NOTA
DELL’AUTRICE:
Carissime, chiedo venia per il
ritardo, ma l’importante è esserci. Vi rispondo
velocemente, scusate la fretta,
ma la mia chiavetta malefica salta in continuazione, ed ho paura di non
riuscire a postare.
Meticcia:
uela paesà, napoletana come me? Hai ragione tu eri
la sadica, ma chi riconosce questa caratteristica negli altri lo
è ancora di
più (nella fattispecie io)… !!!!!! Abbi pazienza,
il peggio deve ancora venire
hi,hi,hi (anche se qui ci stava meglio la tua risata malefica!). Per
quanto
riguarda Alice, forse hai ragione: un po’ perversa, ma non
è colpa sua. Per il
gatto mi dispiace, ma mi sarebbe dispiaciuto ancora di più
per un cane… Grazie
per la lode, se viene da te ha un peso più che rilevante!
Bacioni endif
vasq:
Grazie cara, il tuo sostegno mi è di conforto. A volte ho paura di
incasinare tutto…!Baci
endif
Gazy:
Carissima, non so se ti sono arrivate le mie mail, c’era
un piccolo consiglio che ti chiedevo, ma posto lo stesso con i tuoi
suggerimenti preziosissimi, dato che ho terminato il cap successivo a
questo.
Sono felicissima che il cap precedente ti sia piaciuto tanto, ma penso
che sia
inevitabile affrontare il tema della trasformazione di Bella, anche se
lo farò
a modo mio… Ti saluto caramente M.Luisa
free09,
titty88,
Confusina_94:
Raga, Eddy è un vero gentiluomo, non un arr…,
date tempo al tempo. Sono felice che formiate un Alice’s fan club, è uno
dei miei personaggi preferiti.
Fra un po’ vedrete cosa combinerà a Bella e ad
Ed… Baci endif
CAP.26
NOTTE
PRIMA DEL DIPLOMA
BELLA
Guardavo
con aria
costernata il letto sommerso dai miei abiti.
Nulla
di ciò che ero
riuscita a tirare fuori dall’armadio sembrava essere adatto
all’occasione. In
realtà non è che si dovesse vedere poi molto, con
quelle orrende toghe che
dovevamo indossare, ma sarei arrivata a scuola con i miei abiti e solo
dopo mi
sarei “intonacata”. Per la prima volta mi
dispiacque non aver provveduto a
comprare qualcosa di carino. Ci sarebbero stati anche Edward ed Alice
per il loro
ennesimo diploma, ma neanche con il più costoso degli abiti
sarei riuscita a
non sfigurare in loro presenza. Ero certa infatti, che non si sarebbero
lasciati sfuggire l’occasione per starmi entrambi vicino,
Charlie permettendo.
Mi
morsi il labbro inferiore.
Non ero stata così in tensione neanche per gli esami che
avevo affrontato da
sola! Quella volta, la “S” del mio cognome mi aveva
relegata in un gruppo molto
distante da quello in cui era contenuta la” C” di
Cullen. Con mia enorme
sorpresa, il compito di trigo era andato benissimo e
anche per le altre materie non avevo di che
preoccuparmi.
Ero,
quindi, giunta
alla sera prima del diploma. Sbuffai seccata guardando tutto il
disordine che
avevo creato. Ancora speravo che qualche capo a me sconosciuto potesse
miracolosamente fare la sua apparizione dall’angolo
più nascosto del mio
guardaroba.
E
ora?
Storsi
un po’ la bocca
osservando la camicetta rossa con la gonna marrone che avevo appoggiato
allo
schienale della sedia senza braccioli della scrivania.
In
mancanza di altro …
Feci
spallucce e
ripensai a quando Charlie, attirato da degli strani rumori, era entrato
in
camera mia qualche giorno prima, trovandomi seduta a terra che
strattonavo con
forza l’unico bracciolo sano dalla poltroncina.
“«Che
fai di interessante, Bella?» Mi aveva chiesto con un falso
tono noncurante. In
realtà, dalla sua voce traspariva chiaramente tutta
l’ansia di un’eventuale
ricaduta emotiva, magari dovuta allo stress per gli esami. Non potendo
certo
rivelargli la verità, mi limitai a scuotere la testa e a
dire: «Nulla papà, è
che questi braccioli mi davano fastidio …». Lui
aveva lanciato uno sguardo
perplesso ai frammenti di tessuto ed imbottitura sparsi intorno a me.
