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Autore: Lady Five    21/12/2016    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harlock lasciò il ponte di comando in preda a un brutto presentimento.
Le parole di Yattaran lo avevano ulteriormente convinto che presto si sarebbero di nuovo trovati invischiati in una situazione poco piacevole.
Eppure, nello stesso tempo, si rendeva conto che una piccola parte del suo animo desiderava che fosse proprio così... La conosceva bene, quella sensazione: il gusto della sfida, il richiamo della lotta, l'istinto di misurarsi sempre con qualcosa di più grande, di superare i propri limiti... Lui era fatto così, non poteva farci nulla. Era anche per quello, in fondo, il motivo per cui aveva combattuto contro Mazone e contro Noo, ben sapendo che non ne avrebbe ricevuto nulla in cambio.
Il primo ufficiale lo attendeva impaziente nel suo laboratorio.
“Che cosa succede, Yattaran?”
“Siediti, è meglio. Nella testa della replicante c'era un oloregistratore. So che avrei dovuto aspettarti, ma l'ho azionato subito e... beh, guarda tu stesso”.
Così dicendo, toccò qualcosa e dalla piccola scatola uscì un fascio di raggi luminosi, che andarono a comporre, quasi al centro della stanza, una figura umana... una donna... bellissima, dai lunghi capelli corvini, dalla pelle di porcellana azzurrina e dagli occhi color della notte... una donna che lui ricordava anche troppo bene.
Raflesia!

Harlock sgranò l'occhio, sconvolto. Allora il suo istinto non lo aveva ingannato nemmeno stavolta! Tutta quella storia aveva davvero a che fare con le Mazoniane!
L'ologramma parlò, con quella voce un po' roca, calma e inquietante che non aveva mai dimenticato.
“Chiunque tu sia, se stai sentendo questo messaggio, significa che il mio inviato ha fallito la sua missione e tu sei ancora in possesso di un antico manoscritto. Sappi che quel codice appartiene al mio popolo, all'onnipotente Mazone, e contiene segreti in grado di sconvolgere l'intero universo, se cadesse nelle mani sbagliate. Per questo, all'epoca delle colonizzazioni mazoniane, alcune copie furono date in custodia a persone fidate. Poi tutto cadde nell'oblio, fino a poco tempo fa, quando siamo venuti a sapere che qualcuno sta cercando di entrare in possesso del codice per oscuri piani. Abbiamo dovuto sottrarre le copie e gli studi esistenti dall'Accademia del Sapere Universale e cercato di recuperare tutti i volumi cartacei rimasti nel cosmo... Li abbiamo trovati tutti. Tranne uno. Quello che hai tu. Chi gli sta dando la caccia è determinato e letale. Non si fermerà davanti a nulla. Tu sei in pericolo. L'intero universo è in pericolo. Ti chiedo dunque di consegnarci il codice. Con noi sarà al sicuro e così anche voi. Ti sto dando una grande prova di fiducia, quindi anche tu devi fidarti di me, Raflesia, la regina di Mazone. Non so dove ti trovi, perciò recati, appena ti è possibile, su Ades. Cerca una grande grotta di cristallo scavata nel picco più alto del pianeta, non ti sarà difficile individuarla, e lì troverai un trasmettitore con cui potrai avvertirci del tuo arrivo. Non c'è tempo da perdere. Intanto, stai molto in guardia.”
L'ologramma scomparve, lasciando Harlock e Yattaran attoniti e scombussolati.
La storia raccontata da Raflesia era pazzesca, eppure non priva di logica.
Loro sapevano che Mazone aveva davvero colonizzato la Terra e altri pianeti in epoche remote. La regina aveva parlato di “persone fidate” a cui erano state affidate copie del codice, anche se non aveva chiarito per quali ragioni. Una di queste persone poteva essere il famoso imperatore Federico II, di cui gli aveva parlato Clarice? Harlock non ne sapeva granché, ma sembrava essere un personaggio di una certa caratura. Il testo era dunque volutamente oscuro, perché doveva custodire dei misteriosi e pericolosi segreti. Anche su questi Raflesia non si era sbilanciata. Del tutto comprensibile, dato che non sapeva in realtà con chi stesse parlando.
“Cosa ne dici? - chiese Yattaran, spezzando il silenzio - Potrebbe essere una trappola.”
Harlock si passò nervosamente le mani tra i capelli. Con Raflesia tutto era possibile. Perfino che avesse detto la verità.
“No, non credo. Il messaggio è generico, non è rivolto a noi...”
“Potrebbe essere voluto, per trarci in inganno...”
“Mi sembra una storia abbastanza assurda da mettere in piedi, nella vaga speranza che noi abboccassimo. Dopo tutto questo tempo, dai, non è credibile...”
“La vendetta è un piatto che si consuma freddo...” osservò il primo ufficiale.
“E poi Raflesia non può sapere del mio legame con Clarice... Non può averla usata come esca...”
“Però forse sapeva del tuo rapporto con Daiba e Daiba guarda caso è stato assassinato... In più, scusa se mi permetto, ma... per quanto ne sappiamo, Clarice potrebbe anche essere loro complice... magari perché ricattata in qualche modo. Ricordati che gli studiosi sono una strana razza... sono spesso disposti a tutto per le loro ricerche!”
“Tu ne sai qualcosa, eh?” cercò di sdrammatizzare Harlock. Era già la seconda persona che metteva in dubbio la buona fede di Clarice, e la cosa lo infastidiva e lo agitava al tempo stesso. Lui si era sempre fidato del suo istinto e non aveva mai sbagliato. Ma... sarebbe stato così per sempre o prima o poi avrebbe preso un abbaglio? Forse, decise dentro di sé, ma non questa volta.
“C'è solo un modo per scoprirlo, Yattaran...” disse in tono grave.
“Ecco, lo sapevo! Ma perché? Perché vuoi di nuovo scornarti con quelle? Perché non crederai mica che Raflesia ti accoglierà a braccia aperte, vero? Vuoi davvero rischiare la pelle per quell'anticaglia? Quanto a Clarice... basta non dirle nulla di questo messaggio...”
“Forse non ti è chiara la situazione. Clarice è in pericolo, e non soltanto lei!”
“Insomma, ti sei bevuto la storia di Raflesia come niente fosse? Già, ma che parlo a fare? Tanto hai già deciso, vero, e nulla ti farà desistere?”
“Proprio così” disse Harlock alzandosi e avviandosi alla porta.
Prima di uscire si girò.
“Ti sarei molto grato se per il momento non facessi parola con nessuno di questo messaggio.”
Il che, come Yattaran sapeva benissimo, equivaleva a un ordine tassativo. Annuì, sconsolato, ma quando il capitano ebbe richiuso la porta, afferrò un pezzo qualsiasi dell'androide e lo scagliò contro la parete. Non era da lui comportarsi così, ma era davvero esasperato. Non aveva nessuna voglia di ritrovarsi di nuovo faccia a faccia con quelle aliene, dal momento che, secondo lui, non era affatto necessario. Subodorava una marea di guai. Pensò che Kei fosse l'unica persona in grado di farlo ragionare... ma forse in quella circostanza non ci sarebbe riuscita nemmeno lei.

