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Autore: HarleyHearts    23/12/2016    1 recensioni
Lyla ha sempre avuto una vita normale, come tante sue coetanee ventitreenni.
Viveva con la madre e la sorellina minore, in una piccola casetta a schiera a Washington, e divideva le sue giornate tra l’Università e i migliori amici Rebekka e Robert. Andava tutto bene nella sua quotidiana monotonia.
Almeno, era così prima di incontrare in ospedale il nuovo medico pediatra Ciel O’Konnor; 27 anni di pure bellezza canadese, e un passato traumatico alle spalle.
Da quel giorno, da quel lieve sfioramento di mani, tutto è cambiato drasticamente.
L’esistenza di un mondo che credeva impossibile, una guerra sanguinosa che durava da decenni, creature straordinarie... persino Alpha; tutte cose che travolgeranno la sua vita, come un fiume in piena.
Prima storia della serie “Diversi, Simili ed Uguali”
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 29
Capitolo 29
"Dead bite"


Le 6:00 di mattina dovevano essere un orario vietato dalla legge, a parere di Robert.
Si svegliò a fatica, e fece appena in tempo a darsi una sistemata e a prendere il borsone per il weekend, che Alberich lo chiamò al telefono per comunicargli che era sotto casa sua.
Il castano prese un ultimo respiro e, come un gladiatore pronto ad entrare nell fossa colma di leoni e bestie feroci, si fece coraggio e scese.
Doveva pensare ai lati positivi che avrebbe portato quell'uscita, esattamente come gli aveva suggerito Beki.
Doveva pensare a quei bei lati positivi.
Non appena scese, il ragazzo rimase sorpreso di vedere la jeep di Tom parcheggiata davanti a casa sua, ma poi ricordò.
Alberich aveva detto che si sarebbe fatto prestare la macchina dell'amico, essendo la sua moto poco consona per il viaggio.
Posizionò il suo borsone nel bagagliaio della macchina, ed andò a sedersi al posto vicino al guidatore.
L'abitacolo era caldo e la radio, seppur fosse impostata su un volume molto basso, era accesa e trasmetteva una canzone pop in voga al momento.
- Buon giorno - lo salutò l'orso-tattoo, rivolgendogli un ampio e caldo sorriso.
- Buon giorno, Alb - ricambiò il sorriso e il saluto, sporgendosi appena per baciarlo.
Un bacio che, teoricamente, sarebbe dovuto essere molto casto e rapido, ma che si tramutò in qualcosa di completamente diverso.
Negli ultimi tempi, Robert aveva cercato di trattenersi dal non essere troppo... "se stesso" con il corvino che stava baciando.
Non voleva risultare agli occhi del tatuatore come un pazzo ninfomane, tutto qui, ma stare calmi e tranquilli con Alberich era davvero impossibile.
E Robert che si voleva trattenere, ed aspettare di essere arrivati in campeggio per lasciarsi andare.
Povero ed ingenuo Rob.
Il castano si allontanò dal proprio ragazzo solo quando, il fastidio procuratogli dal bracciolo della macchina, contro il fianco magro, divenne insostenibile.
- Accidenti - commentò il corvino, con un ghigno sul volto - Se tutti i "Buon giorno" saranno così, vedrò di venirti a svegliare alle 6:00 del mattino più spesso - ridacchiò, prima di depositargli un altro bacio sulle labbra.
Robert non riuscì a trattenere il sorriso spontaneo che gli nacque sulle labbra.
- Tu prova a svegliarmi di nuovo ad un orario simile, e i "Buon giorno" così te li puoi sognare la notte -
La minaccia però non lo scalfì minimamente, anzi sembrò divertirlo ancora di più.
- Oh no, tesoro - lo riprese giocoso, avvicinandosi nuovamente al suo viso - Nei miei sogni, la notte, io e te facciamo tutt'altro - lo provocò.
- Sei un pervertito - e non lo disse scandalizzato, ma più divertito come Alb.
- Io? - domandò lentamente, e fintamente sconvolto il tatuatore - E perchè mai? Non ho mica specificato cosa facciamo. Se tu pensi male, la colpa mica è mia... - lo prese in giro.
