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Autore: Montana    24/12/2016    4 recensioni
Vigilia di Natale, 1975
Un Sirius Black rinchiuso a Grimmauld Place, una bottiglia di Firewhisky, un sogno alcolico fin troppo lucido.
What if? - Cosa sarebbe successo se Sirius si fosse preso a cuore il fratello?
[Questa storia partecipa al contest "Cosa c'è sotto l'albero?" indetto da Nirvana_04 sul forum di EFP]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nome: Montana
Nome del contest: Cosa c'è sotto l'albero?
Titolo: Alcoholic Dream
Pacco: Luci di Natale
Genere: Malinconico
Raiting: Verde

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Vigilia di Natale, 1975

 
Sirius Black odiava il Natale.
Fino a qualche anno prima non gli faceva né caldo né freddo, era bello ricevere dei regali ma le cene con i parenti non valevano la pena. Da quando aveva iniziato a frequentare Hogwarts però era arrivato proprio ad odiarlo, perché il Natale significava abbandonare la pace e la tranquillità delle mura del castello, le malandrinate con i suoi amici, e ritornare in quel freddo buco che un tempo chiamava casa, in balia delle maledizioni di suo padre e delle sfuriate di quella pazza di sua madre. E degli sguardi pieni di odio e disprezzo di Regulus, ovviamente. Quelle erano la parte peggiore, lo tormentavano per tutto il tempo che rimaneva a Grimmauld Place e anche dopo, una volta tornato ad Hogwarts. Stranamente, più cercava di convincersi di odiare suo fratello, più quegli sguardi sembravano marchiarsi a fuoco nella sua mente.
 
