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Autore: Dragon gio    26/12/2016    1 recensioni
E' la vigilia di Natale, e Tim è bloccato a letto, ferito e con l'influenza, a torturarsi dai sensi di colpa per aver compromesso una missione con Batman. Quel che si prospetta per lui, è un Natale triste, ma forse Dick riuscirà a salvare la situazione...
Serie ~ Young Justice Invasion
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bat Family, Batman, Dick Grayson, Tim Drake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale a tutti!! Vi chiedo scusa se lo posto in ritardo, ma ho deciso di scrivere questa piccola One Shot incentrata sulla Bat-family solo ieri, solo che causa influenza e febbre, l’ho conclusa adesso!
 
Comunque, è incentrata su quel dolcino di Tim Drake e, il contesto come serie, è Young Justice Invasion. Mi sono presa una licenza poetica: dato che non ci è dato sapere in questa serie, se Tim abiti con il suo padre biologico oppure sia già stato adottato da Bruce, io per comodità di trama ho optato per quest'ultima soluzione! In qualche modo penso di aver ecceduto con la Broship DickTim, ma ci tenevo molto a scrivere qualcosa che trattasse del rapporto fra loro due, perché li trovo adorabili in ogni versione! E poi ovviamente, il tutto è condito con tanti feels procurati da quell’uomo che è Bruce Wayne, il padre più disfunzionale della storia dei fumetti, MA, pur sempre colui che ha avuto a cuore, più di chiunque altro, la sorte dei suoi piccoli Robin…
 
Bando alle ciance, vi lascio alla lettura di questa breve fiction dai toni Natalizi! Come sempre, commenti, pareri e critiche costruttive saranno ben accette!
 
Un bacione e tanti auguri
Giò
 
*****************
 
 
 
All We Are
[A Family]


“Il tuo comportamento di stasera è stato altamente discutibile, hai compromesso la missione e ti sei quasi fatto ammazzare! Mi hai deluso Robin, starai lontano da quel costume e la squadra per almeno tre settimane.”
 
 
Si svegliò di soprassalto, i sudori freddi che gli colavano sul volto. Non era decisamente così che si aspettava di passare la vigilia di Natale. Si girò nel letto per l’ennesima volta, sbuffando, una mano si avventurò fuori dalle coperte alla ricerca di un fazzolettino di carta.
Un altro colpe di tosse lo scosse così forte da fargli vibrare dolorosamente le costole rotte. Tim imprecò silenziosamente, sopportando coraggiosamente l’atroce dolore che gli procurò.
 
Ma nemmeno quel raffreddore o le ferite, lo facevano stare così male al pensiero di aver deluso il suo mentore. Nel corso della loro ultima missione, Tim aveva commesso degli errori da principiante, causandosi le suddette ferite che tanto lo facevano agonizzare.
Era malato, ma nonostante questo aveva deciso di seguire Batman in pattuglia, e questo era stato il suo più grande sbaglio. La febbre lo aveva reso disattento, meno lucido, il non riuscire a respirare bene lo aveva messo in difficoltà nel celare la sua presenza ai nemici. Insomma, quella missione si era tramutata in un disastro e lui ne era uscito pure ferito. Di ritorno alla caverna, Batman gli aveva fatto una lavata di capo a dir poco destabilizzante, che aveva ridotto Tim sull’orlo delle lacrime. Si era salvato in corner solo grazie all’intervento di Alfred, che si era schierato in difesa del quattordicenne.
E quel che era peggio, è che non era riuscito nemmeno a fare gli auguri di buon Natale ai suoi amici della Young Justice. Desiderava unicamente sparire, inghiottito dal materasso. Si tirò su le coperte fino a coprirsi interamente la testa, nascondendosi totalmente.
 
