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Autore: gigio_animato00    25/12/2016    2 recensioni
Un piccolo regalo di Natale, che esprime ciò che effettivamente sta succedendo. parla un po' di quello che mi gira per la testa, di come percepisca lo scrivere e di come abbia utilizzato questo fantastico sito per esprimere ciò che a voce non so/posso fare. Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22:51

Era a casa, solo. Suo fratello era uscito con gli amici insieme a sua sorella. Erano andati a pattinare la notte prima di Natale. Lui no. Da quando erano tornati a casa, si era quasi subito isolato in camera, e si era precipitato al computer. Né voleva, né aveva intenzione di star lì, insieme a un chitarrista strimpellatore che non sapeva mettere due note in fila e ad una maniaca che sfogliava pagine e pagine di Instagram.

Non voleva ascoltare la loro musica, per quanto bella fosse, perché gli sembrava datata, e in quel momento non ne aveva bisogno. Non voleva essere giudicato per la musica che ascoltava lui, meno bella della loro, e che non poteva neanche difendere in quanto il “Neofilosofo” di fianco a lui non perdeva occasione per ricordargli che il “bello” è relativo. Come se non lo sapesse.

 

Al computer ascoltava la stessa musica che aveva ascoltato i giorni indietro e che avrebbe ascoltato i giorni seguenti. 20 canzoni. Una misera playlist di Youtube, che sprizzava sentimentalismo da tutti i pori, e che gli ricordava quanto fosse patetico averci inserito dentro anche canzoni conosciute grazie ad alcuni AMV.

 

E così era lì, seduto sulla sua sedia imbottita, con una tazza con cannuccia vuota alla sua sinistra e la lampada da tavolo accesa. C’erano anche alcuni suoi libri di scuola, che era solito utilizzare verso le dieci di sera, perché era l’unica ora in cui riuscisse a concentrarsi.

Il cellulare in mano, che sfogliava i messaggi lasciati dai suoi compagni, euforici per la Vigilia. Ma di Natale quel periodo aveva solo il nome. Gli sembrava un weekend come un altro.

Guardava i messaggi lasciati dai suoi amici. Messaggi che aveva già letto, ma che gli piaceva guardare. Gli sarebbe piaciuto poter aver avere un vero motivo per essere depresso, ma non c’era. Non aveva una ragazza che lo aveva lasciato, non aveva un amico con cui aveva litigato, era solamente solo, cosa che neanche gli dava troppo fastidio.

 

Aveva passato i suoi ultimi anni a fare il cinico, ad utilizzare la fredda logica che per fortuna possedeva. Aveva sempre sostenuto di non sapere o voler esprimere i suoi sentimenti, perché non ce ne erano di importanti da raccontare, ma in realtà li possedeva. Come ogni volta che finiva un tema, dopo averci infilato dentro una quantità di sentimenti, opinioni e pensieri profondi che poi, di fronte agli amici, rinnegava, etichettandoli come “cazzate”, si sentiva come svuotato da un peso che, tutto sommato, gli piaceva avere.

 

Fatto sta che anche quella sera non avrebbe fatto nulla, a parte stare alzato fino a tardi. ma una cosa c’era. Un qualcosa che, indipendentemente dal fatto che fosse solo in casa, solo lui sentiva: era il rumore dei tasti della sua tastiera che venivano premuti velocemente, come in preda ad un qualche tipo di spasmo, e che spesso venivano schiacciati per errore, preso dalla foga del momento.

Perché davanti a lui non c’era solo lo schermo con aperto il video di Youtube, ma anche un’altra finestra, situata a lato del videoclip della canzone. Era un documento di word, a cui lo divertiva dare nomi criptici.

Ma quella non era solo una finestra sovrapposta. Era una porta. Una porta per un altro posto.

 

Aveva iniziato a scrivere un mese e due giorni prima, e incredibilmente non aveva ancora smesso di fiondarsi al computer ogni giorno.

All’inizio scriveva una fan fiction su un anime che si vergognava un po’ a guardare. Ma era il perché scrivesse quella fan fiction che era il cuore del discorso. La scriveva per essere libero di esprimersi, di esprimere ciò che aveva dentro, senza vergognarsi. Non conosceva nessuna delle persone che l’avevano letta. Avrebbe potuto incontrarle per strada e non riconoscerle. Avrebbero potuto essere suoi amici e non li avrebbe riconosciuti. E poi la voleva scrivere per continuare quelle emozioni. Quelle emozioni che prendevano il sopravvento volta che guardava qualcosa. Perché non ne aveva mai abbastanza. Non ne aveva abbastanza dell’adorare un personaggio, di soffrire per la scomparsa di un essere non esistente, di amare due personaggi per quanto si amano. Tutt’ora non era in grado di guardare alcune scene romantiche in alcune serie TV senza fermare l’episodio, tirare un respiro, e riprendere.

Poi lui aveva un modo personale di esprimere queste storie che gli crescevano dentro, a parte scrivere. Lui correva. Correva, o meglio, saltellava, meglio se su piattaforme strette e sopraelevate,come un muretto. Saltellava perché gli stimolava la fantasia. Saltellava, elaborava, e infine, scriveva.

 

Era pazzo, probabile. Anche perché in quel momento, in quel momento così solitario, non si sentiva solo. Era tardi, ma lui era perfettamente sveglio, perché non ci si addormenta quando si è in compagnia. E la compagnia erano le persone che avrebbero letto la sua storia, perché, indipendentemente da quante fossero state, loro erano lì con lui, in quel mondo infinito che aspettava solo di essere esplorato. Quel mondo che non era altro che il mondo della scrittura, o come gli piaceva definirlo, il suo personale angolo della scrittura.

 

E, incredibilmente, era così che voleva passare la Vigilia di Natale: da solo, senza nessuno attorno, a parte il tè freddo che era inevitabilmente finito, ma con un universo davanti a sé. Un universo non di sua proprietà, ma che era esattamente come aveva sempre desiderato.

Un universo che, lettera dopo lettera, parola dopo parola, frase dopo frase, si associava sempre di più alla realtà.

 

Prese in mano un’ultima volta il cellulare, per digitare un messaggio sul gruppo della classe:

“ Buon Natale”, inviato alle 00:00 del 25/12/16

 

 

Nota dell’autore

Niente da aggiungere.

Buon Natale anche a voi, questo è il mio modestissimo regalo. Spero vi piaccia.

Saluti, Gigio

   
 
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