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Autore: Yuki Delleran    26/12/2016    4 recensioni
« Chi prende il bouquet della sposa è destinato a sposarsi entro l'anno! »
La sposa si era sistemata sui gradini d'ingresso, lanciano solo una semplice occhiata alle spalle per controllare che il gruppetto di amiche fosse effettivamente dietro di lei. Il suo sguardo incrociò gli occhi di Tooru solo per un istante, ma fu sufficiente a calibrare la direzione del lancio. Tsubaki non era un'ingenua, aveva parlato alle amiche per un preciso scopo e loro avevano reagito esattamente come si aspettava. Pochi istanti e, quasi senza rendersene conto, il fratello si ritrovò il bouquet di rose tra le mani. Inutile parlare dell'iniziale disappunto delle ragazze, seguito però da un applauso generale ed alcuni fischi.
« Tooru-kun, adesso devi trovarti una ragazza per forza, non puoi deluderci! »
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anniversario a Natale

 

Il giorno del matrimonio di Oikawa Tsubaki con il fidanzato Kyosuke pioveva a dirotto. Era stata una particolare insistenza della ragazza quella di sposarsi in inverno, sostenendo che scegliere la vigilia di Natale rendesse tutto più magico e romantico. Meno magica era stata tuttavia l'influenza che aveva colpito il novello sposo ad un passo dall'altare a causa del tempaccio. Impossibilitata a cambiare data all'ultimo momento, la ragazza si era trovata costretta a fare buon viso a cattivo gioco e a rinunciare al ricevimento in grande stile che tutte le spose sognano. La salute di suo marito aveva senza dubbio la priorità, ma Tsubaki non era il tipo che si arrendeva facilmente e il suo carattere testardo non si era minimamente smussato con il sopraggiungere dell'età adulta. Per questo, se aveva stabilito che prima o poi avrebbe avuto il suo ricevimento, così sarebbe stato.
La scelta era caduta sul decimo anniversario e la cerimonia era stata organizzata in grande stile, anche se Tsubaki ormai era una mamma, suo figlio aveva otto anni e il paggetto che aveva portato le fedi la volta precedente era maggiorenne da mesi.

Hajime sospirò e si chiese per l'ennesima volta per quale motivo fosse finito in mezzo a  quella follia. No, in realtà il motivo lo sapeva benissimo: era l'anniversario di matrimonio della sorella del suo ragazzo e quello scemo non stava più nella pelle da mesi. Tutto era stato organizzato nei minimi dettagli e il povero Iwaizumi si era trovato trascinato in giro nei più svariati negozi dai due fratelli Oikawa alla ricerca chi dell'abito giusto, chi delle scarpe, chi del bouquet adatto, chi del parrucchiere più fashion. Non avrebbe saputo dire chi dei due fosse più eccitato in vista dell'avvenimento, se Tsubaki, che avrebbe avuto finalmente il suo ricevimento, o Tooru, che adorava quel genere di eventi mondani: in ogni caso aveva fatto il possibile per sopportare in silenzio perché, dopotutto, voleva bene ad entrambi. A fargli compagnia era stato il piccolo Takeru, figlio di Tsubaki, l'unico forse a comprendere il suo stato d'animo di totale esasperazione. A fine giornata era talmente esausto da chiedersi dove gli altri due nascondessero ancora tanta energia: a lui sembrava di aver appena giocato una finale di campionato.
Prima di salutarlo sulla porta, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, Oikawa gli aveva stampato un bacio sulla guancia rivolgendogli il suo solito sorriso entusiasta.
« Iwa-chan, domani deve essere tutto perfetto! Mi raccomando! So che sarai un cavaliere impeccabile, mi fido di te! »
E Haijime non aveva potuto fare altro che cascare per l'ennesima volta nel tranello di quel sorriso che, sotto sotto, era in grado di strappargli qualunque promessa.