Poi, dopo
avermi osservato per un lungo minuto, aveva deciso che non
c’era nulla di che
preoccuparsi se la mia isteria si riversava sul mobilio.
Così girò sui tacchi e
se ne andò aggiungendo solo un laconico
«Evidentemente …»”.
Sospirai
affranta. Ero
molto stanca e ora mi toccava anche riordinare prima di potermi
abbandonare al
sonno. Afferrai il beauty e mi diressi in bagno. Avevo bisogno di una
rinfrescata, il caldo era davvero insopportabile. A peggiorare il
tutto, c’era
una cordiale emicrania, che mi stava torturando da quel pomeriggio,
quando,
dopo aver riordinato la mia camera, ero scesa giù in cucina.
Lì avevo trovato
una lettera appoggiata allo sportellino del microonde. Era indirizzata
a me e
veniva da parte di Jake.
Non
l’avevo letta che
un’oretta fa.
Cara
Bella,
mi
sono deciso a scriverti questa lettera dopo una lunga riflessione. Sono
andato
via da Forks perché avevo bisogno di recuperare un
po’ di lucidità dopo tutto
ciò che è successo. Non arrabbiarti se ti scrivo
queste poche righe, ma ho
bisogno di chiederti perdono per il male che ti ho fatto. Nonostante
non abbia
giustificazioni per il mio comportamento, voglio solo dire a mia
discolpa che
ho agito sotto l’impulso dell’amore. Sì
Bella, io ti amo e non posso più
nascondermi. Ti prego, cerca di ragionare. Cullen non è la
scelta giusta per
te. Se non fossi intervenuta tu, lui non avrebbe esitato ad uccidermi,
lo sai
bene. Questo non ti fa capire nulla? E’ un violento, un
essere ignobile che non
è degno del tuo amore. Ti scongiuro, stai attenta, ne
và della tua stessa vita.
Io aspetterò per tutto il tempo che riterrai necessario, e
se lo desideri, darò
il benservito al nostro “amichetto”.
Ti
penso ogni giorno.
Auguri
per il tuo diploma.
Jake
Leggere
quelle parole
mi aveva fatto male al cuore. Jake non voleva accettare che avessi
scelto di
ritornare con Edward, perciò continuava a sperare e, dunque,
a soffrire a causa
mia.
In
bagno, mi infilai
sotto la doccia e lasciai scorrere a lungo l’acqua sulla mia
testa.
Ah,
perché la mia vita
doveva essere così difficile! Se solo Edward non fosse stato
così restio alla
mia trasformazione, tutto sarebbe molto più semplice. Ma non
ne avevamo più
parlato, anzi! A dirla tutta, non ci eravamo proprio detti un bel
niente.
Chiusi
il rubinetto e
mi asciugai i capelli con cura. Indossai una canottierina bianca senza
reggiseno
con una coulottina anch’essa bianca e a piedi nudi ritornai
in camera mia
sospirando. Non ero troppo bendisposta al riordino del letto...
Non
appena richiusi la
porta dietro di me, guardai perplessa la camera in perfetto ordine.
Sbattei le
palpebre un paio di volte e mi girai verso la sedia a dondolo, da cui
provenne
uno schiarirsi di gola.
In
perfetta immobilità,
con lo sguardo sorridente così come le sue labbra, Edward mi
aspettava
comodamente seduto; un braccio dietro la testa e le gambe distese
davanti a
lui. La mia testa registrò ogni particolare con una
velocità strabiliante. Le
braccia dure e possenti facevano bella
mostra da sotto una t-shirt blu notte, e dei morbidi pantaloni di
canapone
fasciavano le sue gambe lunghe e muscolose.
Il
fascino fatto
persona.
«Ciao,
Edward.» perché
la voce mi doveva sempre uscire così roca in sua presenza?
«
Bella» fece lui di
rimando a mo’dì saluto, per poi regalarmi uno dei
suoi sorrisetti a fior di
labbra. «sono
in visita ufficiale.»
disse serio serio. Poi aggiunse: «sono stato incaricato, per
non dire
minacciato, da un folletto di nostra comune conoscenza di consegnarti
questo
pacco, che non chiamerò dono perché so che
così scateneresti la tua ira.» e con
la mano indicò il letto in un gesto aggraziato.
