Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: dreamey    22/12/2016    4 recensioni
Due anime destinate ad essere. Che muovono inesorabilmente l'una verso l'altra. Un incontro forse casuale che crea magia e incanto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Il sole tiepido riusciva un pò a scaldarmi dalla frescura di quella splendida  mattina autunnale.
Eravamo nella mia stagione preferita. Non ero di turno e avevo deciso che una sana mattinata spesa all'aria aperta, mi avrebbe giovato non poco.
Mi guardavo intorno, ero tranquilla e rilassata e felice.
Guardavo il colore degli alberi, le loro foglie che ogni tanto mi cadevano ai piedi o che sembravano volare leggere nell'aria. Mi sentivo un pò come loro, leggera.
E poi, di tanto in tanto, spostavo lo sguardo verso di lei.
Accidenti se era bella.
 Era splendida in mezzo a quei colori. Me ne stavo seduta su quella panchina a contemplare la sua bellezza che a me sembrava perfetta.
La osservavo muoversi e ridere, ignara del mio sguardo su di lei.
La osservavo cavalcare. C'era una sintonia perfetta tra lei e il suo adorato cavallo. Sembrava fosse nata per cavalcare. Seduta così in alto, era leggera ed elegante come il "suo quattro zampe", come era solita chiamarlo.
Si era fermata a guardare distratta l'orizzonte ed era sempre innegabilmente bella.
Mi resi conto di come,ancora dopo quasi cinque anni, la bellezza di quella donna riusciva a tenere incollato il mio sguardo su di lei.
Feci scorrere leggermente il mio sguardo verso la mia mano sinistra. E guardai quell'anello che abbracciava il mio anulare.
 Era davvero mia moglie.
- Ciao.-
Alzai la testa per guardarla rimanendo seduta. Non l'avevo vista avvicinarsi.
I suoi occhi blu erano cosi luminosi che quasi mi accecarono.
- Che hai? Sei strana.-
- Niente, stavo solo riprendendo fiato.-
Finse un'espressione sorpresa. Poi mi sorrise mostrandomi quelle fossette che mi avevano fatta innamorare.
La guardai intensamente per poi sorriderle anch'io. Non le risposi.
- Oh, conosco un modo molto valido Calliope, per farti riprendere fiato-
Si chinò non smettendo di sorridere, prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò.
Sarebbe sempre riuscita a spezzarmi il respiro
 
***
-Ciao. -
-Ciao. -
Grata a quella voce sopraggiunta all'improvviso,stacco gli occhi da quella marea di scartoffie che molto malvolentieri ero intenta a firmare. Cartelle, tante cartelle di pazienti rimaste arretrate da molto tempo.
Quel saluto mi offrì una valida scusa per fermarmi un attimo. Qualsiasi banale distrazione ne sarebbe valsa la pena, perchè, di stare lì seduta con tutte quelle carte impilate davanti ai miei occhi, non ne potevo proprio più. Era la parte che più odiavo del mio lavoro.
Ma nel momento stesso in cui alzai lo sguardo verso quella voce e i miei occhi si incrociarono con i suoi, capii che non si trattava affatto di una banale distrazione.
Ma solo una distrazione.
 Perchè, la donna che mi ritrovai a fissare per quella manciata di secondi, non aveva assolutamente nulla di banale.
Mi sorrise, le sorrisi di rimando.
- Credo di essermi persa.-
- Dove deve andare?- Le chiesi sempre mantenendo il sorriso.
- Cardiochirurgia. Giro da minuti interminabili e alla fine ho deciso di chiedere aiuto.-
Sorrise di nuovo, questa volta più ampiamente, cosicché  io riuscii a scorgere delle fossette sulle sue guance.
Strano che avesse deciso di chiedere proprio a me tra tutte le persone che si trovavano in quell'immenso ospedale.  Era strano o casuale. Ma a me in quel momento sembrò perfetto.
Mi girai di tre quarti, alzando leggermente il braccio, per mostrarle la direzione giusta.
- Prenda quell'angolo, giri a destra e continui dritto, si troverà nell'ala est dell'ospedale. Li è cardiochirurgia.-
- Grazie mille.  Dato il mio spiccato senso dell'orientamento,  penso che non mi perderò.-
Sorrise ancora una volta prendendosi in giro.
Io mi ritrovai a ringraziare il suo scadente senso dell'orientamento solo per il fatto di averla portata da me.
