Esordisco in questo fandom con qualcosa
di assolutamente particolare.
Questa storia parla dei fratelli
Crispino e si inserisce prima della serie Yuri on Ice. Diciamo che, questo
antefatto cercherà di spiegare lo strano comportamento che ha Sara con Michele,
quando prima lo avvilisce, e poi, all’improvviso, corre ad abbracciarlo al Kiss
and Cry. Il tema Incest è affrontato con estrema
serietà, giacché per quanto a me piaccia, comprendo che per due fratelli di
sangue la cosa possa avere un peso psicologico non indifferente. Detto questo,
nel rispetto delle regole del sito, vi lascio a questa breve storia.
Buona lettura.
Se qualche buon anima commenta, mi fa un
regalo.
Oshi-chan
Bro - Love
Eppure, fino a ieri, era solo una cosa innocente.
Fra i due, Michele era quello più
consapevole. Lo era sempre stato, fin da piccolo, quando le parole di suo padre
piovevano dal cielo come legge: sei il gemello
maggiore, il maschio, devi prenderti cura di tua sorella. E fin quando l’adolescenza
non era sopraggiunta, tutto questo gli era anche venuto troppo facile. Sara era
una sorellina adorabile, ben diversa dalle piccole pesti che tormentavano i
suoi amici. Sara non scarabocchiava i suoi fumetti né gli nascondeva il joystick nella lavatrice. Sara non
faceva la spia come quell’antipatica di Martina, e a differenza di Enrica, che
comunque era una brava sorella, era bellissima.
Per tutte le scuole elementari, Michele
si era vantato in maniera disgustosa di quella meravigliosa fanciulla che si
portava appresso. Quando al mattino presto, i due montavano in sella alla bici
per raggiungere la scuola del paese, a lui si gonfiava il petto, mentre la
sorellina montava in canna, più leggera di una piuma. Erano gemelli, e questo
rendeva la loro intesa quasi magica. Molto spesso, a entrambi bastava uno
sguardo per raggiungersi, mentre le labbra restavano immobili e la mano di
Michele arrivava puntuale a trascinarla via da uno scocciatore.
Poi ecco l’adolescenza.
Una creatura insidiosa aveva iniziato a
pattinare insieme ai due gemelli, un essere appartenente a un altro mondo,
assai povero di leggi o di morali.
Quando si pratica uno sport a livello
agonistico, il mondo tende a chiudersi intorno agli atleti, e se il grande Viktor
Nikiforov aveva dichiarato di esser arrivato sul podio dimenticandosi delle due
“L” - Love and Life -, non era stato
un caso. Gli Axel non s’imparano dall’oggi
al domani, sono salti che domandano energia, e come superbi amanti, non si
concedono che dopo innumerevoli sforzi. Giorno dopo giorno, mentre Sara
combatteva con curve assai seccanti per una pattinatrice e mestruazioni dolorose,
la vita dei due fratelli si faceva sempre più monotona. Casa, scuola e pista di
pattinaggio. Pista di pattinaggio, scuola e casa. I loro compagni di scuola
guardavano telefilm e si fidanzavano, mentre loro sudavano sul Luz. Una delle più grandi amiche di Sara
dette il suo primo bacio, mentre lei imparò a piroettare senza incertezze e
Michele velocizzò una difficile sequenza di passi. Casa, scuola e pista di
pattinaggio. Pista di pattinaggio, scuola e casa.
I loro allenatori, avendoli subito
inquadrati come piccoli prodigi, non avevano perso tempo a intensificare le
loro tabelle, isolandoli anche dagli altri artisti.
Michele e Sara erano ingenuamente
entusiasti. Non sapevano che cosa stavano perdendo. Non avevano capito quanto
fosse alto il prezzo da pagare, per diventare nomi incisi a fuoco nella storia
del pattinaggio. Ogni volta, indossavano i pattini con estremo piacere,
frementi di accedere alle gare e di osservare super punteggi dal Kiss and Cry ma non erano soli, in
pista.
Una terribile insidia correva con loro.
Fu un sogno a svegliare
definitivamente Michele.
Nel cuore della notte, gocce di sudore
imperlavano il suo volto, mentre con orrore osservava la propria erezione
sforzare il cotone delle mutande. Aveva sognato qualcosa che non andava bene. Non
andava bene neanche un po’. Aveva sognato sua sorella, svestita e candida, che
si spogliava davanti a lui, completamente. E lo faceva senza pudicizia alcuna,
come durante l’estate, quando si stendeva sulla sabbia in topless, vicina a
lui, che seduto e con l’espressione burbera, fissava il mare come se dovesse
parlargli da uomo a uomo. Sara non aveva paura di Michele. Michele era suo
fratello, e con lui, neanche si preoccupava di vergognarsi.
Era giusto così.
Peccato che ultimamente, da quando le
era cresciuto il seno, Michele avesse iniziato a distogliere lo sguardo.
