Oggi è il tredici
dicembre, la neve cade su Sheffield, ma
davanti al caminetto di villa Malia sembra poetica.
Vivo in questa casa da un mese e mi sono ambientata
benissimo, il mio ragazzo – Lee – ce l’ha
messa tutta a farmi sentire a mio
agio. Qualche mese fa gli ho salvato la vita evitando che venisse reso
una
frittella umana dalla solita automobilista distratta per via del
telefonino.
Mi sono rotta una gamba, un braccio, mi hanno dovuto
trapiantare un nuovo stomaco e un nuovo pancreas e sistemare un trauma
cranico
per evitare che lo ammazzassero, ma rifarei tutto.
Ho perso un po’ di parti del corpo, ma ho vinto un
ragazzo premuroso che mi è stato accanto mentre ero in coma
e dopo,
sostenendomi nel difficile percorso della riabilitazione e del
post-trapianto.
Mi ha persino fatto venire a vivere a casa sua dopo che
la mia amabile padrona di casa ha affittato il mio appartamento a
un’altra
persona visto quanto sono stata in ospedale.
Un po’ mi dispiace che abbia dovuto rompere con la sua
fidanzata storica Deni per stare con me, ma è stata una sua
decisione. Gli ho
chiesto mille volte se fosse sicuro, ma ha risposto mille e una di
sì.
Mi chiamo Fay Williams e se ho potuto salvare Lee è stato
perché ho il potere di prevedere il futuro, donatomi dalle
fate che mi hanno
rapito appena nata. Mamma
dice che è
stata una psicopatica a tenermi con sé una settimana, ma il
fatto che abbia
questo potere e i capelli naturalmente di un viola acceso smentisce la
sua
teoria. È in onore delle fate che mi hanno chiamata Fay.
“Fay?”
Il mio ragazzo si siede accanto a me sul divano con una birra in mano.
“Sì, Lee?”
“Cosa facciamo a Natale?”
“In che senso?”
Casa nostra – che bel pronome – è
già addobbata, l’abbiamo fatto l’otto
dicembre come da tradizione.
“Il cenone, Fay!”
“Oddio, scusa! È che di solito io e mia madre non
lo
festeggiamo molto.”
“Ci credo, non ce la vedo un’insegnante di
matematica a festeggiare qualcosa di
scientificamente impossibile.”
“Ehi!”
Gli do una leggera manata.
“Scusa, ma io sto sulle palle a tua madre e non capisco
perché.”
“Non lo so nemmeno io, quando provo a parlargliele lei cambia
discorso, forse è
perché pensa che una celebrità si
stancherà di una bibliotecaria. Sai la storia
dello scientificamente impossibile.”
“Non esiste una legge fisica o scientifica che regoli la vita
di una celebrità!
In ogni caso dove lo facciamo questo benedetto cenone?
Così prenoto il catering e tutto.”
Io faccio per replicare, ma lui alza un dito.
“No, non puoi cucinare tu. È solo da un mese che
stai in
piedi, non ti devi sforzare troppo.”
“Va bene, casa tua.”
La testa mi gira all’improvviso, visione in arrivo.
{Quando la mia testa
è normale, mi accorgo che sono
ancora a casa di Lee. Questa volta indosso un velo nero che mi copre il
corpo
fino alle ginocchia, una corona nera con cinque punte di un materiale
lucido che
sembra vetro e un paio di anfibi neri con dei brillantini argentati
disposti
come galassie.
È una
visione, la luce è dorata e cenere sottile cade
sulla scena. I genitori di Lee e mia madre si stanno scambiando i
convenevoli,
lei sembra più rigida del solito.
Non ho tempo di
chiedermi perché visto che suona il
campanello e mi vedo correre ad aprire la porta, sto sorridendo, ma il
mio
sorriso svanisce quando vedo chi è: mio padre e la sua nuova
moglie.
Il mio abito di lustrini
neri scintilla sinistro.
“Cosa ci fai
qui?”
“Sono venuto a
festeggiare il Natale con voi, no?
Sono tuo padre,
no?”
“E adesso te
ne ricordi?”
Tuona una voce alle mie
spalle, mamma lo ha visto.
Ha gli occhi fuori dalle
orbite e parecchie ciocche nere che
sono scivolate fuori dal suo solito chignon.
“Tua figlia
è stata in ospedale per mesi e tu non ti sei
mai fatto vedere!
Per non parlare di
prima! Adesso che sta con tizio pieno
di soldi ti fai vivo, ma non ti fai schifo?”