Mi
voltai con lentezza
nella direzione indicata, dove notai un enorme scatola dorata satinata
con un
vistoso fiocco rosso sopra. Era appoggiata sul letto perfettamente in
ordine.
«La
minaccia riguardava
l’obbligo da parte mia di non sbirciare, e giuro solennemente
che non l’ho
fatto» concluse lui, mettendosi teatralmente una mano sul
petto.
Mi
avvicinai e sfilai
il costoso cartoncino ripiegato con cura. Lo aprii e lessi la grafia
leggera e
nervosa di Alice:
Mia
adorata, non sono riuscita a trattenermi dal prenderti qualcosa per un
giorno
così memorabile, quale sarà domani per te. Non
arrabbiarti, ti prego. E’
davvero solo una sciocchezza. Troverai due pacchetti. Il più
piccolo ti
consiglio di aprirlo lontano da sguardi indiscreti … E per
carità, passi la camicetta,
ma disfati di quella orribile gonna marrone!
Ti
voglio bene
Alice
Sospirai.
Avrei dovuto
aspettarmelo conoscendo la mia migliore amica.
Aprii
la scatola.
Lanciai uno sguardo ad una nuvoletta di impalpabile seta blu elettrico,
che non
ebbi neanche il coraggio di sfiorare nel timore di sgualcirla. Poi
notai un
minuscolo sacchettino di seta porpora con un cordoncino dorato. Lo
presi tra le
mani. Era leggerissimo. Chissà cosa c’era dentro!
Guardai Edward di sottecchi e
sorrisi vedendo che si era messo i palmi delle mani sugli occhi, per
evitare di
guardare.
Avrei
dato solo una
rapida sbirciatina …
Allentai
i cordoncini e
aprii un po’ il sacchetto con il dito indice.
Pizzo
blu in coordinato
con l’abito.
Richiusi
di scatto e
infilai il sacchetto sotto l’abito, nell’angolo
più nascosto della scatola.
Sentii le mie guance divenire scarlatte e non potei evitare di lanciare
uno
sguardo imbarazzato in direzione di Edward, che ancora con gli occhi
coperti,
sorrideva apparentemente ignaro di tutto.
Con
Alice avrei fatto i
conti molto presto …
EDWARD
Ovviamente,
mi ero ben
guardato dall’impedirmi la visuale quando avevo poggiato i
palmi delle mani
sugli occhi, per non perdermi Bella che scartava il suo regalo. In
realtà non
era il dono che desideravo vedere, ma la sua espressione. Non me la
sarei persa
per niente al mondo. Bella era di una dolcezza disarmante: non sapeva
come
accettare un regalo senza sentirsi in imbarazzo e diventare di tutti i
colori.
Era davvero adorabile.
L’abito
- perché di
quello doveva trattarsi - l’aveva colpita. Le piaceva
davvero! Mi aveva fatto
fremere l’esitazione con la quale l’avevo vista
avvicinare piano le dita al
tessuto, per poi ritrarle subito. Pensava di rovinarlo con il suo
tocco? Che
sciocchina che era! Non sapeva che anche le stelle, al suo cospetto,
non
sarebbero mai state più luminose e brillanti dei suoi occhi?
Che le sete e i
broccati più costosi non avrebbero avuto nessuna morbidezza
e pregio, se non
avessero almeno potuto sfiorare la sua pelle delicata?
Quando,
poi, aveva
preso tra le mani quel sacchetto minuscolo, non mi era sfuggita la
curiosità
nei suoi occhi, ma anche la titubanza. Avevo sorriso nel vedere come si
era
accertata che non stessi guardando. Immediatamente un odore poco
conosciuto,
tuttavia familiare, mi colpì le narici non appena
aprì il sacchetto. L’avevo
sentito addosso alle mie sorelle in più di
un’occasione e sapevo che i miei
fratelli ne andavano letteralmente pazzi.
Quello
era intimo di
pizzo, ci avrei scommesso qualsiasi cosa.
Deglutii
piano ed ebbi
la conferma alle mie supposizioni quando notai la fretta con la quale
Bella
nascose il sacchetto. Le sue guance si tinsero immediatamente di un
acceso
rosso porpora.
