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Autore: Zomi    26/12/2016    7 recensioni
Nove SoulMate!AU, con differenti prompt e universi.
Nove mondi in cui Nami e Zoro si ritroveranno sempre:
#1: Dormire davanti al caminetto
#2: Caramelle
#3: Natale in un futuro distopico
#4: A è un poliziotto e arresta B. BONUS se non si capisce davvero se B è colpevole o innocente. BONUS 2 se è Natale
#5: Tazza calda
#6: A è rimasto chiuso in una stanza e comunica tramite la porta con B. BONUS se A parla senza sapere che B è dall’altra parte ad ascoltarlo
#7: “Esprimi un desiderio!”
#8: Harry Potter!AU
#9: Desiderio

{Raccolta partecipante al "Christams Game! Puzzle Time!" indetto da Fanwriter.it}
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle Time!” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 3637
Prompt/Traccia: 9. Dormire davanti al caminetto


 
 


 
SOULMATE: L’ANIMA GEMELLA CHE NON CERCAVO


 



 
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Madre Natura ci marchia a fuoco fin dalla nascita.
E con noi stigmatizza la nostra anima gemella predestinata,
il cui marchio completerà quello che Madre Natura ci ha donato.

(Precetto basilare del SoulMate! Tattoo)
 
 












 
 