La sera della viglia di Natale Sirius la stava passando nella sua stanza, lontano dai familiari, in compagnia di una bottiglia di Firewhisky sottratta al padre. Ne aveva bevuto quanto bastava per scivolare in un sonno senza sogni, ma fu bruscamente svegliato da una serie di colpi secchi al vetro della finestra.
“Avanti!” biascicò, prima di rendersi conto che chiunque ci fosse non poteva entrare nella stanza senza che lui gli aprisse. Quindi si alzò sacramentando e per poco non gridò, trovandosi davanti nientemeno che Severus Piton.
“Come hai fatto a entrare?! Cosa ci fai in casa mia, Mocciosus? Se cerchi quella serpe di mio fratello hai sbagliato stanza.”
Piton lo guardò con il solito disgusto “Strano a dirsi, sono qui per te, Black. Non pensavo avessi un subconscio così malato da immaginare me, ma non importa. Sono qui per informarti che stanotte riceverai la visita di tre spiriti, e le conseguenze di ciò che farai stanotte avranno ripercussioni nel tuo futuro. Quindi, per cortesia, non fare cazzate come tuo solito.” Aggiunse, e scomparve.
Sirius continuava a fissare basito il punto in cui l’altro si era dissolto, poi guardò la bottiglia di alcol che aveva ancora in mano e la lasciò cadere sul tappeto, quasi spaventato.
“Giuro che diventerò astemio…” Mormorò, trascinandosi sul letto e chiudendo le tende del baldacchino.
In quel momento la pendola batté il primo rintocco della mezzanotte, e le tende del letto furono nuovamente spalancate.
“Chi è là?! Mocciosus, ti ammazzo!” Gridò Sirius, ma si trovò davanti Peter Minus.
“Peter? Ma come fate a entrare tutti in camera mia stasera?”
Il ragazzo lo guardò un po’ intimidito, mordicchiandosi le unghie “Non sono Peter, sono lo Spirito del Natale Passato. Sono qui per mostrarti l’origine del tuo errore. Però sono molto onorato che tu abbia scelto me per impersonarlo, davvero Sirius, non pensavo di essere così importante per te! Oh, ma non abbiamo tempo per tutto questo. Seguimi!”
Sirius guardò la mano che l’amico gli offriva “D-dove ti dovrei seguire?”
“Vieni e lo scoprirai!” Gli rispose l’altro, afferrandogli la mano e trascinandolo fuori dalla stanza.
Scesero nel salotto, che però era diverso da come Sirius lo ricordava. C’erano molti più pacchetti sotto l’albero, come quando lui e Regulus erano piccoli, e l’orologio segnava le nove del mattino. Anche sua madre e suo padre, che prendevano il tè seduti sul divano, apparivano diversi, quasi più giovani.
“È ora. Kreacher, vai a svegliare i bambini!” Disse Walburga.
“I bambini? Quali bambini?” Sussurrò Sirius.
La risposta gli venne sotto forma di due marmocchi dai capelli scuri che arrivarono di corsa giù dalle scale, passandogli attraverso. Sirius era orripilato dalla cosa, ma Peter gli fece segno di concentrarsi sulla scena.
“Buon Natale madre, buon Natale padre!” Esclamò il più grande dei due, che Sirius riconobbe come se stesso.
“Buon Natale, ragazzi. Potete aprire due dei vostri doni prima che arrivino le vostre cugine.”
I due ragazzini esultarono e si avventarono sui pacchi. Il piccolo Sirius scartò un nuovo manico di scopa, il piccolo Regulus invece un nuovo astrolabio.
“Ti ricordi di questo giorno, Sirius?” Gli chiese Peter, mentre l’altro guardava i due giovani Black con uno strano sorriso malinconico.
“Eccome! È stato il Natale dei miei dieci anni, l’ultimo prima di Hogwarts. Quanto ho fatto impazzire Kreacher con quella scopa! Ma perché mi hai portato qui?”
“Le tue prodezze sul manico di scopa sono l’unico ricordo che ti torna alla mente rivedendo questa giornata?”
Sul viso di Sirius passò un’ombra “No, è stato anche l’ultimo Natale felice che ho passato. L’ultimo in cui Regulus mi guardava ancora come se fossi suo fratello e non uno sporco traditore. L’anno dopo non mi ha quasi rivolto la parola, me lo ricordo perfettamente.”
“E perché credi che si sia comportato così?”
“Perché i nostri genitori devono avergli raccontato chissà cosa sul mio conto, mettendomelo contro! Sono stato via tre mesi e non c’era già più nulla da fare, era diventato come loro. Col tempo, è solo peggiorato.”
“Sei sicuro che sia andata proprio così?”
La scena cambiò improvvisamente davanti ai suoi occhi, i ragazzini scomparvero e rimasero solo Orion e Walburga, sempre seduti sul divano ma con un’aria molto meno rilassata.
“Buon Natale madre, buon Natale padre.” Disse una voce alle sue spalle, e Regulus scese le scale da solo, con un pacchetto in mano.
“Buon Natale figliolo. Puoi aprire un dono prima che arrivino le tue cugine, se vuoi.”
“Grazie padre. Sirius non scende?”
“Non credo che ci ritenga più alla sua altezza. Cos’hai lì?”
Regulus nascose il pacchetto dietro alla schiena “Niente.”
“È un regalo per tuo fratello? Lascialo perdere. Ormai l’avrai capito anche tu che non è più lo stesso, che non stavamo scherzando.”
Regulus annuì mestamente e consegnò il regalo alla madre, che lo esiliò nell’altra stanza.
“Ok, questa cosa in effetti mi giunge nuova. Ehi, cosa sta succedendo? Perché stai svanendo? Codaliscia!”
 
