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Autore: endif    23/05/2009    7 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Carissime, chiedo venia per il ritardo, ma l’importante è esserci. Vi rispondo velocemente, scusate la fretta, ma la mia chiavetta malefica salta in continuazione, ed ho paura di non riuscire a postare.

Meticcia: uela paesà, napoletana come me? Hai ragione tu eri la sadica, ma chi riconosce questa caratteristica negli altri lo è ancora di più (nella fattispecie io)… !!!!!! Abbi pazienza, il peggio deve ancora venire hi,hi,hi (anche se qui ci stava meglio la tua risata malefica!). Per quanto riguarda Alice, forse hai ragione: un po’ perversa, ma non è colpa sua. Per il gatto mi dispiace, ma mi sarebbe dispiaciuto ancora di più per un cane… Grazie per la lode, se viene da te ha un peso più che rilevante! Bacioni endif

vasq: Grazie cara, il tuo sostegno mi è di conforto.  A volte ho paura di incasinare tutto…!Baci endif

Gazy: Carissima, non so se ti sono arrivate le mie mail, c’era un piccolo consiglio che ti chiedevo, ma posto lo stesso con i tuoi suggerimenti preziosissimi, dato che ho terminato il cap successivo a questo. Sono felicissima che il cap precedente ti sia piaciuto tanto, ma penso che sia inevitabile affrontare il tema della trasformazione di Bella, anche se lo farò a modo mio… Ti saluto caramente M.Luisa

free09, titty88, Confusina_94: Raga, Eddy è un vero gentiluomo, non un arr…, date tempo al tempo. Sono felice che formiate un Alice’s  fan club, è uno dei miei personaggi preferiti. Fra un po’ vedrete cosa combinerà a Bella e ad Ed… Baci endif

CAP.26

NOTTE PRIMA DEL DIPLOMA

 

BELLA

Guardavo con aria costernata il letto sommerso dai miei abiti.

Nulla di ciò che ero riuscita a tirare fuori dall’armadio sembrava essere adatto all’occasione. In realtà non è che si dovesse vedere poi molto, con quelle orrende toghe che dovevamo indossare, ma sarei arrivata a scuola con i miei abiti e solo dopo mi sarei “intonacata”. Per la prima volta mi dispiacque non aver provveduto a comprare qualcosa di carino. Ci sarebbero stati anche Edward ed Alice per il loro ennesimo diploma, ma neanche con il più costoso degli abiti sarei riuscita a non sfigurare in loro presenza. Ero certa infatti, che non si sarebbero lasciati sfuggire l’occasione per starmi entrambi vicino, Charlie permettendo.

Mi morsi il labbro inferiore. Non ero stata così in tensione neanche per gli esami che avevo affrontato da sola! Quella volta, la “S” del mio cognome mi aveva relegata in un gruppo molto distante da quello in cui era contenuta la” C” di Cullen. Con mia enorme sorpresa, il compito di trigo era andato benissimo e  anche per le altre materie non avevo di che preoccuparmi.

Ero, quindi, giunta alla sera prima del diploma. Sbuffai seccata guardando tutto il disordine che avevo creato. Ancora speravo che qualche capo a me sconosciuto potesse miracolosamente fare la sua apparizione dall’angolo più nascosto del mio guardaroba.

E ora?

Storsi un po’ la bocca osservando la camicetta rossa con la gonna marrone che avevo appoggiato allo schienale della sedia senza braccioli della scrivania.

In mancanza di altro …

Feci spallucce e ripensai a quando Charlie, attirato da degli strani rumori, era entrato in camera mia qualche giorno prima, trovandomi seduta a terra che strattonavo con forza l’unico bracciolo sano dalla poltroncina.

“«Che fai di interessante, Bella?» Mi aveva chiesto con un falso tono noncurante. In realtà, dalla sua voce traspariva chiaramente tutta l’ansia di un’eventuale ricaduta emotiva, magari dovuta allo stress per gli esami. Non potendo certo rivelargli la verità, mi limitai a scuotere la testa e a dire: «Nulla papà, è che questi braccioli mi davano fastidio …». Lui aveva lanciato uno sguardo perplesso ai frammenti di tessuto ed imbottitura sparsi intorno a me. Poi, dopo avermi osservato per un lungo minuto, aveva deciso che non c’era nulla di che preoccuparsi se la mia isteria si riversava sul mobilio. Così girò sui tacchi e se ne andò aggiungendo solo un laconico «Evidentemente …»”.

