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Autore: Heretic Seal    21/12/2016    3 recensioni
Perdere un oggetto che tanto si ama, a volte, può portare a capire cose ben più profonde.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine ci ho provato di nuovo. Questa mattina mi sono svegliata con un'idea per questo secondo breve racconto natalizio ed eccolo qua. Spero che questa storia riesca a strapparvi un piccolo sorriso. 
Buona lettura!
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Il Natale era ormai arrivato, la piccola cittadina era addobbata a festa ed i colori del rosso, dell’oro e dell’argento erano i predominanti. Si respirava una atmosfera di gioia e di serenità, insomma, c’era della magia nell’aria.
In una villetta in periferia, circondata da un piccolo giardino ben curato e ora tutto coperto di neve, vivevano Clarke e Lexa. Le due ragazze stavano insieme da ormai qualche anno ed avevano una splendida intesa sentimentale e non solo.
Si conoscevano a menadito, sapevano bene le passioni dell’una e dell’altra, anche le più nascoste.
Clarke gestiva un piccolo caffè in centro, frequentato soprattutto da giovani, impiegati e operai, mentre Lexa era un architetto e lavorava in uno studio in società con un collega.
Quella era una giornata come tante a parte il fatto che Lexa aveva preso una giornata libera dallo studio per dedicarsi alla decorazione della casa. Intendiamoci, fra le due era Clarke ad occuparsi dell’arredamento e di tutto ciò che concerneva la casa, ma a Natale Lexa veniva colta da una specie di euforia perché aveva la scusa perfetta per tirare fuori la sua collezione di candele.
E si faceva bene a parlare di collezione poiché ne aveva di ogni tipo, forma, colore, decorazione e persino profumo. Dopo anni di convivenza ormai Clarke si era rassegnata a questa vera e propria mania che caratterizzava la sua fidanzata, ma in fin dei conti l’amava anche per questo. Erano giunte, alla fine, al compromesso che nel periodo Natalizio avrebbe potuto esporle tutte, in ogni stanza, mentre per il resto dell’anno le era concesso solo un determinato numero.
Come dicevamo, quella mattina Lexa si era svegliata di buon umore e più tardi del solito.
La sera prima, tornata dal lavoro, aveva portato in salotto tutte le scatole con le decorazioni e le candele. Avrebbe voluto cominciare subito ad addobbare, ma era veramente troppo stanca e così decise di rimandare al giorno successivo.
Dopo una doccia e una bella colazione, a base di caffè e torta al cioccolato, era ora di mettersi all’opera.
Come sempre cominciò con le decorazioni per l’albero che avevano comprato qualche giorno prima al mercatino di Natale, dove un simpatico elfo grassottello e dal naso rosso per il per il freddo, aveva consigliato loro uno degli esemplari migliori.
Lexa appese palline, festoni, ciondoli dalle forme più svariate, compresa una pallina su cui Clarke aveva fatto stampare una foto di loro due e che le aveva regalato per il loro primo Natale insieme.
Ogni tanto si allontanava dall’albero per vedere che tutto fosse in ordine, che non vi fossero troppe decorazioni ammassate in un solo punto e quando fu finalmente soddisfatta mise la stella sulla punta.
A questo punto era il momento di pensare al resto della casa.
Da una scatola tirò fuori due calze con ricamati sopra il suo nome e quello di Clarke che appese con cura al caminetto. Già pregustava il momento in cui Clarke vi avrebbe trovato il suo regalo la mattina di Natale.
Dopo di che si concentrò sul resto della casa addobbando ogni angolo. Per quanto la sua fidanzata adorasse in Natale non riusciva mai a credere che tutti quegli addobbi fossero opera sua, visto che ogni volta che acquistava una decorazione per la casa Lexa non se la filava più di tanto.
Quando anche li fu soddisfatta del risultato si prese una piccola pausa, giusto qualche minuto, per gustarsi a pieno il momento in cui avrebbe aperto la scatola delle candele.
Tornò nell’angolo dove c’erano le confezioni delle decorazioni e si bloccò praticamente subito, qualcosa non tornava, la scatola rossa dove conservava la sua collezione di candele non c’era. Si guardò attorno, poi decise di tornare in garage, magari la sera prima era davvero così stanca che si era dimenticata di portarla in casa.
Ispezionò ogni scaffale, ma della scatola nemmeno l’ombra, eppure non era tanto piccola.