Fu così che lo trovò Dick, quando più tardi, si presentò nella sua stanza. La prima cosa che vide, nella semi oscurità, era un fagotto informe occupare il letto. Entrò silenziosamente e, ponendo la medesima attenzione, si sedette accanto a lui. Passò gentile una mano sul cumulo di coperte, sperando di star carezzando la schiena del giovane ragazzo meraviglia, era difficile capirlo.
« Ehi, terra chiama Tim, ci sei? »
Con un profondo sospiro rassegnato, Tim emerse dalle lenzuola sfatte. Mostrava un aspetto orribile: la pelle pallida, il naso totalmente arrossato e gli occhi lucidi. Dick ebbe il sospetto che questi ultimi non fossero causati dalla febbre alta.
« Ciao… » Disse il più grande sorridendogli dolcemente, ma Tim non rispose se non con un vago cenno del volto.
« Come stai? »
« Ho avuto giorni migliori… » Replicò con voce afona, a stento era udibile.
« Alfred mi ha raccontato cosa è successo, mi dispiace di non essere stato presente… »
« Non devi difendermi! » Esclamò bruscamente Tim, tirandosi faticosamente a sedere.
« Tim, perché dici così? »
« Perché mi sono meritato la ramanzina e la punizione di Bruce, lui aveva ragione… io l’ho deluso… »
A Dick si strinse il cuore nell’udire tali parole, e non vi era nulla di più doloroso che vedere Tim darsi la colpa di tutto.
« Tim, ascoltami bene! Non mi importa di quello che ti ha detto di Bruce, ha torto! Potrai anche aver sbagliato nel volerlo seguire in missione anche se non stavi bene, ma questo non lo giustifica dal rivolgerti parole così crudeli! »
Il ragazzo più piccolo rimase inerme a quelle parole, stringendo lentamente i pugni con ferocia, facendosi sbiancare le nocche.
« No, lui ha ragione Dick. Ogni azione ha una conseguenza, so di aver sbagliato… non ne faccio mai una giusta, non sono davvero tagliato per portare il mantello di Robin. »
Dick si morse la lingua, perché era certo che se avesse dato voce a quel che realmente pensava di Bruce in quel momento, avrebbe solo contribuito a infliggere ulteriori sofferenze a Tim.
« Ora non ci pensare, devi rimetterti in forze Tim. Altrimenti domani il Natale non sarà lo stesso senza di te! »
Aiutò il ragazzino a rimettersi coricato, rimboccandogli le coperte. Una mano vagò poi fino alla guancia accaldata di Tim, donandogli una carezza gentile.
« Ehi, lo sai che ti voglio bene, vero? Perciò non pensare neanche per un istante alle sciocchezze che ti ha detto Bruce, capito?! »
« Ok… grazie Dick, ti voglio bene anche io… » Bisbigliò timidamente in risposta, prima di scivolare nuovamente nel mondo dei sogni.
 
Grayson uscì richiudendosi la porta dietro di sé, neanche il tempo di fare due passi che la sua espressione mutò drasticamente, divenendo dura e rabbiosa. Si diresse spedito giù nella grotta, dove era certo di trovare Bruce. Con Robin fuori gioco, si era offerto di aiutarlo con la pattuglia di quella notte, sebbene ora come ora, non ne avesse molta voglia.
 
Trovò Bruce già nel suo costume, seduto davanti al pc che lavorava.
« Sei in ritardo. Vatti a cambiare, che fra poco usciamo. » Tuonò minaccioso l’uomo senza nemmeno voltarsi. Dick grugnì ingoiando l’ennesimo rospo, se voleva affrontarlo doveva sforzarsi di non gridargli contro, per quanto l’impresa gli risultasse titanica in quel momento.
«Dobbiamo parlare. »
« Riguardo a cosa? »
« Tim. Come ti è saltato in mente di dirgli certe cose?! »
Bruce smise improvvisamente di digitare alla tastiera, chinò appena il capo, ancora privo del cappuccio del costume, sospirando nervoso.
« Dick, ti prego, ora non ho tempo per questo. Se sei qui per aiutarmi, vai a cambiarti. Il Joker è in circolazione e ha in mente qualcosa per stanotte. »
« Potresti, per una volta, far finta di essere davvero il padre adottivo di Tim e andare a scusarti con lui?! »
« Dick, fa come ti ho detto oppure vattene! » Gridò fuori di sé Bruce, decidendosi finalmente a voltarsi verso il suo interlocutore. Dick rimase in piedi davanti a lui, assottigliando i suoi occhi azzurrissimi con astio.
« Bruce, lo so che ha sbagliato, ma andiamo! Sai come è fatto Tim, ha sempre paura di essere messo in panchina perché deve competere con me e con… »
« Non osare pronunciare il suo nome. » Sibilò Bruce, facendo correre un veloce brivido su per la schiena a Dick. Non importava quanti anni fossero trascorsi da quando era lui la spalla di Batman, quell’uomo era ancora capace di metterlo a disagio con uno sguardo.
« Che cosa credi? Di essere l’unico che ha sofferto come un cane per la sua morte, eh?! »
« Basta, non ho più intenzione di stare ad ascoltarti, e non ho tempo da perdere, uscirò da solo. »
« Bravo, fuggi dalla conversazione! Sei sempre stato bravo in questo! »
« Tu non sei venuto qui per dialogare, ma solo per sfogare le tue frustrazioni su di me. »
« Perché tu che cosa hai fatto con Tim?! Capisco tutto Bruce, davvero, ma rinfacciargli tutti i suoi errori facendolo sentire una nullità e affermare che ti ha deluso come Robin, è quanto di più crudele potessi dirgli! Tim non se lo merita, e tu lo sai! » Aveva pronunciato tutto d’un fiato, rendendosi conto solo all’ultimo di non aver praticamente respirato mentre urlava contro il suo ex partner.
 
