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Autore: Class Of 13    24/12/2016    0 recensioni
[Studi sui personaggi |Raccolta di -quasi- flashfic| Dedicata ai miei fantastici amici e colleghi di "Open The Steins;Gate Italia]
Quattro personaggi, quattro storie diverse. Il mondo visto attraverso gli occhi di Rumiho Akiha, Suzuha Amane, Hashida Itaru e Ruka Urushibara.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'This is Steins;Gate's choice. El. Psy. Kongroo.'
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Itaru Hashida (Daru)
 
A Crì, il mio SupaH HackaH preferito. Buon Natale!

Si dice che il lupo perda il pelo ma non il vizio, eppure la vita è in grado di cambiare le persone in modi che non ci aspetteremmo mai.


Hashida Itaru era uno studente universitario non particolarmente brillante. La sua media accademica era al limite del pietoso e la prospettiva di lasciare l'università per cercare un lavoro lo attirava ancor meno dell'idea dello studio. Ad interrompere la monotonia dei suoi giorni erano le sue amate donne in 2D: Riko, Akane, Louise, Misaki... L'elenco era lungo, eppure nessuno di quei nomi sfuggiva alla sua memoria che sembrava rivelarsi efficace unicamente nel momento in cui il mondo bidimensionale veniva chiamato in causa.

Non possedeva particolari talenti se non una insospettabile abilità nel maneggiare i computer e i loro linguaggi di programmazione. Era quel talento che riteneva quasi inutile ad averlo spinto ad iscriversi alla facoltà di Ingegneria Elettronica, dove aveva rincontrato Okabe Rintarō, un mezzo pazzoide che era stato suo compagno di classe per un anno al liceo e che proclamava di essere uno scienziato pazzo pronto a conquistare il mondo. Non sapeva nemmeno lui come, ma alla fine tra loro era nata una strana amicizia fatta di prese in giro sarcastiche, una scarsa tolleranza per l'atteggiamento da chūnibyō del ragazzo, ma resa salda dalla comune passione per le sconcerie - tranne quando queste erano rivolte alla innocente Mayuri - tipico dei ragazzi della loro età.

Mai avrebbe immaginato che il suo talento per l'elettronica e l'incontro con quello che sarebbe diventato il suo migliore amico lo avrebbero costretto a confrontarsi con cose molto più grandi di lui fin troppo presto. Se da un lato aver contribuito alla creazione della prima macchina del tempo funzionante della storia dell'umanità avrebbe dovuto essere il momento più alto della sua vita, dall'altro si era rivelato essere anche un'immensa fonte di eventi dolorosi che nemmeno il trascorrere degli anni gli avrebbe permesso di digerire completamente. A volte si svegliava la notte con il rumore degli spari e l'immagine di Mayuri che si accasciava al suolo priva di vita che si susseguivano nella mente come un orribile filmato che avrebbe voluto bandire per sempre anche dagli angoli più remoti del suo ippoocampo.

Era stato tenuto prigioniero della più grande struttura di ricerca di fisica delle particelle del mondo ed era riuscito ad architettare un modo per fuggire solo per scoprire che era tutto parte di una contorta volontà dell'universo. Lui non ne sapeva granché di linee di universo e di attrattori, era Okarin quello che aveva una precisa idea della posizione che occupavano nel flusso del tempo, ma, nel momento in cui aveva scoperto che il suo destino, così come quello del suo migliore amico, era segnato, aveva sentito qualcosa in lui scattare. Era così, con le lacrime che gli scorrevano lungo il volto  e l'espressione preoccupata della bella Yuki Amane che lo osservava, che erano nate le Valchirie, quel gruppo che, in un futuro ormai fin troppo vicino, si sarebbe opposto ai subdoli piani del SERN.

Il tempo gli aveva regalato qualcosa che non avrebbe mai immaginato di possedere un giorno, qualcosa di così meraviglioso da essere più prezioso e insostituibile della sua stessa vita: una famiglia. Ricordava ancora l'espressione raggiante di Yuki il giorno delle loro nozze, la sua bellezza radiosa mentre indossava l'abito bianco, le espressioni di gioia dei suoi cari amici in quel momento di felicità in mezzo agli orrori della distopia. Ricordava il viso paffuto e pieno di capelli della sua piccola Suzuha la prima volta che l'aveva vista, ricordava di aver pensato di aver trovato quella che era la donna della sua vita.

Ripensando al passato, mentre il rumore degli spari dei Rounder si faceva sempre più vicino e la terra tremava mentre la macchina del tempo scompariva, Itaru Hashida sentiva di aver avuto dalla vita molto più di quello che meritava e che, se solo si fosse accorto di quanto altro avrebbe potuto fare per proteggere le sue amate Yuki e Suzuha, forse il futuro avrebbe avuto un esito migliore. Rivolse un ultimo sguardo al logoro camice che indossava: aveva una spalla rattoppata in malo modo con dell'improbabile filo rosa.

«Diamo inizio all'Operation Valhalla!».

Le porte si spalancarono mentre la stanza veniva inondata da agenti in divisa scura armati fino ai denti : in quello stesso momento sentì un sorriso spavaldo dipingersi sul proprio volto. Avrebbe ricordato Okabe Rintarō in quel modo, glielo doveva.

«Fufu... Fufufu... FUAHAHAHAHAH! Siete arrivati tardi, illusi! Io, lo scienziato pazzo Hōōin Kyōma, ho portato a termine il mio brillante piano malvagio, perché la macchina del tempo non è più qui! Potete fare di me ciò che volete, ma è inutile: il futuro cambierà di certo!».


 
   
 
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