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Autore: Placebogirl_Black Stones    22/12/2016    6 recensioni
- Metti questo o ti prenderai un accidente, tu e il tuo brutto vizio di andare sempre in giro con l’ombelico scoperto!- fece il sostenuto.
Sorrise per quel gesto, constatando come a suo modo anche Zoro sapesse essere gentile dietro quella corazza impenetrabile che indossava davanti al mondo.
Lo ringraziò, indossando quel caldo cappotto troppo grande per lei e lievemente impregnato di sudore per il combattimento di poco prima. In altre occasioni si sarebbe lamentata di quel particolare, ma in quel momento non le importava: non voleva rovinare quel gesto così dolce.
BUON COMPLEANNO ROLO
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Fur Coat
Day: December 21th

                   
 
UN CAPPOTTO PER DUE
 
 
Passava e ripassava le sottili mani, avvolte nei guanti per proteggerle dal freddo pungente, su quel nuovo e costoso cappotto di pelliccia che si era appena comprata con i soldi dell’ultimo bottino. Lo ammirava in ogni sua parte, sorridendo felice come una bambina. Negli anni della sua infanzia avrebbe solo potuto immaginarselo un cappotto come quello, costretta dalla povertà ad indossare vecchi abiti dismessi di sua sorella e rammendati da Bellemere.
Roteò su se stessa, facendo volare i lunghi capelli rossi al vento e fermandosi a guardare il suo “accompagnatore” con gli occhi pieni di gioia e soddisfazione.
 
- Allora, ti piace il mio nuovo cappotto? Io lo trovo stupendo!- gli chiese entusiasta.
- Tsk! È semplicemente pelo di qualche animale, non valeva nemmeno la pena sprecarci tutti quei soldi! Bastava catturare un orso o roba del genere e poi prendergli la pelliccia- sentenziò senza peli sulla lingua lui, incrociando le braccia e storcendo la bocca come faceva ogni volta che era in dissenso per qualcosa.
- Certo che dai proprio delle grande soddisfazioni tu!- lo rimbeccò infastidita - Non so nemmeno perché te l’ho chiesto, tu non capisci niente di bei vestiti e sei incapace di fare complimenti! Dovevo venirci con Sanji a fare shopping!-
 
Lo sentì borbottare e ringhiare sommessamente, segno che le sue parole avevano avuto l’effetto sperato: ormai aveva imparato a conoscerlo, sapeva quanto lo infastidisse essere paragonato a Sanji che considerava un damerino donnaiolo nettamente inferiore a lui in quanto a virilità. Che si infastidisse, così imparava a non dirle che il suo cappotto nuovo era bellissimo!
 
- Almeno il cappotto che ti ho gentilmente comprato è di tuo gradimento, grande spadaccino?- continuò a canzonarlo, provando gusto nel farlo.
- Che mi hai gentilmente comprato?! Ma se hai detto che devo ripagartelo con gli interessi!- si lamentò.
- Ovvio, io i soldi li anticipo solo, mica li regalo!-
- Io non ti pago un bel niente, questo cappotto non lo volevo nemmeno, sei stata tu ad insistere per prenderlo!- afferrò con le mani due lembi e li protrasse verso di lei, enfatizzando così il discorso - Ne avevo già uno!-
- Ti riferisci a quella cosa vecchia e puzzolente che ho trovato nell’armadio mentre cercavo le nostre giacche invernali?- lo fissò assottigliando lo sguardo - È assolutamente indecente e non permetto a nessuno di vestirsi come uno straccione alla nostra festa di Natale!-
- Siamo pirati, non nobili, non ci servono vestiti lussuosi!-
- Almeno per una volta voglio vedervi tutti vestiti in modo decente, chiaro?- tagliò il discorso, fulminandolo con lo sguardo.
 
Lo sentì nuovamente borbottare alle sue spalle, ma stavolta non gli diede retta. Non ci trovava nulla di male nel vestirsi per bene ogni tanto, se potevano permetterselo. Zoro però, nella sua rudezza, amava le cose semplici e per lui si doveva vivere solo di quelle.  Non concepiva come Sanji potesse sempre vestirsi in giacca e cravatta, figuriamoci fargli capire che la pelliccia arruffata che aveva rovinato a Punk Hazard non era adatta ad una festa elegante. Voleva che tutto fosse perfetto per quella serata, voleva festeggiare il Natale in grande con quella famiglia che la rendeva felice come mai lo era stata. Inoltre non le spiaceva vederlo vestito bene, perché le poche volte che lo aveva fatto si era dimostrato ancora più bello di quanto non fosse. Arrossì a quel pensiero, sperando che il compagno non se ne accorgesse. Nonostante i battibecchi non poteva fare a meno di pensare che quel rozzo spadaccino dai capelli verdi le piaceva e non come semplice amico o compagno di ciurma.
Interruppe il flusso di pensieri quando si accorse di non sentire più i passi di Zoro accanto ai suoi. Non potè fare a meno di pensare che si fosse perso, come succedeva ogni volta. Era inutile anche stargli vicino, perché era capace di svoltare a destra o a sinistra (fra l’altro senza distinguerle) di sua iniziativa, senza un senso logico. Era uno spadaccino eccezionale ma una frana nell’orientamento. Si voltò, pronta ad andare a cercarlo e fargli la ramanzina non appena lo avesse ritrovato; invece lo vide fermo immobile pochi passi dietro di lei, con le mani posizionate sulle spade pronto a sguainarle, che si guardava attentamente intorno cercando di captare qualcosa. Quando si comportava così non era un buon segno: significava che aveva fiutato guai in vista.
 