- E poi, tra noi due, quello con lo sguardo languido ed eccitato sei tu -
Robert, sentite le sue parole, arrossì vistosamente e balbettò, parecchio indispettito, un - Non è vero! Non ho nessuno sguardo languido, io -
Alberich inarcò un sopracciglio, e scoppiò a ridere - Certo! Io sono un gelataio, e tu non ti sei appena immaginato una mia versione super sexy e pornografica, in cui ti chiedo come vuoi il mio bel "cono gelato" -
Rosso in volto, Rob rimase in silenzio per alcuni secondi; muto come un pesce.
- Vorrei poter dir qualcosa, ma non mi sento in grado di poter ribattere adeguatamente - rivelò infine, sincero, facendo ridacchiare maggiormente il corvino.
Alla fine, tra una risata e l'altra in cui venne coinvolto anche Robert, l'orso-tattoo mise in moto e finalmente partì.


- Vedrai, il posto dove stiamo andando ti piacerà - ruppe ad un certo punto il silenzio il tatuatore, non appena imboccarono l'autostrada fuori dalla città.
- È un piccolissimo parco naturale, situato intorno ad un laghetto artificiale, davvero bellissimo. Ci vado da quando ho più o meno dodici anni. È... - indugiò leggermente, prima di riprendere a parlare, e questo il castano lo notò - Il mio posto speciale - finì, con un tono di voce più basso e profondo.
Poco dopo, Alberich scosse velocemente la testa, tenendo sempre gli occhi fissi sulla distesa di cemento grigio, e trattenendo a stento un risolino imbarazzato - Ti sembrerò un deficiente -
- Non è vero - ribattè prontamente il castano - Questo non ti fa sembrare un deficiente; nella maniera più assoluta - lo rassicurò, dolcemente.
- Anch'io ho un posto speciale, se ti può rassicurare - confidò.
Alberich sgranò gli occhi per la sorpresa, e gli lanciò un rapidissimo sguardo - Davvero? -
- -
Il ragazzo iniziò a torturarsi le mani. Indeciso sul continuare o meno.
Alla fine, dopo una rapida riflessione, prese la sua decisione.
- I miei nonni materni hanno una villetta con giardino nel North-east Alexandria, e quando ero piccolo andavo a trovarli quasi tre volte a settimana - iniziò a raccontare il castano, giocherellando ogni tanto con la zip metallica della propria giacca - Avevo, sì e no, sette anni quando mio nonno decise di costruirmi questa gigantesca casetta sull'albero, sul melo che c'era nel giardino sul retro - al ricordo, il ragazzo si lasciò sfuggire una risata leggera.
Un risolino che Alberich non riuscì a non trovare delizioso.
- L'avevo simpaticamente ribattezzata "Fortezza del Cavaliere Bluries", dall'unione del mio cognome e quello da nubile di mia madre. Ci passavo davvero un sacco di tempo, e l'avevo arredata di tutto punto, per quanto mi era concesso. L'avevo riempita di cuscini colorati, giocattoli e ci avevo persino portato una vecchia e malconcia radio -
La serie di ricordi che ne conseguirono portarono nel cuore del castano una multitudine di sentimenti contrastanti.
Sentimenti buoni, ma soprattutto sentimenti negativi.
- Era il mio posto preferito - finì, in un sussurro.
- Non lo è più? - chiese confuso il guidatore.
- No, lo è ancora... ma è un pelino complicato -
Quella casetta era e resterà sempre il posto speciale di Robert, non sarebbe mai potuto succedere qualcosa che avrebbe potuto cambiare le cose.
Anche se erano ormai anni che non ritornava a casa dei suoi nonni, la sua Fortezza e i ricordi a lei legata sarebbero sempre rimasti nel suo cuore.
- Quando avevo quindici anni feci coming out con la mia famiglia, ma non tutti presero la notizia bene - gli raccontò - Primo fra tutti mio nonno materno, che lo vide come un vero e proprio tradimento, tanto da proibirmi di ritornare e mettere piede in casa sua -
Prima di quell'evento, il rapporto che aveva con suo nonno era davvero bellissimo. Era assurdo come un bel rapporto come quello che c'era stato tra Rob e suo nonno, fosse stato completamente distrutto dall'orientamento sessuale del primo.
