Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Alley    25/12/2016    8 recensioni
[alle mie compagne di fangirling ed affrantezza]
“Ehi, che ci fai ancora in piedi? Va’ a dormire prima che Jody--”
“Dovete baciarvi.”
Il calore si trasforma in una vampata che risale fino alle guance e gliele incendia.
“C-come?” balbetta e Claire, in risposta, punta l’indice verso l’alto, ad additare il punto su cui è poggiato il suo sguardo. Dean solleva il capo fino ad incontrare la manciata di foglie che penzola sopra al caminetto, tenute assieme da un sottile nastro rosso.
Avrebbe dovuto occuparsi lui degli addobbi e mettere Sam ai fornelli, porca puttana.
“Jody dice che è tradizione baciarsi sotto il vischio, a Natale.”

[X-Mas!AU] [pre slash] [kid!Claire]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Jody Mills, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alle mie compagne di fangirling ed affrantezza - a quelle che vorrebbero che fosse Natale tutto l'anno e a quelle che non vedono l'ora che questo giorno finisca, con la speranza di dare alle prime un ulteriore motivo per amarlo e alle seconde uno per renderlo più sopportabile.
Vi voglio un mondo di bene,
Gabriella.

 
























Jingle bells, jingle bells, jingle all the way
O what fun it is to ride in a one-horse open sleigh


Charlie” ringhia Dean, affondando la faccia nel cuscino – sto solo usando Snapchat un cazzo.

Coglione lui a fidarsi.
 
Fa sgusciare un braccio al di fuori dell’ammasso di coperte sotto cui è seppellito e cerca il cellulare tastando la superficie del comodino alla cieca; quando lo trova, se lo porta all’orecchio senza nemmeno guardare il nome sul display.
 
Vista la data segnata sul calendario, non ne ha davvero bisogno.
 
“Cristo, Sam” sbotta, stropicciandosi il viso con la mano libera per scacciare i residui di torpore “Perché chiami a quest’ora?”
 
“Sono le undici, Dean” replica il fratello, una punta d’esasperazione nel suo tono, e Dean allontana il telefonino quanto basta per controllare.
 
“Mancano ancora sei minuti alle undici.” Dean sa che il silenzio di Sam corrisponde ad un’alzata d’occhi verso il soffitto. “Comunque, grazie per la telefonata, auguri anche a te e a Jessica e ai suoi, ciao ci sentiamo.”
 
“Sicuro di non voler--?”
 
“La risposta è la stessa dello scorso anno. E di quello prima. E di quello prima ancora. E--”
 
“Quando eravamo bambini non la pensavi così.”
 
“Quando eravamo bambini volevamo cacciare i mostri” ribatte, allungandosi come un gatto al di sotto delle lenzuola per stiracchiare gli arti ancora indolenziti. “Si cambia, crescendo.”
 
“Se dovessi ripensarci, scrivimi.”
 
Dean sciorina il solito elenco di rassicurazioni che gli rifila ad ogni Vigilia, dopodiché riattacca ed attiva il silenziatore per non venir disturbato dalla sfilza di messaggi che gli verranno inviati nelle prossime ore.
 
Passerà il Natale come tutti gli anni: aspettando che finisca.
 
*
 
Quando, qualche ora più tardi, il nome di Sam torna a lampeggiare sul display, Dean vaglia seriamente l’ipotesi di ignorarlo.
 
Per sua sfortuna, non segue il proposito.
 
“Sam, ti ho detto--”
 
“Non riguarda domani, Dean” ribatte Sam in tono greve “Si tratta di Jody.”
 
“Le è successo qualcosa?”
 
“Donna avrebbe dovuto aiutarla ad organizzare la serata.” Dean comincia ad avvertire un fastidioso sentore d’allarme. “Sai, gli addobbi, i regali, la cena--”
 
“Vieni al punto.”
 
“È bloccata a letto con l’influenza.”
 
Nella mente di Dean, i pezzi s’incastrano ancor prima che sia Sam a metterli insieme.
 
“No.”
 
“Dean, dovrà fare tutto da sola--”
 
“Ho detto no” ribadisce, risoluto “Non mi rovinerò la Vigilia di Natale passandola attorniato da un branco di marmocchi.”
 
“Parli di quello stesso Natale che hai intenzione di trascorrere chiuso in casa in totale solitudine?”
 
“Sempre meglio che con quella mocciosetta arrogante tra i piedi.”
 