Mio padre non fa in
tempo a rispondere che mia madre riprende a insultarlo.}
“Fay?”
Mi richiama alla realtà Lee.
“Per cinque minuti buoni hai fissato il vuoto!”
“Scusa.”
“Ok, dico al catering di organizzare a casa mia
allora?”
“No, a casa dei tuoi! C’è più
spazio!”
“Ma se abito in una villa.”
Cazzo!
“Ehm, magari un luogo più intimo
aiuterà l’atmosfera
natalizia a formarsi.”
“Fay, hai avuto una visione, vero?”
Io abbasso la testa, Lee sa del mio dono, gliel’ho detto
quando sono venuta a
vivere qui.
“Sì. Ho visto mio padre arrivare qui e mia madre
ha
cominciato a insultarlo e a dare di matto.
Se la organizziamo dai tuoi forse ci sono meno
possibilità che si presenti e che lo spirito del Natale se
ne vada a puttane.”
Lee annuisce.
“Ok, facciamo a casa dei miei allora.”
“Grazie, Lee. Sei un tesoro!”
Lo bacio appassionatamente.
“Non distrarmi dal mio lavoro, donna.”
Dice, facendomi ridere con la sua espressione fintamente burbera.
Amo quest’uomo.
“Va bene.”
Lui chiama il catering e lo prenota dandogli l’indirizzo dei
suoi genitori come
luogo in cui si svolgerà il cenone di Natale.
Ho dei brutti presentimenti su questa cena, ma credo di
averli schivati con la mia visione, vorrei imparare a controllarle, ma
non ci
riesco. Quando vengono vengono, non si annunciano e non si possono
comandare.
Finita la chiamata striscio alle spalle di Lee e gli do
un bacio sulla nuca, il suo punto debole.
“Fay?”
“Sì?”
“Perché mi hai baciato la nuca?”
“Perché hai una bellissima nuca, con un bellissimo
tatuaggio.”
Gli traccio i contorni del fiore della vita.
“Vuoi farmi diventare matto?”
“Pensi ancora che io sia troppo fragile per fare qualsiasi
cosa?”
Lo sento deglutire.
“È la prima volta che lo fai, di solito sembra che
tu
abbia paura che io ti rifiuti.”
“Ce l’ho ancora questa paura, ma adesso ho bisogno
di sentirti vicino, di
sentirti… mio.
Ma se non vuoi non fa nulla.”
Mi metto in un angolo del divano sentendomi una stupida, lui invece
estrae di
nuovo il cellulare dalla tasca e compone un numero.
“Ciao, Oli. Sono Lee, oggi non vengo alle prove.
Ho altro da fare e se vieni a disturbarmi libero i cani,
quei due mastini che hai salvato da un cassonetto della spazzatura e mi
hai
rifilato.
No, non voglio sentire ragioni.
Adesso stacco il telefono e ricordati dei cani.”
Chiude la chiamata e gattona verso di me, io fingo di ignorarlo
incrociando le
braccia davanti al petto, lui ci si struscia contro come un gatto.
“Meow.”
Io sospiro e gli alzo delicatamente il volto e lo bacio.
“Meow.”
Lui sorride, scende dal divano e mi prende in braccio
come una sposa.
“Sfruttiamo questa vacanza?”
Mi chiede esitante.
“Non aspettavo altro che questa proposta.”
Lui mi sorride e io strofino il naso contro il suo petto, felice.
Natale è arrivato e noi siamo in ritardo.
Ieri sera abbiamo festeggiato a modo nostro e stamattina
abbiamo fatto il bis, ha preso sul serio il mio bisogno di lui.
“Lee, muoviti o saremo in ritardo! Mettiti una camicia
per una volta!”
“Ma la cravatta no.”
“No, quella no!”
Gli urlo mentre è sotto la doccia, io sono davanti
all’armadio alla ricerca di
un vestito, precisamente il vestito che ho preso per
quest’occasione aiutata da
Chloe Mellors e Alissa Salls. Finalmente lo trovo e lo contemplo: un
abito di
lustrini neri scintillanti dalla gonna irregolare cha va da sopra a
sotto il
ginocchio, un profondo scollo e maniche a pipistrello a tre quarti.
Almeno mi
si vedranno i tatuaggi!
Lee esce dalla doccia ed entro io, poi indosso IL
vestito, le scarpe a tacco alto con un listino sulle dita e uno alla
caviglia e
mi guardo allo specchio, ancora non mi ci riconosco nella ragazza che
vedo.
“Sei bellissima.”
Mi sussurra Lee, facendomi arrossire.
