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Autore: ratherbeyou    26/12/2016    0 recensioni
L'uomo sospirò posando i gomiti sul bancone che li divideva e poi rispose: «Perché lei è così. Arabella è come una folata di vento: ti entra in testa e nell'anima senza fartene accorgere e poi va via senza lasciare traccia del suo passaggio.»
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Just might have tapped into your mind and soul
You can't be sure."
-Arctic Monkey
 
Arabella
-ratherbeyou


 
In un caldo mattino d'agosto, Lorenzo prese il borsone più grande che avesse, lo riempì con poche cose ma essenziali e uscì di casa per partire e andare via. 
Non che avesse necessità di evadere dalla sua vita. Si era diplomato l'anno prima con il massimo dei voti, aveva una ragazza meravigliosa e una famiglia sempre presente che fino ad allora lo aveva seguito passo dopo passo. Ma gli mancava il respiro: quando si decide di scappare, lo si fa solo per asfissia.
Così andò via prima che qualcuno potesse impedirglielo e arrivò in questo piccolo paese dove tutti si conoscevano gli uni con gli altri e dove lui riuscì ad ambientarsi in una sola settimana.
Strinse amicizia con il proprietario di un pub, Alfredo, il quale gli offrì un alloggio in cambio del suo aiuto all'interno del locale.
Così Lorenzo iniziò a lavorare sopportando il caldo e imparando ad amare quel posto e i suoi abitanti.
In quello stesso pub, dove aveva iniziato a passare la gran parte del suo tempo, vide per la prima volta Arabella.
La prima volta che lei varcò la soglia del pub, Lorenzo rimase senza parole: Arabella era senza ombra di dubbio la donna più bella che lui avesse mai visto.
Quello non era il suo vero nome. Se solo Lorenzo lo avesse chiesto ad Alfredo, o a chiunque altro, gli avrebbero risposto che nessuno in realtà sapeva come realmente lei si chiamasse. Alcuni avrebbero aggiunto che dubitavano avesse un nome vero, altri che probabilmente Arabella era solo un sogno. E Lorenzo avrebbe dato ragione a questi ultimi, perché Arabella era surreale. Bella e unica.
Quella sera si avvicinò al bancone dove Lorenzo stava servendo drink e si sedette su di uno sgabello, quello proprio di fronte al ragazzo. Si passò una mano tra i capelli ricci e ribelli e poi gli chiese: «Sei appena arrivato? Non ti ho mai visto da queste parti.»
Il ragazzo non ebbe nemmeno la forza di proferire parola; si limitò ad annuire lentamente, senza mai staccarle gli occhi di dosso.
«Da cosa stai scappando?» gli chiese ancora lei.
«Da niente, ho solo bisogno di stare da solo per un po'.»
Lei sembrò pensarci su per un momento, poi rispose: «Siamo sempre soli e siamo sempre circondati da milioni di persone.» Il ragazzo avrebbe voluto chiederle il significato di quella frase piuttosto pragmatica ma lei non gliene diede il tempo «Mi dai una coca cola messicana?»
Era un'ordinazione che lasciò perplesso il povero Lorenzo: di certo era abbastanza insolito che una ragazza come Arabella bevesse solo della coca cola, però allo stesso tempo non esitò a porgerle la bottiglia in vetro.
La ragazza l'afferrò e ne bevve un lungo sorso prima di toccarsi di nuovo i capelli e chiedergli ancora: «Qual è il tuo nome?»
«Mi chiamo Lorenzo.» Le rispose. Non riusciva a comprendere la ragione di tanta curiosità da parte della ragazza che gli stava dinanzi.
«No...» Mormorò lei alzandosi e avvicinandosi pericolosamente al volto del ragazzo. «Lorenzo non è adatto a uno come te. Da oggi in poi sarai Jared.»
«Ma non posso cambiare nome da un giorno all'altro.» Le disse lui, ridacchiando e pensando a quanto fosse stramba. Tremendamente bella e stramba.
«Non ti ho detto che devi cambiarlo per tutti, devi farlo solo per me. Da oggi per me, sarai Jared. Solo per me.»
Poi senza aspettare risposta da parte del ragazzo, fece per andarsene.
«Aspetta!» la richiamò lui. Sentiva di non essere pronto a lasciarla andare via così «Ti rivedrò?»
«Mi vedrai così tante volte che imparerai a riconoscermi anche senza guardarmi negli occhi.»
Lorenzo, avrebbe imparato davvero a riconoscerla per alcuni particolari.
Per gli anfibi che era solita portare sempre nonostante il caldo. Neri e ormai consumati dai troppi passi. Era sempre in movimento, Arabella.
Per un anello a forma di scheletro che Lorenzo si divertiva a rubare e girare spesse volte.
Per quel costume argento che lei usava come top e del quale andava fiera perché era identico a quello di Barbarella.
E - soprattutto - per il suo odore. Lorenzo avrebbe imparato a riconoscere Arabella per il suo odore di cannella. E avrebbe sempre descritto la ragazza paragonandola a quell'odore.
Avrebbe anche imparato a trattenere, per i primi tempi, i suoi impulsi. Arabella era pericolosa per i suoi sentimenti. Sentiva di esserne profondamente attratto già dopo soli sette giorni e faceva di tutto per frenare il suo desiderio di toccarla un po' più insistentemente, di sorriderle un po' più maliziosamente, di avvicinarla un po' più pericolosamente.
Cercava di guardarla e trattarla come si fa con una buona amica, perché dopotutto lui una ragazza che lo amava l'aveva già.
Ma Arabella era veleno per chi aveva bisogno di andarsene pian piano. E mai come allora, Lorenzo aveva una gran voglia di lasciarsi andare a una piacevole morte.

