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Autore: miss potter    26/12/2016    1 recensioni
Un risveglio turbolento... Ma a Natale si è tutti più buoni.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiocchi bianchi, grossi come noci, scendevano silenziosi e morbidi su New York, rivestendo la città illuminata a festa di un abito scintillante di neve e dell’argentata magia a cui nemmeno i più cinici avrebbero saputo rinunciare. Quella mattina di Natale, dunque, nevicava abbondantemente, faceva freddo, la metropoli faticava a congedarsi dal torpore del Cenone. E ad Alec, acciambellato sotto due caldi piumoni, le gambe lunghe intrecciate a quelle di Magnus e una guancia schiacciata contro il suo ampio petto, non sarebbe certo dispiaciuto crogiolarcisi ancora una mezzoretta—se non fosse stato per l’assordante concerto di schiamazzi e quelle due paia di piedini, avvolti nei loro calzini antiscivolo a forma di renna, piantati dritti nel costato.

“Papà!”

“Papi!”

Sveglia!

“Correte a vedere!”

Tra le grida eccitate dei due bambini in pigiama, ad Alec, in un sorriso che la sapeva lunga, non fu necessario aprire gli occhi per dedurre che Babbo Natale avesse fatto centro anche quest’anno, portandogli il dono più gradito: la felicità dei propri figli. Sorriso, il suo, che presto maturò in una grassa risata malamente soppressa sul torso di Magnus quando udì il marito brontolare. Intensificando la stretta del braccio che circondava le spalle di Alec, con quello libero il Sommo Stregone di Brooklyn, l'ultimo dei mattinieri, si cacciò le lenzuola su fin sopra alla testa. Perché contro orde di demoni imbufaliti o vampiri con l’esaurimento nervoso non gli sarebbe stato difficile trovare un rimedio ad hoc. Ma per quei due terremoti umani – o quasi – saltellanti sul lettone? Non c’era incantesimo che tenesse… Né aveva intenzione di trovarne uno, a dirla tutta.

Gattonando concitato verso di loro, il più piccolo – e scatenato – dei vivaci fratelli Lightwood-Bane si tuffò a pesce nell’esiguo spazio tra i genitori. Piantando un ginocchio in zone a papà Magnus davvero poco gradite.

“Papà, Papi!” Urlò Max, indispettito dalla pigrizia dei grandi. “Alzatevi subito! Dovete venire a vedere!”

“Bambini…” Mugolò Magnus con voce roca, spiandoli da sotto le coperte stropicciate con un solo occhio aperto, le molle del materasso che imploravano pietà insieme ai propri timpani sensibili.

Alec dovette stringersi la base del naso, soffocando l’ennesimo moto di ilarità nel collo di lui; stropicciandosi gli occhi, anche Magnus, un po’ per il solletico e un po’ tanto per la comicità dell’intera scena, si sciolse in una risata di affettuosa rassegnazione accogliendo il piccolo Max tra le braccia.

Lo Shadowhunter, sollevandosi intorpidito su un gomito, riportò lo sguardo assonnato ma esilarato sui suoi bambini, scompigliando i capelli già arruffati ad entrambi. Questi osservavano i genitori con gli occhi da cerbiatto, traboccanti di aspettativa.

“Credo che sia proprio questione di vita e di morte, Mags,” concluse Alec; ad un tratto, assunse un’espressione drammaticamente ansiosa, accigliandosi. “Non ditemi che un folletto è entrato in casa questa notte rubando tutti i vostri regali!”

Due sorrisoni sdentati e oltremisura adorabili minacciarono di abbagliarlo. Rafael fu il primo a scuotere energicamente il capo, e con esso la massa di riccioli bruni, mentre Max sghignazzava grattandosi il nasino lentigginoso.

“No, no, no! Sono tutti quanti sotto l’albero,” assicurò il maggiore, l’atteggiamento di uno che sa il fatto suo e ha tutto sotto controllo. “E sono tantissimi!”

“Sì, un sacco!” Aggiunse il minore, a cavalcioni sull'addome di papà Magnus, allargando le braccia sottili alla loro massima estensione come se dovesse abbracciare una montagna.

Annuendo soddisfatto della dimostrazione pratica del fratellino, Rafael si alzò barcollando ed incespicando sulle lenzuola raggrumate ai suoi piedi, col fiatone.

“E—E sono, tipo, alti così!” Esclamò balbettando per la foga di raccontare tutto quanto ai suoi papà: portò un braccio sopra la testa, ben oltre la propria altezza, alzandosi addirittura in punta dei piedi.

“Ma cosa dici, Rafe!” Intervenne il piccolo Max corrucciandosi. “Sono mooolto più alti. Ancora più alti di papà Alec.”

“Ma davvero?” S’intrufolò nella conversazione Magnus che nel frattempo, con sforzi titanici, era riuscito a mettersi seduto sul letto, stiracchiandosi come un felino. Lui ed Alec avevano aspettato di mettere a letto i bambini – processo che aveva richiesto l’ausilio di ogni panteon divino conosciuto e di un intero CD di ninne nanne in spagnolo – prima di deporre i doni sotto il grande abete decorato in soggiorno senza far rumore e, finalmente, crollare a letto. “Allora, se sono davvero così grandi e belli come papà Alec, devo assolutamente vederli anche io.”