“Alissa e Chloe mi
hanno aiutato a sceglierlo, sono state davvero carine con me, mi hanno
accettata subito.
E se fosse eccessivo? E se a tua madre non piacesse?”
“Chi se ne frega?! A me piace e te lo toglierei
volentieri.”
“Lee, già non sto molto simpatica a tua madre, se
per colpa mia si dovesse
ritardare il pranzo di Natale la cosa peggiorerebbe.”
Lui alza gli occhi al cielo.
“Va bene. Io sono pronto, andiamo?”
“Sì!”
Metto un golf, il cappotto e prendo la borsa.
Usciamo di casa in un paesaggio da cartolina, stanotte è
nevicato quindi è tutto bianco come dovrebbe essere a Natale.
“Dici che avrei dovuto tingermi i capelli di un colore
più naturale che il viola?”
Lui apre la macchina con uno scatto della chiave elettrica, poi si
volta verso
di me.
“Fay Leanne Williams, secondo me sei bellissima
così. Con
i tuoi tatuaggi, piercings, capelli viola e corpo rattoppato.”
Appoggia le mani sulle mie spalle e mi guarda fisso negli occhi, io mi
perdo in
quegli occhi così blu.
“Smettila di farti paranoie, di avere paura e tutto il
resto, perché andrà tutto bene.
Per liberarti di me dovresti tornare indietro nel tempo e
lasciare che quella macchina mi investisse.”
“Non scherzare su queste cose.”
“Sono serio.”
“Lee… Grazie.”
“Prego e adesso andiamo.”
Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la casa dei genitori di Lee,
io ho
ancora quel cattivo presentimento. Che mio padre sia in grado di
trovare anche
la loro casa?
Arriviamo e parcheggiamo nel vialetto, Lee tira fuori una
bottiglia di vino italiano e un panettone, io una rosa di Natale.
Bussiamo e il
padre di Lee ci viene ad aprire, abbraccia il figlio e anche me, stando
attento
a non danneggiare il fiore.
“Non ti dirò che non avresti dovuto portare vino e
panettone,
perché sono stramaledettamente buoni, ma tua madre te lo
dirà.”
La signora Malia esce dalla cucina da cui proviene un delizioso profumo
di
cibo, probabilmente stava riscaldando quello del catering, abbraccia
Lee e
accetta i suoi doni, poi guarda me.
“Grazie mille, sembra molto bella.”
Dice indicando la rosa di Natale.
“Grazie. Come mai non le piaccio?”
“Non è che tu non mi piaccia, devo a te il fatto
che Lee sia ancora vivo, è che
tu mi ricordi una persona che non mi piace.”
Fantastico! Forse dovrei farmi una plastica facciale.
Il campanello suona, deve essere mia madre, il suo treno
doveva arrivare più o meno a questo orario, vado ad aprire
la porta e me la
ritrovo davanti. Capelli neri con qualche filo bianco raccolti in uno
chignon
sbarazzino in onore delle feste, occhi neri, occhiali cerchiati di
nero, si
vede lontano un miglio che è una professoressa di matematica.
“Ciao, mamma!”
“Ciao, tesoro. Questo vestito non è un
po’ troppo scollato?”
“È Natale, non fare la profe, hai l’aria
di una che
sta per darmi una nota.”
Lei scoppia a ridere.
“Ti dovrei dare una nota di merito per come ti sei
rimessa in piedi.”
Entriamo sorridendo, ma non appena la signora Malia la vede smette.
“Victoria Flowers!”
Urla, io la guardo incredula.
Come fa a conoscere il cognome da nubile di mia madre?
“Annie Long!”
“Come fa a conoscere il cognome da nubile di mia
madre?”
Mi sussurra Lee, perplesso.
“Non ne ho idea, non mi piace la piega che hanno preso gli
eventi, mi sembra di capire meglio il mio cattivo
presentimento.”
“Cosa ci fai a casa mia, Victoria?”
“Sono la madre di Fay.”
Lei mi guarda con il fuoco negli occhi.
“Adesso capisco a chi somigli! Alla ladra di
ragazzi!”
Che? Mia madre ladra di ragazzi?
Impossibile.
“Io, ladra di ragazzi? Tu sei una ladra di ragazzi!”
Risponde piccata mia madre.
“Lui mi piaceva da più tempo di te, tu lo sapevi e
te lo
sei presa lo stesso.”
“ALT!”
Urla Lee.
“Calmatevi! Tutte e due! Di cosa diavolo state
parlando?”
Il signor Malia si fa avanti.
“Victoria è stata la
mia prima ragazza, prima che lei stesse con me era amica
di tua madre.”