Zoro si massaggiò il collo dolorante, imprecando a denti stretti per non svegliare nessuno.
Lo scoppiettio del caminetto riusciva a tratti a smorzare il borbottio continuo e morboso di Rufy nella sua versione addormentata, innervosendolo maggiormente e sovrastando il russare spezzettato degli altri bell’addormentati nel salotto.
Perché si era lasciato convincere?
O meglio, perché si era lasciato convincere di nuovo?
Gli era già impossibile capire come si fosse ritrovato nella baita della famiglia Monkey con così tanta facilità, nonostante si fosse imposto assolutamente contrario a quella vacanza natalizia forzata.
Il suo migliore amico lo aveva implorato per giorni di unirsi a lui e al resto della combriccola, ma lui aveva sempre reclinato l’offerta con educati ringhi e urli diplomatici.
Eppure eccolo lì, incapace di cadere in un dormiveglia decente perché costretto a dormire per terra nel salotto della baita, davanti ad un caminetto scoppiettante, in attesa che il desiderio di Rufy si avverasse.
Oh perché non era bastato al demonico moro costringerlo a fare conoscenza con i suoi fratelli e cugini vari, no.
Gli aveva anche imposto di partecipare all’annuale notte di caccia a Babbo Natale che si teneva la notte della vigilia, e che consisteva nel passare la nottata tutti accampati davanti al caminetto in attesa che il vecchio pancione cadesse nella trappola di biscotti e latte caldo che Rufy e il cuginetto Chopper lasciavano in bella vista sul tavolino davanti al divano, pronti a scattare sull’attenti e all’attacco non appena il caro Santa Claus si fosse calato dal caminetto, mettendo piede nella stanza e ridacchiando nella sua caratteristica risata gioviale e bonaria, che lo avrebbe tradito svegliando tutti i presenti.
Un piano perfetto.
Così perfetto che sembrava strano che non fosse riuscito in tutti gli anni che la coppia di cugini, alternandosi ad altri parenti e fratelli, mettevano in pratica con assiduità ogni 24 Dicembre.
Che fosse la presenza del caminetto acceso a rendere quel piano, si perfetto, ma inadatto al successo?
-Non dire sciocchezze- aveva sbuffato Rufy ruotando gli occhi al cielo alla sua osservazione.
-Babbo Natale è magico: non sarà il caminetto a fermarlo. Ogni anno lo accendiamo eppure i regali arrivano comunque- era arrivato a dargli man forte Chopper.
La logica era materia di studio in quella famiglia.
Nemmeno i parenti più sani di mente erano mai riusciti a fermare Rufy.
Nessuno c’era riuscito, nemmeno suo fratello maggiore Sabo, il loro amico in comune Law o quella vipera velenosa e dai capelli rossi come le fiamme dell’inferno di Nami, cugina si sana di mente del moro ma decisamente con un caratterino altamente infiammabile.
Scosse il capo Zoro, notando solo in quel momento l’assenza della ragazza con cui subito aveva avuto degli attriti da quando aveva messo piede nella baita facendone la sua cara conoscenza.
Forse aveva aspettato che tutti dormissero per poter svicolare e tornare alla comodità del suo letto, svignandosela come un gatto.
Non poteva darle torto: dormire sul tappeto del salotto, con la schiena addossata al divano occupato da Margaret, non era affatto un giaciglio comodo.
Si ritrovò a massaggiarsi gli occhi succube della stanchezza, cercando una posizione comoda contro il divano, cercando di coprirsi al meglio con la coperta che era riuscito a guadagnarsi nel guazzabuglio che i fratelli Monkey avevano fatto esplodere a inizio serata per la disposizione nel salotto.
Perché non se ne andava anche lui al caldo del suo letto?
Che gliene importava se nessun ciccione vestito di rosso si sarebbe fatto acchiappare da quel demente del suo amico?
Era adulto ormai, perché non si arrendeva all’evidenza che era un piano folle il suo?
Perché non si arrendeva all’evidenza che Babbo Natale non esisteva soprattutto?
E perché quella dannatissima coperta era così piccola?!?!
-Tieni-
Voltò il capo di scatto a quel sussurrò, fissando la coperta stropicciata che una mano candida gli offriva.
Piegò all’indietro il volto scorgendo la massa di ricci ramati che lo studiava.
-Allora?- gliel’agitò contro Nami –Temporeggia ancora e ti farò pagare il nolo del mio tempo!-
-Strega!- sbuffò il verde afferrando la coperta e stringendosela al corpo.
Non l’aveva notata tornare, carica di coperte e piumini, che ora disseminava sopra a cugini e amici che dormicchiavano qua e là nel salotto.
-… devo sempre badare a loro!- la sentì sbuffare mentre tentava di soffocare con una coperta un inanime Sanji, trattenendo l’istinto omicida verso il biondo solo per la presenza della sua fidanzata, Viola, stretta al suo petto.
