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Autore: Fatelfay    23/12/2016    1 recensioni
Non per tutti vale il motto "A Natale si è tutti più buoni" e non sempre i desideri si avverano.
Tuttavia, ogni tanto l'impensabile accade e non tutte le tragedie sono davvero tragedie.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno cercava una storia di Natale? Eccovene una, (ma anche no).
Piccola premessa: se amate il Natale, forse è meglio non leggere.
E devo fare una piccola avvertenza: ci sono accenni ad abusi sessuali, giusto perché a Natale si è tutti più buoni.








 
Esprimi un Desiderio




 
Nevicava quel giorno fuori dalla finestra. Era il ventitré dicembre e la neve a larghe falde volteggiava nell’aria da ore, attaccandosi infine al suolo e coprendo tutto in una soffice, pesante coperta bianca. Sembrava che tutto stesse dormendo e che non si dovesse svegliare mai più, rimanendo per sempre tranquillo, candido e innocente.
“Il bianco, che colore odioso.” Pensavo. Come poteva un colore così fragile essere il simbolo della purezza, della santità, di qualcosa di bello? Come poteva qualcosa di bianco essere considerato pulito?
Sentii le urla provenire dalla stanza accanto e lasciai andare la tenda arancione che chiuse fuori di casa l’odioso candore della neve. Mi chiusi nuovamente in camera mia, sperando che i passi e le urla non si avvicinassero a me. Sentii la televisione accendersi e la musica di una stupida pubblicità iniziò a suonare in soggiorno. Canticchiava qualcosa di allegro sull’essere buoni e gentili. Poi la voce di una donna, una voce bugiarda e finta, disse qualcosa di altrettanto finto: “Perché a Natale si è tutti più buoni.”
Ma che senso aveva quella frase? Solo perché è Natale allora bisogna essere gentili, premurosi, buoni con gli altri? Forse da lei funzionava così. Ne dubitavo.
“Che cosa desideri per Natale?” Disse un’altra voce alla televisione. Mi giungeva simile a un sussurro, smorzata dalla porta.
“Se fai la brava tutto l’anno, Babbo Natale ti porterà il regalo che desideri.” Non feci nemmeno lo sforzo di tapparmi le orecchie. Quante volte avevo desiderato qualcosa per Natale? Quante volte avevo ripetuto quasi in maniera ossessiva lo stesso semplice, umile desiderio senza che quello si avverasse? Non valeva la pena nemmeno rispondere. Erano state tante, ma alla fine avevo smesso e ne avevo ricavato un cuore un po’ meno distrutto. Mi affacciai nuovamente alla finestra. Fuori non aveva smesso di nevicare. Tornai a fare quello che dovevo fare e non guardai mai più il bianco oltre la finestra.
Le urla ricominciarono alla sera, molto dopo il tramonto e l’ora di cena. Rimasi immobile in camera mia, il buco che non era mai stato completamente mio. Le urla aumentarono e, sebbene pregassi che non si avvicinassero, lo fecero comunque. La porta si aprì e, nonostante ci avessi fatto l’abitudine, tremai. Avevo sempre avuto ragione: non si diventava più buoni solo perché era Natale.
Le grida che sentii dopo erano le mie.
Il giorno seguente, il ventiquattro, nevicava ancora. Mi bruciava la pelle, mi facevano male i muscoli, ma ci avevo già fatto l’abitudine. C’era un piccolo trucco: stringere i denti e controllare subito quali movimenti facevano partire fitte e quali semplici fastidi. Poi era facile, bastava muoversi con più attenzione e si poteva fare tutto. Non fu una giornata diversa da tutte le altre: fuori nevicava ancora, lo strato bianco sempre più spesso e la televisione, quando si accendeva, riportava le solite frasi bugiarde di Natale.
Scostavo le tende arancioni di tanto in tanto ma la neve era ancora lì, fredda e bianca.
“Il bianco, che colore odioso.” Niente di ciò che era bianco era davvero puro, nobile, innocente. Ogni cosa sotto la neve rimaneva esattamente com’era e, se poteva, si sporcava, si macchiava ancora di più con il passare del tempo. Nemmeno i tratti di pelle ancora bianca che si riflettevano nello specchio erano puliti, belli né, tantomeno, santi. Erano solo delle bugie, degli inganni, delle beffe.
Mi vestii in maniera meccanica, senza nemmeno guardare quello che facevo. Era la solita storia tutti i giorni, il copione non si era mai modificato. Non aveva senso sperare che lo avrebbe fatto alla Vigilia di Natale. Le urla tornavano a invadere le stanze di tanto in tanto, il polso mi doleva più che ogni altra parte, ma non abbastanza da essere rotto. Non che la cosa potesse avere una qualche importanza.
