mai lasciata sola. Con il passare dei giorni sentivo di amare sempre di più quella creaturina che portava in grembo. Ero felice, non vedevo l'ora di conoscere mio figlio. Avevo già scelto il nome, se femmina Berenice, come mia nonna, se maschio Davi... Tutto stava andando per il meglio ma poi...

Qualche mese dopo scoprii la verità, Bruna mi tradiva da diversi mesi con il mio migliore amico, Gabriel, il bambino era suo,non mio.

In quel momento credetti di aver perso tutto, il mio migliore amico, la donna della mia vita, il mio bambino, che non era ancora nato eppure io già amavo ... tutto.

E si sa, i mali non arrivano mai da soli. La ditta di mio padre aveva chiuso e lui era stato licenziato, provò a chiedere aiuto ai suoi fratelli, ma si trovavano tutti in una situazione di merda, chi più chi meno e mio nonno era già morto da un po' di anni. Così i miei genitori decisero di trasferirsi qui, a Seattle, da un nostro lontano cugino. Fu una decisione molto sofferta, ricordo ancora le lacrime di mia madre mentre chiudeva le valigie, o mia sorella abbracciare il suo ragazzo Mateo mentre si sforzava di sorridere. Una volta qui a Seattle iniziò una nuova vita in tutti i sensi.

Volevo lasciarmi Bruna alla spalle, così iniziai a uscire quasi tutte le sere, andavo in discoteca o a giocare a poker. Lo schema si ripeteva sempre uguale, bevevo di tutto, a volte fumavo qualche canna e tornavo a casa l'indomani mattina, mi infilavo sotto le coperte come se nulla fosse e dormivo fino a mezzogiorno, mentre i miei credevano fossi a lavoro.

Ogni sabato andavo a letto con una ragazza diversa, pensavo che fosse giusto, che infondo non facevo niente di male, se non godermi quelli che dovevano essere gli anni più belli della mia vita e che io, senza rendermene conto, stavo mandando a puttane.

Allora non lo sapevo, ma soffrivo, soffrivo tanto, sebbene non lo ammettessi neanche a me stesso non avevo ancora superato la storia con Bruna e forse agendo in quel modo speravo che il dolore si alleviasse un po', ma non era così, mi sentivo sempre più vuoto.

Una mattina, come da sempre da un paio di mesi a quella parte, mi svegliai in un letto non mio, accanto a una ragazza che non avevo mai visto prima, di cui non sapevo neanche il nome. Non ricordavo niente della sera prima,se non di aver ordinato un bicchiere di Vodka alle nove e chissà quanti altri. La testa mi stava scoppiando, andai in bagno a sciacquarmi la faccia e quando mi guardai allo specchio, vidi l'immagine riflessa di un ragazzo che mi somigliava parecchio, stessi occhi, stessi capelli, ma che non ero io. In quel momento realizzai che la cosa peggiore che Bruna mi avesse fatto, non era il tradimento. A causa sua avevo perso me stesso, il mio buon umore, il mio sorriso, avevo tradito i miei valori,i miei ideali, i principi che i miei genitori mi avevano insegnato. Ero diventato come lei, anzi peggio. Non potevo permetterle di farmi anche questo, non potevo permetterle di farmi cambiare.

Da quel momento fu come ricominciare a vivere, ma questa volta per davvero.

Iniziai a lavorare, feci un po' di tutto: barman, cameriere, tassista... fino al lavoro come cameriere al Mango. Ricominciai anche a giocare a calcio. La sera quasi sempre restavo a casa con la mia famiglia, con i miei genitori e mia sorella. Al sabato uscivo si, ma per divertirmi, per distrarmi, non per scopare la troia di turno. Non volevo più sentir parlare di ragazze, era un capitolo chiuso per me.

Con il primo stipendio andai dal tatuatore e feci questo-

Si indicò il tatuaggio sul collo.

-'Tudo passa'. Si, perché se c'è un cosa che questa esperienza mi ha insegnato è che tutto passa. I periodi bui prima o poi finiscono, le ferite si rimarginano e restano solo cicatrici, più o meno profonde che siano poco importa, appartengono al passato. Non esistono pozzi infiniti, prima o poi si tocca il fondo ed è a quel punto che inizia la risalita e si torna più forti di prima, perché é vero, quello che non ti uccide ti fortifica.

Carly è stata la prima ragazza a cui mi sono interessato dopo tanto tempo, non posso dire di essere innamorato di lei, penso che ci vorrà un bel po' di tempo prima che io possa dire di nuovo ti amo ad una donna. Però mi piace davvero, credo che sia speciale e spero di poterla rendere felice- Io seguii tutto il racconto senza fiatare.

-Non devi preoccuparti se in questo momento vedi tutto nero, devi solo avere pazienza e prima o poi finirà. Tudo passa- concluse.

Neymar quel giorno mi aveva dato una grande lezione, una lezione che probabilmente mai avrei dimenticato.

Le persone non sono mai quello che sembrano. Non si può giudicare qualcuno senza conoscere il suo passato, la sua vita, le sue esperienze. Ognuno di noi ha le sue cicatrici e anche se non le vediamo non significa che non ci siano.

Mi ero sbagliata completamente su di lui, dietro quella maschera da egocentrico e strafottente si nascondeva un ragazzo che aveva sofferto, che era caduto e che era riuscito a rialzarsi.

Forse aveva ragione, forse saremmo potuti davvero diventare buoni amici.

-Ciao, io sono Jade- dissi porgendogli la mano, come prima aveva fatto lui.

'Tudo passa'.

E io che credevo fosse solo una frase da finto depresso. Ma poi è sempre così, crediamo di sapere tutto di una persona, ci facciamo i nostri bei film mentali, salvo poi scoprire che in realtà non sappiamo proprio niente.

'Le persone sono fatte di luci e ombre, finché non conosci le ombre non sai niente di una persona.'

 

*MY SPACE*

Olà! Allora premetto che aspettavo di pubblicare questo capitolo da un bel po' e come avete notato è lunghissimo! Ma non mi andava di dividerlo in due parti! 

Finalmente si scopre la storia di Neymar, personaggio che io amo da morire e che aiuterà molto la nostra Jade! 

Entra in scena un nuovo personaggio, Mark, per crearlo mi sono ispirata a Marc Bartra che è un calciatore fighissimo ahah, scusate momento da fangirl. 

Anyway spero che il capitolo vi sia piaciuto! Se c'è qualcosa che non vi piace o avete dei consigli da darmi sono ben accetti! 

Prima delle vacanze di Natale pubblicherò un altro capitolo, perchè poi starò via, ma continuerò a scrivere! 

Colgo l'occasione per ringraziarvi! 

Beijos, Chiara

P.s Il titolo del capitolo è in portoghese perchè come avrete capito sono fissata ahaha

P.P.S l'ultima frase è tratta da 'Cosa che nessuno sa' di Alessandro D'Avenia, che io amo

A presto <3

   
 
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