-Che succede?- gli chiese.
- C’è qualcuno che ci sta seguendo- rispose semplicemente, continuando a guardarsi intorno.
 
Diede una rapida occhiata anche lei, pur essendo consapevole di non avere le sue stesse doti. Vide altra gente che come loro passeggiava per le vie, ma nessuno che si comportasse in modo sospetto.
 
- Non mi sembra- disse infine.
- Ce n’è uno dietro l’angolo di quell’edificio, nascosto nel vicolo; un altro sta fingendo di passeggiare nascondendosi fra la gente, ma non è molto bravo dal momento che continua a percorrere sempre lo stesso breve tragitto avanti e indietro. Infine ce n’è uno dalla parte opposta del tizio del vicolo, che si sta nascondendo dietro quel grande albero- concluse.
 
Nonostante sapesse che il compagno aveva questa capacità di sentire e vedere cose che per un essere umano normale erano impossibili, si meravigliava ogni volta di come riuscisse a dare indicazioni in modo così accurato. Per lei sarebbe stato difficile individuarne uno, figuriamoci tre contemporaneamente! Si chiedeva come fosse possibile che non riuscisse ad orientarsi ma che sapesse dire con precisione in che punto tre perfetti sconosciuti si erano nascosti, senza neppure averli visti.
 
- Ci conviene affrettarci e tornare alla nave, ma teniamo gli occhi ben aperti e non abbassiamo la guardia- l’avvertì, raggiungendola ma senza mai smettere di guardarsi intorno.
- D’accordo- annuì.
 
 
 
Riuscirono a fare un discreto tratto di strada prima che la gente che passeggiava poco prima si diradasse poco a poco, fino a scomparire del tutto. Si erano allontanati dal centro della città, quindi era abbastanza logico, senza contare che essendo pirati avevano ormeggiato in un posto il più possibile nascosto. Durante tutto il tragitto Zoro non aveva mai smesso di fare la parte del cane da guardia e lei era rimasta in silenzio per dargli modo di concentrarsi. Si rese conto di quanto avesse fatto bene a farlo solo quando sentì un “Forza, prendiamoli!” alle loro spalle, girandosi giusto in tempo per vedere i tre uomini di cui Zoro parlava correre verso di loro con delle spade in mano. Pirati, di quelli che però non avevano niente a che vedere con loro.
Zoro lasciò cadere per terra la busta con gli acquisti, sfoderando velocemente le sue fedeli katane, pronto a contrattaccare.
 
- Sta attento, ci sono i miei vestiti qui!- si lamentò lei, cercando di rimettere nelle buste ciò che era caduto fuori, incurante di mettersi sulla difensiva.
 
Sapeva che Zoro l’avrebbe difesa, ne era certa. In fondo erano solo tre piratucoli da nulla, roba da dilettanti per uno che aveva passato gli ultimi due anni ad allenarsi con quello che un giorno sarebbe stato l’uomo a cui avrebbe soffiato il titolo di miglior spadaccino al mondo.
Mentre si apprestava a raccogliere le sue cose sentiva il suono metallico delle lame che si scontravano, unito ai gemiti di dolore che quei pirati facevano ogni volta che Zoro gli infliggeva qualche danno. Non voleva farli fuori, non era nel suo stile, ma non si risparmiava di certo nel ferire l’avversario.
Concentrata nel ripulire dalla polvere gli abiti caduti a terra, si accorse dell’ombra che si avvicinava a lei solo quando era ormai troppo tardi.
 
- Ma guarda quanti bei vestiti!- tuonò una voce baritonale dietro di lei, costringendola a voltarsi.
 