E avrei voluto risponderle così, e forse in qualche altro momento lo avrei fatto, ma decisi di cambiare la battuta.
- Beh, se si perderà di nuovo, può sempre ritornare qui e le indicherò nuovamente la strada.-
- In quel caso, spero proprio di trovare la strada che porta qui da lei.-
La sua battuta mi colse di sorpresa, lei se ne accorse e si limitò a strizzarmi l'occhio e a sorridere, di nuovo.
Le risposi velocemente.
- In quel caso, non saprei se giudicare il suo senso dell'orientamento scadente, per non averle fatto trovare la strada giusta, o eccezionale, per averla portata di nuovo da me.-
 Annuì alla mia battuta ma non rispose. La vidi indietreggiare dal bancone, inumidirsi le labbra e poi rividi quelle fossette farsi spazio sul suo viso.
La seguii fino a quando non sparì dietro l'angolo.
Sospirai, abbassai lo sguardo sui faldoni impilati e ricominciai a compilare cartelle.
Non tornò da me. Forse aveva trovato l'ala est dell'ospedale o forse no. Forse aveva provato a tornare indietro o forse no.
 
- Torres! Cosa, o dovrei dire, chi è che ti fa sognare ad occhi aperti?-
Era Mark, uno dei miei migliori amici e si portava dietro ovunque quel suo fare canzonatorio.
- Non sto affatto sognando ad occhi aperti, Mark.-
- Allora senza ombra di dubbio, dallo sguardo assente, quella penna fermata a mezz'aria, quelle carte impilate li da più di un'ora, deduco che stessi pensando a me.-
- Smettila Mark. Ero concentratissima.-
- Non di certo su quelle cartelle, comunque. Se non pensavi a me, a chi pensavi?-
Ad un angelo.
-A nessuno, Mark. Non pensavo proprio a nessuno.-
Mimò un'espressione scettica, ma almeno ero riuscita a far cadere l'argomento.
- Comunque, ero venuto a dirti che stasera ci si vede tutti da Joe. Ti aspetto giù alla fine del turno.-
Sparì come era apparso senza darmi possibilità di replica.
Mi convinsi che un pò di svago mi avrebbe fatto bene.
 
Quelle luci soffuse, la musica che riecheggiava nel locale, la giusta compagnia dei miei amici e colleghi, facevano scorrere la serata piuttosto piacevolmente.
Tra una chiacchiera e l'altra sulle molteplici vicissitudini del nostro luogo di lavoro e gli strutturati dell'ospedale, sorseggiavo il mio immancabile drink: tequila.
Mi sentivo appagata e tranquilla, a mio agio in mezzo a loro e in quel locale che frequentavo ormai da anni.
 Poi, improvvisamente, sentii il cuore balenarmi in gola. Cavolo, sembrava volesse uscirmi dal petto.
Sentì l'esigenza di tracannare in un sorso, la tequila che ancora era rimasta nel bicchierino.
Allungai il braccio e mi appropriai del drink di Addison, seduta accanto a me. Ignorai il suo sguardo perplesso e fulminante che percepivo addosso. Ero impegnata a guardare in un'altra direzione. La sua.
Poi scorsi anche Teddy. Erano entrate insieme nel locale. Ridevano. Di nuovo quelle fossette che riuscivo a scorgere anche da lontano. Teddy era il primario del reparto di cardiochirurgia.
Ricordai il particolare della mattina, quando si era fermata vicino alla mia postazione per chiedermi indicazioni. Cercava proprio quel reparto. Realizzai che non stava andando a trovare un parente ricoverato come avevo creduto, andava da Teddy.
Questo significava che contro ogni mia aspettativa, forse avrei saputo di più sul suo conto.
Così  come, contro ogni mia aspettativa, l'avevo rivista.
E stava anche avanzando verso il tavolo cui ero seduta.
Intercettò il mio sguardo, mi guardò piacevolmente sorpresa e mi sorrise, proprio come aveva fatto quella mattina, prima di indietreggiare allontanandosi da me.
 
Teddy sorrise a tutti, era un tipo allegro e molto di compagnia, oltre che colleghe, eravamo anche buone amiche.  E mi chiesi come mai non l'avevo mai vista prima in compagnia di quella donna che mi faceva uno strano effetto.