Ci fu un lungo momento di agghiacciante silenzio, nessuno dei due osò muovere un solo muscolo. Fu una sorta di “battaglia” di occhiatacce, che né Dick, né tanto meno Bruce, erano intenzionati a perdere, se non fosse stato per la miracolosa entrata in scena di Alfred.
Attirò l’attenzione con un colpo di tosse e, quando si fu accertato di aver placato quell’insano litigio, prese a parlare.
« Vogliate perdonare l’intrusione. Posso suggerire, padron Bruce, di non uscire con la Batmobile stasera? Pare che le strade siano completamente ghiacciate, potrebbe rischiare di fare un incidente. »
Impossibile sfuggire alla calma compostezza di Alfred, perfino Bruce si sgonfiò come un palloncino.
« Sì… userò il Batjet. Grazie, Alfred. »
Si sistemò bene il cappuccio, poi si voltò verso Dick, che teneva il capo chino, ancora alterato per l’accesa discussione di poc’anzi.
« Che fai, vieni? »
« Ovvio, saresti perso senza un partner al tuo fianco! » Replicò con tono provocatorio il giovane, passando accanto a Batman e dirigendosi verso lo spogliatoio. Nessuno dei due si sarebbe più rivolto la parola per il resto della serata, come spesso accadeva quando litigavano.
 
 
Non riusciva a capire che ore fossero, tutto quello che rammentava della notte trascorsa, erano solo rumori distanti e mani gentili che si posavano con apprensione sul suo corpo.
Tim aprì gli occhi con fatica, spinto dal desiderio di comprendere a chi appartenesse la voce maschile che lo incitava a svegliarsi. Quando il velo di nebbia sparì dal suo sguardo, poté riconoscere un sorridente Dick Grayson seduto sul ciglio del materasso.
Sebbene fosse ancora mezzo addormentato, non gli sfuggì il buffo cappellino Natalizio che sfoggiava, o il  maglione a tema di discutibile fattura - sicuramente un regalo di qualche sua spasimante.
« Ehi… » Pronunciò con voce roca il più giovane, cercando di riemergere pian piano dal suo stato di dormiveglia. Dick si chinò verso lui, stampandogli un piccolo bacio sulla fronte.
« Buon Natale, Timmy! »
Le guance di Tim si colorarono di un acceso rosso, sorpreso per l’inaspettato gesto d’affetto a tradimento.
« Grazie, uh… Buon Natale anche a te! » Tim si mise seduto con gesti cauti e lenti, ancora dolorante per le costole rotte. Si rese conto solo in quel momento di avere anche una flebo alla mano.
« Perché la flebo? »
« Avevi la febbre a quaranta stanotte, Alfred ha dovuto darti dei medicinali più forti, inoltre eri disidrato. »
« Oh… questo spiega perché mi sento così fiacco stamattina… »
Dick posò nuovamente la labbra sulla fronte del ragazzino, per appurarne la temperatura.
« Per fortuna ora è scesa del tutto! » Constatò felice e sollevato, rammentava con nitida chiarezza gli eventi della notte precedente.
 
