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Autore: Mai Valentine    20/12/2016    5 recensioni
Clarke Griffin deve affrontare il suo ultimo anno a Hogwarts, il suo futuro e sopratutto si troverà invischiata nel famoso Torneo Tre Maghi contro la sua volontà. Lexa Woods ex studentessa della prestigiosa scuola di magia e stregoneria è stata appena assunta per il suo nuovo incarico come docente di Difesa contro le arti oscure. Le loro anime sono destinate ad incontrarsi ancora una volta. In un'altra vita. Un'altra occasione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Lincoln, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Octavia
 
Cammini innanzi a Clarke in religioso silenzio con la testa alzata e guardi dritto verso l'entrata principale. Senti i passi della tua compagna che ti segue, la senti sospirare e con uno scatto ti raggiunge e ti supera, afferra il tuo polso e ti costringe a guardarla in faccia. Siete viso a viso. I suoi occhi azzurri brillano nell'oscurità della sera. Non sei furiosa con lei per aver baciato una ragazza, ma perché è una Serpe Verde e ti ha tenuto tutto nascosto. La fronteggi stringendo le palpebre fino a far sembrare i tuoi occhi piccoli e lucenti, terribili.
            «Perché non me l'hai detto?» sbotti chiudendo le braccia al petto.
            «Non volevo...» si morde il labbro.
            «Non volevi, non potevi o cos'altro?»
            «Nessuno lo sa che mi sto frequentando con Niylah, è ancora troppo presto e volevo ben evitare commenti strani».
            «A noi non frega molto se vai a letto con una ragazza o un ragazzo, a noi frega solo se è un tipo a posto e solo per il fatto di essere un Serpe Verde non lo è» ringhia mostrando tutto il suo disprezzo.
            «Per questo non te ne ho mai parlato! Hai un pregiudizio radicato nei loro confronti. So bene che cosa ha fatto la tua famiglia quando ha scoperto che sei nata da un babbano, ma questo non vuol dire che sono tutti così!» gridi più forte di lei davanti alla porta principale, mentre il sole tramonta innanzi a voi, scomparendo dietro le montagne. È uno spettacolo magnifico, ma nessuno di voi interessa.
            «Adesso sarei io ad avere pregiudizi — ti avvicini a Clarke sovrastandola e puntandole l'indice sul petto — Non mi hai detto che frequentavi quella ragazza, non sappiamo neanche da quanto và a avanti questa relazione».
            «Non siete obbligati a sapere tutto di me» mantiene la sua posizione sfidandoti. E forse ha ragione, tutti voi avete piccoli o grandi segreti che celate nelle profondità del vostro animo, eppure il fatto che non ti abbia detto niente ti ferisce, ma sai che Clarke ha ragione: odi i SerpeVerde con tutte le tue forze. Hai visto stare male tuo fratello troppo a lungo per la morte di Gina, lo hai visto versare ogni sua lacrima, a causa di Lexa Woods oggi vostra insegnante di difesa Contro le  Arti Oscure. La rabbia ti assale e allontani Clarke con una spallata.
            «Se proprio ci tieni và a sederti tra le Serpi, aveva ragione il Cappello Parlante con loro ti saresti trovata a tuo agio» ti allontani e i tuoi passi vengono divorati dalle voci della sala grande. Con la coda degli occhi vedi Clarke stringere i suoi libri tra le mani. Poi solo la porta. Cammini a passo spedito, urtando con fare nervoso chi ti viene incontro, fai cadere una ragazzina dai capelli biondi, si lamenta, ma il tuo sguardo minaccioso la zittisce. Forse hai avuto una reazione spropositata, forse Niylah è davvero una brava ragazza, eppure pensi a Bellamy  e quando ti siedi, affondando sulla panca di legno tra i tuoi compagni loro subito notano qualcosa che non và,. Harper è la prima a domandare mentre si mette nel piatto del tacchino cosparso di salvia e funghi.
            «Hai una faccia... Che cosa è successo?»