Arabella e Lorenzo, iniziarono a trascorrere del tempo insieme anche fuori dal pub. Durante le pause del ragazzo, ai due piaceva andare in spiaggia a fumare o magari semplicemente parlare.
Lorenzo ebbe modo di conoscere meglio - forse più di chiunque altro prima, in quel posto - Arabella, e ne era orgoglioso.
Arabella era un mistero per così tanta gente, ma per lui diventò un libro da poter leggere tranquillamente e senza fretta di arrivare fino alla fine.
Il ragazzo aveva così tanta fiducia in lei che iniziò a parlarle della sua vita, dei suoi studi per ora sospesi, perfino della sua ragazza. Aveva il timore che il sapere della propria relazione, avrebbe potuto turbare la ragazza, ma non riusciva mai a sostenerlo con certezza.Arabella era fin troppo brava a non far trasparire le emozioni. Aveva sempre e solo quel sorrisetto quasi ironico sul volto che spesse volte faceva imbestialire Lorenzo. Lui non riusciva a sostenerlo.
Una volta, mentre erano stesi sulla sabbia, il ragazzo le chiese: «Qual è il tuo vero nome?»
«Arabella non potrebbe essere il mio vero nome?» chiese lei di rimando. Un'altra cosa che il più delle volte Lorenzo non tollerava, era il modo sempre troppo vago con il quale lei rispondeva alle sue domande. Aveva sempre l'aria di chi cerca in tutti i modi di nascondere la verità.
«E' solo strano, tutto qui.»
«Magari ho solo un nome strano.»
Lui non ribattè ulteriormente e nessuno dei due da allora, tornò più su quell'argomento.
Però Lorenzo in cuor suo sapeva che c'erano ancora tante cose che avrebbe voluto conoscere della ragazza che a poco a poco gli stava rubando il cuore. Avrebbe voluto conoscere il motivo per il quale frequentasse sempre dei locali dove tutti erano soliti sbronzarsi ma perché lei comunque bevesse solo coca cola messicana.
Avrebbe voluto conoscere il motivo per il quale si ostinasse a fumare sigarette organiche ma comunque si sentisse una cattiva ragazza.
Avrebbe voluto conoscere il motivo per il quale lei amasse i fumetti di Barbarella al punto da copiarle il costume.
Avrebbe voluto conoscere il motivo per il quale si definisse una donna che mentalmente era nata negli anni settanta ma poi lo amasse così come amavano tutti le donne moderne: senza rendersene conto e facendo soffrire entrambi.
Restarono in silenzio per innumerevoli secondi, poi a parlare di nuovo fu lei: «Tornerai indietro, vero? Tornerai da lei.»
Lui pensò, in un primo momento, di aver capito male. Lei non poteva averglielo chiesto sul serio; non con quel tono amareggiato, comunque. Si voltò nella sua direzione e la scrutò. O almeno cercò di farlo perché lei non gliene diede il tempo. Subito - non appena i loro sguardi si incrociarono - lei si alzò velocemente e iniziò a baciarlo ardentemente.
Solo quando il ragazzo se ne rese conto, la spinse via ma non troppo bruscamente. La guardò negli occhi e si maledisse per averla allontanata perché lei non stava sorridendo. Per la prima volta Arabella non sorrideva e lui era finalmente in grado di guardarle dentro e notare il rammarico.
Restò a guardare senza proferire parola. Lei, nella foga del bacio, era finita a cavalcioni su di lui. Le sue ginocchia gli sfioravano i fianchi, aveva la fronte imperlata di sudore e il costume argento che lasciava poco spazio all'immaginazione.
Stavolta Lorenzo non avrebbe retto, lo sapeva e non gli importava.
Il ragazzo le sfiorò con le dita una gota, poi le sussurrò a fior di labbra: «Sei bellissima.»
Perché lo era davvero e perché era giusto che lo sapesse.
«Anche tu non sei niente male.» Gli sorrise beffarda, lei.
Lorenzo non rispose, non servivano parole in quel momento. Le prese tra le mani il viso ed iniziò a baciarla di nuovo con impeto e con una passione che non aveva mai provato nemmeno con la sua ragazza.
Ribaltò le posizioni e le slacciò il costume rivelando ciò che per i minuti precedenti aveva avuto voglia di guardare e toccare e ammirare. Le sfiorò la pelle tra i seni e poi con la punta del pollice le sfiorò un capezzolo. Un piccolo gemito uscì inconsapevole dalle labbra di Arabella e lui accolse quel suono come un invito a proseguire - se non approfondire - ciò che aveva iniziato a fare. Così iniziò a torturarle il seno mordendolo - sapore di cannella- e con la mano ormai libera scese fino ad arrivare al bottone dei jeans.
Arabella era impossibile da domare: continuava a muoversi e a stringere i capelli di Lorenzo tra le dita. Quando lui arrivò a dedicarsi a lei completamente, iniziò a ripetere il suo nome - Non Lorenzo, ma Jared - sempre più velocemente.
Quando anche il ragazzo si fu liberato dei suoi indumenti, spargendoli sulla sabbia di fianco a quelli della ragazza e affondò in lei, dimenticò completamente ciò che era successo prima nella sua vita, tutto quello che era successo prima di incontrare Arabella.
Per la prima volta, con le gambe di Arabella intorno al suo busto, il sudore che per la prima volta non era insopportabile e i baci della ragazza sotto di lui che somigliavano ad una nuova costellazione - labbra simili al contorno di una galassia - il ragazzo si dimenticò completamente di Lorenzo.
Facendo l'amore con Arabella era diventato per davvero Jared.