La presentò a tutti e, alle domande in proposito dei colleghi, rispose che era una vecchia amica di infanzia, trasferita da un mese a Seattle.
Mi scolai il resto del bicchierino di Addison che mi guardava divertita. Mi sentivo stranamente agitata e la mia migliore amica aveva appena collegato tutto.
Le avevo raccontato dell'incontro di quella stessa mattina, poche ore prima di andare da Joe.
 Si chiamava Arizona. Un nome bizzarro, ma che le stava benissimo. Mi piaceva anche il suo nome, sentivo che avevo ancora bisogno di alcol.  Mi chiesi dove cavolo fosse finita la tranquillità che tanto avevo ostentato pochi minuti prima.
Il caso di certo non mi aiutava. Alla mia destra, a capotavola, c'era un posto libero e anche di fronte a me.
Teddy prese posto di fronte, accanto a Meredith e lei accanto a me.
Ero sprovvista di alcol, volevo altra tequila.
 L'avevo seguita con lo sguardo mentre avanzava per sedersi proprio vicino a me.
 Si avvicinò vicino al mio orecchiò e mi sussurrò quella frase.
- Il mio senso dell'orientamento non è poi cosi male, se mi porta sempre da te.-
Si allontanò di poco solo per sorridermi e strizzarmi l'occhio.
Era diretta, molto.
Il nostro sguardo fu interrotto dalla cameriera sopraggiunta all'improvviso. Ordinai necessariamente altra tequila, lei ordinò un Bloody Mary.  Tutto in linea con il suo carattere: piccante.
Non aspettò che mi presentassi, chiese lei il mio nome.
- Stupidamente stamattina non ho chiesto il tuo nome.-
- Callie.-
Accennò un sorriso prima di chiedermi altro.
- Che sta per?-
- Oh,no. Non te lo dirò mai.-
- Allora chiederò a Teddy.-
La  guardai  fintamente sconcertata, nascose il suo sorriso nel bicchiere del suo bloody Mary.
 Notai che pian piano, la tensione si stava affievolendo e tornavo ad essere tranquilla. Merito della tequila, ma anche di Arizona.  Sentivo un leggero disagio guardando i suoi occhi blu e intensi e, quando le comparivano quelle fossette sulle guance ogni volta che sorrideva, sentivo qualcosa sciogliersi dentro allo stomaco. Realizzavo quanto fosse bella.
Parlava a suo agio in mezzo a tutti noi, non era per niente timida.
Era delicata e piacevolmente di compagnia e riusciva a tenere testa alle battute di Mark.
 Ogni tanto, quando io e lei non conversavamo tra di noi, la sorprendevo a guardarmi.
Capitava anche il contrario.
 Notai che si era fatto tardi, mi alzai giustificando il mio andare via con un lungo intervento che avrei dovuto svolgere l'indomani mattina presto.
Si alzò subito dopo, affermando che sarebbe uscita dal locale con me, anche lei si sarebbe alzata presto l'indomani.
Vidi Addison sorridermi maliziosamente e Teddy fare un cenno di assenso.
Arizona le aveva raccontato di avermi già incontrata quella mattina.
 Appena uscimmo dal locale,  mi colse un brivido di freddo. Constatai che la temperatura era calata di un bel pò, il che era tipico in quel periodo dell'anno a Seattle.  Erano i primi giorni di maggio. La mattina faceva caldo e la sera la temperatura si abbassava.
- Adoro questo mese- Mi disse raggiungendomi per poi camminarmi accanto.
- Io preferisco l'autunno- le risposi guardandola.
Annuì, poi aggiunse:
- Mare o montagna?-
- Montagna.- risposi secca, la scrutai per poi continuare.
- Oh, vediamo, tu mare, giusto?-
Rise - Si, mare. Vuoi mettere, la spiaggia, il dolce calore del sole, l'abbronzatura..-
- Ma se sei bianca come il latte.-
- Infatti parlavo di te. Ti immaginavo stesa al sole, in bikini a prendere l'abbronzatura.-
- Magari in Spagna a sorseggiare sangria.- Stetti al gioco.
E mi rispose a tono come  avevo piacevolmente previsto.
Mi piaceva la piega che stava prendendo la nostra conversazione.
- Già, era esattamente quello che intendevo.-
Mi guardò a lungo per poi percorrere col suo sguardo tutto il mio corpo.
Era diretta anche nei modi di fare non solo con le parole.