Quando il padre aveva reagito male alla sua omosessualità, Robert non aveva sofferto tanto quanto con il nonno materno.
L'assenza di dolore era dovuta sicuramente dalla mancanza di qualsiasi tipo di relazione tra lui e il padre, ma questa era un'altra storia.
- Cavolo... mi dispiace, Rob -
Il castano scosse il capo - Scusami. Non volevo rattristare la situazione - si scusò invece lui.
- Non scusarti -
Alberich strinse leggermente il volante nero tra le mani, e tirò un sospiro veloce.
- Penso sia normale avere anche ricordi tristi legati al proprio posto speciale - ragionò, ad alta voce.
Nella testa del ragazzo si accese un piccolo allarme, che lo avvisò che quell'argomento avrebbe finito per rattristare ulteriormente la situazione tra loro due, e sentì la forte necessità di fare qualcosa.
- Ti va se mettiamo un po' di musica? - gli chiese Rob, indicando la radiolina.
- Certo - annuì con la testa - Se vuoi nel cruscotto ci sono un po' di CD di Tom. Puoi guardare se c'è qualcosa di interessante -
Dire che il cruscotto del migliore amico del suo ragazzo fosse pieno zeppo di dischi, sarebbe stato un eufemismo.
La prima cosa che lo colpirono furono svariati CD degli Skillet, degli AC/DC, dei Pantera e alcuni degli Hollywood Undead.
Quest'ultimi erano tra i gruppi preferiti di Robert, che si rivelò molto sorpreso di ritrovarsi dei loro CD tra le mani.
- Quelli, in realtà, sono miei. Li avevo prestati a Tom qualche settimana fa per farglieli conoscere, visto che non li aveva mai ascoltati prima -
Il castano osservò sconvolto l'orso-tattoo.
Si era davvero riferito ai CD degli Hollywood Undead che stringeva tra le dita.
- Ti piacciono gli Hollywood Undead? -
- Sono il mio gruppo preferito - rispose, orgoglioso, il corvino - Perchè? A te non piacciono? -
- Stai scherzando? - esclamò, sconvolto - Sono anche il mio gruppo preferito -
Fino a quel momento, Robert era stato più che certo di non avere niente in comune con il proprio ragazzo, e scoprire che si sbagliava lo lasciò piacevolmente sorpreso.
Forse, alla fine dei conti, Robert ed Alberich non erano così tanto diversi come potevano sembrare ad una prima e rapida occhiata.
Forse, erano davvero più simili di quello che pensavano.
Così, con in sottofondo le note di "Dead bite", iniziarono a canticchiare come due ragazzini spensierati.


Il viaggio non fu per niente traumatico come aveva pensato malamente Robby, e alla fine si rivelò persino piacevole.
Si fermarono giusto un paio di volte; la prima volta per fare rifornimento, e la seconda per pranzare in una tavola calda che trovarono sulla strada.
Riuscirono ad arrivare a destinazione nel primo pomeriggio, e quando lasciarono la strada asfaltata per una composta principalmente da terra e ciottoli, Robert iniziò ad osservarsi in giro stupefatto.
Era così abituato al grigiore e al cemento di Washington, che tutto quel verde lo destabilizzò non poco.
Gli faceva... strano. Non uno strano in senso negativo, ma più uno strano "bello".
Alberich parcheggiò la macchina in mezzo al verde e al nulla, e il castano si girò verso di lui confuso - Parcheggi qui? -
- - rispose, semplicemente - Stai tranquillo, è una zona sicura questa. Più in là... - ed indicò davanti a loro - A circa cinque minuti di cammino, ci sono le rive del laghetto ed un posto fantastico dove accamparsi; specialmente di notte, il panorama diventa fantastico -
Nello sguardo di Alberich si accese una luce d'eccitazione, che riuscì a meravigliare il castano.
Quel posto doveva essere davvero fantastico, per il suo orso-tattoo.