Era appena rientrato dalla pattuglia, e aveva deciso di passare a vedere come stava Tim. Entrando nella sua stanza, si era subito reso conto che qualcosa non andava. Alfred si trovava lì e stava sistemando l’ago di una flebo nella mano destra di Tim. Parlando con l’anziano maggiordomo, constatò che il più piccolo era in preda ad una violenta febbre, e che doveva curarlo di conseguenza. Nonostante Dick fosse a pezzi per la nottata di battaglie e inseguimenti, si era voluto fermare ugualmente per qualche ora per accudire Tim.
Nel delirio della febbre, lo aveva sentito parlottare: non faceva altro che chiedere scusa a Bruce per averlo deluso. Non avrebbe mai potuto scordare il viso teso e sudato del ragazzino, mentre si aggrappava alle lenzuola disperatamente, scusandosi ancora e ancora.
Bruce era rimasto sulla soglia della camera per tutto il tempo, ma non era entrato. A Dick però, non era sfuggita l’espressione gravosa e colpevole che segnava il volto dell’uomo. Nonostante ostentasse la sua austerità, sempre e comunque, sapeva che nel profondo e, a modo suo, aveva sempre a cuore i membri della sua particolare famiglia. Solo che aveva enormi difficoltà nell’esprimere tale affetto nei loro confronti, motivo per cui Dick si era sempre sentito in dovere di intervenire per farglielo notare. Anche a costo di scatenare furiose discussioni e creare imbarazzanti silenzi in villa Wayne.
 
« Tim, te la senti di salutare i nostri amici? »
« Loro… sono qui?! »
« Bé, sì e no! »
Si sporse e afferrò la maschera domino, posata sul comodino, intimando Tim di indossarla. Lui non comprese, almeno fin quando Dick non gli posò sulle gambe il suo pc portatile. Quando lo aprì, si rese conto che la web-cam era accesa e un link sullo schermo lampeggiava.
Non se lo fece ripetere due volte, Tim aprì quel collegamento e, immediatamente, si materializzò un immagine della squadra.
« Buon Natale, Robin!! » Gridarono in coro tutti i suoi amici e compagni di missione della Young Justice.
« Ragazzi… » Balbettò commosso Tim, era così contento che per poco il cuore non gli si fermò per l’emozione.
A turno, tutti i membri lo salutarono, augurandogli di rimettersi presto. Inoltre, Bart e Logan, gli fecero presente che era mancata la sua presenza alla festa della Vigilia.
« Grazie, io… grazie, davvero… »
« Ok, ora basta! Non è mai un bello spettacolo vedere piangere un Robin! Grazie a tutti per il sostegno morale, qui Nightwing, passo e chiudo. » Dick chiuse il collegamento, anche lui aveva indossato la sua maschera, solo che Tim era talmente preso dai suoi amici che nemmeno se ne era reso conto.
Osservò in silenzio Tim levarsi la maschera, e asciugarsi qualche lacrima che gli era sfuggita. Non poté fare a meno di sorridere intenerito.
« Tutto bene? »
« Sì… »
« Bene, perché le sorprese mica sono finte qui! Ora dobbiamo aprire i regali e poi c’è un super pranzo di Natale cucinato da Alfred da gustarci tutti assieme! »
Per un momento Tim si incupì, si ritrovò a deglutire rumorosamente quasi senza accorgersene.
« Anche Bruce? »
« Sì, ci raggiungerà per pranzo, ora sta riposando. Sai, è stata una nottata movimentata, lui e il Joker se le sono date di brutto. »
Il ragazzo meraviglia spalancò gli occhi, preoccupato come non mai.
« E’ stato ferito? Sta bene?! »
« Tranquillo, lo sai come è fatto Bruce. È una roccia. Dovresti preoccuparti più per il Joker, penso che per un po’ non tenterà più la fuga da Arkham! »
« Oh… capisco. »
« E sai una cosa? Credo che un paio di quei pugni che hanno spaccato la macella al nostro pagliaccio preferito, fossero da parte tua… »
Non poteva crederci, sul serio Bruce – Batman – aveva fatto una cosa del genere? Tim pretese di farsi raccontare ogni dettaglio, e Dick lo accontentò con gioia.
 