            «Una che ha avuto una bella mattinata con la sua amante dovrebbe essere la persona più felice sulla terra, a proposito dov'è la tua metà?»  Fulmini con lo sguardo Monroe e ti rivolgi a tutti i presenti con rabbia e noia.
            «In primis non è la mia amante e poi chiedetelo ai Serpe Verde, oggi credo che cenerà con loro» prendi il tuo piatto e ti allontani dalla folla. I tuoi compagni e amici ti guardano stupiti. Cerchi  posto a tavola più lontano e riparato, impresa quasi impossibile, ma comunque trovi spazio tra gli studenti del I e II anno che non ti conoscono se non per nome;   mentre mangi la tua cena scrivi una lunga lettera a Bellamy Blake.
            Un ragazzino per errore rovescia il suo bicchiere sulla tua missiva. Ti alzi dalla sedia e sbatti il pugno sul tavolo. Afferri il colletto della camicia e lo sollevi da terra.
            «Imbecille guarda cosa hai fatto».
            «Scusa, io non volevo» si guarda le spalle nervoso, come se qualcuno lo stesse inseguendo.
            «Ehi Blake lascialo quello è nostro!» grida uno studente del IV anno puntando il dito.
            Il moccioso sgrana gli occhi, stringe i pugni e ti sussurra «picchiami tu, forse così mi lasceranno in pace. Sei una Blake».
            «Non pesto i mocciosi, io» e lo lasci andare. Il ragazzino scappa schivando la folla di studenti seduta ai tavoli e quelli che stavano appena arrivando. Si confonde tra le giacche lunghe e nere distinte solo dai colori delle casate sul bavero. Noti che provano a inseguirlo, invano.
            «Complimenti Blake l'hai lasciato sfuggire» ti spintona lo stesso coglione che ha urlato prima.
            «Lasciami in pace o le prendi». Il ragazzo sbuffa accarezza la bacchetta ma un suo amico lo trattiene e lo allontana da te. «Lo prenderemo  Aden Woods non può fuggire per sempre. Qualcuno di loro deve pagare». Apri la bocca, ti mordi il labbro e ritorni al tuo posto. Rileggi la lettera.
 
 
 
Clarke
           
            Ti dai dell'idiota. Guardi il sole tramontare. È ora di cena e non hai nessuna voglia di entrare nella Sala Grande. Eppure lo fai. Abbassi il capo. Harper ti saluta, ma la ignori e prosegui dritto tra la confusione generale e il rumore di vettovaglie, diventi piccola come un topo e sgusci lungo le scalinate. Prosegui per gli immensi corridoi cercando di trovare un posto lugubre, abbandonato dove nessuno può disturbarti. Lo trovi tra gli angoli dei corridoi, giù vicino all'aula di Difesa contro le arti oscure, paradossale che il destino ti abbia portato proprio lì. Dalla tua borsa estrai il taccuino dei disegni, afferri una matita iniziando a tracciare delle linee sul volto bianco che si colora di nero. Immersa nei tuoi pensieri non ti rendi conto delle ore che passano e dei minuti che scorrono veloci. L'ora di cena è finita da un pezzo e pesa tra le linee del disegno non odi il rumore di passi che giunge da lontano. Ma la puntata della matita si spezza e i tuoi sensi avvertono che non sei sola. Senti provenire delle voci da dietro la parete di pietra. Ti avvicini cauta.                       
            «Lexa, Pike è un esaltato ma non dovevi insultarlo e... Ascoltami io ti ho voluta in questa scuola e mi rendo conto che abbia esagerato, ma il tuo non è stato un comportamento accettabile sopratutto se Nia è davvero libera, abbiamo bisogno di tutte le forze, insieme».
            Vedi Lexa corrugare la fronte e sospirare. Serri le labbra e trattieni il respiro: Lexa Woods, Marcus Kane e Indra Forest  sono riuniti a cerchio e parlando a bassa voce, e sembra che stiano litigando.
            «Ha nominato Costia. E sai bene quanto Lexa...».