“Davvero? Porti rancore ad una bambina di sei anni?”
 
“Mi ha dato del vecchio.”
 
“Oh, oltraggio alla corona.”
 
Dean espira rumorosamente, emettendo un mugugno seccato. “Sam” scandisce “Ascoltami bene. Non preparerò Brownie a forma di albero di Natale per un branco di piccole pesti. Chiaro?”
 
Non si lascerà convincere, o il suo nome non è più Dean Winchester.
 
*
 
“Ricoprili con questa.”
 
Sam gli lancia il tubo di glassa e Dean l’afferra al volo, reprimendo uno sbuffo.
 
Starsene barricato in cucina anziché andare in giro a sistemare le decorazioni riduce sensibilmente le possibilità di imbattersi in Claire o in un altro degli ospiti dell'istituto; per questo motivo, ha lasciato che fosse Sam ad occuparsi degli addobbi ed ha scelto di dedicarsi ai fottuti Brownie a forma di fottuto albero di Natale che attendono di essere ricoperti di glassa verde – verde e basta. Col cazzo che ci disegna le palline colorate.
 
Dopo averli infornati, si arma di carta da regalo e nastri e raggiunge Sam nella stanza in cui si erge la pila di giocattoli da impacchettare.
 
“Mi auguro che gli elfi siano pagati bene per farlo con i regali dei bambini di tutto il mondo.”
 
“Ci serve anche dello scotch” dice Sam, fingendo di non averlo sentito “Chiederesti a Jody se ne ha?”
 
Mentre sta per uscire, Dean viene quasi falciato dall’esserino sbucato dal nulla che gli taglia impudentemente la strada.
 
“Ehi!” grida, fissando la chioma bionda che sfreccia lungo il corridoio e s’arresta davanti la soglia della cucina. Prima di entrarvici, Claire gli rivolge una linguaccia che Dean ricambia con la stessa moneta.
 
“Nanerottola.”
 
Qualche minuto più tardi, torna da Sam con il nastro adesivo e dà inizio all'opera di incartamento.

Per qualche motivo, l’immagine di Claire che s’intrufola in cucina continua a ronzargli in testa, come una mosca molesta che non è in grado di scacciare.
 
Improvvisamente, viene colto da un’orribile illuminazione.
 
“Dean?”
 
Ignora le chiamate del fratello e procede imperterrito verso la cucina. Apre l’anta della credenza nella quale aveva sistemato il piatto e, come previsto, lo trova desolatamente vuoto.
 
“Maledetta mocciosa.”
 
*
 
“Maledetta mocciosa" ripete qualche ora più tardi, indirizzando un'occhiata colma di risentimento alla sedia su cui Claire ha preso posto “Me l’ero messa da parte apposta.”
 
 “Dean, ti prego. Era soltanto una fetta di pie.”
 
“Non bestemmiare davanti a tuo fratello, Sam.”
 
Jody tronca il battibecco presentandosi con uno dei piattini su cui ha riposto le pietanze portate ai bambini. “La reincarnazione del Grinch ha accettato di dedicare la Vigilia di Natale a me e ai miei ragazzi” dice, porgendoglielo “Non sarei mai potuta essere così ingrata da non ricambiare con il suo dolce preferito.”
 
“Sono molto più bello del Grinch” puntualizza Dean, arraffandolo e ficcandosi in bocca un’abbondante forchettata “Grazie. Hai salvato la mia Vigilia.”
 
“Siete voi ad aver salvato la mia” replica Jody con un sorriso “Non so come avrei fatto senza il vostro aiuto.”
 
“La torta è abbastanza buona da pareggiare i conti.”
 
Sam, nel frattempo, ha alzato lo sguardo sull’orologio a muro appeso alla parete di fronte. “È quasi mezzanotte” osserva “Prendiamo i regali?”
 
“Non prima dell’arrivo di Babbo Natale.” Dean aggrotta la fronte mandando giù un altro boccone. “Me ne sono procurato uno in carne ed ossa.”
 
“Potevi chiedere a noi.”
 
“Vacci piano, Sam. La dignità è più in alto dell’altruismo nella mia scala di valori.”
 
“Il costume ti starebbe bene” lo rimbecca Jody “Il rosso ti dona.”
 
Dean sogghigna mentre Jody estrae dalla tasca quello che ha l’aria di essere un biglietto da visita; sullo sfondo bianco decorato con Babbi Natale e pupazzi di neve, si staglia la scritta Angeli senz’ali.
 
