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Autore: Alexiel Mihawk    22/05/2009    3 recensioni
La città si estendeva per chilometri.
Nika riusciva a vedere solo a fatica il mare.
Kaineng era una giungla di edifici, di costruzioni pericolanti e strade di legno e pietre.
Quando camminavi per quei vicoli non sapevi mai cosa avresti potuto incontrare dietro l’angolo, un contadino in fuga, un pirata Am Fah in agguato o magari peggio, un appestato.
[Guild Wars Factions]
Genere: Generale, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sacred
"Questo giorno non appartiene a un uomo solo, ma a tutti.”
 
No one lives forever
All that really matters
Find the one
This world is sacred
(I’m coming home)
War it’s now or never
We shall stand together
One by one
This world is sacred
I’m coming home
[Blind Guardian – Sacred]
 
La città si estendeva per chilometri.
Nika riusciva a vedere solo a fatica il mare.
Kaineng era una giungla di edifici, di costruzioni pericolanti e strade di legno e pietre.
Quando camminavi per quei vicoli non sapevi mai cosa avresti potuto incontrare dietro l’angolo, un contadino in fuga, un pirata Am Fah in agguato o magari peggio, un appestato.
Se abitavi in un luogo come quello avevi due sole possibilità per sopravvivere: imparare a difenderti, a uccidere o imparare a nasconderti.
E Nika aveva ben presto capito che quella della fuga era un’arte.
Sua madre le aveva insegnato a camminare nell’ombra, a diventare invisibile, a colpire alle spalle senza farsi notare, l’aveva addestrata lei stessa con l’aiuto dei migliori. Questo e le abilità acquisite nel corso degli anni l’avevano portata a diventare una delle più brave assassine di tutta Cantha, forse la più brava in assoluto.
Per quanto ne sapesse lei tutte le donne della sua famiglia erano state assassine, l’eccellenza del continente.
Imbattibili.
Avrebbe potuto competere con i Dervisci di Elona e con i Negromanti di Tyra senza problemi.
Avrebbe potuto uccidere l’imperatore stesso senza che nessuno se ne accorgesse, ma la cosa non era nel suo interesse.
Doveva ammetterlo, la caccia a Shiro era stato un qualcosa di eccitante.
Non capitava tutti i giorni di avere la possibilità di combattere contro un fantasma del passato, il fantasma più temuto e odiato da tutta Cantha.
All’epoca dei fatti lei non era ancora nata, ma quegli eventi le erano stati narrati a lungo, aveva letto quella storia sui libri e sua madre gliela raccontava sempre come se fosse parte della storia della sua famiglia e in di fatto era così.
Quando la sua antenata Vizu aveva pugnalato Shiro, il suo grido di morte si era propagato per tutta Cantha.
Il mare su cui navigavano le imbarcazioni dei Luxon si era trasformato in giada imprigionando animali, barche e qualsiasi altra cosa; le verdeggianti foreste Kurzick si erano pietrificate completamente.
Da quel giorno era cambiata ogni cosa.
Il vento che avrebbe dovuto portare frescura e cambiamento aveva portato solo morte e distruzione.
Con il suo ultimo alito di vita Shiro aveva maledetto il mondo intero.
 