Da quando avevano cominciato a frequentarsi come più che amici, gli era diventato complicato avere a che fare con la famiglia di Oikawa per svariati motivi: pur essendo ampiamente sceso a patti con sé stesso riguardo quella relazione, tutt'altra cosa era metterne a parte gli altri, a maggior ragione se si trattava di quella che era stata la sua seconda famiglia per buona parte dell'infanzia. Iwaizumi sapeva benissimo quanto i coniugi Oikawa fossero orgogliosi del figlio,  quanto si aspettassero da lui, e mai e poi mai avrebbe voluto dare loro un dolore. Per questo motivo aveva chiesto più volte a Tooru di mantenere il segreto ancora per un po', almeno finché non fossero stati un po' più certi della loro reazione. A volte Oikawa gli dava retta, a volte no, divertendosi a metterlo volutamente in imbarazzo con i suoi modi di fare frivoli. In questa occasione però confidava che si comportasse in modo più responsabile.
Nonostante la riluttanza, l'esasperazione e la consapevolezza che avrebbe dovuto passare la quasi totalità del tempo a sforzarsi di non picchiare il suo presupposto ragazzo, l'indomani sera si presentò nella splendida villa scelta come luogo del ricevimento, nel suo abito più elegante e armato delle migliori intenzioni.
La location era davvero strepitosa, posizionata su una collina fuori città, lontana da caos della metropoli e circondata dal verde e dal silenzio. La facciata della villa in stile occidentale si apriva di fronte su un ampio giardino che in estate sarebbe stato di certo ricco di fiori e piante lussureggianti, e sul retro su un'ampia terrazza che dominava i terreni circostanti. Vista la stagione la vegetazione era piuttosto spoglia, ma il panorama della città in lontananza, con le sue luci e i suoi colori meno invadenti del solito, compensava la mancanza di vivacità del paesaggio.
Oikawa si era rifiutato d'incontrarlo per tutta la giornata, adducendo come scusa quella di dover aiutare la sorella a prepararsi, anche se Iwaizumi era convinto che avesse passato la maggior parte del tempo ad arricciarsi i capelli. In ogni caso non era per niente preparato a trovarselo davanti nell'abito nuovo di zecca, mentre scendeva i pochi gradini che separavano l'ingresso della villa dal cortile per andargli incontro. Indossava uno smoking bianco, che al negozio era riuscito appena ad intravedere tra i molti provati e a cui aveva dato poca importanza data la priorità dell'abito della sposa. Ora invece su Oikawa ricadeva alla perfezione, dandogli un'aria raffinata che, con l'aggiunta della piccola rosa appuntata sul petto, faceva sembrare lui lo sposo al posto di Kyosuke. Hajime rimase imbambolato a fissarlo per alcuni secondi, poi Oikawa rise e l'incanto s'infranse.
« Mi stai fissando come se fossi una gigantesca torta alla panna e tu un affamato che non mangia da giorni. » fu il commento totalmente fuori luogo.
Iwaizumi gli lanciò un'occhiata storta e sospirò.
« Perché conciato in quel modo sembri una meringa. »
« Come sarebbe “conciato”?! Ci ho messo tutto il giorno a prepararmi! » fu la risposta, recitata in tono lamentoso. « Ho fatto di tutto perché Iwa-chan potesse rimanere senza fiato, e direi che un po' ci sono riuscito, no? »
Gli strizzò l'occhio, ma Iwaizumi preferì ignorare quella battuta: era meglio che Oikawa non sapesse quante volte lo lasciava senza fiato senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Entrarono nella villa fianco a fianco e il ragazzo rimase stupito dell'eleganza della sala scelta scelta per la cena. Forse, in fondo, non si era totalmente fidato dell'organizzazione di Tsubaki, ma ora doveva ammettere che la donna aveva davvero buon gusto. Al centro dei tavoli spiccavano deliziosi bouquet di rose bianche e rosa, richiamati nei colori dalle decorazioni alle pareti e lungo la scala. Dall'alto soffitto scendevano pesanti lampadari di cristallo, in splendido stile occidentale, che riverberavano la luce in tutte le direzioni. Ogni tovaglia era adagiata con accuratezza sopraffina e le posate – niente bacchette quella sera! – rilucevano come la più fine delle argenterie. Insomma, ad Hajime sembrava di essere stato improvvisamente trasportato in qualche film d'epoca occidentale e la cosa lo fece sentire un filo a disagio. Al suo fianco invece Oikawa sorrideva e chiacchierava come se niente fosse e nulla potesse scalfire il suo essere “assolutamente splendido”. Attraversando la sala e salutando ad ogni piè sospinto amici e parenti invitati, lo condusse al tavolo dove sedeva il resto della sua famiglia e lo invitò ad accomodarsi come parte di essa.
