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Autore: Gabriel87    24/05/2009    1 recensioni
Piccola Rinoa, perché mi hai abbandonato? Perché farmi dare un’occhiata ad uno scorcio di paradiso per poi chiudere la porta senza spiegazione?
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Laguna Loire, Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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A Sakurina che mi ha fatto conoscere l’immenso mondo delle fan fiction tramite questo sito

Rinoa se n’è andata…

Un tempo non mi sarebbe importato un granchè di un episodio del genere…per un allievo modello del Garden di Balamb, la prestigiosa Accademia SeeD presieduta da Cid, una qualsiasi relazione che non fosse di lavoro o di studio non era altro che una seccatura. Questo fino al giorno del diploma, quando una brunetta dal sorriso in grado di sciogliere i ghiacci più freddi si era avvicinata e , senza nessun perché, mi aveva fatto conoscere le gioie del walzer. Il nome di quella ragazza era Rinoa Heartilly ed era la figlia del Colonnello Caraway, una leggenda negli ambienti militari. Non avevo mai provato la sensazione di calore che quella giovane mi stava facendo provare…aveva uno sguardo penetrante e dolce, come se volesse sondare la mia anima più nascosta e tormentata per portarvi calma e serenità che solo gli angeli sanno dare. Quando lasciai la grande sala da ballo per dirigersi ai suoi alloggi mi accorsi di una cosa strana: mi facevano male gli zigomi…per un soldato senza amici che non aveva visto nient’altro che sangue e combattimenti un sorriso non era così frequente da stimolare propriamente tutti i muscoli facciali...

In seguito durante una missione a Timber, ebbi  l’occasione di rivederla e mi resi conto sempre di più che lei era l’unica in grado di farmi stare bene nel vero senso della parola…quanto amavo, stringerla fra le mie braccia che finora avevano stretto a sé solo un freddo gunblade e immergermi nei suoi occhi scuri dai riflessi dorati e naufragarci dolcemente…Più la vedevo e la frequentavo e più pezzi dell’armatura attorno al mio cuore venivano inesorabilmente perduti, rendendolo più vicino al cuore del mio angelo d’azzurro vestito ma espondendolo anche a pericoli ben peggiori di un Behemoth…

Ma ecco che tutto d’un tratto il Colonnelo la richiama nella sua natia Galbadia, proprio quando mi ero deciso a renderla partecipe di tutte queste insolite quanto appaganti sensazioni che grazie a lei avevo conosciuto…Le giornate da allora furono sempre più lunghe, uccidere orde di Piros non mi dava più la soddisfazione di un tempo e ogni notte la sognavo entrare di soppiatto entrare nella mia camera per riscaldarmi l’anima e farmi conoscere il sapore delle sue labbra che dolcemente affiorano su quel candido viso.

Mi manca ogni cosa di lei, persino il suo modo di camminare e il suo modo di sistemarsi le ciocche di capelli con quella soffusa quanto naturale e innocente sensualità che poneva in ogni singolo gesto…Prima di andarsene mi aveva promesso che ci saremmo visti la settimana seguente alla stazione di Balamb in occasione della fiera e mi ha abbracciato con più calore di quanto facevi di solito, io avevo mosso il braccio per afferrare le sue dita ma il treno senza cuore la chiamava e m’è sfuggita come il vento fra le foglie degli alberi.

La settimana seguente spaccando il secondo mi sono presentato alla stazione di Balamb al binario diretto a Galbadia…l’ho aspettata per ore sotto la pioggia di quel giorno, ma non è arrivata…ho pensato ad un imprevisto, ho provato a mandarle alcune e-mail chiedendole sue notizie, ma non ho mai ricevuto risposta…e così, nella mia stanza del Garden, l’unico posto al mondo che posso chiamare casa, mi sono ritrovato con una sensazione nel cuore che mi sembrava sopita da tempo, anche se non so il perché, piuttosto che del tutto nuova: la sensazione di essere abbandonato da qualcuno a cui si tiene. E così è tornato alla mente il vero motivo per il quale non ho mai voluto intessere relazioni, lo zelo nell’Accademia era solo una facciata sporca e decadente, ed è bastato un semplice sorriso a farla crollare…

Io avevo solo paura di conoscere qualcosa di bello per poi perderlo…avevo paura di sentirmi come svuotato come mi sento ora.