Sospirai affranta. Ero molto stanca e ora mi toccava anche riordinare prima di potermi abbandonare al sonno. Afferrai il beauty e mi diressi in bagno. Avevo bisogno di una rinfrescata, il caldo era davvero insopportabile. A peggiorare il tutto, c’era una cordiale emicrania, che mi stava torturando da quel pomeriggio, quando, dopo aver riordinato la mia camera, ero scesa giù in cucina. Lì avevo trovato una lettera appoggiata allo sportellino del microonde. Era indirizzata a me e veniva da parte di Jake.

Non l’avevo letta che un’oretta fa.

Cara Bella,

mi sono deciso a scriverti questa lettera dopo una lunga riflessione. Sono andato via da Forks perché avevo bisogno di recuperare un po’ di lucidità dopo tutto ciò che è successo. Non arrabbiarti se ti scrivo queste poche righe, ma ho bisogno di chiederti perdono per il male che ti ho fatto. Nonostante non abbia giustificazioni per il mio comportamento, voglio solo dire a mia discolpa che ho agito sotto l’impulso dell’amore. Sì Bella, io ti amo e non posso più nascondermi. Ti prego, cerca di ragionare. Cullen non è la scelta giusta per te. Se non fossi intervenuta tu, lui non avrebbe esitato ad uccidermi, lo sai bene. Questo non ti fa capire nulla? E’ un violento, un essere ignobile che non è degno del tuo amore. Ti scongiuro, stai attenta, ne và della tua stessa vita. Io aspetterò per tutto il tempo che riterrai necessario, e se lo desideri, darò il benservito al nostro “amichetto”.

Ti penso ogni giorno.

Auguri per il tuo diploma.

Jake

 

Leggere quelle parole mi aveva fatto male al cuore. Jake non voleva accettare che avessi scelto di ritornare con Edward, perciò continuava a sperare e, dunque, a soffrire a causa mia.

In bagno, mi infilai sotto la doccia e lasciai scorrere a lungo l’acqua sulla mia testa.

Ah, perché la mia vita doveva essere così difficile! Se solo Edward non fosse stato così restio alla mia trasformazione, tutto sarebbe molto più semplice. Ma non ne avevamo più parlato, anzi! A dirla tutta, non ci eravamo proprio detti un bel niente.

Chiusi il rubinetto e mi asciugai i capelli con cura. Indossai una canottierina bianca senza reggiseno con una coulottina anch’essa bianca e a piedi nudi ritornai in camera mia sospirando. Non ero troppo bendisposta al riordino del letto...

Non appena richiusi la porta dietro di me, guardai perplessa la camera in perfetto ordine. Sbattei le palpebre un paio di volte e mi girai verso la sedia a dondolo, da cui provenne uno schiarirsi di gola.

In perfetta immobilità, con lo sguardo sorridente così come le sue labbra, Edward mi aspettava comodamente seduto; un braccio dietro la testa e le gambe distese davanti a lui. La mia testa registrò ogni particolare con una velocità strabiliante. Le braccia dure e possenti facevano  bella mostra da sotto una t-shirt blu notte, e dei morbidi pantaloni di canapone fasciavano le sue gambe lunghe e muscolose.

Il fascino fatto persona.

«Ciao, Edward.» perché la voce mi doveva sempre uscire così roca in sua presenza?

« Bella» fece lui di rimando a mo’dì saluto, per poi regalarmi uno dei suoi sorrisetti a fior di labbra.  «sono in visita ufficiale.» disse serio serio. Poi aggiunse: «sono stato incaricato, per non dire minacciato, da un folletto di nostra comune conoscenza di consegnarti questo pacco, che non chiamerò dono perché so che così scateneresti la tua ira.» e con la mano indicò il letto in un gesto aggraziato.