Mi sentii leggermente a disagio. I suoi occhi che mi scrutavano, mi facevano perdere un pò di lucidità.
Resta con i piedi per terra. Lo avevo ripetuto più volte a me stessa quella sera.
- Aduli in questo modo tutte le ragazze che ti capitano a tiro?-
- A questo risponderò solo se mi dici il tuo nome completo.-
- Sai, in verità preferisco non saperlo.-
- Ti piace il mistero?-
- Si, credo che renda più interessanti le cose.-
Mimò un'espressione corrucciata e rispose subito.
- Mi dicono tutti che io sia una abbastanza diretta.  Allora non sto andando bene.-
- Diciamo che non vai molto per il sottile, ma mi sta bene così.-
- Ah si?-
Mi guardò con i suoi occhi che riuscivano ad ogni sguardo a stupirmi.
- Si. Sei in grado di sorprendermi, ad ogni modo.-
Stavamo continuando a camminare, eravamo poco lontane dal locale. Andamento lento, rilassato, io braccia conserte stretta nel mio giubbotto di pelle e lei mani in tasca e borsa a tracolla.
A quelle mie parole, si arrestò. Aveva un'espressione sorpresa.
Ritornai indietro raggiungendola e sorridendole risposi alle sue domande che ancora non aveva pronunciato.
- Ci conosciamo da questa mattina. Ma è come se mi conoscessi da più tempo. Sappiamo quasi niente l'una dell'altra e ogni tuo piccolo comportamento o sguardo mi spinge a voler sapere sempre di più di te. Parlare con te è semplice eppure hai mille sfaccettature.-
- E sono queste mille sfaccettature a rendermi misteriosa?-
La guardai dritta negli occhi.
- Incomprensibile.-
- Incomprensibile?- mi fece eco subito.
Era ferma, di fronte a me, con le mani in tasca nei jeans aderenti che le calzavano alla perfezione, nell'aria quasi fredda di Seattle, nel mio quartiere che conoscevo alla perfezione. Piccole folate di vento le scompigliavano un pò i capelli biondi che li aveva sciolti e ondulati  e che ricadevano ancor più sopra delle spalle.
Mi fronteggiava da quei pochi centimetri di differenza rispetto alla mia altezza.
Aveva un giubbino che le calzava aderente e che le arrivava alla vita. Constatai che portava elegantemente quell'abbigliamento casual.
Smisi di osservarla e mi concentrai a risponderle.
- Si. Sei spavalda, ma in questo momento sembri molto vulnerabile.  Hai un aspetto di un angelo ma un fare molto intrigante non proprio degli angeli. Sembri sofisticata ma sei semplice e naturale.  Ridi e scherzi genuinamente sentendoti a tuo agio tra le persone ma piacevolmente seducente quando meno te lo aspetti.-
Mi aveva guardava attentamente in silenzio per tutto il tempo.
- E sono i tuoi occhi a essere veramente devastanti. Intensi, profondi e così... blu. E poi hai quelle fossette che compaiono all'improvviso donandoti un aria da bambina, del tutto inaspettata. Hai una bellezza pericolosa e davvero sorprendente.-
Finii il mio discorso e seguirono pochi attimi di silenzio.
- Quindi sono una che sa cogliere di sorpresa.-
La guardai ancora una volta, poi le risposi decisa.
- Cogli me di sorpresa.-
- E tu evidentemente sei una che non si fa sorprendere.-
- Non sempre ci riescono in effetti.-
Camminammo solo qualche altro metro, completamente in silenzio ma molto vicine. Pochi attimi che mi sapevano di magia.  Non provavo quella sensazione da tempo.
Arrivammo alla mia macchina, l'aprii e si accomodò dentro. L'accompagnai al suo appartamento e durante il tragitto ascoltammo le canzoni che riecheggiavano nel piccolo abitacolo della macchina, partite dal cd che avevo messo nello stereo parecchi mesi prima. Prese lei l'iniziativa, accese e ascoltò in silenzio. Quando partì la prima traccia notai che mi guardò piacevolmente sorpresa.
- Non lo avrei detto.-
- E' anche la tua musica preferita.-
- Questa canzone lo è.-
Si girò guardando dritto e rimanendo così fino a destinazione.  Parcheggiai di fronte al suo portone e spensi la macchina.