            «No, Indra. Kane ha ragione ho sbagliato. Ho fatto in modo che lui avesse ragione. Fosse stato un altro tempo e in altro luogo lo avrei sfidato, ma ora sono qui e ho un dovere come docente».
            «Bene. Ti ringrazio della comprensione e per quanto riguarda il marchio — Kane sussurrò la parola con un filo di voce — vorrei che tu lo tenessi nascosto, come sempre». E Lexa sorrise e nonostante fosse un sorriso stanco era il più bello che avesse mai visto.
            «Non è un qualcosa da mostrare» dice con lo sguardo fisso sul volto di Marcus e i suoi occhi brillano nell'oscurità emanando luce. Vedi che si salutano velocemente e Lexa Woods sta venendo proprio verso di te. In fretta corri verso il tuo posto, tra i gradini e le tue carte,  e prima che possa rendersi conto di te, tu sei già seduta con l'album sulle gambe e i capelli biondi a coprirti il volto.
            «Griffin?» dice con perplessità.
            «Oh, professoressa Woods non mi ero resa conto della sua presenza» alzi il volto dal foglio  mordendoti le labbra, speri che creda alla tua bugia. Eppure ti guarda in quel modo tutto suo da far crollare i muri di quell'antico castello. I suoi occhi sono dannatamente profondi e belli.
            «Non  dovrebbe essere a cena?» domanda fissandoti e il tuo cuore perde un battito perdendosi negli occhi verdi della tua insegnante.  
            «No, ho litigato con Octavia Blake» ti spinge ad essere sincera, come se ti leggesse nella mente e ti senti li. Lexa annuisce sedendosi accanto a te, torturandosi la veste nera stringendola tra le dita.
            «Spero nulla di grave» risponde con aria distaccata, ma sinceramente preoccupata. Abbozzi un sorriso e scuoti il capo.
            «Le passerà. È una Blake». Ti dice come se la conoscesse bene, poi ricordi che ha la stessa età di Bellamy e che insieme hanno frequentato Hogwarts negli stessi anni. E Bellamy e Octavia si rassomigliano tanto, troppo.
            «Purtroppo» dice con freddezza. Rendendosi conto delle sue parole si allontana da te, come se la panchina scottasse. Ti fissa per un istante, scrutandoti nell'anima e tu lo lasci fare. Vorresti domandarle il perché tra lei e i Blake non scorra buon sangue, cosa era successo davvero al torneo, come era morto tuo padre, ma  rumori di passi veloci che vengono dalla vostra parte ti fanno desistere dal porle quelle domande. E nell'attimo in cui ti volti verso l'ombra, Lexa Woods è andata via, sparita nel buio e tetro corridoio. Tenebra nella tenebra. Abbassi lo sguardo sul tuo disegno e ti rendi conto che linee tracciate hanno preso il volto di Lexa. Riponi tutto nella borsa quando la voce di Raven ti fa sobbalzare dal tuo posto.
            «Pensierosa Griffindoro? E poi cosa ci fai qui tutta sola, dov'è la tua amante?» ride Raven scivolando al tuo fianco prendendo il posto di Lexa.
            «Abbiamo litigato» rispondi scrollando le spalle.
            «Ahia, tra moglie e marito mai mettere il dito».
            Alzi il dito medio attenta che nessun professore sia nei paraggi, ma ti sbagli. Indra ti guarda torvo e annuncia: «meno dieci punti a Grifondoro. Signorina Griffin questi atteggiamenti non sono tollerati nella nostra scuola. E poi cosa ci fate qui? Andate subito nella sala grande» tuona.
            Tu e Raven vi alzate a gran velocità, non vuoi perdere altri punti e non vuole perderne neanche Raven; Monty era un genio, ma con Jasper era un pericolo pubblico. Tassorosso a causa di Jasper Jordan non aveva mai vinto in quei sette anni una coppa delle case e Monty ne aveva fatte perdere ben due. Camminate a passo svelto verso la Sala Grande, vedete un bambino del II anno venirvi incontro correndo e in un attimo tutte le tue cose sono volate in aria, compresi i tuoi disegni. Il ragazzino si scusa, prende ciò che gli appartiene e fugge via;  uno dei tuoi disegni finisce sotto a una delle armature, ma per il momento non lo noti. Dei ragazzi più grandi vi sorpassano poco dopo canticchiando: «ucci, ucci sento odor di bambinucci». Stai per lanciarti al salvataggio del ragazzino, ma Raven ti tiene per la manica.