Mi voltai con lentezza nella direzione indicata, dove notai un enorme scatola dorata satinata con un vistoso fiocco rosso sopra. Era appoggiata sul letto perfettamente in ordine.

«La minaccia riguardava l’obbligo da parte mia di non sbirciare, e giuro solennemente che non l’ho fatto» concluse lui, mettendosi teatralmente una mano sul petto.

Mi avvicinai e sfilai il costoso cartoncino ripiegato con cura. Lo aprii e lessi la grafia leggera e nervosa di Alice:

 

Mia adorata, non sono riuscita a trattenermi dal prenderti qualcosa per un giorno così memorabile, quale sarà domani per te. Non arrabbiarti, ti prego. E’ davvero solo una sciocchezza. Troverai due pacchetti. Il più piccolo ti consiglio di aprirlo lontano da sguardi indiscreti … E per carità, passi la camicetta, ma disfati di quella orribile gonna marrone!

Ti voglio bene

Alice

Sospirai. Avrei dovuto aspettarmelo conoscendo la mia migliore amica.

Aprii la scatola. Lanciai uno sguardo ad una nuvoletta di impalpabile seta blu elettrico, che non ebbi neanche il coraggio di sfiorare nel timore di sgualcirla. Poi notai un minuscolo sacchettino di seta porpora con un cordoncino dorato. Lo presi tra le mani. Era leggerissimo. Chissà cosa c’era dentro! Guardai Edward di sottecchi e sorrisi vedendo che si era messo i palmi delle mani sugli occhi, per evitare di guardare.

Avrei dato solo una rapida sbirciatina …

Allentai i cordoncini e aprii un po’ il sacchetto con il dito indice.

Pizzo blu in coordinato con l’abito.

Richiusi di scatto e infilai il sacchetto sotto l’abito, nell’angolo più nascosto della scatola. Sentii le mie guance divenire scarlatte e non potei evitare di lanciare uno sguardo imbarazzato in direzione di Edward, che ancora con gli occhi coperti, sorrideva apparentemente ignaro di tutto.

Con Alice avrei fatto i conti molto presto …

 

EDWARD

Ovviamente, mi ero ben guardato dall’impedirmi la visuale quando avevo poggiato i palmi delle mani sugli occhi, per non perdermi Bella che scartava il suo regalo. In realtà non era il dono che desideravo vedere, ma la sua espressione. Non me la sarei persa per niente al mondo. Bella era di una dolcezza disarmante: non sapeva come accettare un regalo senza sentirsi in imbarazzo e diventare di tutti i colori. Era davvero adorabile.

L’abito - perché di quello doveva trattarsi - l’aveva colpita. Le piaceva davvero! Mi aveva fatto fremere l’esitazione con la quale l’avevo vista avvicinare piano le dita al tessuto, per poi ritrarle subito. Pensava di rovinarlo con il suo tocco? Che sciocchina che era! Non sapeva che anche le stelle, al suo cospetto, non sarebbero mai state più luminose e brillanti dei suoi occhi? Che le sete e i broccati più costosi non avrebbero avuto nessuna morbidezza e pregio, se non avessero almeno potuto sfiorare la sua pelle delicata?

Quando, poi, aveva preso tra le mani quel sacchetto minuscolo, non mi era sfuggita la curiosità nei suoi occhi, ma anche la titubanza. Avevo sorriso nel vedere come si era accertata che non stessi guardando. Immediatamente un odore poco conosciuto, tuttavia familiare, mi colpì le narici non appena aprì il sacchetto. L’avevo sentito addosso alle mie sorelle in più di un’occasione e sapevo che i miei fratelli ne andavano letteralmente pazzi.

Quello era intimo di pizzo, ci avrei scommesso qualsiasi cosa.

Deglutii piano ed ebbi la conferma alle mie supposizioni quando notai la fretta con la quale Bella nascose il sacchetto. Le sue guance si tinsero immediatamente di un acceso rosso porpora.