Ogni tanto Cynn e Devona si erano domandate cosa potesse spingere un’omicida a partecipare a quella missione.
Quello che non capivano di Nika era che lei non era un’omicida, uccidere era il suo lavoro, veniva pagata per farlo e lo faceva alla perfezione, non era niente di più che una commerciante, commerciava vite umane e forse qualcuno poteva considerarla una cosa non etica, ma era un lavoro come un altro, una professione come un’altra. Non capivano quanto fosse legata a quella città e quanto la amasse, e, per questo motivo, non riuscivano a fidarsi completamente di lei.
Devona era una guerriera e per lei non c’era aspirazione più grande che morire con onore, combattendo per quello in cui aveva sempre creduto. Ovviamente per Nika la cosa era assurda, anche perché, come le ripeteva sempre sua madre, era meglio fuggire, rimanere vivi ed elaborare una strategia adatta per affrontare un nemico più potente, che combattere e morire come un’idiota.
Cynn d’altra parte era la ragazza più impulsiva della terra, fosse stato per lei si sarebbe buttata a capofitto in qualunque scontro, contro qualsiasi nemico, era completamente sprezzante del rischio che correva.
Una volta quando Nika l’aveva fermata le aveva raccontato la storia della morte dei suoi genitori e di come era rimasta intrappolata sotto le macerie della sua casa per giorni, salvo poi essere tirata fuori da dei Charr che volevano mangiarsela che lei aveva giustamente incenerito. Alla fine Nika aveva alzato le spalle e aveva replicato:
- Per quanto mi riguarda puoi suicidarti come e quando ti pare, ma se questo significa mettere a repentaglio la vita dell’intero gruppo allora risolvo io la cosa e ti ammazzo subito –
Cynn, che non era abituata a sentirsi parlare in quel modo, si era ammutolita e per qualche tempo si era calmata, anche se aveva continuato a lamentarsi ogni volta che dovevano aspettare.
Con il tempo il gruppo si era unito e in battaglia non avevano alcun genere di problema.
Nika non amava molto né Cynn, né Devona, ma aveva imparato a rispettarle e riconosceva le loro capacità in combattimento. Con Mhenlo non parlava molto, anzi tendeva ad evitarlo, non era un’amante degli uomini, soprattutto di una specie di pretucolo come lui.
Quelli con cui andava indubbiamente più d’accordo erano Aidan e Eve.
Aidan era simile a lei sotto molti aspetti, amava i suoi boschi tanto quanto lei amava la sua città, era abituato a colpire da lontano senza farsi notare, come lei era abituata a non farmi mai vedere durante una missione, erano entrambi silenziosi e letali e a Nika la cosa piaceva. Lui le aveva mostrato l’esterno della città, le aveva insegnato a riconoscere le piante, gli arbusti, gli animali, le aveva insegnato cosa mangiare e cosa cacciare, dove nascondersi e come seguire le tracce senza lasciarne.
Eve invece le piaceva perché aveva il suo stesso odore.
Odorava di morte e sangue, Nika non aveva mai conosciuto una negromante prima ed Eve era una scoperta continua. Entrambe si sentivano simili e spesso si durante il viaggio si erano trovate a parlare, si erano scoperte d’accordo su moltissime cose.
Erano diventati una specie di famiglia allargata, se mai qualcuno di loro avesse dovuto avere bisogno di aiuto gli altri sarebbero sicuramente accorsi.
Ci sono delle cose che nella vita uniscono le persone, portano a creare dei legami e combattere fianco a fianco, salvarsi la vita a vicenda e salvare l’intera Cantha avevano sicuramente unito tutti loro.
 
