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Autore: httpjohnlock    25/12/2016    2 recensioni
«"Perché quest'uomo deve avere così tanto controllo su di me?" pensò deglutendo.
Si sentì succube. Una persona dal carattere da sempre libero e indipendente, ora in balia di un'altra persona.
L'amore gli riempiva la pancia.
"Sono scappato via come un idiota... con che coraggio torno da lui - sempre se non se ne sia andato?
Aprì la porta e uscì.»
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hai già mangiato il pandoro?




Si presentò a casa sua all'improvviso.
"Pensavo stessi solo" Se ne uscì così, sfacciatamente, con l'amore negli occhi.
"E quindi?"
"Non riuscivo a godermi la vigilia di Natale col pensiero che stessi da solo."
"Sei qui perché ti ho fatto pena da quando ci conosciamo?"
"No, no, no, no!
È che..."
"Che?" L'uomo più grande si grattò il collo.
"Senti mi spiace, ti sto facendo credere cose non vere. Non starai festeggiando da solo o magari stai per usc-"
"Ehi" lo bloccò il ragazzo, con un gran sorriso sulle labbra. "Sono da solo e tra i miei piani non c'era nessuna uscita" Tiziano sospirò con un angolo della bocca alzato. Marco stava gelando per via del vento che prorompeva dalla porta ancora aperta, ma quelle labbra all'insù e i denti bianchi gli irradiarono il volto.
"P-Posso entrare?"
"Certo" 
Questa fu la loro prima conversazione di quel 24 dicembre.


«Hai cenato?»

«Sì, beh, sono le undici... tu?»
«Sì, con la mia famiglia. Hai mangiato anche il pandoro?»
«Quello si mangia a mezzanotte!»
«In casa mia sempre prima»
«Famiglia di babbani.» La risata di Tiziano per Marco era un'iniezione di vita.
Si sedettero sul divano beige. 
Erano dannatamente troppo imbarazzati p
er parlare e a Marco, Tiziano, con quel naso e quelle mani rosse dal freddo e quel suo sguardo incantatore, gli toglievano anche il respiro.
«Cazzo, i biscotti!» urlò il padrone di casa per poi catapultarsi in cucina a spegnere il forno.
Quando fece per ritornare in salone venne fermato da Tiziano, davanti a lui, un sopracciglio sollevato.

«Vuoi assaggiare?» domandò Marco prendendo un omino di pan di zenzero dalla teglia. Tiziano annuì curioso e ne addentò la testa.
Marco scoppiò a ridere quando la faccia dell'uomo si tramutò in una quasi sconcertata.
Quest'ultimo si coprì la bocca con una mano e deglutì sbarrando gli occhi.

«Era così bruciato?»    
«N-No, no... buonissimo» 
«Idiota»  ridacchiò, «Li rifaccio. Tu fa' quel che vuoi»  continuò allungandogli un bicchiere d'acqua per poi iniziare a pesare la farina.
Concentrato com'era, quando si voltò e vide Tiziano seduto dietro di lui con le gambe incrociate, le braccia sul tavolo e il mento su di esse, Marco rimase sorpreso.

«Che stai facendo?» 
«Mi hai detto di fare ciò che voglio, ed io vorrei restare qui se non ti spiace»
«N-No» E si voltò di scatto.
Percepiva quello sguardo timido e indagatore su di sé.
Sentiva il suo respiro e capì che Amsterdam senza di lui non valeva nulla.
Il cuore batteva forte e non riusciva a resistere ancora per un'altra mescolata.

«Almeno dammi una mano!» disse scherzoso.
«Sì, capo» rispose Tiziano con voce allegra.
«Prendi il latte di soia dal frigo»
Preparare i biscotti con Tiziano fu per Marco una delle cose più strane e divertenti e impacciate che abbia mai fatto. E per Tiziano fu lo stesso.
Ogni tanto quest'ultimo intonava una canzone come "All I want for Christmas is you" o "Last Christmas", Marco si fermava, l'altro si scusava per averlo fatto distrarre e Marco sorrideva negando con un movimento del capo.
Avrebbe voluto dirgli che vederlo così concentrato e imbarazzato, con la lingua sulle labbra mentre pressava un tagliapasta sul panetto di cannella e zenzero, era una visione paradisiaca.
Marco sentì il proprio corpo irrigidirsi quando sentì quello di Tiziano quasi poggiarsi contro il suo per acciuffare un cucchiaio in bilico sul piano cottura.
I due ragazzi si guardarono per un istante per poi continuare a formare i biscotti.

Mentre Tiziano teneva ferma la carta forno, Marco posizionava ordinatamente i biscotti; li infornarono, si batterono il cinque e ritornarono sul piccolo divano nel piccolo salone di quella piccola casa.