Durante  un allenamento Quistis mi vide distratto e si accorse che non era da me…

“Cosa c’è che rende irrequieto il mio allievo prediletto?” si chiese avvicinandosi a me

“Se te lo dicessi rideresti di me…” le risposi.

“Non potrei mai ridere di qualcosa che è in grado di renderti più corrucciato del solito piccolo mio…” mi disse quindi.

Così cominciai a raccontarle tutto della donna che dominava i miei pensieri…

“Per quanto sia contenta nel constatatare che anche tu hai un cuore e che non sei solo una perfetta macchina da guerra, non posso tollerare che tu permetta ad una donna di sconvolgere così i tuoi pensieri! Devi cercare di dimenticarla…se si comporta così devi capire che non le interessi…sei stato solo un leggero trastullo momentaneo” disse quando ebbi finito

“Al cuor non si comanda cara Quistis…vorrei tanto smettere di pensare a lei e tornare il me stesso di prima, ma il suo sorriso e i suoi occhi non riescono a uscire dalla mia mente. Quando nel letto la sera non riesco ad addormentarmi perché la sua lontananza mi lacera il petto arrivo addirittura a desiderare di  non averla mai incontrata, ma poi penso agli attimi di felicità che ha saputo donarmi non facendo nulla di speciale ma essendo semplicemente se stessa e mi pento all’istante di essermi spinto a tanto…” risposi. Visto che non riuscivo ad essere razionale Quistis si arrese e alzando gli occhi al cielo mi disse “Torna in te” e mi lasciò per tornare nei suoi alloggi.

 

Dopo molte notti insonni decisi di dirigermi in un pub della città in cui ero in missione in quei giorni per provare ad affogare nell’alcol qualche pensiero e ordinai un whisky.

“Non è un po’ troppo per te, sbarbatello?” disse un uomo con i capelli lunghi  all’altra estremità del bancone.

“Avanti, si vede che non sei un bevitore di professione, che cosa ti spinge qua?” disse qualche secondo dopo aver visto il mio sguardo stupito.

“Perché dovrei parlarne?” dissi io.

“Era così, per fare conversazione...non si vedono spesso forestieri qui a Winhill…” continuò dicendo.

“Capisco, ma non ho voglia di parlarne lo stesso…” dissi.

“Vediamo se indovino…è una donna vero?”.

Non risposi, ma il mio arrossamento mentre guardavo al soffitto del locale fu molto eloquente...

“Lo sapevo! Non esiste motivo per cui ne valga più la pena sulla faccia della terra! Lasciati raccontare una storia ragazzino: quando avevo la tua età ero follemente innamorato di una cantante di pianobar.  Ogni sera ero là nel suo locale per udire la sua voce angelica e vederla in tutto il suo splendore…In seguito ebbi l’occasione di conoscerla e condivisi con lei un’unica e indimenticabile notte d’amore…

“Poi mi lasciò, il vero motivo non lo seppi mai, ma pare che i suoi genitori volessero che sposasse una persona insignita di un alto grado dell’esercito, non un giornalista ramingo per il mondo…All’inizio soffrii molto, volevo strapparmi il cuore dal petto e distruggere quell’esercito che prima mi aveva portato via i miei anni migliori e ora anche l’amore della mia vita, ma poi me ne feci una ragione e così potei conoscere e innamorarmi di Raine, la mia magnifica moglie, non potrei avere una compagna per la vita migliore di lei.”

“La morale figliolo è questa: quando una donna ti lascia, invece di crucciarti inutilmente sul perché e il per come ti abbia lasciato e chiuderti in te stesso, sii grato a lei per i bei momenti che ha saputo donarti, lasciala andare con la sua felicità e apri le porte del tuo cuore al mondo…vedrai che una donna è già in cerca di te, una donna che saprà rispondere alle tue esigenze più profonde e che ti farà intravedere la strada del tuo futuro”.

Ero letteralmente sbalordito e impreparato ad una reazione del genere, cos’aveva visto in me da fargli condividere un pezzo così intimo della sua anima? O forse aveva solo alzato troppo il gomito?

“Grazie per aver condiviso con me la sua storia, spero di farne tesoro in futuro, arrivederci!” dissi dopo essere rimasto immobilizzato ad osservare una delle cento bottiglie dietro al bancone.

Pagai il barista e mi avviai verso l’uscita senza voltarmi per vedere se quel misterioso avventore rispondeva al mio saluto. Ne avevo abbastanza di confessioni schiaffi in faccia per quella giornata…

 

 

 

  
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