            «Lascia perdere. Se la sa cavare da solo, è più sveglio di quegli idioti che lo inseguono».
            «Ma...»
            Raven ti scocca una delle sue occhiate assassine e desisti dal metterti nei guai per rispetto della vostra amicizia, ma silenziosamente sussurri un incantesimo (senza uso alcuno della bacchetta, dote rara) e le mattonelle sulle quali correvano i ragazzi del IV e V anni divennero pozzanghere fangose. Raven ti prende per la manica e ti trascina via.
            «Corriamo noi, ora. Soddisfatta della tua buona azione quotidiana Griffindor?» È una battuta pungente. Ma tu la ignori e continuate a correre fino a quando non entrate nella Sala Grande, dai un'occhiata veloce al tuo tavolo, c'è ancora Octavia. Non vuoi affrontarla ora. Segui Raven fino al suo tavolo, i pochi studenti dei Corvonero ti guardano, poi fanno spallucce e continuano a parlare tra di loro. Solo Monty nota la tua presenza.
            «Una Grifona tra gli uccelli, qual buon vento ti porta al nostro tavolo?»
            «Nulla di particolare» e fissi Octavia per poi allontanare subito lo sguardo.
            « Clarke e O, hanno litigato: guai in paradiso» si gira verso di voi Jasper che dava le spalle a Monty. Raven alza un sopracciglio senza nessun commento, sa quanto possa essere pericoloso mettere verbo in un conflitto tra te e Octavia. E per questo cambia argomento facendoti strozzare con il succo di zucca.
            «Cosa voleva la professoressa Woods? L'ho vista allontanarsi da te prima che arrivassi». Gli occhi di tutti sono puntati su di te, ancora una volta. Anche gli studenti di Corvonero che poco prima badavano ai loro fatti, ora ti fissano come se fosse una portata deliziosa di un banchetto squisito. E spesso il cognome Griffin e il nome Clarke accompagnato a quello di Octavia Blake ha portato a essere guardata da tutta la scuola anche per giorni interi, tuttavia lo scrosciare di applausi ha sempre abbondato. Ma questa volta era diverso, il nome Clarke e il cognome Griffin legati a quello di Lexa Woods portano  solo guai. Anche il professor Pike sembra intuire di cosa stavate parlando dal suo tavolo, quell'uomo aveva orecchie ovunque e tutto ciò ti inquietava abbastanza da renderti nervosa.  
            «Nulla. Non voleva nulla» e nervosamente ti alzai dalla sedia. Addio cena. E con fare svelto ti incammini verso il ritratto della Signora Grassa, ma il bordo di un mantello nero che usciva al di fuori di una colonna attirò la tua attenzione. Piano, piano ti avvicini alla colonna e punti la bacchetta contro la fronte di un ragazzino dai capelli biondi come il sole. Ti sembra di riconoscerlo, porta i tuoi stessi colori, era il ragazzino del I anno che fuggiva prima da dei bulletti, più grandi e più grossi di lui.
            «Sei il ragazzino che scappava prima da quei tipi, cosa hai fatto per attirare l'attenzione di quegli zotici, sei solo del primo anno».
            «Oh. Io sono Aden Woods» dice porgendoti la piccola mano con fierezza. Sospiri. Credi di capire perché lo inseguivano.
            «Clarke Griffin» gli porgi la tua mano. Il ragazzo cammina al tuo fianco, guardandosi intorno pensieroso.
            «Non devi avere paura, finché ci sarò io non oseranno avvicinarsi» gli dici abbozzando un sorriso.