Rimase in mezzo al garage a guardarsi intorno grattandosi la testa “La soffitta. Potrebbero essere li” pensò e così rientrò in casa e si avviò al piano superiore dove, nel corridoio, c’era la botola per accedere alla soffitta.
Non appena mise dentro la testa fu colta da un attacco di tosse, dovevano decidersi a dare una sonora pulita li dentro vista la quantità di polvere c’era.
Si fece spazio fra le cianfrusaglie di Clarke, come le chiamava lei di solito, ma anche li nessuna traccia della scatola rossa.
Tornò di sotto e decise di controllare per tutta la casa, compresi armadi, cassapanche e cassetti.
Niente, della sua collezione nemmeno l’ombra.
Lexa cominciava a preoccuparsi, non sarebbe stato natale senza le sue amate candele.
Prese il telefono e compose il numero di Clarke, l’occhio le cadde sull’orologio, era ormai ora di pranzo e il locale sarebbe stato affollatissimo, non le avrebbe mai risposto. Decise quindi di tagliare testa al toro e andare di corsa dalla sua fidanzata, sicuramente Clarke sapeva dove fosse la scatola.
 
Come previsto il locale era pieno di avventori, erano soprattutto impiegati e operai che si fermavano per un pranzo veloce. La pasta al formaggio di Abby Griffin, la madre di Clarke, era rinomata in tutta la città. Per quanto fosse stata un bravissimo medico, erano tutti convinti che come cuoca forse stata una beata conquista.
Quando Lexa arrivò al locale fece una discreta fatica a raggiungere il bancone dietro al quale Raven era impegnata a preparare dell’altro caffè.
“Ciao Raven, dov’è Clarke?” domandò alzando il tono per sovrastare il vociare tutto attorno.
“Ehi, ciao. La tua dolce metà adesso è in cucina. Aspetta che te la chiamo” e si sporse verso il passavivande “Clarke, la tua fidanzata è qua!!”
Dopo poco una bellissima ragazza bionda uscì dalla cucina “Ciao amore. Sei venuta per mangiare qualcosina?” le domandò avvicinandosi per poi stamparle un dolcissimo bacio sulle labbra che come al solito mandava Lexa un pochino fuori dal mondo.
“Ehm, no. Sono sparite” le disse con tono grave e preoccupato.
Clarke la guardò accigliata “Sono sparite… cosa?”
“Le candele. Clarke, la scatola con le candele non c’è!” le rispose sconvolta dal suo non aver capito.
A questo punto l’altra la guardò perplessa “L’avrai lasciata in garage”
“Non c’è”
“In soffitta hai guardato?” le domandò ancora.
“Si, ho guardo. Anzi… dobbiamo buttare via una po’ di roba, sembra un deposito” le disse.
“Scusa, dove dovrei mettere le cose visto che il garage non si può toccare?” replicò Clarke.
“Ehm, comunque non stiamo parlando di questo. Le candele Clarke… Le candele”
La bionda sospirò rassegnata “Non so dove sono le candele. La scatola l’hai presa tu ieri, no?”
“Si, e l’avevo messa con le altre e ora non c’è più” le disse come se stesse parlando della catastrofe peggiore che potesse colpire l’umanità intera.
Intanto alcuni clienti cercavano di richiamare l’attenzione di Clarke “Amore, capisco che tu sia in ansia, ma ho il locale pieno e dovrei lavorare. Scusami” le disse dandole un bacetto sulle labbra prima di avvicinarsi ad uno dei tavoli.
“Ma... le candele!” esclamò Lexa abbattuta.
Raven le passò accanto con un vassoio pieno di piatti sporchi “Che succede?”
“Ho perso le candele” disse con la voce affranta mentre si sedeva al bancone con il volto fra le mani.
“Scusa, dov’è il problema? Vai al negozio in fondo alla strada e comprane di nuove, no?” le disse senza tanti problemi.
Lexa praticamente s’illuminò “Hai ragione. È quello che farò!” esclamò saltando giù dallo sgabello “Grazie Raven, sei un genio!” e praticamente si fiondò fuori dal locale.
Clarke e Raven si scambiarono uno sguardo reciproco, ormai erano abituate alla sua frenesia da candele e non facevano più caso a queste sue reazioni.