Al primo rintocco dell’una, Sirius si ritrovò da solo nell’ingresso, niente pacchi sotto l’albero, niente ragazzini in festa, niente genitori ringiovaniti.
Si guardò attorno, un po’ preoccupato, poi sentì dei passi avvicinarsi dall’ingresso e portò istintivamente la mano al fianco, per scoprire che purtroppo aveva lasciato la bacchetta di sopra.
Trasse un profondo sospiro di sollievo quando si trovò davanti James.
“James! Mi hai fatto spaventare! Cosa ci fai qui? Hai visto Codaliscia?”
“Non sono James, sono lo Spirito del Natale Presente.” Rispose il ragazzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Sirius sbuffò “Sei proprio uguale a James, scusa il fraintendimento.”
L’altro sorrise, scompigliandosi il ciuffo “Sono qui per mostrarti che puoi fare ancora qualcosa per rimediare al tuo errore. Vieni, da questa parte.”
Salirono al piano di sopra e passarono oltre la porta della camera di Sirius, fermandosi davanti a quella di Regulus.
“Sono abbastanza sicuro che sia chiusa a chiave.”
“A noi non servono chiavi.” Rispose lo Spirito James, attraversando la porta trascinando Sirius con sé.
Regulus era sveglio, seduto sul letto consultava un atlante astronomico. D’un tratto girò pagina, fece una smorfia strana e lanciò un’occhiata a qualcosa che era sul letto. Avvicinandosi per guardare meglio Sirius vide che l’atlante era aperto sulla costellazione del Cane Maggiore, e accanto al libro il fratello teneva un pacchetto sospettosamente simile a quello visto poco prima nel ricordo. Si girò sconvolto verso James, che però con un cenno lo invitò a continuare a guardare.
“Buon Natale a te, Sirius.” Sibilò Regulus con tono arrabbiato, chiudendo di colpo il libro. Si stese sul letto chiuse le tende del baldacchino.
“Vuoi dirmi che Regulus ha quel pacchetto per me da cinque anni? Perché non me l’ha mai dato?!”
“Gliene hai mai dato l’occasione?”
“Torno a casa ogni Natale!”
“Sì, e cosa fai? Insulti i vostri genitori, la vostra famiglia e non fai altro che ricordargli che a Hogwarts hai trovato un altro fratello!”
“Tu sei mio fratello, James!”
Lo Spirito sorrise “Lo so, e ne sono felicissimo. Ma anche Regulus lo è, e devi salvarlo prima che sia troppo tardi.”
“Salvarlo da cosa?”
“Tra poco lo scoprirai. Ora devo andare, ci vediamo domani.”
“Domani? Domani è Natale, James! Oh no, perché adesso stai sparendo anche tu?!”
 