“Donna mi ha segnalato quest’associazione. Verrà--” Jody non fa in tempo a terminare che il trillo del campanello sovrasta il chiacchiericcio dei bambini “—un volontario.”
 
“Credevo scendesse dal camino.”  
 
“Non ha trovato posto sul tetto per parcheggiare la slitta, evidentemente" replica Jody a tono, prima d'avviarsi alla porta “Vado a--”
 
“È mio!”
 
“No, è mio!”
 
Claire sceglie proprio quel momento per ingaggiare una lotta all’ultimo sangue per la conquista dell’ultimo Brownie superstite - giace al centro del vassoio circondato da briciole e residui di glassa, conteso da lei e da una bimbetta bruna di cui Dean non ricorda il nome.
 
Lo scontro si consuma a suon di spintoni e tirate di capelli.
 
“Claire, Alex!”
 
Il richiamo non sortisce effetto e, pertanto, Jody devia il percorso e raggiunge il tavolo per frapporsi tra le due litiganti.
 
“Ragazzi, andreste ad aprire per favore?”
 
Dean fa cenno a Sam di restare al suo posto e lascia a malincuore il piattino sul caminetto; non vuole essere lui a dover intervenire qualora si rendessero necessari rinforzi per sedare la rissa. A mano a mano che s’avvicina all’ingresso, il chiasso che regna nella sala principale si riduce ad un brusio sempre più indistinto.
 
Quando raggiunge la porta e la spalanca, si ritrova davanti un paio di occhi blu che lo investono come fanali in piena notte. Impiega una quantità imbarazzante di tempo a smettere di fissarli e, a quel punto, tra la zazzera di capelli scuri sparati in ogni direzione, la bocca piena e la mascella squadrata che completano il quadro, le cose non vanno granché meglio.
 
L’abbigliamento bizzarro – un vecchio trench sotto il quale s’intravedono una camicia ed una cravatta blu che pende in maniera leggermente asimmetrica – è l’ultima cosa che visualizza.
 
“Salve.”
 
Si chiederebbe chi alle soglie del 2017 saluti ancora con salve, se non fosse troppo impegnato a domandarsi cosa ci faccia lì quella specie di sex symbol vestito da esattore delle tasse – dubita che Jody abbia problemi con il fisco e, soprattutto, che il fisco avrebbe mandato qualcuno a risolverli la notte della Vigilia.
 
“Ehm--”
 
Forse è un ragazzo padre venuto a reclamare il figlio in seguito ad una delle tipiche crisi di coscienza portate dal clima di festa. Il Natale ha questa cosa di risvegliare il lato più sentimentale delle persone – delle persone che non sono lui, s’intende.
 
“—ciao?”
 
In effetti, è l’unico cliché che manca per trasformare la sua Vigilia in una di quelle commediole natalizie da quattro soldi infarcite di buonismo che invadono i cinema in questo periodo.
 
“Posso, uhm, aiutarti in qualche modo?”
 
Occhi Blu aggrotta la fronte con aria confusa - Dean potrebbe trovare sexy persino il suo cipiglio.
 
“Non è la casa famiglia di Jody Mills?” domanda, rovistando nelle tasche anteriori dell’impermeabile; dopo una breve ricerca, tira fuori un rettangolo di carta dall’aria estremamente familiare. “Non ho avuto il tempo di cambiarmi, mi dispiace. Ci metterò un attimo.”
 
Oh.
 
La sua Vigilia ha appena virato dalla commedia al porno natalizio.
 
(un porno natalizio decisamente migliore di quanto sia stato Buon Natale e buon ano - dovrà pur intrattenersi in qualche modo mentre attende che il Natale passi)
 
“Ehm, sì, certo. Il bagno è---”
 
“In fondo a destra.” La voce di Jody si leva d’improvviso alle sue spalle “Come nei film.”
 
“Tu devi essere Castiel” aggiunge e okay, Castiel è effettivamente il nome di uno che saluta ancora con salve alle soglie del 2017. “Jody, piacere. Entra pure.”
 
Castiel avanza d’un passo e Dean arretra per permettergli di passare; dopo esser stato superato, resta a fissarlo imbambolato mentre percorre il tragitto che conduce al bagno – non gli fissa il culo, eh. Lo fissa in generale.
 
Quasi sobbalza quando due dita gli appaiono ad un palmo dal viso e schioccano rumorosamente davanti ai suoi occhi.
 
“Va’ a prendere i regali, Bella Addormentata.”
 
