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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    26/12/2016    4 recensioni
[Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali]
[Emma x Jake | Enoch x Olive | Miss Peregrine x Nuovo Personaggio]
Mesi sono passati da quando una delle più grandi minacce ai bambini speciali è stata sventata, Miss Peregrine ha costruito un nuovo Anello Temporale e le loro giornate – o meglio dire la loro giornata – si susseguono serenamente. Questo fino all’arrivo di una donna, una speciale con un particolare compito che riguarda quelli con le sue stesse capacità ipersensitive: cercare i bambini speciali e portarli nell’Anello Temporale più adeguato alla loro epoca. Tale Cercatrice, tuttavia, sembra avere dei precedenti molto particolari con Miss Peregrine, Abe ed il defunto Sig. Barron, precedenti che necessitano di essere chiariti e risolti, mentre attorno a loro qualcosa si sta risvegliando – meglio dire, tornando. La battaglia contro i Vacui e gli speciali considerati cattivi combattuta mesi prima non era, probabilmente, quella definitiva: non tutti i bambini sono stati portati agli Anelli, e non tutti desiderano la pace.
(La fanfic fa riferimento esclusivamente al film, i personaggi principali sono i medesimi, con l’aggiunta una “categoria” di speciali di mia invenzione: i Cercatori.)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note Autrice:
 Ho guardato il film due volte, e me ne sono innamorata. Ho voluto creare una sorta di "Sequel", basato esclusivamente sul film, creando una categoria di speciali chiamati "Cercatori" (di cui si vedrà soltanto la co-protagonista di questa storia, un personaggio inventato, unico tra gli altri tutti già presenti nel film che rimarranno i protagonisti) ed andando ad indagare più a fondo su tutto ciò che riguarda questi bambini speciali, in particolare mi sono posta posta due domande: come arrivano, i bambini, agli Anelli Temporali? E se non tutti riuscissero a raggiungerli, cosa accade loro, al di là di una possibile morte?



1. La Cercatrice

Il tempo belga era sempre particolarmente variabile, a dir poco imprevedibile, a meno ché non si conoscesse perfettamente il susseguirsi delle condizioni climatiche di quel giorno. Un giorno che si ripeteva ormai da sei mesi, in una grande villa nella periferia della graziosa Anversa, il loro nuovo Anello Temporale.
Ciò che era accaduto in Inghilterra aveva lasciato un segno indelebile in ognuno di loro, eppure la loro vita aveva ripreso a scorrere con un entusiasmo ed una serenità del tutto differenti, migliori: avevano sconfitto coloro che li desideravano morti od utili ad uno scopo folle ed impraticabile, liberando diverse ymbryn tra cui la tanto amata Miss Peregrine.
Ella era seduta su una comoda poltrona di cui si era appropriata, un fumo denso usciva dalla pipa che teneva elegantemente tra le dita affusolate e dipinte di un viola scuro, mentre i suoi occhi azzurri rimanevano posati sul suo orologio da taschino. Pareva aspettare qualcosa, seguiva con incessante attenzione lo scorrere delle lancette, sin quando un violento tuono non pervase l’abitazione ed una pioggia scrosciante cominciò a bagnarne i vetri.
Le sottili labbra si tirarono appena in un sorriso: puntualissimo come sempre persino il clima.
«Scacco matto.» I grandi occhi verdi si alzarono vittoriosi sul volto pallido del ragazzo di fronte a lei, mentr’egli sbuffava appena e si abbandonava sullo schienale della sedia, sconfitto.
«Devi impegnarti di più, Jake. Miss Peregrine non sono riuscita a batterla in decenni, con te vinco quasi tutti i giorni» gli fece presente con tono scherzoso. Il ragazzo si passò una mano fra i capelli, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quello scacco matto tanto elementare. «Dovremmo provare un nuovo gioco, questo è noioso» tentò di giustificarsi. «Lo dici solo perché sei scarso» lo sbeffeggiò Enoch, mentre passava con alcuni dei suoi vasetti contenenti i più svariati ingredienti. I due si scambiarono uno sguardo fintamente di sfida, finendo poi per ridersela. «Forse è vero» concluse il giovane Portman. «Perché non giochi tu? Magari riesco a batterti!»
«Non ho tempo da perdere con quei giochetti per bambini, vi lascio fare la coppietta» non mancò di prenderli nuovamente in giro, tanto che entrambi guardarono altrove per qualche istante con un lieve imbarazzo.
Erano passati mesi, sì, eppure ancora non sembravano crederci: Jake aveva finalmente trovato qualcuno che gli fosse affezionato per ciò che era, ed Emma una persona che l’aveva scelta prima di tutto il resto.