 
Verso l’una, Bruce raggiunse i due ragazzi e Alfred nella lussuosa sala da pranzo di villa Wayne. Il fidato maggiordomo stava iniziando a portare i primi antipasti, mentre Dick aiutava Tim a sedersi a tavola. Fra la caviglia slogata e le costole rotte, era un miracolo se era riuscito a percorrere la lunga strada da camera sua al salone senza imprecare dal male ogni due secondi.
Era ancora pallido, ma ora che la febbre era passata, sembrava leggermente più in forze. Quando Bruce incrociò il suo sguardo, si aspettava un momento di profondo disagio da parte di entrambi, invece il ragazzino gli sorrise serenamente.
« Buon Natale, Bruce. »
« Buon Natale, figliolo. » Replicò l’uomo, sforzandosi di lasciarsi andare, per una volta, alle emozioni. Ma si rese conto di essere fortemente fuori allentamento in questo.
« Bene, come al solito toccherà al sottoscritto rompere questa tensione! Allora, Alfred ti è piaciuto il mio regalo? »
« Ovviamente sì, signorino Dick. Anche se non concepisco il motivo per cui abbia voluto regalarmi un completo così elegante, in fondo non esco spesso. »
« Ma dai, Alfie! Lo so che ti stai vedendo con quella tua vecchia fiamma, non mentire! Con quel vestito nuovo, le farai perdere la testa! »
« Col dovuto rispetto signorino Dick, dovrebbe usare le sue doti di detective solo per procacciare informazioni dai criminali, e non su gentil uomini come il sottoscritto. »
Una risata si sollevò fra i presenti, spazzando via il malumore che aleggiava fuori luogo. Iniziarono a pranzare, gustandosi ogni squisita portata. Ogni tanto Tim osservava di sfuggita Bruce, ma quando egli posava lo sguardo su lui, si allontanava come scottato dai suoi occhi.
 
A parlare fu soprattutto Dick che, con i suoi discorsi allegri, portò una ventata di spensieratezza in quella uggiosa mattina di Natale. Arrivati a fine pranzo, Tim scalpitava per dire una cosa a Bruce, ma non era sicuro di come iniziare il discorso.
Notando l’esitazione del figlio adottivo più giovane, Bruce decise di prenderlo in contropiede, complice anche i velati segni di incitamento che gli stava facendo Dick da almeno mezz’ora.
« Tim ascolta, dobbiamo parlare di quanto è successo nell’ultima missione. »
« Sì, ok… » Fece un respiro profondo, rizzandosi sulla sedia quanto più poteva, teso come una corda di violino.
« Mi rendo conto di essermi rivolto a te con toni bruschi, ma non cambio opinione in merito. Hai messo la tua vita in pericolo e compromesso la missione. »
« Lo so e mi dispiace, non si ripeterà mai più… » Tim abbassò il viso, imbarazzato e contrito. E fu vedendolo così, che il tono di voce di Bruce si ammorbidì, seguito da un leggero sospiro colmo di apprensione.
« Tim, guardami… »
Il ragazzino fece come chiesto, trovandosi dinanzi i tratti severi del suo mentore, anche se in quell’istante, lo percepì più come lo sguardo di un padre addolorato.
« Tu non sei una delusione, come Robin intendo, solo devi… imparare a essere più responsabile. Gli errori si pagano a caro prezzo e noi, nel nostro mestiere, non possiamo concedercene, lo sai. »
« Lo so, Bruce io… mi dispiace, davvero… »
« Resti in punizione come ti ho detto. Sfrutteremo questo tempo per fare degli addestramenti speciali, volti a fortificare il tuo corpo. Così saprai gestire meglio situazioni di pericolo anche non al pieno delle tue facoltà fisiche. »
« O…ok, va bene! Mi impegnerò al massimo, promesso! »
« So che lo farai. »
 
Finalmente, dopo due giorni di tensione e paura, Tim era tornato a sorridere con tutto il cuore. E questo, forse, fu il regalo di Natale più bello di tutti per la grande, disfunzionale,  famiglia di Batman.
 
 
END
25/12/2016
  
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