Il sole calò lentamente nel pomeriggio, poi svanì e la notte sorse, facendo precipitare tutto nel buio. Uscii di nascosto, al freddo, incurante di essere a piedi nudi. Non aveva smesso di nevicare e faceva abbastanza freddo. Non troppo, visto che le previsioni meteo avevano detto che la temperatura non sarebbe scesa sotto i dieci gradi. I bidoni della spazzatura erano a pochi metri di distanza e li raggiunsi, camminando in mezzo alla neve. Buttai ciò che dovevo buttare e mi sedetti poco distante da essi. Alzai lo sguardo al cielo nero, privo di stelle da cui la neve continuava a cadere. Era bianca, come i miei piedi. Rimaneva pulita ammassandosi sul suolo e intorno a me. Eppure non puliva ciò che aveva attorno. La pattumiera era sempre grigia e maleodorante al suo posto, le case erano sempre cupe e terrificanti, il polso mi faceva comunque male.
Fu mentre mi guardavo attorno che lo vidi passare. Una figura piccola, strana, non proprio dalle fattezze umane, che si trascinava dietro un sacco. Per un attimo, mi ricordò stupidamente un elfo di Babbo Natale che trascinava il sacco dei doni.
“E cresci un po’.” Pensai. Poi l’essere parlò con voce raschiante e gelida.
Che cosa desideri per Natale?” Mi chiese ed era serio in maniera spaventosa. Scrollai le spalle, mordendomi le labbra per la fitta dolorosa che le attraversò.
Che cosa desideri per Natale?” Ripeté.
“Se insisti tanto…” Pensai e gli risposi. Mi rimboccai le maniche della maglia e alzai le braccia nude e magre per mostrargliele. Non c’era altro modo per esprimere il mio desiderio. Non c’erano parole per descriverlo, per farmi capire. Non lo vedevo in faccia, non sapevo nemmeno se avesse capito. Eppure credetti di sì. In un battito ciglia, l’essere svanì. Mi alzai per controllare il punto dove era stato l’essere, ma la neve era intatta, come se nessuno ci avesse camminato sopra. Forse me l’ero immaginato. Forse avevo sbattuto troppo forte la testa ieri notte. Scossi le spalle dolenti e rientrai.
Un urlo mi svegliò a mezzanotte. Poi sentii dei suoni strani. Non osai muovermi, ma mi guardai intorno. I rumori si erano fermati dietro la porta della “mia” stanza. La porta si schiuse senza fare rumore. Lo intravvidi solo per un attimo nel piccolo spiraglio di luce. C’era un uomo alto e rosso. Chiusi gli occhi nello stesso momento in cui lo fece anche la porta. Non mi mossi fino alla mattina seguente.
Era il venticinque dicembre. Era Natale. Mi vestii senza aspettarmi niente, tanto niente sarebbe cambiato. Non ci sarebbero stati regali ad attendermi, né bontà. Fuori nevicava ancora e la mia pelle bruciava e doleva. Non mi aspettavo niente. Non speravo in niente. Ma quando uscii dalla mia stanza, rimasi immobile sull’uscio.
BUON NATALE” Il sangue imbrattava il muro grigiastro di sporco. Il pavimento era segnato da due lunghe strisce rosse che provenivano dalla loro stanza. Socchiusi la porta e mi tappai la bocca con una mano. Osservai la stanza attentamente, il letto soprattutto. Poi chiusi l’uscio e misi in uno zaino tutte le mie cose. Cercai ogni oggetto di valore e tutti i contanti che c’erano. Presi i miei documenti. Diedi un ultimo sguardo alla “mia” camera. Le lenzuola bianche erano macchiate di sangue come quelle nella loro stanza. Uscii nuovamente di nascosto, i piedi nelle scarpe, il giaccone a tenermi al caldo, i migliori pantaloni addosso, lo zaino in spalla. La neve bianca cadeva intorno a me e copriva le mie impronte.
Camminai tranquillamente finché non misi abbastanza strada tra me e loro. Il polso mi faceva ancora male. Non potevo muovere troppo le spalle senza sentire fitte di dolore. Il labbro era ancora rotto e i vestiti coprivano le ferite sul mio corpo. Eppure sorridevo ed ero felice. Babbo Natale mi aveva fatto proprio un bel regalo.










Angolo del Grinch:
Sì, a sono il Grinch prima che diventasse buono. E no, non amo il Natale (anche se fare i regali e riceverli non è male, soprattutto farli). Immagino non vi sia sfuggita la cosa se avete letto la storia.
Ad ogni modo, buon Natale.
Grazie di essere passati.
- Il Grinch

 
  
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