Dean non se lo fa ripetere due volte.
 
*
 
Una manciata di minuti più tardi Castiel compare con addosso un costume che gli sta ridicolmente largo ed una barba incollata al mento che è tutto fuorché credibile, ma, stando alla reazione entusiasta dei bambini, riesce comunque a risultare un’imitazione di Babbo Natale convincente.

Guadagna il centro della sala trascinandosi dietro il grosso sacco di tela nel quale sono stati riposti i regali e comincia a tirar fuori i pacchi per smistarli.
 
I bambini gli si avvicinano a turno per ricevere quello che porta il loro nome.
 
“Claire.”
 
Claire risponde alla chiamata con un’occhiata diffidente. Dean non è affatto sorpreso nel vederla restare ostinatamente immobile al proprio posto.
 
“Non c’è nessuna Claire a cui consegnare questo regalo?”
 
A quel punto, tutti gli sguardi convergono su di lei.
 
“Sei tu?”
 
Malgrado non riceva risposta né alcun cenno di conferma, Castiel la raggiunge portando con sé la confezione. Le si inginocchia accanto e gli occhi di Claire saettano dal suo viso al pacco, svelando un barlume di curiosità subito camuffato dietro una maschera di finta indifferenza.
 
“Gli elfi mi hanno detto che è tra i regali più belli che abbiano mai incartato” le dice, con l’enfasi di chi sta svelando un segreto impronunciabile “E che la bambina destinata a riceverlo doveva esser stata particolarmente buona, per meritarselo.”
 
“Questo prima che si mettesse a rubare fette di pie che non le apparte--- ahi!
 
Mentre Dean si massaggia il fianco su cui la gomitata di Sam si è abbattuta, Castiel si avvicina ulteriormente a Claire e le porge la scatola. “Sperano che ti piaccia.”
 
Dopo un ultimo, lungo istante di contemplazione dell’incarto, Claire cede; afferra la scatola e, strappata la carta in cui era avvolta, vi trova dentro un gatto di peluche che è la seconda cosa più orribile che Dean abbia visto in vita sua – la prima è Batman e Robin di Schumacher. Niente sarà mai peggio di Batman e Robin di Schumacher.
 
Claire lo fissa stringendolo con entrambe le mani, quasi lo stesse studiando. “Mi piace” sentenzia alla fine, e Castiel le lascia un buffetto affettuoso sulla guancia prima di sollevarsi per ritornare al sacco e procedere con la distribuzione. Quando la porta a termine, i bambini formano piccoli manipoli per far sfoggio dei rispettivi doni. Poco dopo si sistemano sul pavimento e cominciano a giocare, chiedendo a Babbo Natale di unirsi a loro a gran voce.
 
Ben presto, anche Jody e Sam vengono trascinati nella mischia.
 
Dean decide di svignarsela in cucina prima di incappare nella stessa sorte; è già in procinto di sgattaiolare via quando, all’improvviso, avverte uno strattone all’altezza del polso. Abbassa il capo e la prima cosa che visualizza è il modellino di una Chevy Impala con il palmo di una mano a fargli da piedistallo; la seconda, le piccole dita artigliate all’orlo della sua manica.
 
“È il mio regalo. Ti piace?”
 
C’è un motivo se Ben è il suo preferito della combriccola di marmocchi.
 
“È fantastico.” Guarda istintivamente fuori dalla finestra, in direzione del marciapiede lungo il quale Baby è parcheggiata “Sai che ne ho una identica qui fuori? Solo un po’ più grande.”
 
“Davvero?” domanda Ben, il tono euforico e gli occhi carichi di meraviglia “Posso vederla?”
 
“Puoi farci un giro, se vuoi” propone “E se Jody è d’accordo” si affretta ad aggiungere. “Guido io, però.”
 
“Ci sto.”
 
“Passo a prenderti, uno di questi giorni.”
 
“Promesso?”
 
“Promesso.”
 
Ben gli sorride soddisfatto, e Dean si ritrova a sollevare gli angoli della bocca di riflesso.
 
Per fortuna, Sam è troppo occupato a giocare con Alex e le sue nuove bambole per badare al siparietto – sia mai si convinca che l’aria natalizia lo stia contagiando.

“Babbo Natale mi ha portato anche una pista.” Ben indica la scatola semiaperta che giace proprio accanto al punto in cui suo fratello è seduto. “Mi aiuti a montarla?”
 