« Non sarebbe più normale, per gli altri, se mi sedessi tra gli amici? » borbottò Iwaizumi facendo attenzione a non farsi sentire dai signori Oikawa.
Tooru però scosse la testa e, voltando le spalle al tavolo, sussurrò di rimando: « Il mio ragazzo non si siederà tra gli amici, e comunque sei sempre stato di famiglia. »
Incoraggiato da quelle parole, anche se ancora scarsamente convinto, Iwaizumi finì per accettare l'invito e sedersi tra Oikawa e sua madre, che gli sorrise radiosa squillando un entusiasta: « Ben arrivato, Hajime-kun! Stai benissimo con questo vestito! »
L'imbarazzo ormai era palpabile, ma fortunatamente ogni altro commento venne interrotto dall'ingresso degli sposi. Scesero a passo lento una scalinata che da un soppalco portava ad un lato della sala e Tsubaki sollevò una mano per salutare come una star del cinema. Oikawa, al suo fianco, scoppiò a ridere e tutti i presenti applaudirono entusiasti. Hajime si unì alle acclamazioni sospirando di sollievo: a quanto sembrava la sposa aveva davvero deciso di optare per l'elegante ma sobrio tailleur color panna che avevano scelto tutti insieme e non per qualcosa di luccicante e ricoperto di strass come aveva temuto fino all'ultimo. Per l'ennesima volta aveva dovuto ricredersi sul buon gusto di Tsubaki, giustificandosi con sé stesso che quando c'era di mezzo un'Oikawa non si poteva mai sapere.
La cena si svolse tranquillamente, un susseguirsi di portate di ottima qualità ma non eccessive, e la conversazione al tavolo decollò senza problemi. Tooru era l'anima della festa e intratteneva senza problemi genitori, suoceri e nipotino, anche se Takeru non mancava di lanciargli occasionali frecciatine fin troppo mirate per essere inconsapevoli. Oikawa fingeva di risentirsi, tutti ridevano e anche Iwaizumi si sentiva completamente a proprio agio: alla fine era stata una buona idea quella di sedersi a quel tavolo, nessuno lo trovava strano e tutti si stavano divertendo.
Al termine della cena, Tsubaki si alzò e invitò tutti a seguirla in giardino: anni prima non ne aveva avuta l'occasione a causa della cerimonia affrettata, quindi ora voleva avere un degno lancio del bouquet, come ogni sposa che si rispetti. Kyosuke, al suo fianco, le lanciò uno sguardo tollerante e sorrise, Takeru fischiò guadagnandosi un'occhiataccia dalla madre e Iwaizumi si rassegnò ad aspettare che quel rito “da donne” finisse. Quello che non aveva minimamente calcolato era che le due damigelle – o meglio, quelle che lo erano state all'epoca del matrimonio e che ora erano donne fatte e finite – arrivassero di gran carriera al loro tavolo e afferrassero Tooru trascinandoselo dietro.
« Chi prende il bouquet della sposa è destinato a sposarsi entro l'anno! » cinguettò una alle blande proteste del ragazzo. « Qui siamo quasi tutte già sposate, ma Tsubaki dice sempre che il povero Tooru-kun non ha fortuna con le ragazze. »
« Sei un così bel giovanotto! » esclamò l'altra. « Non è possibile che non trovi l'anima gemella, ci vuole un po' di fortuna aggiuntiva! »
Oikawa, ovviamente, non protestò più di tanto e le lasciò fare mostrando loro lo stesso sorriso smagliante che mandava in visibilio le sue fan, ottenendo pressoché lo stesso risultato. Iwaizumi si pose in rapida sequenza tre domande: perché Tsubaki raccontava in giro le presupposte “sfortune sentimentali” del fratello? Anche lui non aveva una ragazza, perché non era stato prelevato a sua volta? Un attimo, davvero desiderava essere coinvolto in un'assurdità del genere? Sbuffando seccato, sia per quel genere di pensieri che per lo spettacolo a cui era costretto ad assistere, si accodò al gruppo che stava uscendo verso il giardino.