“E poi?”
“Poi… Beh, io ho tradito Victoria con tua madre e
ci siamo messi insieme, da
allora non ci siamo più lasciati.”
“E questo dimostra chi è la vera ladra di
ragazzi!”
“Mamma!”
Dico piano, non l’ho mai vista così arrabbiata, se
non con mio padre.
“No, Fay! Devi sapere, la mia migliore amica mi ha
fregato il ragazzo e adesso mi chiama ladra di ragazzi!”
“Victoria…”
“David, lo sai anche tu che è la
verità.”
“No, che non lo è!”
Tuona Annie.
“Flowers, tu lo sapevi che mi piaceva David e ti sei
messa con lui lo stesso, la vera ladra di ragazzi sei tu!”
“Tu non eri fidanzata con lui, io sì!
E avevamo deciso che sarebbe stato David a decidere con
chi stare e lui aveva scelto me, ma tu non ti sei mai rassegnata. Hai
sempre
tentato di sedurlo!”
“Non essere sciocca, sei tu che lo hai abbindolato
coprendolo di attenzioni in modo che si dimenticasse di me.”
“E tu hai sempre fatto la gatta morta.”
Lee mi guarda.
“Credo di capire.”
“Io no. Cosa diavolo significa questo casino?”
“Mio padre aveva una ex ed è sempre stata
tabù in questa casa, mamma ha
stracciato tutte le foto dove c’erano loro due. Non ha mai
permesso a mio padre
di parlarmi di lei, è sempre stata gelosissima di questa
donna.”
“E questa donna sarebbe mia madre. Fantastico! Adesso mi
odierà.”
Mi viene da piangere sta andando tutto a rotoli.
Perché le mie visioni non mi hanno avvisato?
“Fay, va tutto bene.”
Lee mi mette di nuovo le mani sulle spalle.
“Va tutto bene? Le nostre madri si stanno scannando per
cose successe più di trent’anni fa!”
“Mettila così, le nostre famiglie erano destinate
a diventare una sola.”
“Penso che tua madre voglia finire il lavoro che ha iniziato
la macchina che mi
ha investito.”
“Non esagerare, mia madre non farebbe del male a una
mosca.”
Io gli indico la scena: sua madre sta cercando di strappare lo chignon
della
mia che ha in mano la coda di Annie.
“Si ammazzeranno, chiama la polizia.”
Dico funerea.
“Non scherzare.”
“Sono seria, qui finisce male.”
Lui si gratta la testa, completamente nel panico, non si aspettava
questo
epilogo e nemmeno io.
Voglio imparare a controllare le mie visioni, se questo è
possibile.
Il padre di Lee si avvicina a noi con aria disperata.
“Ragazzi, voi andate.
Non si farà nessun cenone, sarà già
una bella cosa se
riesco a calmare queste due furie senza dover chiamare la
polizia.”
“Papà, ma sei sicuro?”
“Sì, Lee. Non vedi in che situazione
siamo?”
“Signor Malia, mi scusi!
Non volevo rovinarle il Natale!”
Dico sull’orlo delle lacrime, lui mi abbraccia.
“Va tutto bene, Fay. Tu non lo sapevi e non potevi
saperlo perché immagino che tua madre non ti abbia mai
parlato di questa
faccenda.”
“No, pensavo avesse iniziato a uscire con mio padre al liceo,
non avevo idea
che lei fosse il suo primo ragazzo.”
“Su, non piangere e adesso andate.”
David mi consegna a suo figlio e insieme prendiamo i cappotti e usciamo
dalla
casa che è diventata un campo di battaglia.
Saliamo in macchina e lì scoppio a piangere Lee mi
dà un
bacio sulla fronte e mette in moto, un quarto d’ora dopo
siamo nel centro di
Sheffiled e lui parcheggia la macchina.
“Adesso ti porto in un posto che ti farà
sorridere.”
“Lo spero, perché ne ho un fottuto
bisogno.”
Scendiamo dalla macchina e mi porta davanti a un Mac Donald, il mio
umore si rischiara
parecchio, amo il cibo spazzatura, lo considero una specie di cura per
la vita
di merda.
Le cose non vanno bene? Un cheeseburger non ti giudica o
ti fa sentire colpevole di qualcosa.
Si lascia mangiare e basta.
“Grazie, Lee. È esattamente quello di cui avevo
bisogno.”
“Lo so.”
Entriamo e ordiniamo due panini giganti, il commesso ci guarda come se
fossimo
due alieni.
“Non hai mai visto due persone ordinare il giorno di
Natale?”