Stavolta, sarà difficile non farsi notare.
 
*
 
È passata poco meno di un’ora quando Jody decreta che, per i marmocchi, è giunto il momento di andare a letto. Castiel li saluta uno ad uno e, malgrado Jody provi a convincerlo che non è necessario, insiste per aiutare a sistemare la sala.
 
Quando la tavola è sgombra ed il pavimento libero da scatole e carta straccia, Dean lo vede scomparire oltre l’uscio portandosi dietro un borsone che suppone contenga la tenuta da esattore. Probabilmente, in strada, darà nell’occhio più con quella di quanto non farebbe indossando un costume da Babbo Natale la notte del venticinque Dicembre.
 
Nel frattempo, Jody ha imboccato il corridoio che conduce alle camere da letto. “Vado a controllare che nessuno stia trasgredendo gli ordini. Torno subito.”
 
Rimasto solo, Dean raggiunge il camino e si china per avvicinare le mani al fuoco ed attingere dal calore. Quando si risolleva Castiel è lì, ad un passo da lui, la giubba rossa ancora addosso ma priva di accessori quali barba e cappello – dev’essersi materializzato dal nulla, altrimenti non si spiega come abbia fatto ad avvicinarsi senza produrre il benché minimo rumore.
 
È il momento in cui vorrebbe avere qualcosa di intelligente da dire – in alternativa, anche semplicemente qualcosa andrebbe bene.
 
Castiel rompe il silenzio, risparmiandogli l’incombenza di cercare il qualcosa in questione. “È bello da parte tua” dice, poggiandosi ad una delle colonnine di marmo che fanno da cornice al caminetto. Dean è così impegnato a percorrere il suo profilo illuminato dal riflesso delle fiamme che recepisce a stento il significato delle parole. “Passare il Natale in questo modo.”
 
“A dire il vero, sono qui per costrizione” ribatte con sincerità “Dovrei essere io a dirlo a te.”
 
“Non credo ti abbiano puntato una pistola alla testa.”
 
“Le paternali di Sam sono molto peggio di una pistola puntata alla testa, credimi. Ho soltanto accettato di fare un favore ad un’amica. Lo spirito natalizio non è esattamente il mio forte.”

“Hai scelto di esserci; quale sia stata la ragione non cambia le cose.” La replica, seppur pacata, risuona carica di risolutezza. “È in pieno spirito natalizio. Natale è un giorno in cui si fa del bene1.”
 
Dean rivolge un cenno al nome dell'associazione cucito sul bordo della casacca del costume. “Suona come una cosa che un angelo direbbe” osserva e, quando Castiel gli sorride, il calore che avverte non ha nulla a che vedere con il fuoco che scoppietta alle loro spalle.
 
Soltanto in quel momento, s’accorge della presenza di Claire. Sta ritta di fronte a loro, il gatto di peluche stretto tra le mani e la testa all’insù, rivolta ad un punto non meglio identificato della parete.
 
“Ehi, che ci fai ancora in piedi? Va’ a dormire prima che Jody--”
 
“Dovete baciarvi.”
 
Il calore si trasforma in una vampata che risale fino alle guance e gliele incendia.
 
“C-come?” balbetta e Claire, in risposta, punta l’indice verso l’alto, ad additare il punto su cui è poggiato il suo sguardo. Dean solleva il capo fino ad incontrare la manciata di foglie che penzola sopra al caminetto, tenute assieme da un sottile nastro rosso.
 
Avrebbe dovuto occuparsi lui degli addobbi e mettere Sam ai fornelli, porca puttana.
 
“Jody dice che è tradizione baciarsi sotto il vischio, a Natale.”
 
Castiel, lì accanto, è incredibilmente calmo o incredibilmente bravo a nascondere l’agitazione – l’unica reazione che si concede è piegare la testa di lato ed aggrottare appena la fronte, come se stesse riflettendo.
 
Anche Dean lo sta facendo, in fondo - riflette su quale sia il modo più veloce per spaccare il pavimento e sprofondare al suo interno o, ancora meglio, quello per disintegrare piccole mocciose indisponenti con la forza del pensiero.
 
“Fila a letto, signorinella, o Babbo Natale si riprenderà il regalo.”
 
Jody afferra Claire per i fianchi e la solleva, vincendo agevolmente il tentativo di resistenza che abbozza. 
 
“Non è il vero Babbo Natale” obietta Claire, il tono lagnoso ed un piccolo broncio disegnato sulla bocca “È soltanto un aiutante.”
 