La sposa si era sistemata sui gradini d'ingresso, lanciano solo una semplice occhiata alle spalle per controllare che il gruppetto di amiche fosse effettivamente dietro di lei. Il suo sguardo incrociò gli occhi di Tooru solo per un istante, ma fu sufficiente a calibrare la direzione del lancio. Tsubaki non era un'ingenua, aveva parlato alle amiche per un preciso scopo e loro avevano reagito esattamente come si aspettava. Pochi istanti e, quasi senza rendersene conto, il fratello si ritrovò il bouquet di rose tra le mani. Inutile parlare dell'iniziale disappunto delle ragazze, seguito però da un applauso generale ed alcuni fischi.
« Tooru-kun, adesso devi trovarti una ragazza per forza, non puoi deluderci! » era il genere di esclamazione che si rincorreva di bocca in bocca, in risposta alla quale Oikawa sorrideva e mostrava il segno della vittoria.
Oh, certo che non li avrebbe delusi, come no? Dopotutto quello scemo era costantemente circondato da donne, che fosse a scuola, sul campo o fuori.
Seccato da quei pensieri molesti, del tutto in contraddizione con il suo desiderio di mantenere il segreto sul loro rapporto, Iwaizumi rientrò in sala dove presto sarebbe stata servita a torta. Sentiva lo sguardo di Tooru su di sé e una domanda perplessa aleggiare nell'aria, ma non aveva nessuna voglia di fornire imbarazzanti spiegazioni.

Anche la torta era stata studiata in perfetto stile occidentale, elegante e raffinata. Tsubaki andava matta per queste cose. Era a tre strati, ricoperta di un sottile strato di pasta di zucchero, costellata di zuccherini argentati e decorata con nastri rosa che riprendevano l'arredamento generale. La sorella gli aveva anche confidato di aver organizzato una piccola sorpresa per gli ospiti rifacendosi ad una tradizione europea, ma Tooru non riusciva assolutamente a ricordarsi di quale Paese avesse parlato. Tutto quello che sapeva era che, in ogni fetta precedentemente tagliata, era stato nascosto un minuscolo oggetto come dono per gli invitati. Sembrava un gioco da bambini, ma cose del genere di solito facevano piacere e animavano le feste ancora più di un dolce delizioso ripieno di panna.
In tutta sincerità Oikawa sperava anche che quell'espediente servisse per far tornare il sorriso ad Iwaizumi, che si era improvvisamente immusonito senza un apparente motivo. Aveva tentato di chiedergli spiegazioni ma, dopo essere stato evitato due volte, aveva deciso che sarebbe stato meglio parlargli in separata sede.
Durante il taglio della torta, si era di nuovo trovato trascinato via dalle amiche di sua sorella che, a quanto pareva, avevano deciso che per quella serata non potevano assolutamente lasciarlo tranquillo.
« Tooru-kun, che ne dici se ti presento la mia sorellina? » squillò entusiasta una, del tutto ignara dell'assurdità dell'idea. « Avete quasi la stessa età, potreste andare d'accordo! »
« La figlia della mia vicina di casa è appena entrata nella squadra di pallavolo della sua scuola, di sicuro avreste qualcosa di cui parlare! » ribadì un'altra, decisamente troppo convinta.
Oikawa sospirò e ricordò a sé stesso che mai e poi mai avrebbe dovuto essere scortese con delle signore. Per questo mise su l'infallibile sorriso di repertorio e rispose con tutta la nonchalance del mondo: « Mi farebbe immensamente piacere e sono certo che avremmo molto in comune, ma sfortunatamente il mio cuore è già impegnato! »
Lanciò uno sguardo ad Iwaizumi, per controllarne un'eventuale reazione, ma vide che gli dava le spalle, apparentemente impegnato in una conversazione con suo padre.