Tornarono a guardarsi dopo qualche istante, con ancora quel sorriso imbarazzato ma divertito in volto, fin quando un forte bussare alla porta non focalizzò la loro attenzione altrove. Si guardarono di nuovo, per poi alzarsi a dirigersi all’ingresso, dove già Miss Peregrine era arrivata – per prima, ovviamente – lasciando la pipa appoggiata sulla cassapanca. Molti dei bambini, incuriositi da quell’evento che non rientrava nella loro routine quotidiana, sbirciavano dalle altre stanze attigue o dalle scale, mentre la direttrice apriva la porta con un palese scetticismo. Un forte tuono accompagnato da un accecante lampo introdussero la figura che si era appena presentata: una donna, i capelli biondi bagnati, i vestiti neri ed attillati fradici ed un fagotto tenuto saldamente con un braccio. Ansimava, e gocce di sangue cadevano ai suoi piedi.
Miss Peregrine non poté non spalancare gli occhi per lo stupore, mentre alcuni bambini si erano ritirati spaventati.
«Alexandra…» bisbigliò, come se ancora non ci credesse. Gli occhi ghiaccio della sconosciuta erano fissi in quelli della direttrice, il trucco colato a causa delle terribili condizioni climatiche. «Entra.» Si scostò, permettendole di entrare. Immediatamente le si avvicinò, prendendo tra le proprie braccia il fagotto: un bambino sui due anni, dalla pelle scura ed i capelli nerissimi, il quale sembrava dormire senza essersi accorto di nulla. «Si chiama Echo, l’ho trovato in Africa.» La voce della sconosciuta era roca, ma tremendamente decisa, fredda. Miss Peregrine le diede solo un altro sguardo, prima di volgersi proprio ai due ragazzi e mostrare il suo solito ampio sorriso, cambiando improvvisamente espressione: mostrarsi perennemente sicura e tranquilla rientrava nei suoi compiti, dopotutto. «Emma, per favore, prepara una stanza per il bambino» le disse. La ragazza asserì col capo e si allontanò, seguita a ruota da Jake che nel mentre non aveva compreso la situazione.
Salirono le scale, sino ad una stanzina graziosamente arredata ad eccezione del letto, non ancora fatto. «Chi è quella donna?» domandò, mentre Emma apriva una credenza e prendeva alcune coperte e lenzuola. «Alexandra Kaiser, è una Cercatrice» disse, mentre passava un lembo del lenzuolo a Jake, affinché l’aiutasse a coprire il letto. «Cercatrice?» domandò perplesso. Né suo nonno né Miss Peregrine stessa aveva mai menzionato qualcuno di simile.
«Sono degli speciali incaricati di trovare i bambini e condurli negli Anelli Temporali che più si avvicinano alla loro epoca» gli spiegò, per poi lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso amaro sulle labbra carnose, distogliendo lo sguardo dal ragazzo. «Non tutti hanno la fortuna di avere qualcuno che gli lasci le indicazioni giuste.» In quel momento, Jake si sentì un perfetto idiota – o meglio, più del solito: lui aveva trovato la Casa dei Bambini Speciali grazie alle indicazioni del nonno ma, effettivamente, se non avesse avuto nessuno che gliele desse, non l’avrebbe mai trovata o, ancor peggio, sarebbe probabilmente stato aggredito ed ucciso da quel Vacuo.
Quella spiegazione, dopotutto, aveva senso. «Ah… non ne avevo mai sentito parlare» ammise, piegando le lenzuola del letto, mentre Emma prendeva le coperte lasciate sulla cassapanca. «Non si vedono spesso, in genere cercano i bambini e li portano agli Anelli senza rimanervi, perciò è difficile incontrarli. Ho visto la signorina Kaiser solo un paio di volte, da quando sono qui, e molto di sfuggita.» Aveva un tono piuttosto tranquillo, mentre gli dava quelle spiegazioni, eppure v’era l’impressione che qualcosa comunque la turbasse, in quella storia. Jake in un primo momento parve trattenersi dal porre altre domande poi, spinto da quella sua innata curiosità, accennò a parlare, quando il suono di passi che si avvicinavano non lo costrinse a zittirsi.
«Ottimo.» Miss Peregrine aveva fatto il suo ingresso, tenendo il bambino ancora addormentato tra le braccia, premurosamente appoggiato alla sua spalla. «Questo frugoletto ha un sonno invidiabile!» commentò, avvicinandosi al letto e riponendolo garbatamente. I due ragazzi rimasero vicini, aiutando a coprirlo, eppure a Jake qualcosa continuava a non tornare. «Non è ferito…» constatò. Non gli erano sfuggite quelle macchie rosse lasciate sul pavimento, quando la Cercatrice era entrata con quel fagotto. «Il sangue non era il suo» e sorrise, con quella sua cordialità che tanto si mescolava all’ambiguità. Diede uno sguardo ad entrambi, penetrante eppure così lontano, per poi lasciare la stanza con una strana fretta.