Scesero entrambi dalla macchina, iniziarono a tirar fuori il necessario per accamparsi e, insieme ai propri borsoni, si caricarono tutto in spalla, pronti per incamminarsi.
Lo avrebbe ammesso a fatica, ma quel posto lasciò estasiato Robert.
Era tutto così verde e silenzioso, da non sembrare nemmeno reale.
Il castano non si era mai trovato circondato da così tanti elementi naturali in tutta la sua vita, e la cosa lo rattristò.
Si era così tanto abituato al grigiore e alla vita cittadina, da schifare tutto quello che si trovava al di fuori.
A conti fatti, la situazione era molto triste in effetti.
Il rumore di un rametto spezzato, in tutto quel silenzio, fecero sobbalzare e spaventare il povero Robert.
- Che è stato? - squittì, spaventato, voltandosi di scatto verso la strada appena percorsa.
La risposta arrivò subito quando, in mezzo alla via di terra battuta, apparve una piccola macchiolina color grigio-marrone.
- Calmati, pulcino. È solo una lepre - lo rassicurò, indicandogli il batuffolino che li osservava curioso con i suoi piccoli occhietti brillanti.
Rob si sentì un idiota, ma continuò a non sentirsi tranquillo.
Come se da dietro la maschera da teneroso Tamburino, potesse sbucare dal nulla una creatura mostruosa da un momento all'altro.
Il castano scosse la testa, cercando di scacciar via quello sciocco pensiero.
Stava guardando troppo "Stranger Things" negli ultimi giorni, e questo non faceva bene alla sua mente già fin troppo paranoica di suo.
Per arrivare nel posto indicatogli da Alb, ci impiegarono anche meno di cinque minuti a piedi.
Si fermarono nell'esatto punto in cui finivano gli alberi, ed inziava un piccolo prato che finiva sulle rive del laghetto artificiale.
Non era molto grande, e se si aguzzava abbastanza la vista era possibile riuscire a vedere l'altra sponda, al di là della distesa d'acqua chiara.
Robert si rivelò essere un completo disastro nel montare la semplice tenda portata dal tatuatore, tanto da indurre quest'ultimo a lavorare per lo più da solo.
- Sono un disastro - boffonchiò il castano, sedendosi a gambe incrociate sull'erba fresca, non molto lotano dal proprio ragazzo che aveva quasi finito di lavorare.
- Non sei un disastro, pulcino - cercò di consolarlo l'uomo, con un sorriso rassicurante sul volto.
Robert scosse il capo contrariato - Non mentire; lo sai anche tu che ho ragione. Sono un disastro inutile - boffonchiò, ancora.
Alberich non avrebbe mai ammesso che il suo ragazzo era completamente "impedito" nel montare una tenda, e gli dispiaceva vederlo così. Non voleva che Rob si sentisse "inutile".
- Dividiamoci i compiti. Io finisco di montare la tenda... - e gli indicò la struttura quasi completata - Mentre tu puoi andare a raccogliere un po' di rami per il fuoco -
- Lo sai, vero, che mi sto sentendo come quei bambini a cui le madri danno la farina, con cui sporcarsi le mani, per illuderli di star aiutando in qualche modo? - gli chiese Rob, alzandosi da terra, e ridacchiando leggermente.
Alberich scoppiò a ridere di gusto. Ora che glielo faceva notare, risultava proprio così.
- A noi però la legna per il fuoco serve davvero - gli fece notare, con ancora il sorriso divertito sulle labbra.
- Farò finta di crederci -
Nonostante il tono giocoso e scherzoso usato dal castano, il tatuato decise di lasciae un attimo il lavoro che stava facendo e richiamò il ragazzo che era già sul punto di andare.
- Vieni qui un attimo - lo chiamò Alberich, porgendogli una mano.
Robert rimase interdetto, non capendo dove volesse andare a parare.
Alberich gli fece nuovamente segno di avvicinarsi, allungando maggiormente il braccio teso nella sua direzione, ma il ragazzo aspettò qualche secondo prima di tendere a sua volta il braccio e stringergli la mano.