Non avevo ancora tolto le mani dagli occhi, perché volevo dare a Bella il tempo di recuperare un po’ di controllo. Era profondamente in imbarazzo, con quella scatola in mano, senza sapere dove farla sparire.

Alice, ma che diavolo ti era saltato in mente! Un moto di impazienza mi scosse.

Come se lei avesse bisogno di quei gingilli per rendersi desiderabile! Bastava che la vedesse come la vedevo io in quel momento: con una canottiera striminzita, e una specie di minuscolo pantaloncino - o sarebbe più appropriato chiamarlo slip di dimensioni accettabili? - per capire che lei era già sexy da morire …

La osservai mentre decideva infine di riporre la scatola sotto il letto e sedersi sopra quest’ultimo con le gambe incrociate.

Mi guardò nervosa.

Si morse il labbro e si lisciò i capelli un paio di volte.

Afferrò un cuscino e se lo pose in grembo.

Si era messa chiaramente sulla difensiva.

Abbassai lentamente le mani e la guardai.

«Bella, cosa c’è che non và?» chiesi perplesso, ma senza accennare ad alzarmi. «Il regalo di Alice non ti è piaciuto?» decisi di prenderla alla larga. Non volevo che si sentisse in obbligo di mettermi al corrente di cose che desiderava tenere per sé.

«Oh, no, no. Anzi è … è perfetto.» rispose riscuotendosi dai suoi pensieri. Poi aggiunse: «Sono un po’ nervosa, ho mal di testa dal pomeriggio … Sarà la tensione per domani.» concluse, toccandosi con dita delicate la fronte.

Mi alzai e mi avvicinai a lei sedendomi al suo fianco. «Hai anche nausea, capogiri, offuscamento della vista?» chiesi, dopo aver modulato la voce con un tono che voleva essere calmo e rassicurante.

Mi guardò perplessa, poi sorrise impercettibilmente «Edward, non temere, è solo mal di testa. Passerà con una buona dormita.»

La scrutai negli occhi. Mi stava nascondendo qualcosa. Sorrisi di rimando e feci per alzarmi, ma lei mi prese la mano e mi disse con un sussurro: «No, non andartene. Fammi compagnia, non voglio rimanere sola stanotte.»

Un brivido mi percorse la schiena. Era la prima notte che avremmo trascorso insieme da quando ero ritornato da Rio. Insieme nella stessa stanza. Anche nello stesso letto? Lanciai uno sguardo alla sedia a dondolo, ma lei, senza lasciare la presa dalla mia mano, si distese sul letto trascinandomi con sé. La seguii docilmente e mi allungai al suo fianco.

Bella spense la luce e rimase al buio. Potevo vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi. Si girò di fianco e con fare naturale mi mise una mano sul petto. Deglutii e trattenni il respiro. Come se fosse la cosa più giusta al mondo, la coprii con la mia in una dolce carezza. Presi a lisciare lentamente il dorso della sua mano con le dita. Perché era turbata?

«Posso farti una domanda?» mi chiese dopo un po’.

«Certo, lo sai che puoi chiedermi tutto.» risposi, rimpiangendo di non poterle leggere nel pensiero.

«Tu credi nel destino?» la voce seria e curiosa.

«Bhè, non penso che potrebbe chiamarsi diversamente la forza invisibile che ci ha fatto incontrate.» risposi dopo una breve esitazione.

«Dunque pensi che, se siamo destinati a stare insieme, niente potrà mai dividerci, giusto?» continuò lei.

«Esatto, penso che niente e nessuno riuscirà mai a dividerci, se è ciò che vogliamo. Ma visto che è già cosa certa per me, devo dedurne che tu hai qualche dubbio?» avevo la voce ferma, ma tremai dentro di me al suono delle mie stesse parole.

«No, no. E’ solo che … si, insomma … Edward, tu sei sempre convinto di non volere che io sia trasformata?» disse in un sol respiro.

Silenzio.

Restai un minuto immobile, poi decisi di rispondere.

