—— ⊰ 𝓓𝓪𝔀𝓷, 1ᵗʰ 𝓝𝓸𝓿𝓮𝓶𝓫𝓮𝓻 1981 ⊱ ——

S’era svegliato all'alba quel mattino. Le palpebre gonfie, come se avesse pianto. I capelli scuri, di quel nero lucido che lo contraddistingueva, lunghi sino alla mascella, erano gonfi e dalla punte ondulate. Scomposti ben più del solito.
Si tirò su, dalle lenzuola dalla quale era avvolto, facendo leva sugli avambracci e passando poco dopo il dorso della mano sul viso stanco, gonfio di pianto, stropicciandosi gli occhi.
Le iridi grige – cangianti – scrutarono confuse la stanza, mentre la mente era ancora annebbiata dal sonno, dall'alcool che aveva bevuto la sera prima. Non che questa fosse una novità.
Una novità era, invece, vedere tutto per terra. Lo specchio spaccato, come se vi avesse tirato un pugno o qualche oggetto. Che qualcuno avesse cercato di rapinarlo?
Si tastò le guance, sentendole umide. Forse aveva pianto durante la notte. Sicuramente. Sirius Black, dopotutto, non piangeva mai consciamente.

Aveva fatto un brutto sogno. Un sogno che sembrava reale, ma talmente orrendo che era impossibile anche l’idea che lo fosse.
Sentiva ancora l’odore fastidioso dei calcinacci di cemento. L’odore di bruciato.
Aveva sognato l’inferno. 
Un luogo freddo. Buio. Senza i Malandrini. 
Aveva sognato di trovare James e Lily morti. La loro casa distrutta. Ma non era possibile. Nessuno sapeva dove vivevano i Potter, tranne loro. Ma nessuno avrebbe mai tradito quel segreto, mai.
Si lasciò scappare una risata, che lo spaventò. Suonava stridula, disperata. Folle. 
Ma perché?
Ma certo. Doveva essere ancora l’eco del sogno, dell’incubo. Ne avrebbe però riso con James, e tutto sarebbe andato meglio.

Si sporse, lasciando che il torace dondolasse sul bordo del letto, mentre recuperava lo specchio – quello specchio magico, la cui altra metà conservava Prongs – dalla tasca dei pantaloni.
Quasi si tagliò con il bordo frastagliato.
Vi passò sopra il polpastrello dell’indice, mentre l’espressione si rabbuiava. Non gli piaceva. Ma probabilmente era successo quando si era ubriacato. Sentiva ancora il Fire Whisky sulla lingua. La nausea. Si, sicuramente.
Lo strinse tra le dita, fissando gli occhi grigi – arrossati – sulla superficie riflettente, schiarendosi la voce che suonò, comunque, stranamente roca.

« Prongs?! Ehi Prongs! Rispondi andiamo! Stai cambiando i pannolini ad Harry visto che sei tu la donna di casa? Bhe...quanto meno spero che si stia dando da fare con Lil-… »

Lo specchio fece un lampo, mostrando le macerie della casa di Godric’s Hollow nella quale vivevano i Potter. E Sirius trattenne il fiato. Mentre il freddo, i brividi di freddo, tornarono a scorrergli lungo la schiena.
Le dita si allargarono, lasciando cadere lo specchio sul letto.

Era successo davvero. E solo poche ore prima. James era morto. Era morto davvero e non avrebbe mai più risposto. Non avrebbe mai più riso con lui. Non avrebbe mai più cercato di trovare una donna a Remus con lui. Lily non gli avrebbe mai più preparato i biscotti che gli piacevano tanto.
Harry non gli avrebbe più tirato i capelli, guardandolo con quei grandi occhi verdi totalmente identici a quelli della madre, ridendo.
Era finita. Era tutto finito.

Ed ancora una volta. Di nuovo. Sirius scoppiò in lacrime, abbandonandosi poi sul letto mentre la solita isterica risata – quella che James aveva ormai imparato a conoscere, quella che faceva davvero capire quanto egli fosse disperato – echeggiava nella stanza.
Follia. Disperazione. E voglia di vendetta. Li avrebbe vendicati… e sapeva. Lo sapeva chi era la spia. Lo sapeva. Lo aveva capito poco prima di andare a casa dei Potter. 
Scoppiò di nuovo a ridere, isterico. Perché era tutto finito. I malandrini erano finiti. James era morto. Ed era stata colpa di Peter.
E lui… e lui adesso non era più nulla.