«Oddio, ho dimenticato una cosa a casa. Torno subito, scusami» esclamò Tiziano per poi uscire frettolosamente dalla porta.
Un senso di solitudine invase Marco. Si sentì perso, quasi inadeguato nella sua stessa casa.
"Perché ogni volta che ci separiamo mi sento così?" 
Ebbe paura che il ragazzo non tornasse. 
Si chiese perché stesse passando la vigilia con un ragazzo che conosceva da qualche mese, ma non volle saperlo: voleva solo che tornasse.
Marco andò in bagno per sciacquarsi il viso e si guardò allo specchio: ciò che vide fu un ventisettenne dagli occhi vuoti, spenti.
Si mise di profilo. 
Fortunatamente la sua canotta contenitiva faceva ancora la sua buona figura eppure si sentì così  poco mascolino in confronto a Tiziano. Marco andava in palestra per far crescere la muscolatura, la sua voce era incredibilmente bassa rispetto a un paio d'anni prima, la barba iniziava a infittirsi e finalmente non aveva più quel frustrante impulso di spaccare lo specchio.
"Cristo, non posso innamorarmi, non di un uomo di dieci anni in più e magari neanche gay."
Era fottuto. 
E lo sapeva.
Il silenzio della casa venne disturbato dal campanello.
Marco corse verso la porta e gli si parò davanti Tiziano, tra le mani un pacco morbido decorato con una carta rossa sulla quale erano raffigurati dei disegnini natalizi.

«Per te» disse sorridendo e sedendosi sul divano.
«Non posso accettare»
«Si che puoi»
«Non dovevi. La tua presenza è già un regalo enorme» Tiziano gli poggiò il pacco sulle cosce e sorrise. Quel sorriso che gli faceva continuamente tremare le ossa.
Marco emise un gridolino quando, dopo aver scartato il pacco, trovò una felpona rossa con disegni di renne, pupazzi di neve e una morbida carota al centro. Si voltò verso l'uomo di fianco e notò che era la stessa felpa che stava indossando lui.

«È una figata oddio, mi piace un sacco!  Vado subito a provarla» annunciò entusiasta per poi andare in bagno.
Si sfilò il maglioncino blu e indossò la maglia.
Gli stava esageratamente grande ma era bellissima.
Raggiunse Tiziano, che gli rise in faccia.

«Sei adorabile» Marco rise ma la sua pelle rabbrividì.
«Cristo, io non ho nessun regalo» disse con lo sguardo basso.
«Non sapevi che sarei venuto, e poi a me basta questo»
«Quale?»
«Essere qui stasera. Stare con te. Il tuo sorriso.» rispose con un angolo delle labbra in sù, guardando le sue mani.
Marco non credeva a ciò che aveva appena udito. Era tremendamente imbarazzato che si voltò.

«Perché non mi guardi mai negli occhi?» Tiziano si sorprese di ciò che stava dicendo. Si sentiva un altro quando stava con quel ragazzo. Forse davvero se stesso.
«Perché nonostante dicano che gli occhi sono lo specchio dell'anima io non sono mai riuscito a leggerli, ma i tuoi... Dio, i tuoi hanno qualcosa. Mi ci perdo e mi ci ritrovo.»
Tiziano gli prese il mento tra due dita e lo fece voltare verso di sé.
«I tuoi occhi...» Il respiro di Marco si mozzò in gola per quelle labbra tanto agognate a poca distanza dalle sue. 
Si morse l'interno di una guancia.

«È quasi mezzanotte...» sussurrò Tiziano mentre una sua mano si poggiò su una guancia del ragazzo, facendogli chiudere gli occhi.
«E il tuo cuore... Dio, come batte...» Marco si alzò bruscamente dandogli le spalle.
Si chiuse in bagno.
Gli occhi serrati, il cuore agitato.
"Perché quest'uomo deve avere così tanto controllo su di me?" pensò deglutendo.
Si sentì succube. Una persona dal carattere da sempre libero e indipendente, ora in balia di un'altra persona.
L'amore gli riempiva la pancia.
"Sono scappato via come un idiota... con che coraggio torno da lui
 sempre se non se ne sia andato?
Aprì la porta e uscì.
Tiziano era ancora sul divano, con le mani che sfregavano nervosamente sulle cosce.
Appena vide Marco si issò in piedi, il viso dispiaciuto.

«M-Mi dispiace di essere andato via» disse portandosi con una mano i capelli all'indietro.
«Manca un minuto alla mezzanotte ed io... Marco, devo chiederti il permesso di baciarti» 
L'uomo di cui Marco era innamorato aveva le mani sui suoi fianchi e lui aveva l'esigenza di sentirlo sotto i suoi polpastrelli.
Le guance.
Le rughe gentili accanto alla bocca.
Il naso.
Gli zigomi.
La fronte ampia e liscia.
Sfiorò il suo volto come fosse la fragilità.
Marco si voltò verso l'orologio bianco dalle lancette nere.
Zero zero e zero zero.
Buon Natale.
Le labbra di Marco si tuffarono su quelle di Tiziano senza esitazione. 
Si necessitavano.
Tiziano strinse ancora di più il corpo del ragazzo contro il suo. 
Petto contro petto.
Cuore contro cuore.
Batttito contro battito.
L'uno il riflesso dell'altro.
Perfettamente esatti.
Il puzzle completo.
Tutti i dolori e le sofferenze dei due ragazzi erano come svaniti.
Le loro bocche si staccarono solo per far uscire un "Auguri" dalle loro corde vocali.
Le loro risate risuonavano nella casa, colpivano le pareti, riempivano la stanza.

Tu respiri ed io capisco che Amsterdam senza di te non vale nulla.

  
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