Quando vennero servite le fette di torta, ognuno tornò al proprio tavolo e finalmente Oikawa riuscì a liberarsi di quelle signore fin troppo sollecite. Il dolce era delizioso e nella sua fetta trovò una simpatica mollettina per capelli ornata di una graziosa margherita: sarebbe stato il regalo perfetto per una bimba, ma il ragazzo non esitò ad appuntarsela tra i riccioli, ridendo.
« Iwa-chan, guardami! » esclamò tirando l'altro per la manica della giacca. « Sono carino? Eh? »
Iwaizumi gli lanciò un'occhiata storta e roteò gli occhi, esattamente come ci si sarebbe aspettato da lui.
« Stupikawa. » borbottò.
L'altro però non lasciò cadere il discorso.
« E tu cos'hai trovato? Eh? Iwa-chan? »
Improvvisamente si sentiva preda di una strana ansia, voleva che il ragazzo lo guardasse, che gli parlasse e non continuasse a comportarsi come se di lui non gl'importasse nulla. Era consapevole del fatto che Iwaizumi non volesse sbandierare la loro storia, ma quell'atteggiamento, in quel contesto, lo faceva sentire a disagio, come se avesse sbagliato qualcosa o fosse lui stesso ad essere fuori posto.
Tuttavia Iwaizumi non sembrava dell'umore di dargli corda, perché si voltò dal lato opposto                                      borbottando seccato: « Niente di che. » e non ci fu verso di venirne a capo nonostante le insistenze.
Oikawa sospirò e, a malincuore, si decise a lasciar perdere. Sapeva bene che Iwaizumi poteva essere anche più testardo di lui e, se a volte era divertente stuzzicarlo, in questo caso sembrava controproducente. Forse avrebbe dovuto provare con qualcos'altro.
L'idea sopraggiunse non appena si aprirono le danze, inaugurate da un romantico lento di Tsubaki e Kyosuke. Più tardi ci sarebbero stati balli più movimentati e nessuno avrebbe visto niente di strano in due amici che si divertivano insieme.
Oikawa fece appena in tempo a voltarsi verso il proprio ragazzo, che si sentì tirare per la manica della giacca.
« Tooru, usciamo a giocare. Qui è una noia mortale! »
Abbassando gli occhi si trovò di fronte nientemeno che il nipotino Takeru che lo scrutava con l'aria di chi, se non accontentato, avrebbe potuto combinarne di tutti i colori.
« Più tardi, ok? » tentò. « Prima lo zio vorrebbe fare almeno un ballo con... »
« Ma ballare è roba da femminucce! »
Oikawa si sentì invadere dallo sconforto. Nel frattempo, alle sue spalle, Iwaizumi era stato invitato a ballare da una prozia di cui Tooru nemmeno ricordava l'esistenza. Sembrava proprio che non vi fosse modo di parlare con tranquillità quindi, sempre più giù di morale, scortò il bambino all'esterno: almeno l'avrebbe tenuto occupato così da non infastidire sua sorella e gli altri invitati, e lui stesso sarebbe rimasto alla larga da chi, a quanto pareva, non aveva nessuna voglia di averlo attorno.
Quella avrebbe dovuto essere una serata speciale, una celebrazione dell'amore da trascorrere con la persona che gli era più cara, non per nulla aveva impiegato tanto tempo a prepararsi. Certo, lo aveva fatto per Tsubaki, ma anche e soprattutto perché era la preziosa vigilia di Natale da passare con Iwaizumi. Quest'ultimo invece, dopo lo stupore iniziale, sembrava tutt'altro che propenso ad un approccio romantico e il solo pensiero di essere considerato fastidioso anche in quel frangente, sconfortava Tooru più di quanto pensasse.