Dopo quella sera Lorenzo e Arabella si comportarono come una vera coppia, sorprendendo tutti. Nessuno in quel posto aveva mai visto Arabella concedersi a un ragazzo e innamorarsi così velocemente, ma non era un cosa negativa: l'amore l'aveva migliorata.
Questo era successo per i cinque giorni successivi, dopodiché la ragazza aveva smesso di rivolgere la parola a Lorenzo come se tra di loro non ci fosse mai stato niente.
Fu allora che Lorenzo decise di tornare indietro. Non ne parlò ad Arebella, però. Un po' perché non ne aveva il coraggio, un po' perché non sapeva nemmeno se lei volesse o meno ascoltarlo. Il fatto che lei lo avesse ignorato da un momento all'altro e senza un reale motivo, lo aveva destabilizzato e non poco.
Quindi lasciò perdere e tornò a lavorare come sempre, trattando Arabella come una semplice cliente. Almeno questo fino al giorno della sua partenza.
Il ragazzo scese con il suo borsone alla spalla e vide Araballa seduta al solito sgabello con già una bottiglia di coca cola messicana alla mano, nonostante fossero solo le otto del mattino.
Lui le si avvicinò per salutarla e magari baciarla per l'ultima volta, ma lei non gli diede tempo di dire una parola perché parlò dicendo: «Ho capito che te ne saresti andato ancora prima che lo decidessi tu.»
«E' per questo motivo che hai smesso di rivolgermi la parola?»
«Dovevo pur trovare un modo per renderlo meno doloroso.» Smise di parlare per un attimo, poi ci tenne a precisare «Volevo che fosse meno doloroso per te, ovviamente. Per me non fa nessuna differenza.»
Aveva rialzato il muro prima che lui potesse approfittarne. Però si era comunque tradita. La loro separazione faceva soffrire anche lei e questo - anche se egoisticamente - a Lorenzo faceva gonfiare il petto.
«Tu mi ami, Jared?» gli chiese lei inaspettatamente.
«Credo di sì.»
Lei si alzò senza proferire parola e lo raggiunse dietro al bancone. Gli prese il polso tra le mani e legò attorno ad esso un nastrino blu. Poi lo baciò delicatamente sulle labbra.
«Così mi amerai per sempre. Disse solo.
Poi uscì dal pub, continuando a bere la sua coca cola messicana e lasciando dietro di sè odore di cannella.