«Il nostro periodo di separazione è stato anche per me molto difficile e duro. Ad un certo punto mi è sembrato quasi di impazzire. In alcune occasioni ho avuto delle visioni di te o della tua voce che invocava il mio nome» la sentii trattenere il respiro, mentre il suo battito accelerava un po’. «Non sono mai riuscito a spiegarmi la natura di questi fenomeni, ma la cosa accadeva solo quando sentivo che eri in pericolo. E’ stato terribile. Per non parlare di quando ho rischiato di perderti sul cornicione di quel palazzo!» mi interruppi un attimo. Non volevo turbarla ulteriormente con ricordi che non fosse stata lei a voler rievocare. Poi aggiunsi: «Bella, se mi stai chiedendo se voglio restare con te per l’eternità, la risposta è certo, non c’è altra cosa che vorrei di più al mondo. Ma non ti chiederei mai di sacrificare nulla, neanche un tuo solo giorno da umana, per soddisfare questo mio egoismo. La decisione è tua Bella, non mia. E’ della tua vita e dei tuoi affetti che stiamo parlando, e solo tu puoi scegliere cosa sia più giusto fare. Io non vorrei privarti di niente, delle gioie che solo la vita da umana potrà donarti, delle esperienze che quelli come noi non possono più fare. Non sarò io ad obbligarti, né in un senso, né nell’altro, e ti sosterrò qualunque sia la tua scelta. Ma voglio che tu sappia, che per me non farà mai alcuna differenza che tu sia umana o vampira. Tu sei Bella, e questo mi basta.»

Alle mie parole seguì un silenzio teso. Poi lei si alzò su un gomito e cercò il mio viso nell’ombra.

«Edward, lo … lo sai che anche io ti ho visto, e che ho udito la tua voce in alcune occasioni, diciamo un po’ difficili?» la sua voce era un lieve mormorio. Continuò: «All’inizio credevo che si trattasse di suggestione, ma io ti sentivo e vedevo sul serio, e solo in quei momenti stavo bene! La prima volta che mi è successo, sì è stato quando Jake è venuto a farmi visita …» Si bloccò di colpo accorgendosi che mi ero irrigidito a sentire pronunciare quel nome.

Non volevo che pensasse di dovermi tenere nascosto qualcosa, perciò mi affrettai a dire: «Continua, ti prego.» La sentii rilassarsi immediatamente tra le mie braccia e godetti del contatto che cercò, avvicinandosi maggiormente a me.

«Io amo solo te, sei il mio destino e vorrei tanto diventare come te, così davvero nulla potrà mai separarci.» in una sola frase aveva sintetizzato fiumi di parole inutili. Le sue intenzioni erano molto più che chiare, erano lampanti. Non riuscii a dire nulla: le parole mi morirono in gola, ma nello stesso tempo il mio cuore egoista esultò di gioia. Mi costrinsi, tuttavia, a parlare: «Bella, anche io ti amo più della mia stessa vita, ma desidero che tu mi prometta solo una cosa.» attesi paziente che acconsentisse.

«Dipende.» rispose lei con circospezione.

Sorrisi tra me e me. La mia piccola stratega aveva imparato a tenermi testa in questi frangenti: «Vorrei che riflettessi con calma su quando compiere questo passo, che sei certa di voler fare. Non potrai più tornare indietro, Bella, una volta che sarai come me. E’ importante che non ti lasci dei sospesi alle spalle, che ti siano ben chiari i sacrifici cui andrai incontro e le cose a cui dovrai rinunciare. Solo allora acconsentirò alla tua trasformazione, non un solo giorno prima. Soprattutto, prima che non ti sia più concesso, voglio che tu viva ogni esperienza umana che desideri fare.»

Lasciai che le mie parole penetrassero bene nella sua mente.

La sentii sospirare di sollievo

«Ci stò, affare fatto» disse, e nella sua voce lessi il trionfo.

 

PS: APPROFITTO DI QUESTO PICCOLO SPAZIO PER RINGRAZIARE RITA CON TUTTO IL CUORE. GRAZIE ALLA TUA PAZIENZA COME BETA, IL CAP HA ACQUISITO UNA NOTEVOLE FLUIDITA’ E SCORREVOLEZZA. BACI M.LUISA

 

   
 
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