Non
avevo ancora tolto
le mani dagli occhi, perché volevo dare a Bella il tempo di
recuperare un po’
di controllo. Era profondamente in imbarazzo, con quella scatola in
mano, senza
sapere dove farla sparire.
Alice,
ma che diavolo ti era saltato in mente! Un
moto di impazienza
mi scosse.
Come
se lei avesse
bisogno di quei gingilli per rendersi desiderabile! Bastava che la
vedesse come
la vedevo io in quel momento: con una canottiera striminzita, e una
specie di
minuscolo pantaloncino - o sarebbe più appropriato chiamarlo
slip di dimensioni
accettabili? - per capire che lei era già sexy da morire
…
La
osservai mentre
decideva infine di riporre la scatola sotto il letto e sedersi sopra
quest’ultimo con le gambe incrociate.
Mi
guardò nervosa.
Si
morse il labbro e si
lisciò i capelli un paio di volte.
Afferrò
un cuscino e se
lo pose in grembo.
Si
era messa
chiaramente sulla difensiva.
Abbassai
lentamente le
mani e la guardai.
«Bella,
cosa c’è che
non và?» chiesi perplesso, ma senza accennare ad
alzarmi. «Il regalo di Alice
non ti è piaciuto?» decisi di prenderla alla
larga. Non volevo che si sentisse
in obbligo di mettermi al corrente di cose che desiderava tenere per
sé.
«Oh,
no, no. Anzi è … è
perfetto.» rispose riscuotendosi dai suoi pensieri. Poi
aggiunse: «Sono un po’
nervosa, ho mal di testa dal pomeriggio … Sarà la
tensione per domani.»
concluse, toccandosi con dita delicate la fronte.
Mi
alzai e mi avvicinai
a lei sedendomi al suo fianco. «Hai anche nausea, capogiri,
offuscamento della
vista?» chiesi, dopo aver modulato la voce con un tono che
voleva essere calmo
e rassicurante.
Mi
guardò perplessa,
poi sorrise impercettibilmente «Edward, non temere,
è solo mal di testa.
Passerà con una buona dormita.»
La
scrutai negli occhi.
Mi stava nascondendo qualcosa. Sorrisi di rimando e feci per alzarmi,
ma lei mi
prese la mano e mi disse con un sussurro: «No, non andartene.
Fammi compagnia,
non voglio rimanere sola stanotte.»
Un
brivido mi percorse
la schiena. Era la prima notte che avremmo trascorso insieme da quando
ero
ritornato da Rio. Insieme nella stessa stanza. Anche nello stesso
letto?
Lanciai uno sguardo alla sedia a dondolo, ma lei, senza lasciare la
presa dalla
mia mano, si distese sul letto trascinandomi con sé. La
seguii docilmente e mi
allungai al suo fianco.
Bella
spense la luce e
rimase al buio. Potevo vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi. Si
girò di
fianco e con fare naturale mi mise una mano sul petto. Deglutii e
trattenni il
respiro. Come se fosse la cosa più giusta al mondo, la
coprii con la mia in una
dolce carezza. Presi a lisciare lentamente il dorso della sua mano con
le dita.
Perché era turbata?
«Posso
farti una
domanda?» mi chiese dopo un po’.
«Certo,
lo sai che puoi
chiedermi tutto.» risposi, rimpiangendo di non poterle
leggere nel pensiero.
«Tu
credi nel destino?»
la voce seria e curiosa.
«Bhè,
non penso che
potrebbe chiamarsi diversamente la forza invisibile che ci ha fatto
incontrate.» risposi dopo una breve esitazione.
«Dunque
pensi che, se
siamo destinati a stare insieme, niente potrà mai dividerci,
giusto?» continuò
lei.
«Esatto,
penso che
niente e nessuno riuscirà mai a dividerci, se è
ciò che vogliamo. Ma visto che
è già cosa certa per me, devo dedurne che tu hai
qualche dubbio?» avevo la voce
ferma, ma tremai dentro di me al suono delle mie stesse parole.
«No,
no. E’ solo che …
si, insomma … Edward, tu sei sempre convinto di non volere
che io sia
trasformata?» disse in un sol respiro.
Silenzio.
Restai
un minuto
immobile, poi decisi di rispondere.