Inarcò un sopracciglio ascoltandola nel lamentarsi.
-Se prendono freddo poi chi li sente da ammalati?- la fissò coprire meglio la coppia e gettare una stola sopra a un Sabo compostamente addormentato contro il muro, avvicinandosi a grandi falcate a Rufy.
-Nami ho fame, Nami ho freddo, Nami mi fa male la testa!- gettò di peso un piumone sui corpi dei cugini, calciando lievemente la spalla di Rufy –Sono loro cugina: non un’infermiera!-
-Oh su questo non c’era dubbio- sghignazzò, strusciando le spalle contro la stoffa del cuscino che l’aiutava a mantenersi dritto con il dorso.
Nami lo fulminò con lo sguardo, gettandosi sulle spalle una coperta e andando a sedersi accanto a lui, stiracchiando le gambe verso il caminetto in cerca di calore.
-Sta un po’ zitto tu!- sbuffò, sfregando le mani tra loro –Senza la mia coperta ti saresti svegliato con i ghiaccioli al sedere domani mattina-
-E tu non mi avresti messo la boule dell’acqua calda sopra, infermiera mocciosa?- la canzonò, beccandosi una gomitata sul fianco sinistro.
-Attento: sono ancora in tempo a cacciarti fuori da qui,  e farti passare la notte all’agghiaccio. Hanno messo neve sai?-
-La neve non mi spaventa- abbassò la voce, notando Viola rigirarsi tra le braccia di Sanji.
-E gli orsi che popolano le foreste qua attorno?- lo punzecchiò.
-Dopo aver conosciuto un’arpia come te dubito ci sia bestia che possa ancora spaventr… ouch!-
Nami ritrasse il pugno ringhiando a denti stretti, portandosi le gambe al petto.
-Cavernicolo! Non mi stupisco tu sia single!- gli tirò una linguaccia.
-Disse la zitella- sghignazzò, beccandosi la seconda gomitata a cui rispose con un pizzicotto.
Dovettero fermarsi prima di prendersi a cuscinate in faccia, smorzando le loro piccole risate quando Chopper, stretto tra le braccia di Rufy mugugnò nel sonno.
Si voltarono a fissare la coppia di cugini, studiandoli con attenzione.
Rufy e Chopper dormivano beatamente accanto al caminetto, crogiolandosi nel tempore che emanava, abbracciandosi sotto la coperta che gli copriva e celando la terza figura che il moro si stringeva al petto.
Il capo corvino di Robin si alzava e abbassava a ritmo dello sterno di Rufy, quasi fosse una ninna nanna perfetta per lei, le cui mani erano scivolate ad accerchiare la vita del moro ed ad accarezzare lievemente il capo nocciola del piccolo Chopper, raggomitolato sul fianco del suo cugino adorato.
Un strano sorriso si aprì sulle labbra di Zoro.
Robin e Rufy erano una strana coppia.
Non sembravano avere nulla in comune, nulla che li unisse ma anzi, mille e differenti particolarità che li dividevano.
Eppure, il tatuaggio che Rufy portava sul petto e che prendeva la forma di un’enorme X, si completava perfettamente se Robin posava la mano sullo spazio vuoto posto al centro della croce, posando il polso ornato di un’arabesca croce a riunire le due metà che rappresentavano e ultimando perfettamente il disegno.
Questo era il regalo di Madre Natura a loro esseri umani.
Una mappa, una guida, un disegno che se completato regalava ai possessori l’anima gemella.
La parte mancante del loro puzzle.
E così, Robin e Rufy, mantenevano le loro innumerevoli diversità pronte a tutto per dividerli, ma mostravano anche migliaia di piccoli, pesanti, rilevanti dettagli che univano in un intreccio metallico le loro esistenze.
Robin amava leggere, Rufy giocare ai videogiochi, ma non appena la vedeva afferrare un libro, spegneva la console per catapultarsi da lei e posare il capo sulle sue ginocchia, in ascolto della sua voce in lettura.
Rufy amava mangiare, Robin prendersi cura del giardino ed era così che era nato un piccolo orto nella terrazza del loro appartamento.
Erano piccoli, microscopici dettagli che univano come anelli d’acciaio la coppia, rendendola perfetta con le loro diversità.
Improvvisamente si portò una mano al petto vestito dalla camicia di flanella, tracciando la linea discontinua che lo segnava da spalla a fianco.
Il tribale che Madre Natura gli aveva donato si interrompeva ad altezza del cuore, lasciando che le linee si spezzassero violentemente nel loro gioco di onde, saltando una dozzina di punti prima di riniziare e dirigersi sicuri verso il fianco destro del ragazzo, immergendosi sulla curva del bacino.
Il suo marchio.
Il suo marchio ancora incompleto, ancora privo di quel microscopico pezzetto di onde irregolari.
Si chiese quando avrebbe incontrato la sua anima gemella, ma soprattutto si chiese come avrebbero capito di appartenersi.