            «Allora è vero quello che si dice di te. Tutti ti rispettano e che non conviene farti arrabbiare». Non osi immaginare quelli del tuo anno cosa saranno andati a raccontare alla nuova generazione di maghi per spaventarli. Ma quello che dice Aiden è vero, tutti ti rispettano. Hai delle grandi capacità organizzative che si sono rivelate utili in diverse occasioni e Kane  più volte ti ha proposto l'accademia di Auror dopo la scuola, ma tu non sei per niente convinta, non hai mai affrontato un vero e proprio pericolo. Circondata dai tuoi pensieri, ma accompagnata da Aiden raggiungesti il ritratto della Signora Grassa che con la sua solita voce ti domandò: «parola d'ordine».
            «Foresta Proibita».
            Il quadro si apre svelandoti la porta del dormitorio. Molti studenti abbandonata la Sala Grande sono seduti o sui divani, sulle poltrone, sulle scalinate svolgendo attività di diverso tipo, alcune non troppo educative per i più giovani. Qualcuno aveva anche deciso di usare una radio babbana e stregarla così una musica ad alto volume si produce nella saletta.  Cinque studenti più grandi, che Clarke riconobbe come gli inseguitori del ragazzino perché completamente zuppi d'acqua, quando videro Aiden si alzarono all'in piedi e minacciosi puntarono verso il ragazzo che con fierezza si fece avanti per affrontarli, era inutile cercare di sfuggirgli. Ma prima che potessero picchiarlo, quattro di loro finirono schiantati, mentre un quinto alza le mani al cielo. Posa la bacchetta nella giacca del mantello e senza dire una parola sali le scale che avrebbero portato alla tua stanza.
            «Ci salutiamo qui, Aiden, buona notte e si ti danno ancora fastidio vienimi a chiamare». Il ragazzino annuisce e prende le scale che portano al suo dormitorio correndo. Aprì la porta della tua camera e trovi Octavia furente che non ti degna neanche di uno sguardo. Sbuffi, mentre ti spogli abbandonando i tuoi abiti sul letto. Ti fissa con sguardo colmo di rabbia e rancore, la ignori, almeno ci provi.
            «Come hai potuto nascondermelo? Siamo amiche».
            Rotei gli occhi al cielo, sei stanca di ascoltare le solite lamentele di Octavia, ma comunque desideri fare pace con lei e cerchi di mediare: tra le due sei tu quella razionale.
            «Stai esagerando. È una SerpeVerde e allora? L'hanno scorso non hai fatto altro che prendere in giro quelli di TassoRosso e poi ti sei quasi baciata con Jasper!»
            «Jasper non conta, è un fratello per me».
            «Beh, lui l'ha andato cantando per tutta la scuola» borbotti sapendo che non è proprio lo stesso quello che è accaduto tra te e Niylah.
            «Lo so ed è stato schiantato per questo. Quando lo saprà Bellamy andrà su tutte le furie».
            Ti giri verso la tua amica sconvolta, indossi la maglietta del pigiama (avevi già messo i pantaloni) e ti rivolgi alla tua amica.
            «Bellamy? Cosa c'entra Bellamy?» quasi ruggisci.
            «Bellamy  è innamorato di te da tempo ormai e tu non gli dai neanche una possibilità, mentre ti infili nel letto delle Serpi, velocemente» chiude le braccia al petto fissandoti con sguardo torvo.
            Non ci vedi più dalla rabbia, sei furente. Stringi la bacchetta tra le dita e quasi vorresti colpirla con un incantesimo di schianto, ma non lo fai, mantiene la calma, o quasi.
            «Bellamy è un fratello per me. Io e lui ne abbiamo già parlato. E non sono fatti che ti riguardano!» ti giti per metterti a letto. Octavia richiama ancora una volta la tua attenzione.
            «Allora perché sei andata a letto con lui? Lui me l'ha confessato, una sera quando era troppo ubriaco e a pezzi...»