Harlock andò in cabina e si chiuse dentro. Doveva riflettere. E prendere la decisione giusta. Una decisione che in realtà sapeva benissimo, dentro di sé, di aver già preso. Analizzò di nuovo mentalmente, parola per parola, il messaggio olografico.
Certo, poteva essere benissimo una trappola. Un po' troppo elaborata, però. E poi il codice era autentico. Almeno, così diceva Clarice. Se anche lei avesse mentito, come avevano insinuato prima Jack e poi Yattaran? Ma a che scopo? Raflesia avrebbe potuto arrivare a lui in mille altri modi molto più semplici e diretti... Le sarebbe bastato rapire di nuovo Mayu, tanto per dirne una... o Kei...
Si ripeté che c'era un solo modo per scoprirlo. Andare a quell'appuntamento, con le dovute precauzioni, e sentire quello che Raflesia aveva da dire. Probabilmente lei stessa sarebbe rimasta sorpresa di ritrovarselo davanti, dopo tutti quegli anni... O magari sapeva già tutto e lo stava aspettando: prima di arrivare su Ombra di Morte, il robot avrebbe potuto benissimo mandare un messaggio per informarla. Lo odiava ancora? Certo, c'era anche la concreta possibilità che quella non fosse nata come una trappola, ma che la regina non si sarebbe comunque lasciata sfuggire l'occasione di vendicarsi di lui! Doveva correre il rischio.
Pensò che avrebbe dovuto riportare Mayu sulla Terra, non poteva coinvolgerla nelle sue follie. Anche se così avrebbe perso del tempo prezioso. E poi, temeva che il collegio fosse chiuso in quei giorni di piena estate... Avrebbe dovuto accompagnarla da Tadashi, che non sapeva neppure se fosse disponibile... oppure in quel maledetto campeggio, alla mercé di quel bellimbusto e di chissà chi altri! Non poteva nemmeno lasciarla su Ombra di Morte con Masu e qualcuno dell'equipaggio... lui avrebbe avuto bisogno di tutti i suoi uomini sull'Arcadia. Sospirò. Forse sarebbe stato meglio tenerla a bordo e sperare che non combinasse danni.
E, poi, bisognava parlarne con Kei... e sapeva già come sarebbe andata a finire!

