Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: YliaDavinson    26/12/2016    0 recensioni
"Alice vagò per la stanza in cerca di una via di fuga dalle pareti bianche che la circondavano ormai da troppo tempo. Ah,il Tempo,come le mancava. E gli altri? Come stava il Cappellaio? Con tutto quel bianco sarebbe impazzito. Bianco come il Bianconiglio.
Ormai non faceva altro che pensare a loro,al Paese delle Meraviglie.
Doveva assolutamente ritornare al sottomondo,ma come?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mensa del primo piano fu invasa da un tanfo insopportabile.

La cucina di Betty era decisamente ripugnante,sempre a base di pappette insolite di dubbia provenienza e verdure scaldate. Ma quel giorno, il mio ultimo giorno di permanenza lì, la dolce Betty si era spaventosamente superata.

Guardai Loiana seduta davanti a me con espressione contrariata e lei portò il cucchiaio alle labbra arricciando il naso.

“Qui non sono tollerati vizi. Chi non mangia sta male,di conseguenza ha bisogno di più medicine.” Dicevano.

Il piano andava messo in atto in quel momento; Nessuno si sarebbe accorto della mia uscita di scena, o almeno non subito.

Sarei sgattaiolata dalla stanza a passo felpato, avrei raggiunto le scale del corridoio e ,subito dopo, l'entrata.

Sfiorai col piede la gamba di Loiana e lei annuì.

Successe tutto in un attimo.

Loiana fece cadere rumorosamente il cucchiaio sul piatto e cominciò a urlare.

Tutti si girarono verso di lei: Alcuni la imitarono e gli infermieri le si avvicinarono con passo svelto,cercando di non dare nell'occhio e creare altra agitazione.

Ma maggior agitazione era quello di cui avevamo bisogno.

Lanciai un'occhiata a Loiana e lei mi capì al volo; Impugnò il bicchiere e lo scagliò contro una delle caposala,abbastanza vicino da spaventarla ma non tanto da farle del male. Poi passò ad altri utensili e li scagliò contro il muro con ferocia.

Restai incantata per un paio di secondi ad ammirare il suo coraggio. Tutto questo le sarebbe costato "il ricatto", una delle punizioni costruttive del posto che consisteva nel far restare in un determinato posto o in una determinata posizione il paziente per almeno un giorno intero, o peggio.

Per me, per salvare me.

Le dovevo la vita e una volta scappata da lì l'avrei fatta uscire, ricambiando il favore.

Scivolai dalla sedia e mi accovacciai. Raggiunsi velocemente le scale del corridoio e quasi slittai da un gradino tanta la velocità con cui le scesi.

Giunsi all'entrata del manicomio senza troppi intoppi, finchè un paio di barelliere non si resero conto della mia presenza. Provai ad aprire la porta ma era ovviamente chiusa.

Presa dal panico mi guardai intorno in cerca di una via di fuga e il tempo parve fermarsi. Le espressioni corrucciate delle due donne restarono ferme sul loro viso anziano, la barella che stava percorrendo il piano si fermò e con lei tutti i presenti. Silenzio.

Per un attimo non capii, poi i miei occhi si illuminarono. Il tempo, il signore del tempo.

Frugai dietro alla grossa scrivania posta al lato dell'entrata, ricca di documenti e fogli riguardanti i pazienti. Incuriosita cercai il mio nome e quello di Loiana e, una volta trovati, li strappai dalle cartelle mediche, li ripiegai e li infilai rapidamente nel taschino della mia veste bianca. Il mio sguardo fu poi attirato da un leggero luccichio proveniente dalla tasca del camice di una delle due donne. Le chiavi!

Le presi con cautela, temendo il risveglio improvviso delle due arpie. Mi tremavano le mani ma riuscii comunque ad aprire la porta.

L'aria fresca invase le mie narici e io chiusi gli occhi,accecata dal sole. Fortuna volle che a pochi passi da me ci fosse una carrozza. Corsi verso uno dei cavalli e lo liberai dalle redini.

Il tempo ricominciò a scorrere,più veloce di prima. I gesti delle mie mani erano confusi, così veloci da non riuscire a distinguere i movimenti di una e dell'altra.

-Prendetela!-

Sferrai un lieve calcio al cavallo e lui, per buona sorte, cominciò a correre.

Dovevo tornare alla mia nave.

Hamish l'avrà sicuramente venduta, quello spilorcio!

In cuor mio sapevo che solcare i mari fosse l'unico modo per tornare al sottomondo. Era un'immagine familiare, io che navigavo per il mare verso il paese delle meraviglie, l'isolotto, l'uccellaccio, i pesci in tondo. Ricordi confusi ma vivi, dentro di me.

 

   
 
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