Non poteva di certo andarsene in giro per il mondo a dorso nudo, sperando che la sua controparte capisse al volo che lo spazio vuoto che lui possedeva doveva essere riempito dal marchio che possedeva.
Non era facile.
Era contorto e sadico, era un orribile modo di giocare con l’esistenza di qualcuno, la sua per la precisione.
Era…
-… carini no?-
Distolse gli occhi, guardando Nami, il cui sguardo era fisso su Robin e Rufy.
La vide stingersi le mani sulle spalle in cerca di calore, premendo le dita sulle scapole lasciando che la coperta scivolasse lungo le braccia.
-Si- sussurrò monocorde, ascoltando il russare degli amici mischiarsi allo scoppiettio della legna che ardeva.
-Sai dei loro marchio?- domandò la rossa, continuando a bisbigliare quando lo vide annuire –E di Sanji e Viola?-
-Sanji ha un sopracciglio tatuato- cercò di ricordare il brutto muso dell’amico –E se Viola posa il suo indice e pollice, uniti in un semi cerchio, su di esso formano un cuore: il sopracciglio di quel demente forma gli archi e le dita di Viola i due lati che si ricongiungono a punta-
Fu il turno di Nami di annuire.
-Anche Sabo c’è l’ha sul viso- raccontò del cugino –Koala invece, la sua ragazza, sulla schiena-
Zoro si voltò a guardarla confuso, corrucciando lo sguardo e facendola ridacchiare.
-Lo so, lo so: è difficile da credere, ma se Sabo posa il capo sulla schiena di Koala vedrai che il marchio prende forma. Io l’ho visto quando siamo stati al mare assieme e lui le spalmava la crema solare sulla schiena- si passò con forza la mano sulla spalla sinistra –È molto bello: ha la forma di un sole-
-Sempre meglio di quella di Usopp- soffiò sentendo la temperatura aumentare sotto i due strati di coperta.
-Chi?- posò il capo sulle ginocchia la rossa.
-Un amico- minimizzò ghignando –Ha un naso lunghissimo ed è orrendo con il marchio che lo accerchia in una specie di spirale. Da piccoli lo prendevamo sempre in giro: era ridicolo- la fece ridacchiare –Ma se Kaya, la sua ragazza, posa le sue labbra sulla punta, appare una rosa, che come stelo ha il marchio di Usopp e come petali le labbra di Kaya… e non è più tanto male-
Nami lo studiò con attenzione prima di sorridere intenerita, posando il capo sulle braccia incrociate sulle ginocchia e permettere ai ricci ramati di scivolare sulla coperta stretta sulle gambe.
-Non guardarmi a quel modo ora- sbuffò Zoro, distogliendo lo sguardo dalle iridi nocciola della ragazza puntate su di lui.
-E perché? Ti imbarazza svelare il tuo lato dolce Roronoa?- lo punzecchiò.
-Non ho idea di ciò di cui stai parlando- strinse i denti.
-Già, tutti duri voi uomini vero?- rise –Come quel vostro amico… Law giusto?- additò l’interessato con un cenno del capo, l’unico che la luce del caminetto non riusciva a sfiorare.
-Margaret mi ha raccontato che il suo marchiò è formato dalla parola “Death” scritta lettera per lettera sulle nocche di entrambe le mani- abbassò la voce, avvicinandosi a Zoro –Per sfida verso quel marchio, si è tatuato sul petto e sulla schiena vari altri disegni, cercando di ingannare la sua controparte con altri marchi-
Sghignazzò, tornando a guardare il verde in volto e immergendosi nelle pozze nere delle sue iridi.
-Quando ha incontrato Margaret e ha scoperto che lei, sulle sue nocche, aveva scritto la parola “Life”, ha pianto: è la verità, non fare quella faccia!-
Zoro piegò le labbra in un sorriso debole e dolce, guardando di sfuggita Law, il cui capo era abbandonato contro la spalliera del divano, a sfiorare i ciuffi biondi della sua amata che dormiva composta sul sofà ben coperta e al caldo.
Era vero.
Spesso li vedeva prendersi per mano e mischiare le lettere dei loro marchi a formare parole senza senso compiuto, ma con un ben più profondo significato che legava entrambi al compagno: morte e vita, vita e morte.
-È difficile credere che ognuno di noi abbia realmente una controparte che ci completi, vero?- continuò Nami, lasciando che le loro spalle si sfiorassero.
Il ragazzo annuì, stranamente sollevato dal fatto che qualcuno la pensasse come lui.
-Eppure è così- borbottò ancora la rossa, persa nei suoi pensieri, ammutolendosi nell’ascoltare lo scoppiettio del caminetto.
Sapere che qualcuno, nella vastità del mondo, era in eterna ricerca della propria metà come lei, come tutti i presenti in quel salotto, le faceva attorcigliare lo stomaco.
Quante volte aveva scorto la sua anima gemella e non l’aveva riconosciuta?
Quante volte aveva svoltato un angolo evitandola per pochi metri di strada?
