Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Small Wolf    26/12/2016    2 recensioni
La piccola Sarada che ora saltellava a piedi nudi attorno ad un basso pino spoglio, ansiosa di addobbarlo con antiche palline di porcellana e ghirlande dorate, lo aveva trascinato per la manica del braccio mozzo fino da Sakura, pregandoli di fare l’albero di Natale tutti inseme.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sasuke se ne stava seduto contro la porta scorrevole della cucina con una gamba circondata dalla stretta dell’unico braccio che gli era rimasto.
La piccola Sarada che ora saltellava a piedi nudi attorno ad un basso pino spoglio, ansiosa di addobbarlo con antiche palline di porcellana e ghirlande dorate, lo aveva trascinato per la manica del braccio mozzo fino da Sakura, pregandoli di fare l’albero di Natale tutti inseme. Ma Sasuke proprio non ce la faceva a riprendere fra le dita i vecchi ninnoli da appendere ai rami, le cui sfumature scintillanti sotto la luce della stanza gli ricordavano il volto sorridente di sua madre e le braccia forti di Itachi che lo sollevavano per fargli raggiungere i rami più alti. Persino l’espressione serena e discreta di Fugaku si infilava tra quei pensieri sfocati e dall’odore di pollo e patate al forno. Gli occhi bicolore dell’Uchiha si spostarono d’istinto verso lo specchio oltre il piano cottura e lui si accorse di quanto fosse simile a suo padre in quel momento. D’improvviso le antiche ombre si proiettarono sulla superficie riflettente e presero vita assieme alle voci allegre della sua famiglia perduta. Una fitta al petto gli fece contrarre le palpebre inferiori e la vista divenne appannata dalle ciglia scure e da qualcos’altro che dal giorno dell’ultima battaglia contro Naruto, alla cascata, era pericolosamente frequente in certi periodi, specialmente quelli di festa. Avrebbe voluto uscire con una scusa e distrarsi con una delle solite passeggiate kilometriche lungo il fiume di Konoha, tentando di rianimare il proprio contegno grazie al gelo dell’inverno. Tutto ciò che desiderava in quel momento era la comprensione di Sakura e il suo silenzioso consenso per potersi estraniare persino dalla vocina entusiasta della loro bambina di tre anni e concedersi qualche ora in cui non avrebbe dovuto fingere di essere rilassato.
Provò a cercare il viso di Sakura, vanamente: era concentrato sui preparativi di quel maledetto alberello e il pensiero di disturbarne la quiete, riportò l’Uchiha allo stesso sentimento di quando, decenni prima, aveva guardato le sue labbra rosee crucciarsi in una posa di concentrazione mentre cercava di richiudere alla meglio la ferita del suo braccio disintegrato. Anche allora l’unica cosa che era riuscito a dirle era stato un semplice “scusa” nonostante il suo cuore stanco battesse milioni di parole mute. Sakura lo aveva capito per l’ennesima volta e l’insulto singhiozzato che borbottò era stata prova della forza che le permeava l’anima delusa quando si trattava di lui. Sasuke aveva sentito quegli occhi verdi e lucidi pesargli sulle spalle mentre si allontanava dalla porta Nord della Foglia, poco dopo la guerra e, ancora, fissarlo con un misto di commozione e rimprovero quando l’aveva visto entrare nella camera d’ospedale dopo il parto a cui non aveva partecipato perché lontano in uno dei numerosi viaggi d’espiazione.
E adesso lì, inginocchiata ai piedi dell’abete mezzo spoglio, assomigliava a Mikoto così dolce, accondiscendente e impotente davanti alle decisioni del marito.
Qualcosa gli mozzò il respiro e a Sasuke parve di essere in un film dell’orrore dagli strambi contorni Natalizi. Tutta quella gioia, tutti quei ricordi non facevano che alimentare i suoi pensieri negativi fatti di nostalgia e pentimento che non avrebbe mai potuto eliminare, neppure stando lontano interi mesi dal suo villaggio e da quella che ormai era la sua nuova e unica famiglia, da sua figlia che dormiva nella stessa stanza di quando lui e Itachi erano bambini e da sua moglie, rannicchiata in un letto matrimoniale quasi sempre vuoto per metà.
Un silenzio opprimente ovattò i rumori circostanti mentre fredde braccia buie parevano volerlo circondare e fargli provare lo stesso freddo di quando era un bambino solo e confuso. La mano dalle dita contratte involontariamente nella gamba si diresse rapidamente contro il suo viso, parandogli lo sguardo.
Improvvisamente il ticchettio dei piedini di Sarada divenne più lento e un paio di manine paffute si insinuarono sotto il suo mento per poi schiacciargli le guance, facendogli rilassare i muscoli facciali.
-Papà-gli occhioni neri della bambina lo fissarono con una intensità che quasi lo sconvolse-Papà, l’abbero. Non arrivo- aggiunse, indicando la cima.
Sasuke si rese conto solo allora che l’albero era stato tutto addobbato e ora luccicava sotto il neon della cucina. Era esattamente come quello di quando era bambino.
-Vuole che l’aiuti a mettere la stella-Sakura sorrise come faceva, a dire di Naruto, solo quando lui era lì a Konoha. Sorrise come quando era una ragazzina innamorata, come prima di tutto il dolore che le aveva fatto provare. Sorrise come se davvero quel dolore non fosse quasi mai esistito, sostituito dallo sguardo speranzoso della loro piccola. Quel sorriso aveva sempre significato quanto fosse tutto a posto, quanto in quel grande mondo oscuro qualcuno lo volesse e lo amasse nonostante i numerosi errori e difetti che aveva. Era un sorriso del passato che prometteva un futuro, delle nuove possibilità, era simile a quello largo del suo migliore amico.
Cercò di mantenere la sua tipica compostezza, anche se, ne era sicuro, Sakura avesse scorto, nel suo gesto di coprirsi gli occhi, le ombre di un passato impossibile da cancellare.
-Vuoi mettere la stella?-domandò alla piccola che si espresse con un gridolino di entusiasmo.
Sasuke si mise in ginocchio e sollevò delicatamente Sarada da sotto le braccina, mentre con entusiasmo lei incastrava la stella di plastica sulla punta dell’albero.
-Evviva! Evviva!-strillò, battendo le manine in un modo molto simile a quello che adottava lui da piccolo.
Con la coda dell’occhio, Sasuke notò come sua moglie si trascinò sul tappeto fino accanto a loro due. Il calore del suo corpo e il profumo di fragola che aveva addosso lo tranquillizzò, invadendogli le narici.
-Bello, papà! Bello-balbettava Sarada senza riuscire a stare ferma per l’eccitazione.
Un lieve sorriso si dipinse sulle labbra fini del moro e quando girò la testa nella direzione dello specchio vide il riflesso della sua nuova famiglia, circondata dalle espressioni serene degli altri Uchiha. Si girò di scatto verso l’albero, quasi volesse vederli, proprio nel momento in cui sua figlia gli saltò al collo, serrando le gambine attorno al suo petto.
-Bello, papà… bello-mormorò con la testina premuta contro il collo del padre intanto che il sonno incominciava a trascinarla nel suo caldo abbraccio.
-Bello-sussurrò Sasuke, stringendola di più a sé mentre le luci intermittenti dell’abete luccicavano nel suo sguardo un po’ meno spento.
  
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Small Wolf