La mano destra, adesso tremante sul ginocchio, rammentava ancora la
strana curiosità di recuperare le mutandine della sorella, dal cesto della
biancheria sporca. Non l’aveva fatto con nessun demone impuro a sussurrargli
all’orecchio, no, se aveva compiuto un gesto tanto strano, era stato solo per
osservare quella piccola chiazza rossa nel bianco tessuto intimo. –Sara è diventata una donna, anche se non
sembra.- Questo aveva pensato allora.
Poi erano arrivati i trofei e le trasferte.
Sara era bellissima quando indossava gli
abiti lunghi per le serate di gala. Sorrideva come una principessa, e
chiaramente, gli uomini le si appiccicavano come gomme da masticare sotto i
tavoli. Un’immagine fastidiosa per uno spettacolo dieci volte più irritante
agli occhi di Michele. Detestava la fame con la quale gli altri si avvicinavano
alla sua bellissima sorella, e non era stato un caso, se un giorno,
assolutamente fuori di sé, l’avesse sbattuta contro lo specchio dell’ascensore.
Sara gli aveva rivolto uno sguardo
strano, un sensuale mix di paura ed eccitazione che invece di sortire un
effetto calmante sul fratello, parve accenderlo ancora di più.
-Michele, che cosa ti
prende?-
-Tu… Proprio non ti
accorgi di niente?-
Quella domanda era sfuggita come un
basso ruggito, mentre con forza, le grandi mani di lui si stringevano agli
avambracci di lei come se dovessero ridurli in frantumi. Sara corrucciò appena
la fronte, e lentamente, piegò la testa a lato, mandando una delle lunghe
ciocche nere a sfiorare le nocche bianche del fratello. Non era una sciocca, e
già da tempo aveva intuito quel che turbava suo fratello, ma essendo una
ragazza fin troppo abituata ad essere la
bella fra le belle, era stata incapace di agire in maniera responsabile. Sara
era fondamentalmente viziata, e in parte, era stato Michele a farla diventare
così. Quel continuo proteggerla da tutto e da tutti l’aveva fatta crescere
importante, e forse, un po’ altezzosa. I successi sul ghiaccio avevano
contribuito a rendere Sara un piccola e intoccabile principessina, assai amante
di coccole, complimenti e attenzioni.
Così, davanti ai nuovi sentimenti di
Michele, assolutamente delicati e mai eccessivi, Sara aveva taciuto. Non aveva
cercato di parlargli. Non gli aveva domandato perché, improvvisamente, ogni
volta che lei l’abbracciava, lui irrigidiva. Troppa era la paura di cacciarsi in una
discussione che avrebbe provocato un ovvio allontanamento. Alla domanda – Sara, che cosa vuoi da tuo fratello,
Michele? – ella non aveva ancora trovato una risposta precisa. In una
maniera infantile e giocosa, Sara non desiderava prendere alcuna posizione. Coccole,
attenzioni, vittorie sui pattini e bacetti sulle guance: la situazione, per
lei, era già perfetta così.
Ma non per Michele.
Le porte dell’ascensore si aprirono in quel preciso istante, e allora,
Michele fu costretto a lasciarla.
-Scusa. Sono solo teso per le gare. Spero
di non averti fatta male.-
-Tranquillo, ti conosco, lo so che
diventi un po’ irruente, quando c’è in ballo qualcosa di grosso.-
Un sorriso, una bugia, e di nuovo, il
mondo del pattinaggio a inghiottire ogni cosa.
Lì, sul filo delle lame in danza, non c’era spazio né per Love né per Life, tuttavia, stavolta, a Sara si era davvero stretto il cuore. Stavolta,
negli occhi di Michele aveva letto sofferenza. E i begli occhi di Michele non
si meritavano lacrime e dolore, no, soprattutto per colpa sua. Fra i flash e le
bollicine di champagne della serata di Gala che faceva da apertura all’Evento,
Sara si trovò spesso a indossare una maschera da diva. Fingeva di divertirsi,
ma dentro di sé, non poteva che affliggersi. Che doveva fare con suo fratello?
Perché
Michele era davvero suo fratello.
La loro situazione non era come quella
di certe soap brasiliane, dove due
fratelli si innamorano e poi scoprono di non aver alcuna parentela,
chiaramente, dopo mille sofferenze. Loro erano usciti dalla pancia della stessa
madre. Gemelli. Sì, erano pure gemelli. In preda al panico, verso metà serata,
Sara abbandonò le sale sfarzose dell’hotel e cercò un momento di calma sul
terrazzo. Uscire senza scialle le costò non pochi brividi, ma ben presto, una
giacca calda le fu appoggiata sulla schiena, e levando lo sguardo, eccolo lì,
il volto splendido e sempre accorto di Michele.
-Perché sai sempre quello di cui ho
bisogno, e proprio nel momento più opportuno, eh Michele?-
-Perché sei tu, Sara, che domande mi
fai?-
Già, lei era Sara.
E per Michele,
bastava che fosse questo.
Fine