Quante volte aveva sperato di averlo trovato per poi scoprire che era un altro buco nell’acqua?
Quante altre volte ancora doveva cercare prima di trovare quell’unico tassello mancante della sua vita?
Forse non era ancora giunto il suo momento, il giorno giusto in cui incontrarla.
Forse doveva solo pazientare ancora un po’, e lui si sarebbe presentato nel momento giusto, nel modo giusto e…
-Dove hai il tuo marchio?-
… e di sicuro non con una frase così impudente come quella appena pronunciata da Zoro!
-Ti sembrano domande da fare!?!- si staccò da lui colpendolo con un calcio allo stinco –Sono cose intime!-
Come gli saltava in mente di chiedere a una sconosciuta dove avesse il suo marchio?
Era come chiedere alla prima persona che gli arrivava a tiro di che colore avesse le mutandine che indossava?
Era un depravato o cosa?!?
-Non mi pare tu ti sia fermata davanti a nessuna privacy dei tuoi cugini o amici nel chiedere dei loro marchi- la rimbeccò osservandola.
-È diverso!- sbuffò –Sono stati loro a raccontarmi le loro storie, non sono andata di certo io a interrogarli!-
-Si, ovvio…- si trattene dal ridere facendola gonfiare le guance.
-E tu?- lo fulminò con lo sguardo –Tu dove hai il tuo marchio?- cercò di metterlo in altrettanto imbarazzo.
Il ragazzo la guardò per un lungo istante prima di sfilarsi dalle spalle le coperte e iniziare a sbottonarsi la camicia che indossava, aprendola sul petto sotto lo sguardo bordò di Nami, incapace di distogliere gli occhi dal torace di Zoro che a poco a poco si denudava, mettendosi a nudo dinanzi a lei.
-E-esibizionista!- cercò di distogliere gli occhi, non riuscendoci e spalancando la bocca nel scorgere l’intricato e scuro arabesque che occupava una grande porzione del petto del verde.
Faceva capolino da fianco destro, ascendendo il petto e attraversandolo per intero, fermandosi all’altezza del cuore e lasciando incompiute alcune linee ondeggianti e bluastre, che riprendevano il loro silente cammino sopra la clavicola sinistra, andando a nascondersi sotto la spallina della camicia.
Sembrava che qualcuno avesse squarciato il petto di Zoro con una lama, saltando alcuni punti sul pettorale sinistro, andando a rovinare la bellezza dell’enorme ferita mortale, che sembrava più letale su quei pochi punti mancanti che non sulla sua intera estensione.
Ma nonostante ciò, la bellezza del marchio non né era intaccata.
Nami era affascinata dal continuo susseguirsi di onde e linee morbide che costituiva il marchio di Zoro, e sentì le dita della mano scottarsi quando inconsciamente lo sfiorò.
Non si era nemmeno resa conto di aver osato tanto, di aver sollevato la mano a toccare la più intima parte del ragazzo.
Ritrasse in fretta la mano, premendo i polpastrelli ustionati nel palmo.
-È molto bello- sussurrò, sollevando il capo a sorridergli, strappandogli un lieve rossore sulle guance.
-È solo uno stupido disegno incompleto- bofonchiò accavallando le gambe e sistemando le coperte su di esse, non accennando a richiudersi la camicia e abbandonando lo sguardo al caminetto acceso.
-Sarà…- sospirò Nami, abbassando una spallina della sua maglia -… ma non lo sono forse tutti?-
La studiò voltare le spalle verso il caminetto, gettando la sua esile ombra su di lui mentre portava davanti al suo sguardo la spalla sinistra.
Lì, sulla pelle chiara e bianca come la neve, si diramava un tribale bluastro che accerchiava la spalla, coprendola sul dorso e sul lato, allunandosi con pochi ricci sull’avambraccio e disegnando una curvilinea girandola intrecciata a un frutto –un mandarino forse- i cui rami venivano però brutalmente tranciati dalla pelle della rossa, non lasciando traccia o indizio del disegno maggiore che comprendeva il marchio di Nami.
-Sono tutti stupidi disegni incompleti- parlò piano passandosi la mano tra i capelli e sorridendo debole alle leggere dita di Zoro che percorrevano attente le linee tracciate a formare il suo marchio –Ma non appena trovano il giusto posto dove incastrarsi, acquisiscono finalmente significato- sollevò lo sguardo ad incrociare quello del ragazzo, sorridendogli debolmente –E allora appaiono meno stupido, vero Zoro?-
Il verde ghignò appena, e accadde tutto in un attimo.
I loro volti che si avvicinavano, le labbra arrivano a sfiorarsi in un bacio desiderato dalla prima litigata, gli occhi si socchiusero appena, le mani di Nami si posarono sul petto di Zoro, le mani del ragazzo si fermarono forti e decise sui fianchi di lei, un orologio impostato con la sveglia a mezzanotte e mezza suonò improvvisamente, Nami urlacchiò per lo spavento preso e calciò, maldestramente, il basso tavolino da thè che reggeva in pompa magna lo spuntino dedicato a Babbo Natale da Rufy e Chopper che, urlanti e del tutto svegli, iniziarono a berciare nel salotto svegliando tutti i presenti.