 
Il negozio di Octavia Blake era proprio in fondo alla via principale ed era il più fornito per quanto riguardava l’oggettistica per la casa. Lexa e Clarke erano due clienti fisse ormai da anni, si poteva dire che quasi tutto ciò che avevano in casa l’avevano comprato li.
Lexa entrò nel negozio, salutò Lincoln, il marito della titolare e uomo di poche parole, e cominciò a girare fra gli scaffali.
Le ci volle un po’ per rendersi conto che qualcosa non tornava, il negozio era pieno di decorazioni natalizie, ma non c’era il classico odore di cera che lei sapeva riconoscere subito.
Girò per tutti gli scaffali una prima volta, poi fece un secondo giro, poi un terzo. Alla fine si avvicinò al retro del negozio dove Octavia stava sballando alcuni pacchi arrivati da poco.
“Ehm, O. Posso chiederti una cosa?” domandò educatamente.
“Ciao Lexa. Dimmi pure, se posso aiutarti” rispose la mora posando alcuni oggetti su un ripiano e raggiungendola nel negozio.
“Ho notato che, ecco, non hai candele esposte” le disse un po’ perplessa.
“Ah, si. Beh, quest’anno ho deciso di non prenderne troppe e quelle che avevo le ho vendute tutte” le spiegò con tutta tranquillità.
“E posso chiederti il perché di questa scelta così… particolare?”
“Mah, ho sentito dire che quest’anno le candele non sono di moda come decorazione, quindi ho deciso di non rischiare di avere troppe rimanenze in magazzino”
“Ah. Quindi non hai proprio più nulla. Nemmeno nell’angolo più nascosto del magazzino?”
Octavia scosse la testa costernata “No, mi dispiace Lexa. L’ultima l’ho venduta proprio qualche minuto fa”
Lexa sospirò rumorosamente “Ok, grazie. Non fa niente”
“Senti, prova ad andare da Thelonius. Fa dei discorsi un po’ strani, ma puoi parlare tranquillamente con Murphy. Magari da loro trovi qualcosa” le disse sorridendo.
“Proverò anche li, grazie O.” rispose Lexa mentre si sistemava la sciarpa attorno al collo per poi lasciare il negozio.
 
Camminò per qualche minuto fino ad arrivare alla piazza principale, costeggiò la fontana e poi svoltò a sinistra fino ad arrivare davanti all’emporio.
Non era molto invogliata ad entrare, non le piaceva troppo quel posto soprattutto da quando il povero Thelonius aveva sofferto di un esaurimento nervoso che lo aveva mandato fuori di testa e lo faceva vaneggiare di cose senza senso per le persone normali.
Ci pensò su un attimo, stava per voltarsi ed andarsene, ma poi decise di entrare. Non poteva passare il Natale senza candele quindi poteva fare questo sforzo.
Varcata la soglia si trovò in un grande ambiente pieno di scaffalature dove si vendeva un po’ di tutto, dagli alimentari agli oggetti più disparati.
Cominciò a girare alla ricerca delle sue tanto bramate candele, ma svoltando dietro un altro scaffale si trovò davanti Thelonius all’improvviso.
Lexa soffocò un grido e poi fece un respiro profondo “Thelonius, mi hai spaventata!!” esclamò portandosi la mano al petto.
Lui le si fece vicino e cominciò a parlarle sotto voce “Ehi, Lexa, sai dove sono stato?”
Lexa alzò gli occhi al cielo, sapeva cosa sarebbe successo “No, Thelonius. Dove sei stato?”
“Nella città della luce” le rispose tutto soddisfatto, come se le avesse rivelato il più grande segreto del mondo.
Lexa si finse sconcertata “La città della luce? Wow, deve essere un posto bellissimo” gli disse riprendendo a muoversi nella speranza di smarcarsi da lui.
“Si, è bellissimo. È un posto dove tutti stanno bene, sono felici e sereni. Non ci sono problemi” le disse spalancando gli occhi.
“Bene. E ci vai spesso?” gli domandò continuando a guardarsi in torno alla ricerca di candele che, a quanto pareva, non erano nemmeno li.
Thelonius stava per rispondere quando intervenne Murphy “Su Thelonius, lascia stare Lexa, le hai raccontato questa storia un miliardo di volte” il ragazzo afferrò l’altro per le spalle “Scusami. Sistemo lui e sono subito da te” le disse non poco imbarazzato.