Kei aveva ascoltato tutta la storia spalancando sempre di più gli occhi cerulei, prima per lo stupore, poi, quando intuì le prossime mosse di Harlock, per la rabbia. Si alzò di scatto, rovesciando la sedia.
“Non dirmi che hai intenzione di andare dietro ai deliri di quella là?” gridò con tono volutamente provocatorio.
Lui non rispose.
La ragazza cominciò a camminare avanti e indietro davanti a lui, stringendo i pugni con forza.
“Ma è così evidente che è una balla! È solo un modo per attirare la tua attenzione e farti la pelle! Le Mazoniane sono false di natura! Te lo sei dimenticato, quante volte ci hanno ingannato e ricattato?”
“Non è affatto evidente, secondo me, invece, per tutti i motivi che ti ho elencato” replicò il capitano impassibile, come solo lui sapeva essere in certe situazioni.
Kei si fermò davanti a lui, sconsolata. Tanto lo sapeva, che era una causa persa.
“Perché vuoi rischiare tanto? Ammettiamo pure che la storia di Raflesia sia vera... Non pensi che, quando saprà che il codice l'abbiamo noi, ne approfitterà per farcela pagare?”
“Credi che non ci abbia già pensato? Non farò correre a nessuno rischi inutili, me la vedrò io con lei...”
La bionda si infuriò un'altra volta.
“Adesso sì che mi sento tranquilla! Se quella ammazza solo te, il problema non esiste, vero? Ma come cavolo ragioni?”
“Raflesia non ammazzerà proprio nessuno. Devi fidarti di me, Kei.”
“Tu... tu muori dalla curiosità di incontrarla... è questa la verità! Non vedevi l'ora di avere un pretesto per correre da lei!”
Kei stava per mettersi a piangere.
Ecco, ci siamo!
“E perché, di grazia, dovrei morire dalla voglia di incontrare quella donna dopo più di sette anni, e dopo quello che ci ha fatto passare?”
Harlock si stava alterando. Il momento era delicato, c'era in gioco ben altro che la sua assurda gelosia. Aveva bisogno del suo appoggio, non delle sue scenate, che lui reputava illogiche, infantili e assolutamente indegne di lei.
“Perché... perché è così, sei sempre stato attratto da lei... credi che non me fossi accorta?”
“Basta, Kei, ti prego...stai diventando ridicola, e stai facendo un torto alla tua intelligenza... Dobbiamo decidere come muoverci nel modo migliore...”
Ma la ragazza uscì sbattendo la porta. Harlock sapeva che per quella sera non l'avrebbe rivista. Quando litigavano di brutto (per fortuna, non capitava spesso), lei tornava a dormire nella sua vecchia cabina. Qualche volta lui la raggiungeva e la rabboniva, ma quella sera non l'avrebbe fatto. Aveva altro per la testa e l'avrebbe lasciata sbollire da sola.
Si concentrò sul problema.
Ades... Ne aveva sentito parlare, chissà quando, e, a quanto ricordava, era un minuscolo pianeta, poco più grande di un asteroide e disabitato. Almeno fino a quel momento. Non era tanto sicuro della sua collocazione, però, e consultò le sue vecchie mappe stellari, per cercare una conferma. Si trovava in un'area dell'Universo molto lontana dalla Terra, poco conosciuta e frequentata dai terrestri, perché non offriva luoghi interessanti da sfruttare.
Si chiese se Raflesia avesse condotto il suo popolo da quelle parti, dopo la sconfitta. Si domandò anche, non senza una certa inquietudine, quanto quella sconfitta le bruciasse ancora... Aveva compreso troppo tardi che la sua decisione di risparmiarle la vita aveva in realtà profondamente ferito l'orgoglio della regina... e una femmina ferita nell'orgoglio può essere molto pericolosa, anche a distanza di anni.
Non c'erano alternative. L'unico modo per saperne di più era andare su Ades e incontrare lei o un suo emissario. Raflesia voleva il codice Voynich, e il codice l'avevano loro. Questo dava loro un certo vantaggio. Harlock era anche disposto a consegnarglielo (non sapeva se Clarice lo fosse altrettanto... probabilmente no), in cambio di informazioni sul pericolo misterioso che minacciava l'intero cosmo. Mazone li avrebbe aiutati a combatterlo?
Harlock si versò un bicchiere di vino e si ritrovò a sorridere. Era davvero una situazione paradossale. Rischiava di allearsi con il suo antico nemico. Ma quante volte era già successo, nella Storia?






Nota dell'autrice
Ecco, alla fine c'è LEI dietro tutto questo! O almeno così sembrerebbe. Quindi, caro Florestan, avevi visto giusto (e forse un po' ci speravi, confessa...)!

Auguro a tutti un sereno Natale! A presto!

  
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