Un uomo alto e corpulento, dall’aspetto decisamente malvagio, la stava fissando con un sorriso sadico stampato sulle labbra e una spada dalla lama affilata nella mano sinistra. Doveva essere uno della ciurma a cui appartenevano gli altri tre, solo che a differenza loro sembrava molto più pericoloso.
Strinse istintivamente la borsa a sé, non tanto per proteggere i vestiti nuovi quanto per un gesto istintivo di autodifesa. Sperò che Zoro avesse finito con gli altri tre, ma ora sentiva molte più voci alle sue spalle e il suono metallico si era amplificato, segno che ne erano arrivati altri. I guai non arrivano mai da soli, come diceva il proverbio. Non le restava altra scelta che abbandonare i suoi preziosi acquisti e combattere per salvarsi la pelle. Il problema era che a lei la sorte aveva destinato il più pericoloso di tutta la ciurma.
Non fece in tempo ad estrarre il suo Clima-Tact, poiché l’uomo la colpì violentemente sul petto con il palmo aperto della sua grossa mano, facendola cadere all’indietro. Faticò a respirare per alcuni secondi a causa dell’urto, senza contare che aveva battuto la testa e le doleva anche quella. La borsa coi vestiti si era di nuovo rovesciata, ma in quel momento non le importava.
Quando si fu ripresa a sufficienza dall’urto, cercò nuovamente di prendere il suo bastone all’interno del suo cappotto, aprendolo. Prima che ci riuscisse, l’uomo la precedette e brandendo la spada a due mani la abbassò velocemente su di lei, come se volesse pugnalarla. Per un attimo credette che fosse arrivata la fine e chiuse istintivamente gli occhi, pregando perché Zoro, il suo Zoro, arrivasse a salvarla. Quando si rese conto di non sentire dolore in nessuna parte del corpo, lì aprì confusa, trovando la spada conficcata nel cappotto a pochi centimetri dal suo fianco. Forse non voleva farla fuori, forse voleva solo catturarla o chissà che altro.
 
- Sei in trappola gattina!- rise divertito, estraendo un grosso coltello dalla tasca dei pantaloni logori.
 
Ok, come non detto: voleva ucciderla. Stava solo temporeggiando, si divertiva nel vederla in difficoltà. Doveva fare qualcosa per mettere fine al suo divertimento e subito. Non poteva aspettare che venisse Zoro a salvarle la pelle, anche lei era diventata più forte adesso. L’unico modo che aveva per sfuggirgli, però, era sacrificare quello stupendo cappotto, che in ogni caso era già rovinato. Gliel’avrebbe fatta pagare cara per questo.
Con l’agilità che da sempre la distingueva, diede un colpo di reni e si girò su un fianco cercando di rotolare, cosa che fece non appena la spada lacerò completamente parte del cappotto, lasciando di stucco l’uomo. Non pensava che avrebbe reagito, forse credeva che fosse una ragazzina impaurita.
Si alzò in piedi, finalmente pronta a combattere. Fu allora che udì una voce familiare alle sue spalle, una voce che fino a un momento prima aveva sperato di sentire accanto a lei.
 
- Spostati, sistemo anche questo e poi ce ne andiamo-
- E arrivi solo adesso?!- lo rimbeccò - Guarda com’è ridotto il mio cappotto!-
 
Fu l’unica cosa che uscì dalla sua bocca, nonostante non fosse quello che avrebbe voluto dirgli davvero. “Sei qui finalmente, grazie”: questo avrebbe voluto dire, ma sicuramente Zoro avrebbe pensato che fosse una ragazzina e lei voleva apparire come una donna forte ai suoi occhi, perché questo era quello che era.
 
- Ringrazia di essere viva, il cappotto non conta- le rispose semplicemente, prima di scagliarsi contro l’uomo con cui prima stava lottando lei.
 
Non impiegò molto a tagliare in due sia il suo coltello che la sua spada, per poi atterrare lui nonostante fosse più grosso. Praticamente aveva steso un’intera ciurma mentre lei non aveva mosso un dito. Se ne vergognava, non ci aveva fatto una bella figura, ma era stata colta alla sprovvista e lei non si chiamava Roronoa Zoro.
Lo spadaccino rimise le sue fedeli compagne nel fodero, camminando verso di lei. La stava fissando da capo a piedi con quei suoi occhi neri e sottili, capaci di tagliarti come le spade che tanto amava. La imbarazzava essere guardata così da lui.
 
- Stai bene? Sei ferita?- le chiese.
- No, tutto a posto- lo tranquillizzò.
- Che ti è preso, come mai non ti sei messa a combattere subito? Uno come quello avresti potuto batterlo anche tu con il tuo bastone-
 
Una domanda lecita, un’affermazione che corrispondeva alla verità. Le sarebbe bastato scagliargli un fulmine e tutto sarebbe finito, ma per farlo non avrebbe dovuto permettergli di avvicinarsi così tanto. Non poteva dire la verità a Zoro, che si era distratta per raccogliere i vestiti. Le avrebbe dato della stupida e in quel momento si sentiva già abbastanza depressa. Così decise di raccontargliela solo in parte.
 