Gli chiedo irritata.
“No.”
“Bene, oggi le hai viste.”
“Come mai siete qui?”
“Perché il nostro cenone si è
trasformato nella terza guerra mondiale, adesso
possiamo avere il nostro cibo o vuoi che ti raccontiamo tutta la nostra
vita?”
Il commesso mi sorride insolente.
“Solo se Lee mi fa un autografo e una foto con voi
due.”
Io sospiro.
“Potevi dirlo subito che eri un fan.”
Esclama il mio ragazzo.
Gli firma immediatamente un foglio e scattiamo una foto e
finalmente riceviamo il nostro cibo.
Ci sediamo a un tavolo davanti alla grande vetrina e
notiamo che ha iniziato di nuovo a nevicare.
“Allora, siamo in un Mac Donald il giorno di Natale,
nevica e noi siamo al caldo.
Non è fottutamente romantico?”
“Più che altro punk!”
Rido io, addentando il mio panino.
“Sei sicura che quella roba ti faccia bene?”
“E me lo chiedi solo ora?
Comunque vedila così: in questo panino
c’è un pranzo di
Natale concentrato.”
“Interessante punto di vista, quindi se io volessi fare il
bis farei un doppio
pranzo?”
“Uhm, sì e l’idea mi tenta.”
Lee dà un’occhiata al commesso.
“Secondo te quanto ci metterà a mettere quella
foto su ogni
social?”
“Secondo me lo sta già facendo.”
“Beh, così tutti sapranno che Lee Malia
è così sfigato da andare in un Mac il
giorno di Natale.”
“A me piacciono gli sfigati.”
Gli dico sorridendo mentre gli stringo una mano, lui mi sorride di
rimando.
“Vado a ordinare un secondo menù, lo vuoi anche
tu?”
“Sì.”
Si alza, va al bancone e ordine come ha detto, poco dopo ritorna, io
prendo il
mio bicchiere di coca e lo alzo.
“Voglio fare un brindisi. Al miglior Natale della mia
vita, il mio primo Natale punk-rock e quello che ho trascorso con la
persona
che amo di più al mondo.
Ti amo, sfigatto.”
“Ti amo anche io, sfigatta.”
“Meow!”
Brindiamo e beviamo la nostra bevanda sorridendo come due
idioti.
Fuori nevica, le strade sono deserte, ma risplendono di
luci natalizie e sono decorate da alberi di Natale e ghirlande di
sempreverdi.
Qualcuno potrebbe pensare che sia triste, ma io sono felice, mi sento
finalmente a casa dopo tanto tempo.
Mi sento come se fossi sempre appartenuta a questa città
– e forse è vero visto che mamma è di
Sheffield – e a questo ragazzo, anche
questo può essere vero visto che una generazione prima la
strada di mia madre e
quella del padre di Lee si sono incrociate per poi dividersi.
Dicono che la strada più breve si impari al ritorno ed
è
vero, io sono tornata dalla morte e ho trovato tutto quello che credevo
non
avrei mai avuto in vita mia: amore, un ragazzo, sentirmi completa.
Dicono anche che il senso ultimo del Natale sia
festeggiare con le persone che ami il legame che vi unisce e noi lo
stiamo
facendo.
"Buon Natale, Fay.”
Mi dice dopo aver finito anche il secondo menù.
“Volevo darti questo regalo sotto l’albero, ma
facciamo
finta che ci sia.”
Tira fuori la scatolina di una gioielleria e me la porge, io la apro
emozionata. Dentro c’è un anello
d’argento fatto di tre cerchi e in mezzo a
ogni cerchio c’è un fiocco di neve fatto di
diamantini o zirconi.
“Cristo, è bellissimo! Non dovevi!”
“Questo lascialo decidere a me.”
Io gli sorrido di nuovo e tiro fuori il mio regalo, lui
lo apre e guarda curioso la catenina a cui è appeso il
plettro di una chitarra.
“Ehy! Ma questo è
un mio plettro!”
“Esatto! Sono riuscita a prenderlo all’unico vostro
concerto a cui sono riuscita ad andare, mi sono detta che
l’avrei regalato al
ragazzo che avrei definito quello giusto. È un
po’ironico che torni a te,
vero?”
“Mai stato più felice di riavere un
plettro.”
Si mette la collana con gesti goffi e poi mi prende il volto tra le
mani e mi
bacia con passione.
“Buon Natale, Lee.”
Mormoro sulle sue labbra.
È un Natale intimo, ma è perfetto così.
Sono felice.
Buone feste a tutti :)!