Al primo rintocco delle due, Sirius si ritrovò da solo nel corridoio, la porta davanti a lui ancora chiusa, la casa immersa in un silenzio irreale.
Quando sentì dei passi per le scale si girò, questa volta più rassegnato che spaventato.
“Oh. In effetti mancavi solo tu…” Disse, quando si trovò davanti Remus.
Lui sorrise “Ciao Sirius, sono lo Spirito del Natale Futuro. Sono qui per mostrarti le conseguenze del tuo errore.”
“Oh sì, che bello! Dove mi porti questa volta? In cucina? Ho un certo languorino!” Rispose Sirius, sarcastico.
Remus lo guardò con rimprovero “Non credo troverai molto divertente quello che ti mostrerò. Quantomeno, spero di no. Avanti, vieni con me.”
Lo portò nella stanza dell’arazzo.
“Beh? Cosa c’è di particolare nell’arazzo della mia famiglia?” Chiese Sirius, sentendosi inspiegabilmente a disagio. Remus gli fece silenziosamente cenno di avvicinarsi.
Guardò meglio, e sentì qualcosa spezzarglisi dentro quando vide che al posto del suo nome c’era una bruciatura, un enorme buco nero.
“Cos’è successo?” Mormorò.
“Te ne sei andato. Questa è la tua ultima notte a Grimmauld Place, domani scapperai di casa, non potendone più di tutte le Maledizioni e gli insulti. Andrai a vivere da James, i suoi genitori ti adotteranno formalmente e tu verrai disconosciuto e diseredato.” Gli spiegò Remus, con lo stesso tono con cui avrebbe potuto spiegargli le rivolte dei Folletti.
Sirius deglutì a vuoto, cercando di eliminare il groppo che gli si era formato in gola “E queste sarebbero le conseguenze del mio errore? Diventare povero e dipendere dai Potter, una famiglia che mi vuole davvero bene? Non mi sembra una cosa così orribile.”
“Ecco qual è il tuo problema, Sirius: ti curi solo di te stesso.”
“Come ti permetti?”
“Guarda quello stramaledetto arazzo, Sirius!”
“Per vedere cosa? Il disonore di avere un figlio babbanofilo ha fatto crepare mia madre? Nemmeno questa mi sembra una cosa così or-“
Si bloccò, il fiato mozzato, gli occhi sbarrati per la sorpresa. Non c’erano aggiunte accanto al nome di sua madre, né accanto a quello di suo padre. Il suo sguardo era calamitato in un altro punto: Regulus Black, 1961-1978.
“No. Non è possibile. Aveva solo diciassette anni Remus, diciassette! Cosa gli è successo? Chi è stato?!”
“Regulus è diventato un Mangiamorte appena ne ha avuto l’occasione, a sedici anni. Poi si è ravveduto, ma ormai era troppo tardi. Non l’ha ammazzato Voldemort, se era quello che temevi. Si è sacrificato, ha voltato le spalle al suo Signore Oscuro e si è sacrificato perché un giorno questa guerra possa avere fine.”
“Ma aveva solo diciassette anni…”
“Ed era solo. In balia di persone che non facevano che ripetergli che quella del Signore Oscuro era la strada giusta da seguire, soprattutto una volta che era diventato l’unico erede di una delle famiglie Purosangue più di rilievo.”
“Stai dicendo che…”
“Sì, Sirius. Quando sei scappato di casa ti sei dato una nuova possibilità, ma a Regulus le hai tolte tutte.”
“Ma cosa dovrei fare?! Non posso rimanere qui, prima o poi mi ammazzeranno!”
“Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato, Sirius.”
“Perché mi parli per massime?! Non è il momento, Remus, mi devi spiegare come faccio a salvare me e mio fratello! Oh, non ci provare, non scomparire anche tu!”
 
Sirius si risvegliò nel suo letto, madido di sudore, la bottiglia di Firewhisky ancora stretta in mano.
È stato solo un sogno, pensò. Ma era stato troppo reale, troppo specifico persino per la dose di alcol che aveva assunto la sera prima.
Aprì le tende del letto, sentendosi mancare l’aria, e lanciò un’occhiata all’orologio: erano le sette del mattino, ancora per qualche ora nessuno si sarebbe svegliato. Era il momento perfetto.
Uscì di corsa dalla sua stanza e si fiondò alla porta di quella di Regulus. Cominciò a bussare, non troppo forte per non svegliare i genitori ma abbastanza per disturbare il sonno leggero di Regulus, che dopo qualche minuto infatti comparve sulla soglia, piuttosto accigliato. Prima che potesse dire qualcosa, Sirius lo spinse con sé dentro alla stanza e sigillò la porta con un incantesimo.
Regulus era spaventato “Sirius? Cosa stai facendo? Salazar, mi vuoi ammazzare?”
“Sta’ zitto, cretino. Sono qui per te.”
“In che senso?”
“Senti, non sono bravo con le parole. Mi dispiace per come mi sono comportato in questi anni, ero convinto che mi odiassi come i nostri genitori e quindi facevo finta di odiarti anch’io.”
“Cosa ti fa pensare che non ti odi?”
“Il fatto che conservi ancora l’ultimo regalo di Natale che volevi farmi, il primo anno che sono tornato a casa da Hogwarts. Non mi chiedere come faccio a saperlo, non ho il tempo di spiegartelo e sinceramente non saprei nemmeno come fare. Prendila così, finalmente mi sono deciso a fare il bravo fratello maggiore e ti proteggerò.”
“Da cosa, se posso permettermi?”
“Dai tuoi stupidi amici figli di Mangiamorte nonché futuri Mangiamorte. No, non fare quella faccia, questa cosa la sapevo benissimo già da un po’ ma facevo finta che non mi interessasse. Ora, ascoltami: qualunque cosa succeda, mi devi promettere che non ti farai ammazzare per quella stupida causa. Io probabilmente me ne dovrò andare, sai cosa mi fanno papà e la cara cugina Bella, ma ti prometto che non ti abbandonerò. D’accordo?”
Regulus aveva finalmente perso l’aria seccata da Purosangue e lo stava guardando come ciò che era, un bambino spaventato “Per favore, non te ne andare! Se tu te ne vai punteranno tutto su di me, mi faranno unire alla causa! Mi faranno ammazzare!”
“No, Regulus, se io me ne andassi tu diventeresti l’unico erede dei Black. Non permetterebbero che tu venissi ucciso come un qualunque agnello sacrificale, lo sappiamo benissimo entrambi. Troveremo una soluzione, te lo prometto, ma tu promettimi che ti fiderai di me.”
Regulus annuì, e Sirius lo abbracciò forte, per la prima volta dopo molti anni.
“Buon Natale, fratello mio.” Gli sussurrò.
 