            Sei delusa da Bellamy aveva giurato che lui mai ne avrebbe fatto parola con qualcuno e invece ti ha tradito confessando cosa era accaduta una notte di dicembre di un anno e mezzo fa. Presa dalla rabbia racconti tutta la verità Octavia che ancora ti scruta come un predatore con la sua presa.
            «Quello che è successo tra me e Bellamy — avanzi come una leonessa — doveva restare tra me e lui. Io ero ubriaca, lui era ubriaco. Io ero distrutta per Finn e lui si struggeva per Gina, non per me! Ma è inutile parlarne con te, leggi solo nel tuo libro». C'è un attimo di silenzio. La confusione nella sala comune è sospesa, tutti stanno ascoltando la vostra litigata, si può udire lo scoppiettio del legno mangiato dalle fiamme.  Octavia fa finta di non ascoltarti, scuote la testa, ti senti come se fossi innanzi  al ministro della magia per una cosa così banale, un bacio con una Serpeverde! Comprendi il perché si sia arrabbiata così tanto, ma non lo accetti, non del tutto. Fai un ulteriore passo in avanti nel tentativo di diminuire la distanza. Po,i l'altra con le sue parole ti ferisce.
            «Ora è Niylah,  la prossima chi sarà? Non mi sorprenderebbe se ti trovassi avvinghiata alla lingua della Woods. Ho visto come vi siete guardate».
            Okay, la tua pazienza ha un limite, sei furiosa.
            «Sai che ti dico, vai a farti fottere Octavia. E spero vivamente di finirci ben presto tra la gambe della Woods». Esci dal dormitorio. Tutti vi hanno sentito. C'è chi ti guarda sconvolto, chi invece trai ragazzi ti fa un sorrisetto malizioso sperando di finire ben presto in un gioco a tre,  e qualche ragazza annuisce divertita, qualcun'altra arriccia il naso. Non te ne importa più nulla. Tra le mani stringi la mappa dei Malandrini (o meglio una copia dell'originale che i tuoi lontani cugini ti hanno volentieri prestato per farne una copia in caso l'originale venisse smarrita o sequestrata). Punti la bacchetta sulla pergamena e sussurri: «giuro solennemente di non avere buone intenzioni» e poi  ti allontani tenendo lo sguardo fisso sulla carta. In stanza hai dimenticato il mantello dell'invisibilità. E pensare che sei  una Caposcuola e che queste cose non dovresti neanche pensare di fare!
            Di soprassalto ti appiattisci contro il muro, sta arrivando il custode e preghi Godric affinché non ti scopra, mentre ti passa accanto borbottando parole incomprensibili.  Il custode non è l'unico pericolo che la mappa ti segnala, ma c'è anche il professor Sinclaire, Indra, Pike (e lui speri vivamente di evitarlo)  Luna, Potter, Malfoy e Monty. Nessun altro nome compare sulla mappa e sono quasi tutti abbastanza lontani da te, in realtà non hai una meta precisa, poi qualcosa ti attira: i sotterranei, dove si trova la sala comune dei Serpeverde, speri di incontrare Niylah nonostante l'ora tarda.
 
 
Lexa
 
            È stata una lunga giornata e per fortuna questa sera non è il tuo giro d'ispezione con gli altri professori, prefetti e capo scuola. E sopratutto sei contenta di non stare nello stesso turno con Pike. Non lo temi, ma quell'uomo è molesto; è stata colpa sua se a pranzo è finito in infermeria. Mai sfidare Lexa Woods a viso aperto. Sei contro la violenza ingiustificata, ma il sangue chiama sangue.
            «Jus drain, Jus draun» dici mentre ti guardi allo specchio facendo cadere in terra la fascia rossa e il mantello. Forse Pike ha ragione, forse non sei adatta per quel ruolo d'insegnante e sopratutto il marchio inciso sulla pelle ancora brucia; brucia per i rimorsi e il dolore che ti ha causato e che hai causato. Non hai mai ucciso senza un valido motivo, ma più volte hai alzato la bacchetta e pronunciato  le parole maledette.