- Ho voglia di un gelato.-
Mi sorprese di nuovo. Avevamo superato due gelaterie prima di arrivare al suo appartamento.
Mi sorrise  e io capii che l'avrei accontentata.
 E allora riaccesi il motore, feci inversione e parcheggiai vicino alla gelateria.
Divorammo i gelati appoggiate alla carrozzeria della mia auto, immerse nel silenzio di quella tarda serata.
Parlammo di film, dei posti che avevamo visto viaggiando e del lavoro.
-  Sei un chirurgo, quindi.- esordì all'improvviso.
- Si, primario di chirurgia ortopedica.-
La vidi ridere di gusto.
- Perchè ridi?- Le chiesi ridendo anch'io a mia volta.-
- Perchè non sembri proprio un primario o comunque un chirurgo in questo momento. Guardi e mangi quel gelato al cioccolato come farebbe una bambina.-
- Non sembro una che spezza le ossa, in pratica.-
Continuavamo a ridere. Si fece più vicina e trasformò la sua risata in un sorriso dolce. Mi scostò una ciocca di capelli dal viso e poi parlò di nuovo.
- Ma quello che sto guardando mi piace.-
Ed ecco di nuovo la sorpresa. In un attimo trasformò il suo sguardo con le fossette ben in vista, in uno del tutto seducente.
- Io ho un maneggio. Insegno equitazione.-  Aveva un'amabile capacità di spezzare il silenzio parlando all'improvviso.
La guardai colpita e lo notò.
- Che c'è?- mi chiese
- Niente, solo che mi è difficile immaginarti su di un cavallo, sembri così fragile e piccola.-
- Oh, solo perchè sono qualche centimetro più bassa di te?-
Ridemmo di nuovo, aveva un'espressione davvero buffa.
- Comunque, se qualche giorno verrai con Teddy al maneggio, mi vedrai e non dovrai più immaginarmi.-
- Ci sto, ma scordati che salirò su quei cosi.-
- Si chiamano cavalli, Callie.-
Mi rispose dandomi una leggera spinta sulla spalla e ridendo.
- Calliope, è il mio nome completo.-
 La vidi annuire
- Lo immaginavo.-
- Cosa? il mio nome?-
- No, che avessi un nome stupendo. Quello di una dea.-
-Musa. A mia mamma piaceva molto la musica.-
- Tua mamma non ha sbagliato proprio niente con te.-
Ed ecco di nuovo quel suo fare intrigante e suadente. La vidi percorrere con lo sguardo tutto il mio corpo.
Sentii un brivido attraversarmi nello stesso momento.
 
Non ci vedemmo spesso nei giorni seguenti, ma ci sentimmo molto con il cellulare. Durante il giorno mi mandava messaggi, spesso di quelli molto divertenti e mi faceva sorridere, sempre. Poi la sera spesso mi chiamava e mi raccontava tutta la sua giornata, al completo. Era una a cui piaceva parlare, parlava lei per quasi tutto il tempo e io, ascoltandola, stavo bene. Mi faceva stare bene.
Sorridevo, rispondevo alle sue battute e mi imbarazzavo ai suoi complimenti.
- Pronto Calliope, ci sei? Non ti sento più.-
Aveva fatto una delle sue battute adulatrici che mi avevano lasciata di stucco.
Dalla sera in cui le avevo detto il mio nome, non aveva mai smesso di chiamarmi così. Era l'unica a farlo. E anche questo, di lei,riusciva a sorprendermi.
- Ci sono.-
- Oh, meno male, non so cosa farei senza di te.-
Scherzava sempre e io stavo al gioco.
Con i messaggi era più o meno la stessa cosa.
Aspettavamo entrambe il buongiorno, spesso ero io ad augurarglielo per prima per via dei miei turni a lavoro. Lei, al maneggio, aveva orari più comodi. E allora mi sorprendevo ad aspettare sempre in maniera più bramosa la sua risposta al mattino. Quando non ero impegnata in sala operatoria, guardavo il display del cellulare e sorridevo ogni volta che vedevo la spia lampeggiare. E ogni volta si trattava di lei.
E ogni volta sentivo qualcosa salire e scendere nello stomaco.
Cominciai a pensarla sempre più spesso. A scriverle e telefonarle anch'io la sera. Ogni tanto, riuscivo a sorprenderla anch'io.
Andai davvero con Teddy al maneggio.