Lexa annuì e continuò la sua vana ricerca. Come promesso dopo poco Murphy fu subito da lei.
“Allora, come posso aiutarti?”
“Avete delle candele? Sai, di quelle decorate”
Murphy scosse la testa “No, noi abbiamo quelle classiche bianche, sottili. Mi dispiace. Hai già provato da Octavia?”
Lexa sospirò di nuovo “Vengo proprio da li. Vabbè, non fa niente” rispose ancora più affranta.
Lasciò il negozio triste e sconsolata. Lei amava le candele e l’atmosfera che creavano e la magia del Natale non sarebbe stata la stessa senza quelle, ne era sicura.
 
Il locale di Clarke era ancora abbastanza affollato, così Lexa decise di tornare nuovamente a casa e rivoltarla da capo a piedi. Insomma, non era possibile che una scatola grande e piena di candele sparisse così nel nulla.
Arrivata a casa cominciò a cercare con metodo, una stanza alla volta e non smise fino a che non ebbe controllato ogni angolo, cassetto o pertugio.
Le ci vollero più di due ore prima di arrendersi alla realtà, ovvero che le sue amate candele erano scomparse nel nulla.
Si mise seduta sul grande divano del salotto, con le gambe incrociate. Per lei non erano solo semplici candele, alcune di quelle avevano dei ricordi. Ovviamente c’erano quelle da accendere, di cui faceva scorta tutto l’anno, ma poi c’erano anche quelle da decorazione e soprattutto ad una di quelle era davvero tanto legata.
Si trattava di quella che lei e Clarke comprarono in occasione del loro primo Natale in quella casa, l’avevano scelta insieme, con molta cura ed era un po’ un simbolo della loro relazione, delle scelte che ogni giorno facevano insieme e che le aveva portate così avanti nella loro storia.
Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse del ritorno di Clarke, la quale le si avvicinò sventolandole davanti un sacchettino pieno di dolcetti che aveva portato dal locale.
“Sei ancora triste?” le domandò e Lexa annuì con un adorabile broncio dipinto sul volto “Mi dispiace amore. Dai, mangia un dolcetto, li ho portati apposta per te”
Lexa sbuffò “Perché fai così?”
“Così come?”
“Sembra che non te ne importi nulla”
“Non è vero. M’importa. Ora mi sistemo e cerchiamo insieme, ok?”
“Uffa, odio quando fai così Clarke. Non devi trattarmi con accondiscendenza, lo sai” esclamò Lexa infastidita dal comportamento e dal tono della sua fidanzata.
“Cosa dovrei fare, scusa? Devo chiamare le squadre di ricerca perché non trovi le tue candele?”
“No, non dico questo. Ma potresti anche evitare di trattarmi così!” risposte piccata mettendosi a braccia conserte.
“Dai Lexa, ora non fare la bambina però!” la rimproverò l’altra, ma lei non rispose.
 
Passarono alcuni minuti in cui Clarke andò a cambiarsi per indossare qualcosa di più comodo dopo una lunga giornata di lavoro. Quando scese al piano di sotto Lexa era nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata: seduta sul divano a gambe e braccia incrociate.
“Stai meditando o hai deciso di tenermi il broncio da qui alla fine delle feste?” le domandò.
“Inutile che ti parlo, tanto mi tratti come una scema”
“Oddio Lexa, sei insopportabile quando fai così, lo sai?”
“Beh, allora perché stai con me se non mi sopporti???”
“Ma che domanda stupida mi fai? Sto con te perché ti amo no?” si sedette accanto a lei e le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Clarke prese un profondo respiro poi le disse “Sai cosa c’è Lexa? Io ti amo con tutta me stessa, sei praticamente tutta la mia vita e non ti lascerei mai per nulla al mondo. C’è però una parte di te che non sopporto ed è quando mi dai per scontata”
Lexa si voltò verso di lei senza capire.
“Mi riferisco a quando io ti racconto le mie cose, di come è andata la giornata, dei problemi che ho avuto o semplicemente quando ti faccio vedere qualcosa di nuovo che ho comprato, beh… sembra che te ne importi poco” le confessò.
“Non è vero. A me importa di quello che fai” rispose Lexa.
“Si, ma non lo dimostri. È come quella pallina” disse indicando l’albero di natale nell’angolo del salotto.
