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Autore: aui_everdeen_love    23/12/2016    0 recensioni
Un bacio rosso, un abbraccio arancione, un sorriso giallo, una carezza verde, uno sguardo azzurro, una parola indaco e una scusa viola.
...
"Siamo circondati dall'arte. Noi creiamo arte. Noi siamo arte"
Rosso: Iwaoi
Arancione:Daisuga
Giallo: Kagehina
Verde: Kuroken
Azzurro: Bokuaka
Indaco: Tsukkiyama
Violetto: Asanoya
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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.azzurro.


La neve scendeva piano quel giorno: piccoli e leggeri fiocchi candidi si posavano sui tetti delle case, sui rami spogli e grigi degli alberi, sulle panchine, sui ciuffi d’erba che crescevano sporadici ai piedi dei lampioni e sui cappelli colorati della gente, ricoprendo tutta la città di un leggero strato bianco che pareva zucchero a velo.

Akaashi camminava lento, lasciando tante impronte sulla coperta fredda che ricopriva il marciapiede, immerso nei suoi pensieri azzurri e avvolto in un cappotto troppo largo.

Sentì la tasca della giacca vibrare.

Con un’espressione alquanto contrariata sul volto, il ragazzo c’infilò la mano, per poi tirarla fuori pochi secondi dopo con il cellulare, il quale aveva lo schermo illuminato e pieno di notifiche di messaggi non letti, stretto tra le dita.

“Bokuto-san è troppo impaziente…” Akaashi sbuffò, rilasciando nell’aria ghiacciata una nuvola di vapore.

Era da pochi mesi che il più grande aveva lasciato il liceo ed era “migrato” all’università, ma questo non aveva lasciato un momento di pace al più giovane: infatti Kotaro, un giorno sì e l’altro no, mandava montagne di messaggi e chiamate, lamentandosi di quanto Keiji gli mancasse.

E così, Akaashi aveva ceduto e gli aveva concesso, non senza un sorriso che aveva presto fatto sparire, un “appuntamento”.

Il ragazzo svoltò l’angolo e continuò a camminare fin che non raggiunse il bar prestabilito per l’incontro.

E, come da manuale, Bokuto era già lì pronto a corrergli tra le braccia: il ragazzo, appena vide Keiji, gli saltò addossò con un sorriso azzurro posato sulle labbra e una cuffia a forma di gufo calata sui capelli.

“Akaashi! Akaashi! Akaashi! Che bello, Akaashi! Oggi ti ho pensato subito quando mi sono svegliato e non ho smesso per tutta la giornata! Akaashi!” Una cascata di parole lasciò la gola del più vecchio e investì il più giovane come una tempesta di ghiaccio “Cosa vuoi fare oggi, Akaashi? Andiamo a pattinare? No, forse è meglio bere qualcosa…lo sai che la cioccolata calda la fanno buonissima qua? Devi proprio provarla…” Keiji non era più abituato allo schiamazzo del compagno, almeno non direttamente: le telefonate e i messaggi capì che non erano proprio la stessa cosa.

Akaashi inspirò, riempiendosi i polmoni di pazienza, per poi alzare l’indice e andarlo a posare sulle labbra screpolate di Kotaro, che si zittì all’istante.

“Ora, che ne dici se entriamo, ci togliamo i giacconi e ordiniamo della cioccolata? Poi, se vuoi, andiamo a pattinare. Okay?” il ragazzo parlò lentamente, liberando le parole azzurre con calma e non staccando gli occhi da quelli color nocciola dell’altro.

Bokuto, disorientato inizialmente dal dito morbido sulle proprie labbra ruvide, annuì velocemente per poi girarsi su sé stesso, con un movimento al dir poco fulmineo, e avviarsi verso l’entrata del bar.

Il locale era stato ricavato da un vecchio appartamento e Akaashi si stupì come l’altro potesse frequentare posti del genere: lo spazio era illuminato dalle grandi finestre che si affacciavano su un piccolo cortile ora innevato, tante bocce di vetro pendevano dal soffitto come grandi fiocchi di neve, alcune contenenti delle lampadine e altre delle piante grasse, tanti tavolini di legno scuro riempivano la maggior parte dello spazio mentre quello che restava era occupato da scaffali pieni di libri e da vasi che ospitavano un sacco di piante dalle foglie di varie forme.

