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Autore: _diana87    21/12/2016    5 recensioni
Oh Kate, ti sembra normale che un bambino di 10 anni disegni soldati?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una volta qualcuno ha detto che le storie migliori si ricavano guardando le persone alla stazione degli autobus. Coloro che attendono qualcosa e aspettano pazientemente sono i più coraggiosi del mondo, perché sono in grado di sedersi e avere fede nel futuro e non c’è niente di più potente della speranza.
Cara Katie, così mentre ti scrivo, mi sono seduto su una panchina mal ridotta, ma abbastanza forte da tenermi, e ho osservato il mondo variopinto che mi passava accanto. Questo microcosmo mi sta trasmettendo sensazioni e odori che non avevo mai provato prima. Il bello dell’essere scrittori risiede nel sorprendersi davanti a ogni piccola cosa, nel saperlo interpretare nei più profondi dei suoi significati.
Una bambina dai lunghi capelli biondi, con indosso un vestitino rosa, che saltella con una margherita in mano ti fa domandare a chi sia indirizzato quel fiore, se sua madre si sofferma ogni tanto ad osservare la purezza negli occhi di sua figlia quando innocentemente si avvicina a un signore di mezza età, con giacca e cravatta, e gli chiede se può accarezzare il suo pastore tedesco di due anni.
Ma quell’immagine così eterea si riduce subito in polvere; il panorama perde il suo colore, smaterializzandosi davanti a me. Come scrittore sono bravo a rendere la vita un’illusione, anche tu ci eri cascata?
Di fronte a me, la bambina viene sostituita da un ragazzino che in mano non stringe più un fiore, bensì una matita. I suoi vestiti sono di color fuliggine, sporchi e malandati. Non si è avvicinato a un cane e il suo padrone, ma a ciò che resta di un carro-armato, smembrato di tutti i suoi materiali, e rimasto solo con due grosse ruote. Il panorama intorno è desolato, distrutto, sommesso e confuso. Improvvisamente ho memoria.
Ti ricordi, Kate? Ti scrivo questa lettera per dirti che sono al sicuro. Ho accettato di seguire il mio amico Jasper fin qui a Gaza per aiutarlo nel suo reportage. Lui è un fotografo e sta facendo un grosso lavoro presso il New York Times. Io gli sto dando una mano: lui fa foto e io scrivo, lui osserva, io metto su carta ciò che vedono i suoi occhi.
Sono ancora seduto su una panchina presso una vecchia stazione degli autobus. Intorno a me una donna con il velo che le copre il volto mi rivolge un fugace sguardo, per poi abbassare la testa in segno di vergogna, tenendosi stretta il tessuto azzurro davanti la bocca; per lei è un segno di imbarazzo, non le è permesso guardare altri uomini. Vedo un anziano che si siede accanto a me. Sorride lievemente, e si regge a malapena in piedi; noto infatti che zoppica a una gamba. Un ferito di guerra, mi chiedo. Lui pare confermare mostrandomi quella gamba gessata sotto il pantalone color marrone.
Quante storie può ricavare uno scrittore seduto alla stazione degli autobus?
Quel bambino che teneva la matita in mano si avvicina a me facendomi vedere il suo blocco di disegni: c’è un soldato che impugna in mano un grosso fucile e lo punta contro due persone adulte ben distinte.
Oh Kate, ti sembra normale che un bambino di 10 anni disegni soldati?
Prendo quel blocco tra le mani e guardo quel piccoletto. I suoi occhi puntano sulle due figure che ha disegnato, quelle che hanno alzato le braccia simultaneamente, e mi costringe a studiare quel pezzo di carta.
Sono venuto qui Kate perché volevo la mia storia, cercavo un’isprazione diversa. Ebbene, l’ho trovata.
Un bambino assiste all’omicidio dei suoi genitori per mano di un soldato che, armato, li uccide a colpi di mitra. Così, senza ragione. Lui resta talmente scioccato che smette di parlare per anni. E ora è qui, alla stazione degli autobus, attendendo che la vita gli dia una seconda possibilità e che qualcuno si fermi in suo aiuto per offrirgli un passaggio. Pazientemente, saggiamente, ogni giorno fa vedere questo disegno ai passanti e spera in un gesto altruistico.
Ti ricordi quanto sono stato paziente? Aspettavo un autobus chiamato Kate Beckett e ho sperato fino all’ultimo che passasse, finchè l’ho preso al volo quando si è presentato alla mia porta.
Jasper mi fa segno di andare. L’autobus tarderà ad arrivare ed è meglio prendere un taxi per arrivare alla nostra destinazione. Ti chiamerò appena avrò la linea libera. Devo attendere che la situazione sia tranquilla perché non posso rivelare la mia posizione. Come vedi, Kate, la vita è una continua attesa.
È proprio vero quel che si dice. Le storie migliori sono quelle che scopri alla stazione degli autobus.


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Ta-dan! A volte ritornano... faccio come Netflix che rilascia a sorpresa The OA e torna con una piccola shottina su Castle. Non so ancora quando tornerò qui definitivamente a scrivere, ma intanto sono al lavoro su una nuova storia più lunga, quindi mai dire mai. Buone vacanze e grazie a chiunque passerà di qui ;)
   
 
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