            Sollevi il manico della pesante giacca e il simbolo dell'antica fedeltà (alla quale appartiene il tuo Clan) è ancora impresso sulla pelle.  A causa di quel simbolo molte vite sono state stroncate. Nia non solo ha bramato il tuo posto, ma  segue anche gli ideali del Signore  Oscuro. E se anche tu n passato ti sei sporcata le mani per giungere a dei compromessi ora è il momento di fermare Nia. Sei ancora innanzi allo specchio quando bussano alla porta della tua stanza. Lo sguardo severo di Piton è su di te,  buffa e ti esorta ad aprire.
            «Sbrigati o l'ansimare di quel ragazzo mi farà venire da vomitare».
            «Un attimo!» gridi non sai se rivolta a te stessa, al quadro o a chiunque abbia bussato. Abbassi la manica e con un incantesimo la porta si spalanca.
            «Prof... essoressa... Mi manda... il preside Jaha. È stata convocata... nel suo studio» dice prendendo fiato. È un prefetto di Grifondoro. Piton arriccia il naso e tace chiudendo le braccia.
            «Sto arrivando» e richiudi la porta, poi ti rivolgi a Piton.
            «Come facevi a sapere?»
            «Ovviamente i Potter Grifondoro sono tutti uguali, quelli di Serpeverde sono di un'altra specie, migliore direi. Ora si muova professoressa Woods o il ragazzo finirà per perdersi nei sotterranei e nessuno Weasley verrà a salvarlo, visto che staranno russando come...»           
            Alzi la mano per farlo tacere e ti allontani, Piton abbozza una specie di sorriso soddisfatto per poi abbandonare il suo quadro, potranno passare gli anni, ma Severus non smetterà mai di perseguitare i Potter o i Weasley. Il ragazzo alto e dai capelli neri arruffati ti sorride, ricambi gelida.
            «Puoi andare. Conosco fin troppo bene i corridoi di Hogwarts e non ho bisogno di una scorta personale».
            Ti fissa per un attimo, sorpreso. Alzi il sopracciglio «non hai altro da fare?». Lui annuisce e si allontana spaventato. Sali le scale che ti portano al corridoio principale. I tuoi sono gli unici passi che rimbombano per il corridoio deserto e buio. Nessuna luce illumina le scalinate di pietra e per quanto la tua vista sia abituata alle tenebre un rumore di passi attira la tua attenzione: estrai la bacchetta velocemente, scrutandoti intorno con sguardo felino, poi lanci un incantesimo. Il tuo avversario si nasconde e risponde all'incantesimo di schianto con un altro. Lo schivi. E per quanto tu voglia pensare che qualcuno si sia intrufolato a  Hogwarts, un seguace di Nia, lo trovi improbabile, non impossibili e prima di fare altre mosse avventate sussurri expelliarmus, la bacchetta dell'improbabile nemico, ma di un più probabile studente scherzoso finisce tra le tue mani.
            «Lumos!» luce si diffonde dalla punta della bacchetta che illumina il volto di Clarke Griffin. Hai un sospiro di sollievo, poi il tuo corpo si irrigidisce.
            «Griffin cosa ci fa qui, non dovrebbe stare nel suo dormitorio?» la tua voce rimbomba fredda e distaccata nei corridoi deserti. Solo qualche dipinto si è svegliato guardando ora incuriosita la scena.
            «Io...»
            Scuoti il capo, non hai tempo da perdere con una ragazzina, il preside ti ha convocato e già da dieci minuti abbondanti dovevi essere lì, alla sua porta prima che l'ex Auror Charles Pike ti venga a cercare e arrestare per aver fermato Griffin fuori dal suo dormitorio, nel cuore della notte, poco distante dal dormitorio dei malvagi Serpeverde.
            «Quindici punti in meno a Grifondoro». Ma Clarke non si muove dal suo posto. Anzi si siede sulle scale di marmo, rimani basita da questo strano atteggiamento. Stai per dire qualcosa quando la voce di Piton risuona fastidiosa da uno dei dipinti.