Jody le rivolge un sorriso morbido prima di scoccarle un bacio sulla tempia. “Dagli la buonanotte.”
 
“Buonanotte.”
 
Dean registra a stento la risposta che Castiel fornisce, già catapultato al momento in cui Jody e la mocciosa saranno sparite e lui e Castiel resteranno da soli con l’eco di quelle stupide parole ad aleggiare tra di loro e quello stupido vischio sospeso sulle loro teste a mò di spada di Damocle e---
 
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way
O what fun it is to ride in a one-horse open sleigh

 
Le note di Jingle Bells non sono mai state così piacevoli da ascoltare – forse risparmierà persino la ramanzina a Charlie, quando la vedrà.
 
“Gabriel?”
 
A quanto pare, il cellulare che stava squillando non era esattamente il suo.
 
Persino a Natale il Karma conserva il suo senso dell’umorismo del cazzo.
 
“Sto arrivando” dice Castiel prima di riattaccare “Mio fratello” aggiunge, a mo' di spiegazione “Devo andare.”
 
“Buon rientro al Polo Nord.” Dean suona tanto disinvolto che riesce quasi a convincersi di non star morendo dentro all’idea di doverlo salutare - quasi. “È stato un piacere.”
 
“Anche per me.”
 
Il suo sguardo resta incollato alla schiena di Castiel dal momento in cui gli dà le spalle a quello in cui raggiunge la soglia; quando, un istante prima che la varchi, lo vede fermarsi e voltarsi nella sua direzione, il battito di Dean viene accelerato da una sorta di aspettativa frenetica che, per quanto si sforzi, non riesce a tenere a bada.
 
“Come ti chiami?”
 
“Dean.”
 
Castiel lo squadra con aria assorta, quasi stesse cercando di far combaciare il nome con la sua figura; poi, di colpo, i tratti del suo viso si distendono. “Buon Natale, Dean.”
 
Quando sparisce, Dean si ritrova a sospirare senza nemmeno rendersene conto.
 
Istintivamente, alza la testa. Il moto di delusione da cui viene assalito nell’incrociare il vischio gli stringe lo stomaco come una morsa invisibile.
 
*
 
Per la prima volta dopo anni, Dean non passa il Natale aspettando che finisca - lo passa pensando ossessivamente ad uno sconosciuto con cui ha scambiato una manciata di battute, ai suoi occhi inverosimilmente blu e al suono che il suo nome ha assunto nella sua bocca.
 
In un certo senso, è stato come sentirlo pronunciare per la prima volta.
 
Cristo. Persino Sam alla sua prima cotta doveva essere più dignitoso di così.
 
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way
O what fun it is to ride in a one-horse open sleigh

 
Questa volta, non trova nemmeno la forza di mandare mentalmente a quel paese Charlie prima di rispondere.
 
“Sam, per l’ultima volta, non--”
 
“L’ultima volta che ho controllato, il mio nome era Jody.”
 
“Jody” esala, sorpreso “Scusa. Non credevo fossi tu.”
 
“Ho un favore da chiederti – non c’entrano i bambini, tranquillo.”
 
“Spara.”
 
“Hai presente Babbo Natale?”
 
“Stai per spezzarmi il cuore rivelandomi che non esiste?”
 
“Non quel Babbo Natale, Dean.”
 
Magnifico. Jody gli sta domandando se ha presente il tizio su cui sta fantasticando ininterrottamente da dodici ore.
 
Se non fosse così ridicolmente disperato, scoppierebbe a ridere.
 
“Castiel?”
 
“Voglio che torni e voglio che lo faccia al più presto. Telefonagli e comunicaglielo.”

“Io? Non potresti farlo tu?”
 
“Certo che potrei” replica Jody in tono mellifluo, e a Dean pare quasi di poter vedere il ghigno dipinto sulla sua faccia “Consideralo il tuo regalo di Natale.”
 
*
 
“Angeli senz’ali. Beneficenza, assistenza, volontariato. Lavoriamo anche a Natale e a Capodanno e di Domenica e—insomma, qualsiasi giorno vogliate.”
 
“Potrei, uhm, parlare con Castiel, per favore?”
 
L’uomo dall'altra parte tace per un lungo istante prima di tornare a parlare.
 
“Oh, devi essere Dean” dice, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo “Ehi, fratellino! È il tipo che hai conosciuto ieri!”
 