-È qui! Rufy è qui!-
-Babbo Natale è arrivato, Babbo Natale è arrivato! Chopper corri a prendere la rete: stanotte lo cattureremo!-
Il salto che aveva spiccato il moro per atterrare sulla schiena di Nami, atterrandola contro Zoro facendoli sbattere violentemente sul pavimento, aveva risvegliato anche i pochi che avevano provato ad ignorare gli schiamazzi dei due cugini, costringendoli ad accendere il lampadario e a fissare lo strano quadretto che si metteva in bella mostra dinanzi a loro.
A terra, tra briciole di biscotti e un bicchiere di latte versato sul pavimento, Zoro imprecava a denti stretti stringendosi con un braccio Nami al petto, la quale, spalla ancora nuda e ora a contatto con il torace semi svestito del verde, sbraitava minacce contro Rufy che le sedeva sui reni e Chopper, confuso, che le attanagliava un piede con tutta la forza che possedeva.
-Imbecilli!- ringhiava la rossa dimenandosi e puntando una mano a terra e l’altra sul petto di Zoro –Che diamine avete nella testa? Segatura?!?-
-Non capisco dove abbiamo sbagliato- bofonchiò Rufy, mettendosi a pensare sopra la schiena della cugina, sempre più nervosa –Eppure avevamo pensato a tutto-
-Rufy levati! Insieme a questa strega non siete affatto leggeri1-
-Strega?!? Strega io?!? Ma se stavi per baciarmi fino a cinque secondi fa!!!-
-Sigh!- singhiozzò Chopper, stringendo il polpaccio della rossa e sfregando il nasino sul pantalone di Zoro –Ci tenevo tanto a catturare Babbo Natale.. sigh!-
-Smettila di urlarmi contro  arpia o… Chopper no! Non piangere!-
La scena era alquanto bizzarra, ed era difficile trattenersi dal ridere o dal ringhiare.
Rufy per smorzare la tristezza del cuginetto lo aveva preso in braccio, iniziando a dondolare su Nami e Zoro quasi fossero un cavallo a dondolo, o un drago infuocato date le imprecazioni che gli rivolgevano entrambi.
-Dannato Marimo…- morse la sigaretta Sanj distogliendo gli occhi da Zoro ancora intento a premersi la rossa sul petto, allungando però una mano a stringendosi Viola al fianco cercando lo zippo nei pantaloni -… sapevo che non dovevamo invitarlo-
-Sanji non essere cattivo- lo pizzicò la mora –Non vedi come si divertono?-
-Chopper ha smesso di piangere- sorrise Robin, fissando il suo compagno venir colpito dal gancio di Zoro, la cui mano opposta ancorava ancora Nami su di lui, a incastrare perfettamente la sua chiara spalla al suo petto seminudo.
-Mi domando come siano arrivati a mostrarsi i rispettivi marchi- incrociò le braccia al petto Law, guardando con occhio tenero Margaret avvicinarsi a lui e sorridere gioiosa.
-Io mi chiedo piuttosto che sarebbero arrivati a fare se Rufy e Chopper non si fossero svegliati- rise agganciando una mano a quella del compagno.
-Non farmici pensare!- si scompigliò i capelli Sanji, incapace di alternare felicità per ciò che vedeva a disperazione con una giusta causa, lasciandosi cullare dalle braccia della sua ragazza -La dolce Nami swan, e quell’odiosa alga… perché?-
-Non c’è mai un perchè- si armò di cellulare Sabo, scattando una foto ai quattro e aggiudicandosi uno sguardo inceneritore dalla cugina, intenta a scalciare supina contro il moro –Ma so per certo che questa renderà felice Koala!- sghignazzò fissando la foto appena scattata riempire lo schermo del suo cellulare.
Tutti distolsero lo sguardo per un momento dalle mani di Zoro e Nami unite a strangolare Rufy facendo ridere un divertito Chopper, deviando la loro attenzione a ciò che l’iphone aveva immortalato davanti al caminetto acceso.
Lì, riprodotto su una miriade di pixel e colori, si vedeva distintamente il marchio di Nami completare quello sul petto di Zoro, formando un unico arabesque blu e armonioso che aveva finalmente ritrovato le onde mancanti e ora si mostrava nella sua più totale bellezza.
Madre Natura aveva completato un altro marchio.

 







ANGOLO DELL'AUTORE:
Un eneorme grazie a Fanwriter.it per aver organizzato un così bel Game, ma soprattutto grazie a
Vegethia per aver realizzato la bellissima pallina natalizia ZoNami che accompagna il capitolo: non la ringrazierò mai abbastanza! Grazie mille!
Ringrazio anche voi lettori che siete arrivati fin qui, e chi vorrà commentare (positivamente o negativamete) questo primo capitolo. Grazie.
Zomi
   
 
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