- Mi sono distratta e mi ha colto alla sprovvista- scosse la testa, chinandosi e cominciando a raccogliere nuovamente tutti i vestiti.
 
Zoro non rispose, evidentemente gli bastava come spiegazione. Quand’ebbe finito gli passò la busta, facendogli capire che doveva essere lui a portarla da gentiluomo. In quel momento una folata di vento gelido li investì, ricordando loro il clima di quell’isola, perfetto per celebrare una ricorrenza come il Natale. Meno perfetto, però, era il fatto che il suo cappotto fosse lacerato per metà, consentendo così al freddo pungente di penetrarle direttamente nella pelle, facendola rabbrividire e battere i denti sonoramente. Si cinse la vita con le braccia strette, nel tentativo di coprirsi e tenersi al caldo. Quel gesto non sfuggì al compagno, che chiudendo gli occhi posò la busta a terra e si tolse il cappotto, porgendoglielo.
 
- Metti questo o ti prenderai un accidente, tu e il tuo brutto vizio di andare sempre in giro con l’ombelico scoperto!- fece il sostenuto.
 
Sorrise per quel gesto, constatando come a suo modo anche Zoro sapesse essere gentile dietro quella corazza impenetrabile che indossava davanti al mondo.
Lo ringraziò, indossando quel caldo cappotto troppo grande per lei e lievemente impregnato di sudore per il combattimento di poco prima. In altre occasioni si sarebbe lamentata di quel particolare, ma in quel momento non le importava: non voleva rovinare quel gesto così dolce. Arrossì, stringendo il collo nelle spalle per scaldarsi e anche per nascondere l’imbarazzo.
 
- Forza, andiamo- la esortò a riprendere il cammino verso la nave.
- Aspetta Zoro- lo fermò - E tu come farai?-
- Posso sopportare, non sono delicato come te-
- Tieni- gli porse ciò che restava del suo cappotto - Almeno metti questo sulle spalle-
 
Con sua grande sorpresa, lo spadaccino accettò quell’offerta senza lamentele. Era buffo con quel cappotto da donna sulle possenti spalle, ma cercò di non ridere per non suscitare le sue ire. Quel senso di ilarità scomparve non appena realizzò che era rimasta senza un cappotto nuovo per la festa.
 
- Immagino che stasera dovrò usare una giacca vecchia oppure chiedere a Robin di prestarmi qualcosa!- sbuffò.
- Se ti piace il cappotto che stai indossando adesso puoi tenerla, come ti ho già detto io ho quella vecchia- le propose.
- Peccato che questo sia da uomo e mi stia un tantino largo se non lo hai notato!- gli fece presente, indicandosi e invitandolo ad osservare meglio.
- A me non sembra poi tanto male-
 
Sgranò gli occhi incredula a quelle parole: si stava sbagliando o Roronoa Zoro, l’antieroe della cavalleria, le aveva appena fatto un complimento velato? Forse stava solo usando troppo l’immaginazione, magari voleva semplicemente dire che la situazione non era così disastrosa come lei la descriveva. Eppure giurò di aver visto un lieve rossore sulle sue gote mentre le diceva. Ma anche in quel caso poteva essere solo il freddo. Non avrebbe mai saputo la verità; tuttavia si sentì improvvisamente felice, come se la delusione si fosse dissolta. Dopotutto aveva ragione, quel cappotto non era poi così male addosso a lei.
 
- Allora se non ti dispiace lo tengo!- gli fece la linguaccia per poi sorridere spensierata.
 
Sentiva che quella sera sarebbe andato tutto bene, che avrebbero festeggiato in allegria e che lei avrebbe avuto il cappotto più bello di tutti. Sperò con tutto il cuore di ricevere anche il regalo che tanto desiderava, ma forse lo aveva ricevuto proprio in quel momento.
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Mi stupisco io stessa di come sono riuscita a scrivere una storia su One Piece dopo un anno e mezzo che non ci scrivevo mezza riga. Non è stato facile, non si è scritta da sola e fluentemente come capitava nel passato, nonostante la trama sia banale e scontata. Ma considerando il tutto è sempre meglio di niente, non pensavo nemmeno che sarei riuscita a scriverla. Di questo ringrazio il blog Zonami Events su Tumblr e l’admin del blog Maiden Of The World, che mi ha dato l’opportunità di rimettermi in gioco e mi ha ricordato chi sono i veri fans dello Zonami, quelli gentili e amichevoli, quelli che purtroppo vengono oscurati dalla cattive persone che popolano il fandom. Grazie di cuore! ♥
Rolo, questa storia è tutta per te, per il tuo ritorno sul fandom e per il tuo compleanno, del quale non potevo dimenticarmi! ;) Ti auguro il meglio!
E ora torno ad eclissarmi nel nulla.
Baci
Place
 
   
 
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