Il corvino lo avvicinò a sè e, dopo avergli appoggiato la mano libera sul fianco, disse - Ti voglio confidare un segreto - iniziò, prima di abbassare ulteriormente la voce, riducendola ad un bisbiglio - Fino ai diciasette anni non avevo la più pallida idea di come si montasse una tenda. Ogni volta che ci provavo, combinavo sempre qualche disastro -
Robby lo osservò sorpreso - Davvero? - chiese, un pelino scettico.
Non ci credava fino in fondo.
Forse Alb lo stava dicendo solo per tirarlo su di morale; o almeno, questo era quello che pensava lui.
Robert non poteva immaginare quanto fossero veritiere le parole del suo orso-tattoo.
- Puoi chiedere a Tom una conferma, se vuoi. È stato lui ad insegnarmi, stanco di montarmi sempre lui la tenda ogni volta che andavamo in campeggio con i suoi genitori -
- Non immagini nemmeno quanto - rise lui, coinvolgendo anche il castano.
- Quello che volevo dirti, raccontandoti questo, è che non ti devi cruciare se non sai fare qualcosa; nessuno nasce imparato a questo mondo. E poi, da quello che mi hai detto, tu odi fare campeggio quindi, a maggior ragione, certe cose non le sai fare. Non è una colpa. È già tantissimo che tu sia qua, con me -
Il castano gli sorrise grato.
Era stato davvero carino a dirgli quelle cose, per farlo stare meglio.
Ancora una volta, Alberich riusciva a dimostrarsi una persona completamente diversa dall'uomo arrogante, che pensava di aver conosciuto quel giorno al ristorante giapponese; e questo rendeva Rob sempre più felice.
- Cavolo... - commentò, poco dopo Rob - Grazie -
- Per averti raccontato che non sapevo ancora montare una tenda, dopo cinque anni di campeggio? - chiese il corvino, ancora con il sorriso sulle labbra.
- Per aver detto la cosa giusta, per farmi sentire meglio - rivelò, stringendogli maggiormente la mano, ricambiando il suo sorriso con uno incredibilmente dolce, come segno di ringraziamento.
Alberich, per grande sorpresa del castano, arrossì lievemente sulle gote - Di solito è Ciel quello bravo con le parole, che riesce a dire sempre la cosa giusta nel momento giusto. Io sono più bravo a gesti; a parlare sono un disastro -
- Sarei tentato di dire qualcosa di simile a "Allora siamo due splendidi disastri", o qualcosa del genere, ma non vorrei finire per sembrare uno di quei post che scrivono le coppie smielate su Facebook - e risero entrambi.
- Ma ti immagini? - riuscì a chiedere Alb, tra una risata e l'altra - Io e te, una coppia smielata? -
Rob rise più forte - Mi viene il diabete solo a pensarci - e ripresero a ridere di gusto.
Il castano si asciugò via, con l'indice della mano destra, una lacrima che gli era sfuggita da un occhio, ed osservò il suo orso-tattoo con ancora il petto scosso dalle risate.
Una scena gli scaldò segretamente il cuore, e lo fece sorridere ancora più intenerito.
- Alb? - lo chiamò.
- Sì? -
Robert scosse la testa. Non era ancora il momento.
- Niente - mentì - Vado a prendere la legna -


Per riuscire a trovare dei rametti decenti, e che non sembrassero spighe di grano, Robert si vide costretto ad allontanarsi un po' dalle rive del lago.
Era riuscito a trovare, all'incirca, quattro rametti e mezzo che sembrassero degni per un piccolo falò, mentre la maggior parte di quelli che aveva trovato sulla via sarebbero stati perfetti per essere intrecciati tra loro, e creare un bel cappello estivo.
Il ragazzo si piegò appena per raccogliere l'ennesimo rametto, per studiarlo con fare critico, quando sentì il forte rumore di foglie secche calpestate e arbusti spezzati.
Robert prese un veloce sospiro, per tranquillizzarsi e calmare il cuore nel petto, e si tirò su con la schiena.
"È solo uno stupido coniglio" si ripetè svariate volte nella mente, non voltandosi, e riportando la propria attenzione sul legnetto che stringeva tra le dita.
Il rumore si ripetè alle sue spalle, ancora più pesante e forte, e fu seguito immediatamente da un suono basso e prolungato.