Era inginocchiata a terra e parlava con una bambina, aveva all'incirca nove anni.
Pian piano che ci avvicinavamo, scorsi la sua espressione dolce. Stava rassicurando la piccola.
Poi la salutò con un bacio e la bambina si slanciò ad abbracciarla. Lei ricambiò l'abbraccio e comparì un favoloso sorriso sul suo viso.
Mi incantai a guardarla.
Teddy si era fermata al chiosco a parlare con alcuni dei ragazzi.
La bambina corse via,lei si rimise in piedi e fu allora che si accorse di me. Mi guardò sorpresa e divertita.
- Ciao, Calliope.- mi disse mentre si avvicinava a me.
Era stupenda vestita in quel modo. Cappello sulla testa, maglietta bianca che le illuminava il viso, pantaloni blu aderenti e stivali.
Si tolse il cappello. I capelli legati in una piccola coda e alcune ciocche che le ricadevano disordinatamente sul viso. Era una delle cose più adorabili che avessi visto.
Le sorrisi e ricambiò il mio sorriso.
- Sei venuta!-
- Sono venuta.-
Ci guardammo a lungo, la voce di Teddy, interruppe i nostri pensieri.
Staccò il suo sguardo dal mio e si rivolse a Teddy sorridendole.
- Fila di là, c'è il tuo cavallo preferito libero.-
Teddy non se lo fece ripetere più volte, con un largo ed eccessivamente allegro sorriso, sparì all'istante lasciandoci di nuovo sole.
- Le hai insegnato tu a cavalcare?-
- Ci iscrivemmo insieme a scuola di equitazione, almeno un secolo fa. Avevamo entrambe sedici anni. Lei ha frequentato per qualche tempo, non aveva la mia passione. Ma da grandi, qualcosina gliel'ho insegnata io. Ogni volta che veniva a trovarmi nella nostra città, passavamo interi pomeriggi a cavalcare. Ora, da quando mi sono trasferita qui, ogni volta che ha del tempo libero, viene a cavalcare per rilassarsi un pò.-
- Deve aiutare molto con il nostro lavoro.-
- Si. Sai, dovresti proprio provarlo.-
- Mi stai dicendo che sono stressata?-
- No, ma che dovresti salire li sopra con me.-
- Scordatelo.-
- Non sai cosa ti perdi.-
- A cavalcare?-
- Anche.-
Mi guardò intensamente per poi indietreggiare per raggiungere di nuovo il suo cavallo.
La vidi montare il cavallo e mi sembrò la cosa più facile del mondo da fare. Solo che a farlo era lei, e lo faceva benissimo. Non avevo mai visto nessuno cavalcare in quel modo. C'era passione, entusiasmo, leggerezza.
- Sai che ti dico?-
- Che ci vuoi provare, scommetto.-
Si era avvicinata col cavallo a pochi passi da me.
- Si. Voglio salirci.-
Si fece un pò più indietro e allungò il suo braccio verso di me.
Afferrò saldamente la mia mano.
- Metti il piede nella staffa e datti uno slancio forte.-
- Non sarebbe più facile se mi aiutassi da sotto?-
- Credimi, lo farei volentieri Calliope, ma ti farei provare più volte, credo.-
Ridemmo insieme alla sua battuta.
- Non la smetterai mai di fare così?-
- Ma ti sei mai guardata bene? Come farei a smettere, Calliope.-
Mi diedi lo slancio e afferrata alla sua mano che mi tirò, mi ritrovai seduta davanti a lei. Le davo la schiena, ma era talmente vicina.
- E' la stessa cosa che mi chiedo anch' io-
- Mmm?- mi chiese distratta. - Ti chiedi come farò a smettere di adularti?-
Sentivo il calore del suo corpo dietro di me, il suo odore, il suono melodioso della sua risata.
- No. Ma come fare a giudicare qualcosa che sia bella almeno la metà  di quanto non lo sia tu.-
Non disse una parola, fece partire il cavallo e mi proteggeva col suo corpo.
Era più minuta di me, ma mi fece sentire protetta.
Ci fermammo di colpo.
- Non ho mai portato nessuno qui.-
 Poggiò il suo mento sulla mia spalla, lasciò le redini e mi cinse la vita con le sue braccia. Mi appoggiai piano a lei e rimanemmo in silenzio ad osservare quel panorama stupendo.