La parentesi danzante con le parenti di Oikawa durò più del previsto, visto che dopo la prozia fu il turno della madre e della sorella che, perplessa, aveva ripiegato su di lui non vedendo in giro il fratello. Non vedendo neanche Takeru, Tsubaki ipotizzò che fossero insieme e, al termine del ballo, invitò Iwaizumi a raggiungerli.
« Qualcosa mi dice che non sei venuto qui per passare la serata con gente nostalgica o bambini annoiati. Su, su, vai a recuperare il motivo della tua presenza, che si starà deprimendo da qualche parte. »
Non sapendo se temere di più l'intuito di Tsubaki o la trasparenza dell'atteggiamento di Oikawa, Hajime preferì quindi defilarsi in tutta fretta.
Aveva notato i vari tentativi di approccio di quello scemo del suo ragazzo, e trovava estremamente irritante che fosse totalmente privo del senso del luogo e del momento in cui si trovavano. Era terribilmente fastidioso che non si rendesse conto di quanto imbarazzo e disagio gli causasse.
Lo detestava.

No, non era vero. Quell'idiota era tutta la sua vita, e il fatto che si ostinasse a non capirlo raggiungeva picchi di follia tali da farlo uscire di testa.
Oikawa non si trovava nel giardino della villa, né accanto ai tavoli del rinfresco, quindi l'unica alternativa rimasta era la terrazza sul retro. Lo trovò lì, appoggiato alla balaustra e con lo sguardo perso nel vuoto, rivolto verso il mare di luci della città.
Non si voltò nemmeno quando lo sentì arrivare.
« Hai un ottimo tempismo, Iwa-chan. Takeru è appena rientrato. »
Il tono di voce era basso e privo del solito brio. Il completo bianco che indossava risaltava nella luce riflessa dall'interno della sala, ma l'atmosfera che lo circondava era tutt'altro che luminosa.
Iwazumi gli si affiancò in silenzio: se aveva qualcosa da dire, avrebbe aspettato che lo facesse, come sempre.
« Perchè sei venuto a cercarmi, Iwa-chan? Pensavo preferissi non avermi attorno stasera. »
Eccola, la stupidaggine che Iwaizumi aspettava da un momento all'altro, la dimostrazione che Tooru, a dispetto del tanto celebrato acume dell'alzatore, non aveva capito un bel niente.
Un sospiro esasperato fu tutto quello che gli sfuggì dalle labbra come risposta, ed ebbe come risultato quello di incupire ancora di più l'altro, al che Iwaizumi si trovò costretto a scegliere tra prenderlo a schiaffi o tentare di giungere ad una conclusione che permettesse il quieto vivere di entrambi. Facendo appello a tutta la sua determinazione, scelse la seconda possibilità e, siccome si trattava di esprimersi chiaramente, tanto valeva farlo nel modo più diretto possibile.
Si voltò quindi verso Oikawa e gli afferrò una mano, facendolo sussultare per la sorpresa.
« Senti un po'! Tutto quello che volevo era che evitassi di mettere in piazza i fatti nostri davanti alla tua famiglia, visto che non hai idea di cosa sia la discrezione. Ma siccome hai deciso tutto di testa tua, allora lascia che anch'io ti dica la mia. »
Infilò rapidamente una mano nella tasca della giacca e ne estrasse ciò che aveva trovato nella propria fetta di torta: un sottile anello smaltato, di quelli che mandavano in visibilio le ragazze. Fingendo che si trattasse di un gesto senza particolare significato, lo infilò al dito di Oikawa, che era rimasto in silenzio e lo fissava con occhi sgranati.
« Quando ne avrò la possibilità te ne regalerò uno vero. » borbottò quindi Hajime, sforzandosi di non sprofondare nel più cupo disagio. « E adesso ascoltami bene. »
Prese un respiro profondo, deciso a mettere in chiaro una volta per tutte il suo punto di vista.
« Forse innamorarmi di te non è stata una mia scelta, ma essere ancora qui e continuare ad amarti sì! Quindi vedi di smetterla con tutte queste inutili paranoie! »
Aveva parlato velocemente, incespicando a caso sulle parole peggiori e con lo sguardo fisso sulla mano del ragazzo, perché sapeva che se l'avesse guardato in faccia non sarebbe mai arrivato alla fine della frase. Si trovavano in un luogo appartato, lontano da occhi indiscreti, ma era comunque difficile per lui essere così diretto nell'espressione dei propri sentimenti. Di solito era l'altro ad esplicarli fin troppo chiaramente.