Un’anziana signora dalle guance rosse e piene accolse loro con un sorriso ce profumava di biscotti e il grembiule turchese sporco di marmellata.

“Volete sedervi, cari?” la donna aveva una voce dolce come il miele”

“Sì, grazie” Bokuto rispose gentilmente, senza urlare e, quando la donna si girò per condurli al tavolo,  la seguì senza scapitare.

Si sedettero ad un tavolino vicino alla finestra, illuminato dalla luce fredda di quella giornata nevosa.

La donna, prima di congedarsi, lanciò un veloce sorriso nella direzione del più giovane e un occhiolino verso il più vecchio.

Akaashi la guardò stranito, seguendola con gli occhi mentre quella spariva spariva dietro delle tendine azzurre che, probabilmente, erano l’ingresso della cucina.

“Sembri confuso” Bokuto rise, riportando l’attenzione del moro su di sé.

“Non pensavo tu conoscessi un locale del genere …”

“Ah bhe…in verità, ecco…è stato Kuroo a farmi scoprire questo posto…” Kotaro ridacchiò, provocando una reazione chimica nel petto del più giovane, la quale si manifestò come una pennellata rossa sulle guance di Akaashi.

“Mh, perché sei arrossito?” la domanda scomoda, eccola, era arrivata e il più giovane sprofondò in una voragine d’imbarazzo dalla quale, ne era sicuro, non ne sarebbe uscito facilmente.

Fortunatamente, a dargli una mano ci pensò l’anziana signora: questa, infatti, tornò da loro con un vassoio ceruleo  stretto tra le mani, il quale reggeva due tazze colme di densa cioccolata e piattini pieni di dolci vari.

“Spero sia di vostro gradimento. Fatemi sapere se avete bisogno di qualcos’altro, okay?” disse quella, sempre con il suo sorriso azzurro fiordaliso sul volto pieno di rughe, per poi scivolare.

Keiji prese tra le mani la tazza, quasi scottandosi al tocco con la superficie curva di ceramica, per poi portarsela alla labbra.

Il profumo dolce della bevanda gli fece chiudere gli occhi, inebriante come una droga.

Quando li riaprì, si ritrovò un Bokuto dal viso scarlatto e la bocca aperta che lo fissava.

“Cosa c’è, Bokuto-san?” gli chiese Akaashi pazientemente e gentilmente, quasi come una mamma al suo adorabile bambino capriccioso.

 “A-Akaashi…sei bellissimo!” Kotaro lo disse, anzi lo urlò, senza pensare e di getto, ma ne era convinto e lo avrebbe detto altre cento e mille volte.

Il moro ne restò, indubbiamente e prevedibilmente, spiazzato ma sorrise sinceramente a quelle parole.

Gli occhi azzurri di Keiji si legarono a quelli topazio di Bokuto in uno sguardo leale, fresco e sereno.

Fu uno sguardo vero, che non ebbe di parole di essere capito.

Fu uno sguardo che, finalmente, li unì.

Fu uno sguardo azzurro. 

 

>>mio angolino>>

Yo!!

Eccomi qua zam zam

Questo capitolo, ad essere sincera, non mi mi piace proprio per niente e mi dispiace di aver ridotto questi due bellissimi gufi in una schifezza simili.

GOMEN!

Comunque, l’azzurro è un colore che per prima cosa esprime pazienza (AKAASHI!!), per seconda cosa è un colore fresco, sereno, leale, veritiero e, chi ne è amante, è una persona calma (AKAASHI!! pt.2) mentre chi lo odia tende ad essere scalmanato (BOKUTO). 

Spero di scrivere qualcosa di più accettabile, la prossima volta.

Grazie mille per le recensioni e le visualizzazioni che mi avete lasciato nei capitoli precedenti.

Mi scuso in anticipo per gli errori che troverete, i quali siete liberissimi di segnalare.

Zao

   
 
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