Seattle vista da quella prospettiva era meravigliosa.
- Incanta anche te,giusto?-
La sua voce così vicina mi fece sussultare.
- Già, non mi aspettavo che Seattle fosse così bella.-
- Nemmeno io mi aspettavo tanto.-
Poi all'improvviso mi diede un bacio sulla guancia e fece ripartire il cavallo.
Ero stata molto più che bene.
Teddy fu chiamata in ospedale per un'emergenza ed io rimasi al maneggio ad aspettare Arizona;  mi avrebbe dato lei un passaggio a casa.
Si era fatta sera e lontano dall'inquinamento cittadino,  il cielo era stupendo.
Passeggiamo un pò a piedi nel maneggio, eravamo rimaste sole. Prima di andare via, controllava che tutto fosse a posto. Era una maniaca del controllo.
 - Dove sei stata tutto questo tempo?-
Qualche istante prima di farle quella domanda, avevo lanciato uno sguardo al cielo.
Tutto sembrava perfetto. C'era pace, silenzio, magia. C'era lei.
- L'ho pensato anch'io, sai.-
- Hai pensato anche tu che siamo come quelle anime destinate ad incontrarsi?-
Camminavamo lente, una accanto all'altra. Ogni tanto lanciavo lo sguardo verso lei. Era delicata rischiarata dal colore della luna.
- Più o meno.-
Si arrestò e si girò a guardarmi.
- Che eri proprio come ti immaginavo.-
La guardai confusa e si affrettò a continuare.
- Ovvio, non immaginavo proprio te non conoscendoti. Ma sei meglio. Mi è chiaro che sei ciò che avrei desiderato per me.  Come se non avessi aspettato altro.-
Disse quelle parole tutte d'un fiato e avevo faticato a starle dietro.
Poi si depositarono dentro di me e mi affrettai a baciarla.
- Non eri la sola.-
 
Ci sposammo un anno dopo.  Mi chiese di sposarla una mattina che eravamo al maneggio.
Avevo imparato a cavalcare. Non bene quanto lei ma mi aveva detto che avevo una predisposizione naturale.
Facevamo delle lunghe passeggiate a cavallo quando ero libera dal lavoro.
Lei sul suo io sul mio.
 
- Chi arriva prima al nostro posto.-
Aveva gridato all'improvviso spronando il suo cavallo a correre.  La seguii all'istante. Ovviamente mangiai la sua polvere.
- Non è giusto, sei partita prima e senza avvisare. Senza contare il fatto che tu insegni equitazione e io ho imparato da poco.-
La raggiunsi e mi accostai al suo cavallo. Vidi che rideva di gusto.
- Ora dovrai pagare pegno.-
- Oh, non ci sto. Non era una gara giusta.-
Le risposi risoluta.
Mi guardò con aria decisa e mentre faceva ripartire il suo cavallo, mi disse quelle parole che mi lasciarono senza fiato.
- Peccato, ti avrei chiesto di sposarmi.-
E ripartì di corsa ridendo.
Mi affrettai a raggiungerla.
- Smettila di correre.-
La vidi rallentare e mi accostai poco dopo. La fissai dritta negli occhi. E mi fissò anche lei.
- Calliope, sposami.-
Le sorrisi e cominciai a correre.
- Tanto ti raggiungo. So cavalcare meglio di te.-
La sentii gridare in lontananza.
- Non se ti perdi. Il tuo senso dell'orientamento fa schifo.-
Le gridai di rimando dal mio cavallo in corsa.
- Saprei sempre trovarti. L'ho già fatto.- gridò poco dietro di me.
Avevo rallentato dopo aver girato a destra e nascosta in mezzo agli alberi.
- Lo spero.- gridai tra gli alberi - se vuoi sentire la mia risposta.- aggiunsi.
Sbucò dietro di me subito dopo. Mi fece sussultare.
- Dimentichi che il maneggio è mio e ti avrei trovata sicuramente.-
Aveva un'aria beffarda e un sorriso stampato sulla bocca.
- Ora voglio la risposta.-
Mi accostai quanto più potevo al suo cavallo col mio e mi sporsi verso di lei. La tirai verso di me e la baciai.
Si staccò leggermente per parlarmi.
- Mmh.. deduco sia un si.-
- Deduci bene.-
Furono le uniche parole che le dissi prima di riprendere a baciarla.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: dreamey