“Che vuoi dire?”
“Dove l’hai messa?”
Lexa la guardò perplessa, come se non capisse la domanda “è sull’albero, come sempre”
“Si, ma dove? In un punto a caso o in quello migliore?” le disse “Vedi amore, la prima candela che abbiamo comprato insieme la metti sempre qua, al centro del salotto, dove tutti la possano vedere. Mentre quella pallina va sempre a finire da qualche parte nascosta da tutte le altre decorazioni”
Lexa sembrò capire finalmente dove Clarke voleva arrivare “Mi stai dicendo che metto sempre prima me e le mie cose rispetto a te?” le domandò quasi sotto voce.
“Bingo!” esclamò la bionda continuando ad accarezzare i capelli della sua compagna “Non ti sto rimproverando. Volevo solo farti capire come sia poco piacevole essere dati per scontati e sentirsi poco importanti”
“Ma tu per me sei importantissima, lo sai. Sei la cosa più bella che potessi desiderare”
“Lo so, solo che… forse dovresti dimostrarmelo un pochino più spesso”
“Mi sento una stupida! Non sai quanto mi dispiace”
“Va tutto bene. L’importante è che hai capito dove volevo arrivare” le disse prima di baciarla dolcemente sulle labbra.
Quel bacio da innocente divenne sempre più appassionato fino a che Clarke non si staccò lasciando Lexa interdetta sul più bello.
“Per la cronaca, le candele sono sempre state con te” le disse e Lexa le lanciò uno sguardo interrogativo “Hai guardato ovunque in casa. Però non hai controllato la bauliera dell’auto”
“Cosa? Quindi le avevi nascoste tu?”sulla faccia di Lexa c’era una divertentissima espressione sorpresa.
“Si, stamani, quando sono andata via. Dormivi così della grossa che non ti sei nemmeno accorta che sono uscita, rientrata e poi uscita di nuovo” le disse ridendo e si sporse in avanti per baciarla, ma Lexa si alzò immediatamente intenta a correre alla macchina, salvo poi fermarsi, tornare a baciarla e correre finalmente fuori a recuperare le sue amate candele.
 
Ci volle all’incirca un’ora perché Lexa finisse di sistemare le candele per tutta la casa, ma alla fine fu completamente soddisfatta del risultato.
L’ultima rimasta la sistemò accuratamente al centro del tavolino da tè che stava davanti al divano ed una volta finito Clarke l’abbracciò da dietro “Non si può certo dire che in casa nostra non ci sia aria di Natale” disse sorridendo.
Lexa passò le mani sulle sue “Già e mi piace così” rispose sorridendo “Sai, Octavia dice che quest’anno le candele non sono di moda. Valla a capire questa gente strana”
Clarke scoppiò a ridere, sciolse l’abbraccio e tirò fuori dalla borsa un pacchetto “Tieni, un regalino in anticipo. L’ho presa proprio da Octavia”
Lexa aprì il pacchetto e vi trovò dentro una bellissima candela rossa e bianca con un disegno di Santa Claus “Amore, è bellissima!! Allora sei riuscita a comprare l’ultima che aveva” esclamò mentre l’altra continuava a ridere.
“Tesoro, sei così dolcemente ingenua a volte”le disse ormai con le lacrime agli occhi mentre Lexa la guardava perplessa.
“Mi stai dicendo che Octavia mi ha presa in giro e anche Murphy?” domandò sconcertata.
“No, Murphy non le ha davvero, ma diciamo che O. mi doveva un piccolo favore”
“Tu sei… tu sei completamente pazza” le disse avvicinandosi per baciarla, questa volta con tanto, tantissimo amore “Mh, devo fare un’ultima cosa, poi sono tutta tua” e, allontanatasi da Clarke prese la pallina con la loro foto e la mise nel punto più centrale ed illuminato di tutto l’albero “Ecco, qua sta decisamente meglio”
Clarke le andò vicina e la strinse più forte che potè “Ti amo tanto”
“Ti amo anche io e prometto che non ti darò mai più per scontata” le disse dolcemente guardandola negli occhi prima di baciarla con dolcezza, passione e tutti quei sentimenti che tendeva sempre a tenere nascosti anche a lei.
Finalmente tutto era al suo posto, fuori aveva ripreso a nevicare e la magia del Natale era arrivata anche in quella casa.
 
The End
  
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