 
Vigilia di Natale 1982
 
Grimmauld Place era addobbata a festa. Sirius aveva comprato chilometri e chilometri di luci di Natale da appendere ovunque, sapendo quanto i suoi genitori avrebbero odiato una simile tradizione babbana nella loro splendida magione. Nel salotto invece troneggiava un enorme albero di Natale tutto addobbato di rosso e oro, al quale Sirius stava finendo di attaccare alcune palline canticchiando carole natalizie. Remus, che era ormai diventato il suo coinquilino, lo guardava dubbioso ma divertito.
“Sirius, ancora qualche pallina e quel povero albero collasserà. E ti prego, smetti di cantare, o sarò io a collassare.”
“Avanti, Remus! È Natale! Sii felice! Non ti sembra che ci siano abbastanza motivi, quest’anno, per essere felici?”
In effetti ne avevano, eccome se ne avevano. La Guerra era finita, Voldemort era stato sconfitto e i suoi stupidi oggetti magici (come si chiamavano, già? Horchi?) erano stati distrutti. E poi, quello era il primo Natale per i Potter fuori dall’Incanto Fidelius! Metà dei pacchetti sotto l’albero erano infatti per il piccolo Harry, il figlioccio di Sirius, una vera e propria piccola peste.
Qualcuno suonò alla porta, Remus andò ad aprire.
“Sirius, è arrivato l’ospite d’onore!” Gridò, e Sirius quasi si ammazzò correndo giù per la scaletta e fin nell’ingresso, per lanciarsi con un urlo animalesco verso il nuovo arrivato.
“Sirius, abbi pietà. Avevi promesso che non sarei morto a causa tua…”
Regulus Black, l’uomo del secolo, il vero Salvatore del Mondo Magico.
Quando Sirius era scappato di casa, era diventato l’unico erede dei Black; una sorta di polizza assicurativa sulla sua vita, insomma. Aveva finto di aver interrotto ogni rapporto col fratello, che vedeva solo sotto forma di Animagus durante le visite ad Hogsmade per riferirgli i piani dei suoi amici. Quando tutti i ragazzi della sua età erano diventati Mangiamorte, dopo che Sirius si era assicurato che avrebbe avuto l’immunità totale, si era unito a loro ed era riuscito in breve tempo a diventare uno dei bracci destri di Voldemort. Grazie a questo suo legame speciale con l’Oscuro Signore aveva scoperto gli horcrux, gli oggetti in cui aveva nascosto pezzi della sua anima, e aveva aiutato Silente e gli altri dell’Ordine a trovarli e a distruggerli. Una volta indebolito Voldemort in quel modo, era stato un gioco da ragazzi sferrare un ultimo, violento attacco alla sua resistenza, e alla fine Silente in persona aveva posto fine all’esistenza di quell’orribile essere.
La pace era tornata a regnare nel Mondo Magico, ed era solo merito di un sogno alcolico di Sirius Black.

 
  
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