25/12/2016
0 recensioniScese lentamente le scale che portavano ai sotterranei della Port Mafia dove di solito venivano portati coloro che dovevano essere torturati.
Respirò l'aria pesante di quel luogo.Era da un sacco di tempo che non ci metteva piede. Dopo essere diventato uno degli executives della Port Mafia aveva iniziato ad occuparsi di tutt'altro genere di cose, di calibro decisamente più elevato. Dopotutto, chiunque era in grado di torturare qualcuno e di fargli sputare fuori le informazioni necessarie; ma in tutta la storia della mafia il migliore era sempre stato Dazai. Nessuno sapeva come, ma tutte le persone che aveva interrogato avevano sempre finito per parlare in un modo o nell'altro.
Scese gli ultimi gradini con passo sempre più pesante; era da tempo che non lo vedeva, Dazai, e ora lo incontrava di nuovo proprio nei suoi tanto amati sotterranei.
Quel luogo gli dava i brividi.
La luce giallastra delle lampade alle pareti rendeva il tutto ancora più inquietante, e allo stesso tempo ripugnante.
La persona che tanto odiava ora era lì, davanti a lui. Le sue mani erano bloccate da delle manette collegate ad una colonna di mattoni con una catena non più lunga di una decina di centimetri.
Dazai aveva appena finito di fischiettare un motivetto quanto mai fastidioso e urticante.
-Sono passato per una visita, ma noto con piacere che te la stai cavando bene anche da solo!
Lo canzonò Chuuya, arrivando a pochi centimetri dall'altro ragazzo, le mani cacciate in tasca mentre lo squadrava da capo a piedi.
Erano quattro anni che non si vedevano, ma non sembrava cambiato poi così tanto dall'ultima volta in cui si erano visti.
Come sempre Dazai pareva avere il corpo avvolto da bende, che ora spuntavano dalle maniche scorciate e dal colletto della camicia.
Teneva la testa abbassata e i capelli castani gli coprivano parte del volto, ma a Chuuya di certo non sfuggì quell'irritante ghigno che fin troppo spesso gli aveva rivolto.
Quanto gli dava fastidio. Ed era lì da neanche un minuto.
Lentamente tolse una mano dalla tasca ed andò ad afferrargli i capelli, strattonando e costringendolo ad alzare la testa in modo da guardarlo negli occhi.
Lui non accennò a smettere di sorridere, anzi, sembrava che pure con quello sguardo strafottente volesse prenderlo per il culo.
-Quanto mi fai venire i nervi!
Sbottò, lasciando improvvisamente la presa e tirandogli un pugno in pieno stomaco con tutta la forza che aveva. Magari in questo modo avrebbe smesso di ridersela da solo.
Come previsto l'espressione di Dazai si mutò in un'evidente smorfia di dolore, seguita da un rantolo soffocato.
-Ora puoi anche dirmi cosa ci trovi di così divertente in questa situazione.
Il castano rimase qualche secondo in silenzio, i capelli che ancora una volta gli coprivano il volto in modo che Chuuya non potesse vedere la sua espressione. Gli aveva fatto davvero un male cane; il suo ex-compagno aveva ancora la mano pesante, non c'era che dire.
-Chuuya... Quanto mi sei mancato~
Cinguettò rivolto verso il basso, guardandolo poi in maniera beffarda.
Sapeva perfettamente quanto potesse irritarlo quel suo modo di fare. Aveva bisogno di ancora una manciata di secondi però, per finire quello che stava facendo.
-Anche io ti sono mancato, vero, Chuuya?
-Tsk.
Il rosso fece schioccare la lingua e caricò il pugno prima di colpirlo di nuovo.
Ma questa volta non andò secondo i suoi piani; Dazai era riuscito a liberarsi delle manette e lo aveva schivato senza problemi, afferrandogli il polso e invertendo senza sforzo le loro posizioni.
Ora era Chuuya ad essere costretto contro un muro, una mano bloccata, e finché Dazai rimaneva in contatto con lui non sarebbe riuscito a liberarsi.
Lo guardò frustrato, il volto livido di rabbia.
Emise un basso ringhio e questa volta fu Dazai a far schioccare la lingua.
-Certo che sei felice di vedermi, te lo si legge in faccia!
E portò una mano al suo collo, percorrendolo con la punta delle dita, fino al mento, in modo da costringerlo ad alzare il volto e a guardarlo negli occhi.
Quanto poteva amare la maniera in cui lo guardava in quei momenti, e come aveva sussultato al suo tocco.
Certe cose non erano affatto cambiate nonostante il tempo trascorso.
Chuuya lo avrebbe ucciso così facilmente se solo avesse potuto, quella situazione non poteva che fargli venire da ridere.
Non gli diede nessuna risposta, sapeva cosa gli sarebbe toccato; Dazai non era il solo in grado di prevedere quel genere di cose, e lui lo conosceva più che bene.
Si sarebbe vendicato, e sarebbe stata una vendetta lenta.
E così fu.
Ogni spinta lo faceva gemere e più Chuuya tentava di sopprimere quei versi, più Dazai ci metteva enfasi, riuscendo a strappargliene di ancora più rumorosi.
Odiava così tante cose di quel ragazzo.
Odiava il suo modo sadico di comportarsi, odiava come lo portava al limite, muovendosi sempre più lentamente, in modo che ad un certo punto fosse lo stesso Chuuya a muovere il bacino per andare incontro ai suoi movimenti, così da accelerare quel ritmo mortalmente lento e insoddisfacente.
Odiava l'espressione soddisfatta ed estasiata di Dazai mentre gli stringeva i fianchi e dando le ultime spinte si liberava dentro di lui.
E infine odiava come se ne andava, lasciandolo lì insoddisfatto e ansimante.