«Il
nostro periodo di
separazione è stato anche per me molto difficile e duro. Ad
un certo punto mi è
sembrato quasi di impazzire. In alcune occasioni ho avuto delle visioni
di te o
della tua voce che invocava il mio nome» la sentii trattenere
il respiro,
mentre il suo battito accelerava un po’. «Non sono
mai riuscito a spiegarmi la
natura di questi fenomeni, ma la cosa accadeva solo quando sentivo che
eri in
pericolo. E’ stato terribile. Per non parlare di quando ho
rischiato di
perderti sul cornicione di quel palazzo!» mi interruppi un
attimo. Non volevo
turbarla ulteriormente con ricordi che non fosse stata lei a voler
rievocare.
Poi aggiunsi: «Bella, se mi stai chiedendo se voglio restare
con te per
l’eternità, la risposta è certo, non
c’è altra cosa che vorrei di più al
mondo.
Ma non ti chiederei mai di sacrificare nulla, neanche un tuo solo
giorno da
umana, per soddisfare questo mio egoismo. La decisione è tua
Bella, non mia. E’
della tua vita e dei tuoi affetti che stiamo parlando, e solo tu puoi
scegliere
cosa sia più giusto fare. Io non vorrei privarti di niente,
delle gioie che
solo la vita da umana potrà donarti, delle esperienze che
quelli come noi non
possono più fare. Non sarò io ad obbligarti,
né in un senso, né nell’altro, e
ti sosterrò qualunque sia la tua scelta. Ma voglio che tu
sappia, che per me
non farà mai alcuna differenza che tu sia umana o vampira.
Tu sei Bella, e
questo mi basta.»
Alle
mie parole seguì
un silenzio teso. Poi lei si alzò su un gomito e
cercò il mio viso nell’ombra.
«Edward,
lo … lo sai
che anche io ti ho visto, e che ho udito la tua voce in alcune
occasioni,
diciamo un po’ difficili?» la sua voce era un lieve
mormorio. Continuò:
«All’inizio credevo che si trattasse di
suggestione, ma io ti sentivo e vedevo
sul serio, e solo in quei momenti stavo bene! La prima volta che mi
è successo,
sì è stato quando Jake è venuto a
farmi visita …» Si bloccò di colpo
accorgendosi che mi ero irrigidito a sentire pronunciare quel nome.
Non
volevo che pensasse
di dovermi tenere nascosto qualcosa, perciò mi affrettai a
dire: «Continua, ti
prego.» La sentii rilassarsi immediatamente tra le mie
braccia e godetti del
contatto che cercò, avvicinandosi maggiormente a me.
«Io
amo solo te, sei il
mio destino e vorrei tanto diventare come te, così davvero
nulla potrà mai
separarci.» in una sola frase aveva sintetizzato fiumi di
parole inutili. Le
sue intenzioni erano molto più che chiare, erano lampanti.
Non riuscii a dire
nulla: le parole mi morirono in gola, ma nello stesso tempo il mio
cuore
egoista esultò di gioia. Mi costrinsi, tuttavia, a parlare:
«Bella, anche io ti
amo più della mia stessa vita, ma desidero che tu mi
prometta solo una cosa.»
attesi paziente che acconsentisse.
«Dipende.»
rispose lei
con circospezione.
Sorrisi
tra me e me. La
mia piccola stratega aveva imparato a tenermi testa in questi
frangenti:
«Vorrei che riflettessi con calma su quando compiere questo
passo, che sei
certa di voler fare. Non potrai più tornare indietro, Bella,
una volta che
sarai come me. E’ importante che non ti lasci dei sospesi
alle spalle, che ti
siano ben chiari i sacrifici cui andrai incontro e le cose a cui dovrai
rinunciare. Solo allora acconsentirò alla tua
trasformazione, non un solo
giorno prima. Soprattutto, prima che non ti sia più
concesso, voglio che tu
viva ogni esperienza umana che desideri fare.»
Lasciai
che le mie
parole penetrassero bene nella sua mente.
La
sentii sospirare di
sollievo
«Ci
stò, affare fatto»
disse, e nella sua voce lessi il trionfo.
PS:
APPROFITTO DI
QUESTO PICCOLO SPAZIO PER RINGRAZIARE RITA CON TUTTO IL CUORE. GRAZIE
ALLA TUA
PAZIENZA COME BETA, IL CAP HA ACQUISITO UNA NOTEVOLE
FLUIDITA’ E SCORREVOLEZZA.
BACI M.LUISA