Un ti avevo detto che avrebbe chiamato riecheggia in sottofondo, seguito da una serie di rimbrotti di cui Dean non riesce ad afferrare le parole – risuonano distorte, come se qualcuno avesse coperto il ricevitore per impedire all'interlocutore di udirle.
 
“Dean” esordisce Castiel qualche attimo dopo, addosso un velo d’imbarazzo di cui si libera schiarendosi la voce. “Ciao.”
 
“Ehi. Come stanno le renne?”
 
Il silenzio cala tra di loro come una coltre di gelo. In effetti, suonava molto più divertente nella sua testa.
 
“Scusa se ti disturbo, immagino che sarai alle prese con il parentado - la zia zitella che spunta fuori soltanto per festività e funerali, il cugino di terzo grado che non ricordavi di avere e--”
 
“Siamo soltanto io e Gabriel, in realtà. Abbiamo una consegna di regali da effettuare in un ospizio, tra qualche ora.”
 
“È un angelo anche lui?”
 
“Si è nominato arcangelo in quanto membro fondatore. Sai, il capo si colloca ad un livello più alto dei sottoposti.”
 
“Oh, per niente megalomane.”
 
“Almeno non si è posto in cima. C’è Dio, sopra di lui.”
 
“Dio?”
 
“Chuck Shurley. Un pezzo grosso nel campo dell’editoria. L’associazione è nata grazie al suo finanziamento.”
 
“Wow. Manca soltanto Gesù e siete al completo.”
 
La risata bassa che sente spandersi dall’altra parte del telefono gli provoca quelle che definirebbe farfalle allo stomaco, se avesse ancora quattordici anni – ma non ce li ha, pertanto si convince che si tratti dei residui del doppio cheeseburger che ha divorato a pranzo.
 
“Tu? Passi il Natale con tuo fratello?”
 
“Oh, no. Va a festeggiare a casa dei suoceri e io, beh, non sono il tipo da cene di famiglia.”
 
“Quindi sei da solo?”
 
Inaspettatamente, la domanda lo mette a disagio.
 
Non ha mai scelto di astenersi dal festeggiare, in realtà - semplicemente, ad un certo punto della sua vita, il Natale ha smesso di essere luci e colori tutt’intorno e neve fresca attaccata alle dita e s’è trasformato in un ammasso di dolore e nostalgia.
 
È accaduto quando la mamma se n’è andata.
 
Nell’incendio in cui è morta, è bruciato anche l’albero che erano soliti addobbare tutti insieme – suo padre lo prendeva in braccio e lo faceva sedere sulle sue spalle per permettergli di raggiungere la cima e sistemarci l’angioletto che la mamma gli porgeva e che, a suo dire, era lo stesso che vegliava su di lui durante l’anno.
 
John non ne ha mai acquistato uno nuovo, e Dean non gliene ha mai fatto una colpa; sapeva che era troppo impegnato con il lavoro per occuparsi di certe sciocchezze e, soprattutto, sapeva che per lui perpetrare le tradizioni natalizie che tanto stavano a cuore alla mamma avrebbe significato gettare sale sulla ferita che certi ricordi costituivano – la voce di Mary che diffondeva le note di Bianco Natale nell’aria, la casa traboccante degli addobbi da lei disseminati in ogni angolo, i regali scartati tutti insieme appena svegli.
 
Lui per primo avrebbe preferito stipare quelle immagini nel cassetto più remoto della propria memoria e gettare la chiave dopo averlo chiuso per bene.
 
L’unico motivo per cui non l’ha fatto sin da subito è stato Sam. Dean era soltanto uno scricciolo quando ha deciso che, malgrado tutto, si sarebbe impegnato a rendere i Natali di suo fratello quantomeno simili a quelli che la mamma aveva regalato a lui quand’era in vita. Così, per anni, si era imposto di seguire gli stessi rituali da lei messi in pratica: prendeva in consegna la letterina indirizzata al Polo Nord e fingeva di imbucarla; faceva sparire i biscotti ed il latte posizionati all’ingresso; spendeva i soldi racimolati durante l’anno per acquistare il regalo richiesto. Tutte cose per cui il coinvolgimento di John non era necessario.
 
Il fatto che il suo fratellino sia divenuto un adulto amante del Natale tanto quanto lo è stata la mamma lo rende fiero; vuol dire che gli sforzi compiuti non sono risultati vani.
 