            «Professoressa Woods non è il caso di perdere tempo. Ci sono degli Auror che la stanno aspettando e non per portarla ad Azkaban, per sommo dispiacere del Professor Pike».
            «Anche se volessi non potrei fuggire da qui, ad Hogawarts non  si può smaterializzarsi» la tua voce si confonde con quella di Clarke che dimentica della studentessa ha ascoltato la vostra conversazione. Piton ora scruta la ragazza dai suoi occhi neri e severi.
            «A lei ci penso io» dici e l'ex professore sparisce scuotendo il capo al di là del quadro. Clarke ti guarda, la raggiungi, le ordini: «andiamo». Rassegnata ti segue. Senti i suoi passi dietro ai tuoi, ogni tanto ti volti per vedere se non sia scappata, ma invece è ancora dietro di te, silenziosa. Hai quasi raggiunto l'ufficio del preside, vorresti svoltare a destra, ma invece prosegui verso la torre dei Grifondoro. Alla fine siete innanzi al ritratto della Signora Grassa che russa rumorosamente.
            «Bene, credo che la sua sala comune la conosca. Le consiglio di non perdere tempo e di andare a dormire. Buona notte, signorina Griffin». Le volti le spalle, ma Clarke ti ferma con una domanda.
            «Perché la odia così tanto?»
            Sospiri, sai che si riferisce a Pike. Non rispondi, resti muta e scruti la ragazza che hai di fronte. I suoi occhi azzurri brillano innanzi alla luce dell'unica torcia accesa e i suoi capelli biondi sembrano la criniera di un leone nella quale affondare le mani. I tuoi occhi si allargano, ti mordi la lingua maledicendoti per quello che hai pensato. Sei un insegnante. Vuoi dire qualcosa, ma ancora una volta vieni interrotta da una furente Blake uscita fuori dalla sala comune. Clarke si volta verso Octavia che vi guarda entrambe, poi tu indietreggi.
            «Ora c'è la signorina Blake che saprà sicuramente indicarle la sua stanza e il suo letto. Buona notte».
            Ti congedi voltando le spalle alle due ragazze. Il mantello fruscia come un soffio di vento al tuo cammino. Ripercorri la strada all'inverso fino a trovarti innanzi al Gorgoyle di pietra che blocca la scala per la stanza del preside.
            «Città della luce».
            Il gargoyle si sposta lasciandoti passare. Dalle voci che provengono dalla stanza si sta discutendo animatamente e nulla fa presagire qualcosa di buono. Un nodo ti si stringe intorno alla gola: senti Pike pronunciare il nome di Abbigail Griffin. Dai toni la conversazione si fa accesa e animata. La voce colma di rabbia di Abbigail arriva fino alle tue orecchie.
            «Jaha come hai potuto permettere che Lexa Woods insegnasse a Hogwarts! Non è affidabile. È pericolosa. Instabile. Ho i referti dell'Ospedale San Mungo che lo dimostrano».
            Poi un rumore forte ti fa sobbalzare.
            «Non sono affidabili quei dannati referti e lo sai meglio di me, Griffin — pronuncia quel nome con disprezzo Anya —. E poi sappiamo tutti che Lexa è l'unica adatta a ricoprire questo ruolo, ora e in questa situazione. Nia è stata vista nei pressi di Hogsmade, bisogna avvertire le autorità e mettere l'allarme!» tuona la voce di tua sorella.
            La risata di Bellamy fende l'aria già tesa.
            «Tua sorella è un pericolo pubblico e invece è in questa scuola! Dannazione! Anche lei dovrebbe essere arrestata e sbattuta ad Azkaban. È a causa sua se ci sono state quelle morti al Torneo. Lei porta il...».
            Non c'è la fai più. Ed entri.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Allora, perdonate l'immenso ritardo. Purtroppo, ho avuto molto da fare: studiare. Ora posso finalemente dedicarmi a questa storia (e alle altre aperte). Ringrazio tutti per le recensioni (risponderò il prima possibile). Spero che continuerete a seguirmi. A presto, Mai Valentine. 
   
 
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