 
Passare del tempo con la sua vera ragazza per un po' gli aveva fatto dimenticare Arabella, ma quest'ultima si era insidiata troppo dentro di lui. A tal punto che dopo qualche settimana la sua mancanza, iniziò a farsi sentire.
Il ragazzo cominciò a comparare la sua ragazza con quella che si era lasciato alle spalle. Iniziò a immaginare come sarebbe stato se fosse rimasto con lei, iniziò a immaginarla al suo fianco. Ma la suo fianco c'era una persona che lo amava, ma che non era Arabella.
Poi una volta in auto con la sua ragazza, si voltò verso il sedile del passeggero e gli venne in mente la ragazza dagli anfibi neri che gli aveva rubato il cuore in pochissimo tempo, forse solo con uno sguardo.
-Seduta sul sedile del passeggero posso catturare il sole un attimo prima che tramonti.-Gli aveva detto lei un giorno, mettendo i piedi sul cruscotto.
E quando lui si era voltato e l'aveva vista afferrare il sole per davvero, si era detto che quella visione aveva un qualcosa di pittoresco. Come un quadro in movimento: Arabella era un'opera d'arte.
La sua ragazza non poteva competere con Arabella. Così quando l'accompagnò a casa e lei si sporse per baciarlo lui si allontanò bruscamente e le disse semplicemente:
«Non ce la faccio. Perdonami.»
Poi la lasciò lì e corse a casa per preparare di nuovo il suo borsone e tornare dal vero amore della sua vita.
Mentre legava di nuovo il nastrino blu attorno al polso, si disse che probabilmente era una pazzia tornare da lei, perché lei era pericolosa. Ma era anche vero che valeva la pena rischiare se il rischio aveva il volto di Arabella.
Così mise il borsone in spalla per l'ultima volta. Poi uscì di casa sentendo già odore di cannella.

Quando varcò la soglia del pub, Lorenzo era convinto di trovare Arabella seduta sul solito sgabello a bere la solita coca cola messicana di sempre. Ma di lei non vi era nessuna traccia.
All'interno del locale c'era solo Alfredo, impegnato ad asciugare alcuni calici da birra ormai puliti. Quando alzò lo sguardo e vide Lorenzo, gli corse incontro per abbracciarlo, felice che fosse tornato.
«Cosa ti ha spinto a tornare, ragazzo mio?» gli chiese offrendogli una birra.
«L'amore, Alfredo.»
Vide l'uomo cambiare espressione e diventare cupo in volto.
«Dov'è Arabella?» chiese temendo il peggio.
«E' andata via, ragazzo.»
Lorenzo non poteva credere alle sue orecchie, non si spiegava il perché lo avesse fatto proprio quando lui aveva deciso di tornare e iniziò a pensare che fosse tutto uno scherzo.
«Ma non ha senso! Perché mai avrebbe dovuto farlo?»
L'uomo sospirò posando i gomiti sul bancone che li divideva e poi rispose: «Perché lei è così. Arabella è come una folata di vento: ti entra in testa e nell'anima senza fartene accorgere e poi va via senza lasciare traccia del suo passaggio.»
Lorenzo sgranò gli occhi all'ultima parte della frase: «Mi stai dicendo che non si sa dove sia andata?»
«Lei va e viene, un giorno è qui e l'altro è in capo al mondo. Arabella è fatta così.»
Il ragazzo sentì l'angoscia assalirlo e si lasciò andare passandosi stancamente una mano sul volto.
Poi, quando ormai la consapevolezza di essere arrivato troppo tardi aveva già inziato a prendere possesso della sua mente, Alfredo cotinuò: «Però, stavolta mi ha lasciato un biglietto e mi ha chiesto di darlo a te.» Fece una pausa porgendogli il pezzo di carta piegato a metà e poi concluse «Non chiedermi come, ma lei era sicura al cento per cento che saresti tornato.»
Lorenzo si rianimò e sorrise all'uomo prima di afferrare il biglietto e dirgli: «Lei sa sempre tutto.»
L'uomo annuì pienamente d'accordo con le parole di Lorenzo e poi sparì nel retro del pub, quasi come volesse lasciargli un po' di privacy.
Il ragazzo aprì il foglietto con tanta premura, come se avesse dovuto sfiorare il corpo della ragazza e poi lesse:

 
"Non so cosa mi prenda quando si tratta di te, ma mi tieni ancorata alla vita. Quando ci sei tu, io non ho voglia di scappare.
Poi sei andato via e io ho fatto lo stesso. Non aveva senso restare in un posto che mi ricordava te. Nulla ha più senso senza di te. Nemmeno il mio nome.
Da oggi torno a essere me stessa. Non sarò mai più Arabella per nessun altro. Arabella è stata solo tua.
Ti amo, Jared.
Tua Azzurra."

 

 Solo in quel momento Lorenzo si rese conto del fatto che il nastrino che Arabella gli aveva lasciato non era mai stato blu. Era sempre stato azzurro.
  
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