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Autore: francoise14    25/12/2016    19 recensioni
Per il contest di Natale "A white rose for Christmas", il mio piccolo e sofferto contributo... perché talvolta anche una rosa può sbocciare nella neve. Auguri a tutti!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La rosa di Arras
“E’ il mio cuore
Il paese più straziato”
(Giuseppe Ungaretti)

Arras, 25 dicembre 1789

Lenta e indifferente scende la neve, in questa fredda mattina di dicembre. Per un attimo alzi lo sguardo, a mirare il cielo incolore e le sue gelide, fragili lacrime… e intanto continui a salire, un passo dopo l’altro, lungo il sentiero ghiacciato. Cerchi di non scivolare, un piede in fallo e rovineresti a terra; per questo ti aggrappi a qualsiasi appiglio, mentre il cuore fa lo stesso andando al di là di ogni logica e di ogni pensiero razionale.
I tuoi amici direbbero che sei un folle… ma tu devi vedere per poter credere.
Ancora rammenti ogni singolo istante di quella maledetta sera: lo sparo, quella corsa disperata, il pianto di lei… poi il Nulla. Un limbo di oblio e oscurità, sospeso tra il sonno e la morte, da cui sei riuscito a emergere soltanto dopo due settimane, in un assolato mattino d’agosto.
La stanza era inondata di luce, eppure avevi riconosciuto a malapena i tratti delicati di Rosalie, pensando addirittura, per un attimo, che fosse lei… ma non potevano essere suoi, quegli occhi cerulei velati di pianto. Gli occhi di Oscar sono blu come il mare di Étretat.
Ti eri guardato intorno, smarrito… e quando il tuo sguardo aveva incrociato quello cupo di Alain, avevi capito.
Lei non c’era più.
“Come?” eri riuscito soltanto a pronunciare con un fil di voce.
“Sotto la Bastiglia… " aveva risposto affranto Alain, mentre Rosalie si nascondeva il volto tra le mani “Avresti dovuto vederla André: si è battuta come una leonessa, la tua Oscar… finché quei vigliacchi hanno puntato i fucili contro di lei. Io… io me ne sono reso conto troppo tardi e non riesco ancora a farmene una ragione… sarebbe bastato spingerla via un attimo prima, un dannato attimo prima” aveva aggiunto chinando la testa “Quando l’ho fatto, era troppo tardi: era ferita gravemente, io…ho potuto solo trascinarla nelle retrovie e affidarla a un cerusico prima di tornare a combattere. Da quel momento… da quel momento non l’ho vista più”.
“Che cosa significa che non l’hai vista più?” gli avevi domandato attonito “Che cosa significa, Alain? Ti prego, parla!”
“La sera stessa l’ho cercata, ma sembrava sparita… “ aveva mormorato Alain “per un attimo ho sperato che fosse ancora viva, ma poi… un ragazzo mi ha detto che il cadavere di una donna vestita da soldato era stato portato via su un carro, insieme a tanti altri… per avere una degna sepoltura. Mi dispiace André… mi dispiace tanto”.


***

Si è levato il vento. Non nevica più, ma il freddo ti è entrato nelle ossa, forse perché è il freddo del cuore. Ti stringi nel mantello, un ultimo sforzo e sarai arrivato; un ultimo sforzo e scoprirai se è vero. Perché tu, André, non ti sei ancora rassegnato: hai continuato a sperare e a cercarla, nonostante la vista sempre più incerta e quella voce maligna che ti ripete ogni giorno che lei è morta.Questo fino a una settimana fa, quando davanti al palazzo delle Tuileries ti sei imbattuto per caso nel Generale Jarjayes.
Un sorriso amaro ti compare sul volto, al ricordo di quell’uomo curvo e stanco che usciva dai cancelli del palazzo. Hai stentato a riconoscerlo: che ne è stato del suo piglio deciso? Dov’è più quello sguardo di ghiaccio, che tanto ti aveva terrorizzato da bambino?
“André!” aveva esclamato commosso, e lasciandoti di stucco ti aveva abbracciato, aggiungendo in un soffio “Dio mio, ti credevo morto… ma almeno tu ti sei salvato”
Con un poco d’imbarazzo ti eri staccato.
“Non so che cosa vi abbiano riferito, signore, ma ho buoni motivi per sperare… che anche Oscar sia sopravvissuta” avevi replicato con decisione “Io… io non posso credere che sia morta. Se fosse così lo sentirei. So che sembra assurdo, ma…”
“Vorrei che fosse così, André… " ti aveva interrotto mestamente il Generale “ma lei è morta”
“Ma nessuno dei suoi uomini l’ha vista morire!”avevi insistito.
“André… Oscar è ad Arras”.
“Arras?” avevi mormorato attonito.
“Sì, Arras. Mi ha scritto l’abate di Saint Vaast: Gilbert Sugane, il figlio di uno dei nostri fittavoli… si trovava a Parigi il 14 luglio e l’ha riconosciuta tra i…” una smorfia dolorosa aveva deturpato i nobili lineamenti dell’uomo “tra i cadaveri. Non so perché, ma l’ha portata lì, André… è sepolta… sulla collina davanti alla nostra villa”
“No… non ci credo!” avevi annaspato.
“Ci sono andato, André… lei è lì. C’è un’altra tomba accanto alla sua, si tratta di un uomo… qualcuno aveva detto al ragazzo che era il suo compagno e lui aveva supposto che fossi tu… I corpi… i corpi erano irriconoscibili… “
“Ma come potete vedere, non ero io… e forse anche quella donna non è lei…” avevi detto con un filo di speranza.
Augustine aveva scosso la testa.
“No, André. Gilbert mi ha dato… la giubba di Oscar”.
***