Salì le scale, arrivando nella soffitta dove una stanza per ospiti “particolari” era sempre adibita, entrandovi solo dopo aver bussato. Il suo sguardo trovò immediatamente la Cercatrice, seduta sul letto, intenta a cucire da sola una profonda ferita al braccio sinistro. Alexandra parve non considerarla, troppo concentrata sul non emettere nemmeno il minimo suono di dolore, mentre Miss Peregrine lasciava la porta socchiusa e si avvicinava: seria, dannatamente seria.
«E’ infettata, devi prima curarla» le disse, notando la gravità di quella ferita. Prese una brocca d’acqua lasciata sulla credenza della stanza e vi bagnò un panno. «Da quanto hai questa ferita?»
«Da un po’» una risposta secca, di chi non sembrava intenzionato a dilungarsi in una qualsiasi conversazione.
Non con lei.
Miss Peregrine parve ignorare quella freddezza e si sedette accanto a lei, prendendole il polso con una mano ed impedendole di continuare quella cucitura che avrebbe solo peggiorato le cose. Alexandra alzò immediatamente lo sguardo tagliente su di lei, incontrando quello altrettanto fermo della direttrice. «Da quanto non dormi?» era più forte di lei, abituata com’era ad occuparsi di tutto e tutti, pur nella sua autorevolezza. La bionda sospirò, abbandonando l’idea della cucitura e lasciando che l’altra le pulisse la ferita.
Bruciava dannatamente. «E da quanto non bevi? Sei disidratata.»
«Non sono una dei tuoi bambini, Alma» puntualizzò.
«No, infatti. Temo tu sia peggiore» accennò ad un tono più rilassato, lasciando che un lievissimo sorriso comparisse sulle labbra sottili di entrambe. Poi silenzio, di nuovo, come se vi fossero troppe cose da dire ed il tempo a disposizione, così apparentemente infinito, fosse in realtà troppo poco, troppo sfuggevole.
«Sono passati dieci anni, Alex.» Il tono rimaneva sicuro, sebbene le sue labbra avessero tremato.
Erano dieci anni che non la vedeva, che non aveva sue notizie, e sebbene fosse così da davvero troppo tempo – quel famoso tempo infinito – ella non sembrava essersene ancora abituata.
«Dovresti sapere il perché.» Se l’aspettava, una risposta del genere. Era sempre stata schietta e sincera, la bionda, sin dal primo giorno in cui l’aveva conosciuta, eppure chissà perché in quel momento aveva sperato che almeno qualcosa fosse cambiato. «Ci vogliono anni, per riuscire a trovare un bambino, e molto tempo per arrivare all’Anello giusto per lui.» Miss Peregrine non rispondeva, l’ascoltava, pulendole quella ferita fin troppo profonda, mentre Alexandra lasciava che lo sguardo si perdesse in chissà quale brutale ricordo. «Stavano per bruciarlo vivo, al suo villaggio. Sono arrivata appena in tempo» spiegò, prima di lasciar cadere la testa appena indietro e passarsi una mano tra i capelli ancora inzuppati. «E’ incredibile quanto gli uomini siano ancora così ottusi.» Una considerazione come tante, che parve lasciarsi sfuggire come se si trovasse nell’unico posto dove si sentisse libera di farla.
La direttrice non aveva ancora detto nulla, si alzò, andando a lavare quel panno sporco di sangue nella brocca d’acqua. «Dieci anni sono comunque troppi, per una scusa come questa. Dovresti saperlo.» Una frecciata diretta, mentre le lanciava uno sguardo torvo con la coda dell’occhio affusolato. La Cercatrice lo resse, senza perdere la propria, di freddezza: aveva sopportato ogni intemperie e combattuto ogni genere di nemico, per portare a termine il proprio compito, eppure niente la metteva in difficoltà come lo sguardo di Miss Peregrine – di Alma.
«Pensi che sia stato un uomo o un animale a farmi questo taglio?» domandò metaforicamente, indicando la ferita con una punta di irritazione. «E’ stato un Vacuo. Ed anche bello grosso» specificò, eppure l’ymbryn non parve rimanerne troppo sorpresa: dopotutto, per quanto il pericolo maggiore sembrasse esser stato scongiurato, non era stata così ingenua da non pensare che altre mostruose creature fossero rimaste in qualche parte del mondo. «Si stanno moltiplicando, là fuori. Non so come, ma ogni volta diventa sempre più difficile precederli, o sopravvivere e –» si bloccò, volgendo rapidamente lo sguardo alla porta, dove due o tre teste si ritirarono immediatamente.