Quando Sam è cresciuto, anche l’ultimo cordone che lo teneva legato al Natale si è reciso e Dean ha potuto realizzare il proposito da sempre covato di vivere quel giorno come fosse uno qualsiasi dei trecentosessantacinque che compongono l’anno.
 
Sta bene così, adesso, con quel cassetto accuratamente sigillato e l’illusione che evitare di riaprirlo basti a tenere lontana la sofferenza provocata da ciò che contiene; eppure, un istante prima, Castiel è suonato così dispiaciuto che vorrebbe poter avere una storia diversa da raccontargli.
 
“In compagnia di me stesso” risponde, nel tentativo di ironizzare per stemperare la tensione venutasi a creare “Ma ammetto d’invidiarti per quella di cui godrai. Sai, il fascino delle donne mature.”
 
“Ce n’è una a cui piaceresti.”
 
“Davvero?”
 
“Si chiama Mildred. Sono sicuro che saresti il suo tipo.”
 
“La ragazza ha ottimi gusti.”
 
“Per niente megalomane.”
 
Questa volta, è lui ad incassare ridendo.
 
“Ascolta” comincia, perché suppone che non possano andare avanti in quel modo per il resto della giornata – anche se gli piacerebbe “Claire si chiedeva se ti andrebbe di tornare, qualche volta. Sembra che tu le piaccia. Erano anni che Jody cercava qualcuno che riuscisse a piacerle.”
 
“Anche a me lei piace.” Adesso, Dean riconosce nella sua voce la stessa placidità rassicurante avvertita la sera precedente. “Mi piacciono tutte le persone che ho conosciuto ieri.”
 
Dean deglutisce così forte da rischiare di strozzarsi - non ha nessuna intenzione di passare il resto dei suoi giorni ad analizzare i possibili sottintesi di quella frase.
 
Assolutamente nessuna.
 
“Quindi, uhm, va bene per te?” domanda, cercando di non suonare troppo speranzoso e, un attimo dopo, di non badare a quanto clamorosamente abbia fallito nell’intento. “Immagino che voi aiutanti ne abbiate di tempo prima che il vecchio vi rimetta al lavoro, no?”
 
“Cominciamo a fabbricare i giocattoli presto…” Dean può praticamente sentirlo sorridere e okay, forse il cheeseburger non c’entra e quelle sono davvero farfalle “…ma posso chiedere un permesso.”
 
“Fantastico” dice – o più probabilmente lo urla “Sì, cioè, voglio dire-- Jody ne sarà felice. Ha detto che ti avrebbe telefonato per stabilire giorni ed orari e tutto il resto.”
 
“Perfetto. Magari capita di beccarci.”
 
“Uhm, sì, può darsi. Io e Sam passiamo a salutarla, ogni tanto.”
 
(il fatto che abbia già pattuito con Jody di far fare a Ben il giro promessogli proprio il giorno in cui andrà lì è un dettaglio che non è assolutamente necessario rivelare)
 
“Sembrate molto uniti” osserva Castiel, in un modo che non riesce a suonare casuale come vorrebbe “Sono sicuro che gli piacerebbe che festeggiaste insieme” aggiunge, poi passa ai saluti senza dargli il tempo di fornire una replica che, in ogni caso, Dean non avrebbe saputo formulare.
 
Lo saluta a sua volta e fa per riattaccare, ma c’è qualcosa che lo trattiene, qualcosa che se ne sta sospeso sulla punta della lingua e spinge contro le labbra per uscire fuori.
 
“Cas” non affibbia nomignoli agli sconosciuti, di solito, ma di solito non si sente così, a Natale, come se stesse passando un giorno che merita di essere vissuto anziché da archiviare nella maniera più veloce ed indolore possibile “Buon Natale anche a te.”
 
*
 
L’offerta è ancora valida?
Sei davvero mio fratello o sei stato posseduto da un demone?
Vuoi che cambi idea?
Passo a prenderti tra poco.

Come mai hai deciso di venire?
In onore dei vecchi tempi. Ma non credere che andrò ad imbucarti la letterina.
Non ti chiamerò stronzo soltanto perché è Natale.
Io non ho problemi a chiamarti puttana anche oggi, invece.

Dean--
Sam, se non la smetti di scrivermi non sarò pronto nemmeno per Natale del prossimo anno.
Scusami, hai ragione. Volevo solo dirti che--- sono contento. Che tu abbia deciso di venire. Davvero.

Anch’io.
 























Note
1 "Natale è un giorno in cui si fa del bene."(Canto di Natale di Topolino)


 
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Alley