Con uno sforzo supremo, s'impose di ignorare quei pensieri e sollevò le dita di Oikawa fino a portarsele alle labbra, in un gesto tenero che avrebbe dovuto coronare quel momento romantico. Per questo, quando finalmente alzò lo sguardo, si allarmò nel vederlo con le guance arrossate e gli occhi pieni di lacrime.
« Oi... Che ti prende adesso? »
Non era preparato a quel genere di reazione e per un attimo temette di aver detto o fatto qualcosa di profondamente sbagliato.
« Ma Iwa-chan! » protestò Oikawa, sviando lo sguardo e abbassando la testa nel vano tentativo di nascondere quelle lacrime. « Mi hai praticamente chiesto di sposarti, come posso non piangere? »
Davanti a quelle parole Iwaizumi si rese improvvisamente conto che sì, in effetti il suo discorso e il suo gesto potevano essere interpretati in quel modo anche se non era stata sua intenzione, ma dopo un iniziale attimo di panico concordò con sé stesso che andava bene così.
Sospirando e lasciando che sulle sue labbra si disegnasse un piccolo sorriso, posò una mano sulla guancia di Oikawa e strofinò fino ad asciugare le lacrime e ad indurlo ad alzare la testa.
« Oh, insomma. E io che volevo baciarti. Come faccio se fai così...? »
Neanche il tempo di finire la frase che se lo ritrovò tra le braccia, alla ricerca del bacio agognato, mentre ripeteva con voce spezzata: « Ti amo... Ti amo, Iwa-chan... »

Tsubaki era piuttosto perplessa: il momento delle danze era quasi finito e, nonostante i diversi balli con il marito e i vari parenti, le dispiaceva non essere riuscita a farne nemmeno uno con suo fratello. Tooru l'aveva aiutata un sacco ad organizzare quell'evento e l'aveva supportata e sopportata in tutte le sue follie, quindi avrebbe voluto ringraziarlo a dovere dedicandogli almeno l'ultimo lento della serata. Il problema era che, per quanto si fosse guardata attorno, non era riuscita a vederlo da nessuna parte.
Notando il figlioletto in piedi accanto alla vetrata che portava sulla terrazza, si avvicinò.
« Takeru, cosa stai facendo? Hai visto Tooru? Pensavo fosse con te. » chiese.
Il ragazzino deviò brevemente lo sguardo verso l'esterno e sbuffò con espressione scocciata.
« Sono rientrato un attimo a bere e Hajime-nii-san mi ha rubato il posto. Quindi adesso mi tocca stare qui a fare la guardia. »
Incuriosita, Tsubaki mosse un passo in quella direzione, ma il ragazzino la fermò.
« No, non devi disturbarli! Altrimenti Tooru si mette a piangere di nuovo e non la finiamo più. Sono già abbastanza noiosi così. »
Quelle parole non placarono per nulla la curiosità della donna, che anzi si sporse oltre il vetro per sbirciare, non vista, quello che accadeva all'esterno. E quando realizzò, non poté fare a meno di sorridere intenerita.
Sulla terrazza, Iwaizumi e Oikawa stavano ballando abbracciati, al ritmo delle note dolci che si diffondevano dalla sala. Tooru teneva la testa appoggiata sulla spalla del compagno, che lo stringeva a sé con un tale senso di intimità che Tsubaki si sentì di troppo anche solo per aver dato un'occhiata. Dopotutto, forse, non rimpiangeva così tanto il mancato ballo con il fratello.
« Allora, Takeru! » esclamò quindi allegramente, soddisfatta che la sua strategia per il bouquet avesse funzionato. « Mentre fai da sentinella per lo zio e Hajime-kun, che ne dici di concedere quest'ultimo ballo alla mamma? »

 

 

 

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