Sei partito immediatamente per Arras. L’intenzione era di parlare con Gilbert appena arrivato, invece ora sei qui, su questo dolce pendio coperto di bianco, che in primavera odora di rose… ma per ottenere cosa? Una conferma? Un dubbio? Una speranza?
Un rumore alle tue spalle ti distrae; è soltanto un uccello, ma basta a distoglierti dai tuoi penosi pensieri. Torni a guardare in avanti, sei quasi arrivato… ma sei sicuro di voler arrivare, André?
Il respiro diventa affannoso, il battito accelera… un ultimo passo… ancora uno… prima che il cuore si faccia di pietra.
Due croci di legno si stagliano scure sulla neve candida. Su una di esse c’è una piccola targa di metallo; ti avvicini esitante,leggi il suo nome… ed è come se una pallottola ti trapassasse di nuovo il petto.
Cedono le gambe e ti ritrovi in ginocchio, a carezzare il legno umido… umido come i tuoi occhi.
Era tutto vero. Era tutto dannatamente vero.
Potresti urlare. Potresti inveire contro il Cielo. Ma non lo fai… sei morto dentro.
Riesci soltanto a infilare una mano sotto il mantello. Ne estrai una rosa bianca, delicata e perfetta; l’hai trovata miracolosamente nel roseto dei Jarjayes, in parte distrutto dalla furia popolare, e per un impulso incomprensibile hai voluto coglierla e portarla fin quassù. Ora sai perché.
In silenzio la deponi ai piedi della tomba e mentre ti rialzi lentamente, una cupa consapevolezza si insinua nella tua anima: una vita senza lei non merita di essere vissuta… né saresti in grado di viverla.
Il tuo sguardo debole si perde nel bianco. Chiudi gli occhi. Basterebbe poco per lasciarsi andare… dormire e non svegliarsi più. Tuttavia…una carezza più lieve del vento ti sfiora la mano.



“E quindi uscimmo a riveder le stelle”
(Dante Alighieri)

Arras, 25 dicembre 1793.

Puoi ancora distinguere il candore della neve: il chiarore del giorno è così luminoso, oggi, da dissipare le ombre che sempre più spesso imprigionano il tuo sguardo. Hai imparato a conviverci, in questi anni… perché in fondo, come ami ripetere, è nel buio che si vedono le stelle.
Tra le mani hai una rosa bianca, ma non è come tutte le altre, è una rosa speciale: è di stoffa. L’ultimo dono per Oscar della sua amata regina, che Rosalie ha avuto la premura di spedire ad Amsterdam insieme a una ciocca di capelli bianchi.
Ti chini appena per posarla tra le croci, schiudendo le labbra in una breve preghiera; e quando ti rialzi, sorridi, avvertendo la sua presenza accanto. D’istinto le cingi la vita con un braccio e l’attiri a te, affondando il volto tra i suoi capelli dorati.
“A che cosa pensi? Sei taciturna da quando siamo arrivati qui” domandi in tono leggero.
“A tutto e a niente” risponde lei con una punta di malinconia “E tu?”
“Io penso soltanto che quattro anni fa ero morto… finché non sei arrivata” mormori con semplicità.
“Per me è lo stesso, André” confessa lei in un sussurro, intrecciando le sue dita con le tue.
La stringi allora ancor più forte, come se qualcuno potesse strappartela via… come quella mattina, quando volevi solo morire… ma poi il tempo si era fermato.
Oscar ti aveva sfiorato la mano.
***