Miss Peregrine parve trattenere un sospiro. «Venite avanti, non avete nulla da temere» ordinò, seppur sempre con garbo. La porta venne aperta, mostrando Emma, Jake, Enoch ed Olive con espressioni leggermente imbarazzate. «Sapete che non è educato origliare, vero?» domandò loro, sebbene quello fosse un rimprovero. Gli occhi azzurri di Jake sembravano non potersi staccare da quelli della sconosciuta. «Lei… può vedere i Vacui?» domandò, prendendo coraggio. Era chiaro che avessero udito almeno una parte della conversazione e, sentendo ch’ella avesse avuto a che fare con uno di quei mostri – o meglio, lo avesse fronteggiato – gli venne spontaneo chiedersi se non possedesse la sua stessa abilità.
Alexandra sbuffò un accenno di risata. «No, ragazzino, non sono come te o come il tuo adorato nonnino» rispose non senza un certo sarcasmo. Era evidente che il caro Abe non andasse troppo a genio alla bionda. «Ma allora, come…»
«Sono ipersensitiva, come tutti i Cercatori» spiegò, mentre rialzava la spallina della canottiera bianca, unico indumento che indossava – al di là dei pantaloni – per consentire la medicazione della ferita. «Non posso vedere i Vacui, ma sento senza problemi i loro movimenti. I miei cinque sensi, in poche parole, sono ipersviluppati, ad esempio…» e lo sguardo si volse proprio a Miss Peregrine, rimasta impassibilmente impeccabile sino a quel momento. «Posso percepire senza difficoltà il battito accelerato della vostra direttrice, il ché mi fa supporre che la mia presenza la metta… in soggezione.» Un sorriso provocatorio si fece largo sul suo volto, mentre Miss Peregrine la fulminava con lo sguardo. Ma non fu che un istante, la splendida direttrice riacquistò subito il proprio autocontrollo – o meglio, non lo aveva mai perso – andando a volgere un sorriso ai quattro ragazzi. «Andate a prepararvi per la cena, ragazzi. Sono quasi le cinque e mezza.» I quattro, sebbene con ancora un filo di titubanza, ubbidirono.
Soltanto quando furono nuovamente sole, Miss Peregrine letteralmente la fulminò con lo sguardo.
«Non osare più fare battute del genere, specialmente davanti ai bambini.» Seria, contrariamente all’altra che parve sospirare.
«Dimenticavo quanto ti piaccia dare ordini…» commentò. «Ma non preoccuparti, ripartirò subito dopo l’azzeramento dell’Anello» aggiunse, prendendo mano alla propria borsa, alla ricerca delle bende.
«Sei ferita, stanca e deperita. Non te ne andrai fin quando non ti sarai ripresa» un altro ordine, più deciso. Alexandra, questa volta, parve risentirsene ulteriormente, tanto che si alzò lentamente dal letto, con quello sguardo così tremendamente freddo.
«Come ho già detto, non sono una dei tuoi bambini
«Una Cercatrice morta non serve a nessuno, tantomeno ai miei bambini.» La replica, mentre rimaneva imperterrita dinnanzi alla credenza. Alexandra si avvicinò a lei, come dovesse studiarla, sentirla più di quanto la sua abilità speciale non le consentisse.
Era sempre così dannatamente ambigua ed illeggibile, Miss Peregrine, persino per lei.
«Promettimi che quel bambino sarà al sicuro.» Doveva chiederglielo, perché dietro quella maschera di freddezza ella aveva a cuore quei bambini molto più di ciò che mostrava, e la ferita profonda al braccio ne era solo una delle tante prove.
«E’ una promessa che non ho mai infranto» rispose la direttrice senza esitazione.
Silenzio, per un attimo ancora parvero perdersi nello sguardo dell’altra.
Dieci anni erano stati decisamente troppi.
«Promettimi che non ti farai più mettere in gabbia, per nessun motivo.» Parve meno rigido, il suo tono, in quell’ordine che aveva più il suono di una preghiera. A quanto pareva, era venuta a sapere di quanto accaduto, e nelle sue gelide iridi azzurre si poteva leggere una nota di preoccupazione, percepibile solo da chi la conosceva molto – forse troppo – bene.
Era venuta a sapere di quanto accaduto edera palese che non le fosse per nulla piaciuto.
Miss Peregrine non rispose, non subito: perché le era sempre così difficile mantenersi autoritaria davanti a lei?
«Questa è una promessa che potresti realizzare tu, se tanto ti interessa.» Amarezza, dolore, delusione. La direttrice le volse le spalle ed uscì dalla stanza a passi decisi, lasciando la Cercatrice ancora in piedi a fissare il punto in cui prima si trovava i suoi occhi, senza darle la possibilità di replicare.
Non credeva che dopo tutto quel tempo potesse ancora ferirla in quel modo, così come Miss Peregrine non credeva che, in fondo, quella donna sarebbe mai cambiata.
Strinse i pugni, e con le nocche colpì con forza la brocca d’acqua, spezzandola.

  
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