Un ringhio cupo, e profondo, che gli fece salire dei lunghi brividi d'orrore sulla pelle.
"Uno stupido coniglio, molto grosso, molto obeso, e molto cattivo"
La paura gli attanagliò la bocca dello stomaco, e i muscoli gli si contrassero in automatico dolorosamente.
Si dice che quando si è vicini alla morte si sente qualcosa, ma in quel momento, oltre alla paura, Rob non riusciva a sentire nient'altro.
Cosa lo spinse a voltarsi, non lo seppe, ma quando lo fece se ne pentì quasi all'istante.
Dovette alzare la testa per riuscire ad osservare completamente quella creatura.
Altissima e grossa come un furgoncino, dalla pelliccia scura e rada in più punti.
Aveva una fisionomia incredibilmente simile a quella umana, ma condivideva ben poche cose con questa razza.
Gli arti superiori erano molto più lunghi del normale, sfioravano quasi il terreno con i lunghi artigli marroni, e portavano la creatura a sbilanciarsi e ad ingobbirsi in avanti con il corpo grosso, ma allo stesso tempo terribilmente denutrito.
Il muso, perchè quello che stava osservando in altro modo non poteva definirlo, era schiacciato e scavato.
Gli occhi erano due piccolissime sfere rosse e nere, che sembravano con guardarlo nemmeno, e le fauci erano qualcosa di davvero orripilante.
I denti sul davanti erano notevolmente più grandi rispetto agli altri, risultando così parecchio sproporzionati nel complesso, ed erano di un inquietante color giallo tendente all'arancione.
La creatura gli ringhiò nuovamente, e Robert fece appena in tempo ad urlare terrorizzato, che questo scattò nella sua direzione, chiudendo le fauci sulla sua coscia destra.
Serrate le file di denti appuntiti, la creatura scosse rapidamente la testa, sbattendo contro il suolo il corpo del ragazzo urlante e disperato, per poi lanciarlo via contro il tronco di un albero.
Il corpo del castano rimbalzò prima contro il legno e poi contro il terriccio fresco, facendolo gemere e piangere sia per il dolore alla schiena sia per quello alla gamba ferita.
La coscia gli doleva e bruciava come l'Inferno.
Il pantalone  era stato fatto a brandelli sulla coscia, e il tessuto si era già impregnato di scuro e liquido sangue, mischiato alla sporca terra.
La velocità con cui il liquido usciva dai segni profondi, fecero impallidire e gemere il ragazzo, la cui vista lo stava rapidamente abbandonando.
Le ultime cose che riuscì a sentire, e a vedere, furono altri ringhi, lunghi guaiti, e una grossa macchia nera e marrone saltare alla gola della creatura.



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
WOW.
Questo capitolo è stato tra i più difficili che abbia mai scritto. Sul serio.
(E non parliamo di quelli che verranno...)
Lo so che molti di voi mi vorranno uccidere lentamente, e in maniera atroce, ma questo (nella storia) doveva accadera, e presto capirete anche il motivo.
Non so quando riuscirò a pubblicare il cap. 30, ma nel caso.... VI AUGURO UN BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO :D
(Lo so forse questo capitolo non è il massimo per augurarvi buone feste, ma facciamo finta di niente)
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino!
bacini zuccherosi a tutti voi
- Harley

Ci tengo a ringraziare:
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vi lovvo tanto tanto <3 <3



PS. Tutto questo è stato scritto prima di scoprire che il mio pc è stato infettato da un virus, che mi ha rovinato tutto quello scritto/creato in 4 anni di lavoro.
Io sono molto incazzata perchè la roba che ho perso non è poca, e non so bene come recuperarla... ma boh. Non so proprio cosa fare.
Non so quanto riprenderò a scrivere, perchè persino il capitolo 28 è stato completamente fanculizzato e anche questo verrà rovinato...
La rabbia è tanta, perchè la roba che stavo preparando, le cose scirtte in tutti questi anni non erano affatto poche...
Cercherò comunque di tenervi aggiornati sulla vicenda,e ... niente. Spero di poter riprendere al più presto.










   
 
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