Ovviamente, la donna sepolta da Gilbert Sugan non era lei: qualcuno aveva usato ciò che restava della sua giubba, tagliata dal cerusico durante i soccorsi, per coprire una donna bionda caduta negli scontri. Oscar in realtà era stata portata via con alcuni feriti più gravi nell’ospedale di Saint Lazare ed era miracolosamente scampata alla morte poiché, pur avendo perso molto sangue, nessun proiettile aveva colpito organi vitali.
Implacabile e insidiosa era però sopraggiunta la febbre. Aveva lottato per giorni, finché un anziano medico, che aveva preso a cuore il suo caso, aveva capito che non si trattava solo di un’infezione e l’aveva portata in stato di semincoscienza a Boulogne sur Mer, affidandola alle amorevoli cure di una donna del posto. Il clima mite aveva fatto il resto.
Il suo risveglio era stato però un incubo: ritrovarsi immobilizzata a più di cinquanta leghe da Parigi, senza conoscere la sorte della persona amata, era stato devastante… tu ne sai qualcosa, André.
Non era in grado neanche di scrivere, né avrebbe saputo a chi: non le era rimasto altro da fare che recuperare lentamente le forze e pregare di rivederti ancora.
Quando finalmente si era sentita in grado di affrontare il viaggio per Parigi, in una fredda mattina di dicembre era partita con un commerciante di vini alla volta della capitale. L’uomo era però originario di Arras e aveva deciso di fermarsi lì per il giorno di Natale.
Natale… lei se ne era addirittura dimenticata.
Il vinaio l’aveva invitata a trascorrere la giornata con la sua famiglia, ma lei non aveva accettato. Si era fatta accompagnare al palazzo dei Jarjayes sperando di trovarvi qualcuno, ma ad attenderla era stata un’amara sorpresa: la villa era stata saccheggiata e data alle fiamme… e sulla collina si ergevano due croci.
Per un momento era rimasta a fissarle, turbata: di chi erano quelle due tombe, lassù? D’impulso era salita in cima, e quando aveva letto il suo nome era impietrita; non perché qualcuno giacesse lì al suo posto… ma perché, sotto l’anonima croce accanto, potevi esserci tu.
Col cuore pesante aveva iniziato a scendere lungo il sentiero, cercando di restare lucida: sarebbe andata da Alaste, alla locanda… avrebbe chiesto a lui, o ai Sugane, o a chiunque avesse potuto dirle qualcosa. Poi, ad un tratto, aveva sentito un rumore e aveva visto spuntare un uomo dall’altro lato dell’altura.
E il tempo si era fermato.
***

“Credi che il dolore sia il prezzo della felicità, André?”
Senti la sua voce tremare, mentre pronuncia queste parole, con la schiena premuta sul tuo petto.
Sospiri. Non sono stati anni facili, questi: la tisi, il tuo occhio, la Rivoluzione… e con il Terrore, la caduta di quegli ideali per cui avevate lottato. Partire per l’Olanda è stata, un anno fa, l’unica soluzione, sebbene non sia stato facile convincere Oscar ad abbandonare la sua Regina. La notizia del processo e dell’esecuzione, per quanto prevedibile, è stato un duro colpo per lei, e dopo alcuni mesi ha insistito con te per rientrare in Francia… ad Arras.Qui dove siete tornati a vivere grazie a una rosa e a due croci di legno… all’amore e alla tenacia.
“No” replichi allora senza esitazioni, facendola girare verso di te, mentre il tuo sguardo si addolcisce incontrando il suo “Io credo soltanto che dopo tanto dolore, la giusta ricompensa sia un po’ di felicità. Non devi pensare di non meritarla, Oscar… anzi, noi abbiamo il dovere di essere felici anche per chi non è stato fortunato come noi”
“Sì, hai ragione… soprattutto per chi non è stato fortunato come noi”.
Alza lo sguardo, la malinconia si stempera in un sorriso… e le sue labbra morbide incontrano le tue.
   
 
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