Il combattimento finale era stato estenuante e più di una volta Nika aveva temuto che Grenth reclamasse la sua vita, ma con un po’ di fortuna, qualche incantesimo di Mhenlo e una mezza dozzina di sigilli della resurrezione erano riusciti a cavarsela tutti quanti.
Shiro era forte, non pensava assolutamente che mai nella sua vita avrebbe incontrato qualcuno di così potente, all’inizio si era sentita inerme, ma lo smarrimento iniziale era stato seguito dalla furia e dalla sete di sangue, voleva vendicare a tutti i costi la sua antenata.
E quando avevano vinto si era sentita orgogliosa di sé stessa, fiera di quello che aveva fatto.
Era una sensazione profondamente diversa da quella che provava di solito alla fine di una missione.
Vedeva i volti dei suoi compagni sporchi e coperti di sangue, non sempre quello degli altri, che sorridevano tra la fatica e il dolore, e si era accorta di stare sorridendo anche lei.
E non c’era bisogno di dire niente.
Riuscivano a capirsi perfettamente anche senza parlarsi.
I loro occhi luccicavano di gioia e di orgoglio e sembravano dirsi l’un l’altro:
“E’ merito tuo, senza di te non ci saremmo riusciti. E’ merito vostro che eravate con me. Non sono io ad avere salvato Cantha, sei stata tu, e tu, e tu, e tu. Siamo stati noi tutti insieme, noi e tutti quelli che hanno creduto in noi, nell’impresa quasi impossibile che ci accingevamo a compiere.”
Il ritorno nel centro di Kaineng era stato un sogno, nessuno di loro si sentiva più le gambe, Aidan aveva una scheggia di legno nella coscia che non era riuscito a togliere, Cynn era piena di fango, aveva le unghie spezzate e un taglietto sulla tempia, ma non sembrava importarle. Sembravano un branco di profughi in cerca di asilo, invece erano degli eroi.
Il centro della città era in festa, le vie erano affollate di persone che non chiedevano altro che poterli vedere, che poterli ringraziare, senza rendersi conto che era anche merito loro e della fiducia che avevano riposto in maestro Togo e nel gruppo che aveva faticosamente assemblato.
 
I pezzi di quella comitiva sgangherata si erano lentamente avvicinati, si erano trasformati, modellati, fusi, fino a formare un puzzle perfetto in cui tutti i pezzi combaciavano perfettamente.
Erano arrivati a mettere da parte le proprie paura e i propri dubbi per imparare a fidarsi ciecamente gli uni degli altri. Avevano messo da parte l’orgoglio, l’impulsività, la testardaggine e avevano fatto lavoro di squadra.
Avevano salvato il mondo.
Quello che era venuto a crearsi tra i membri di quel gruppo era qualcosa che Nika avrebbe portato sempre con sé, finché avesse vissuto.
Era un legame.
Un legame indissolubile che nessuno mai avrebbe potuto spezzare.
E non aveva importanza dove si sarebbero trovati erano legati e avrebbero sempre potuto contare gli uni sugli altri.
Quella sensazione di appartenenza, che all’inizio le aveva fatto così paura, che l’aveva infastidita così tanto, era ora diventata propria del suo essere, non sarebbe mai più riuscita a farne a meno.
Nika aveva sperimentato cosa si prova a fare parte di qualcosa per la prima volta.
Era stata l’esperienza più significativa della sua vita, si era fidata di qualcuno, aveva lavorato con delle persone e le era piaciuto.
Adesso sapeva che non sarebbe stata sempre costretta a dormire con il pugnale sotto il cuscino in attesa di una trappola o di un agguato, c’erano persone che avrebbero vegliato su di lei, qualcuno che avrebbe anche potuto amarla.
 
La vittoria di Cantha su Shiro non rappresentò la fine delle ombre sulla nazione, ma servì a portare la tranquillità che da secoli era venuta a mancare. L’intero stato rimase in festa per parecchi giorni mentre guerrieri arrivati da ogni dove mettevano fine all’incubo degli appestati che ancora sconvolgeva Kaineng e tutto il territorio.
Tuttavia quella che si era conclusa non era ancora l’era delle tenebre, bensì solo l’era di Shiro.
La guerra sarebbe tornata ancora, nonostante ciò nessuno la temeva più, ci sarebbe sempre stato qualcuno, degli eroi venuti da lontano, a combattere nel nome di tutti, per la libertà di tutti.
Così era scritto e così sarebbe accaduto in futuro.
E quel gruppo che ora andava disperdendosi in paesi e territori diversi un giorno, non molto lontano, si sarebbe riunito di nuovo.
Ma Nika questo non poteva saperlo.





Note:
Questa fic partecipa all'Iniziativa Temporalmente Indetta dal sito dei Criticoni.
Il prompt di partenza era:

"Questo giorno non appartiene a un uomo solo, ma a tutti." (Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re)












   
 
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