“Grandi, belli… e tutti da scartare,” sussurrò Alec, malizioso, guadagnandosi un pizzicotto sulla coscia sotto le coperte da Magnus che, mentalmente, si ripromise subito di dimostrare a suo marito quanto scalpitava per potersi finalmente godere il proprio, di regalo. Dopo.

“Ah, aspettate!” Si agitò l’ingenuo Max, abbracciato all’orsetto di peluche da cui di rado si separava. “E Babbo Natale ha mangiato tuuutti i biscotti—oh! E ha anche bevuto il latte!”

“Credo che quello se lo sia fatto fuori prima Chairman,” borbottò Rafael in un orecchio di Magnus, sogghignando quando questi gli scoccò un occhiolino complice.

“E Rudolf ha sgranocchiato le carote che gli avevo lasciato vicino alla porta!” Continuò il bambino dalla pelle azzurra. “Ma c’è di più: stanotte credo pure di aver sentito suonare i campanelli della slitta di Babbo Natale quando è arrivato.”

“Ma che coincidenza!” Si entusiasmò Alec accarezzandogli teneramente un braccio. “Ma sai che giurerei di averli sentiti anche io?”

Dall’emozione, le guance paffute del piccolo Stregone si gonfiarono acquisendo un intenso color mirtillo; si portò entrambe le manine davanti alle labbra.

“… Davvero?” Bisbigliò sussultando elettrizzato, come se si fossero appena scambiati un segreto di stato. Poi si rivolse al fratello drizzando un indice, altezzoso, e allargando smisuratamente gli occhi blu gli mostrò la lingua. “Te l’avevo detto che non era solo un sogno.”

Rafael alzò i suoi, neri come il carbone, al soffitto facendo spallucce.

“Piccoli bastoncini di zucchero, che ne dite di aspettarci in salotto? Io e papà arriviamo subito,” propose Magnus sorridendo loro caloroso.

Ridacchiando in un palmo, Rafael si accostò furbescamente al fratellino sussurrandogli all’orecchio: “Vogliono solo fare quella cosa che fanno i grandi e che noi piccoli non possiamo vedere.”

“Cos’è quella cosa che fanno i grandi e che noi piccoli non—” Chiese Max ad alta voce rivolto ai genitori prima che Rafael gli tappasse d’urgenza la bocca, arrossendo come un pomodoro maturo.

Alec, ridendo come un bambino, affondò il naso in una spalla di Magnus, il quale gli baciò a lungo la fronte appena sotto l’attaccatura dei capelli.

"Saremo da voi prima che possiate dire 'Polo Nord'!" Esclamò lo Shadowhunter.

“D’accordo, ma promettete che ci non metterete molto a fare la cosa dei grandi,” mugugnò Max, serissimo, scostandosi seccato dal fratello.

“Croce sul cuore,” garantì Alec, un palmo aperto sul petto.

“Parola di Stregone,” aggiunse Magnus, e Max sapeva quanto i giuramenti fossero importanti per le creature come lui e il suo papà, come una parola magica che non ti delude mai.

I piccoli batterono entrambi forte le mani, appagati, e in men che non si dica saltarono giù dal letto atterrando sul parquet in un pesante tonfo; mano nella mano e i cuori in gola, scalpicciarono fino in soggiorno chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.

Finalmente soli, Magnus tirò un sospiro di sollievo e, trovata la mano di Alec ripescandola da sotto le lenzuola, se la portò alle labbra baciando la runa sul dorso. Dal canto suo, Alec seguì stregato i movimenti devoti delle labbra di Magnus sulla pelle ruvida delle proprie nocche costellate di cicatrici.

“Buon Natale, Alexander,” sussurrò dolcemente Magnus; e il modo tutto suo che il Nascosto aveva di guardarlo sarebbe stata una lettera d’amore che Alec non si sarebbe mai e poi mai stancato di rileggere, anno dopo anno, una data scribacchiata a bordo pagina in grado di sospendere il tempo.

L’augurio di Alec fu decisamente più silenzioso e diretto, a rifletterne perfettamente la personalità, d’altra parte: gli bastò infatti sporgersi di pochi centimetri per ricongiungere le labbra a quelle di suo marito. Indugiandoci  con un accenno di lingua, s’inebriò del profumo rosato del sorriso che vi stava fiorendo, così come del sapore dei dolcetti allo zenzero e cannella di cui si erano rimpinzati la sera precedente fino a scoppiare.

Alec, invece, odorava di cotone pulito, tè verde e della pittura usata per decorare le palline dell’albero di Natale, la stessa che ancora gli colorava qualche ciocca dei capelli neri. Un Natale dopo l’altro, Magnus non avrebbe potuto pensare a regalo più grande di svegliarsi la mattina e addormentarsi la sera, trovandoselo accanto.

“Buon Natale al marito e al papà migliore del mondo,” disse il guerriero dal cuore tenero, sbriciolando quello dello Stregone.










The author's corner

Come mio pensierino di Natale e l'augurio di un sereno e prospero anno nuovo pieno di bello e sano gay fluff, ecco a voi un confettino di OneShot tutta da gustare C: Spero abbiate gradito, l'ho scritta nell'attesa di digerire il pranzo di oggi, cosa che probabilmente avverrà intorno a Carnevale. Dettagli.
A prestissimo, vi aspetto con l'altra mia fanfiction a capitoli; spero di non farvi aspettare a lungo prima del prossimo aggiornamento <3

Auguri a tutti, tanti baci al sapor di panettone (senza canditi),

miss potter
  
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