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Autore: HarleyHearts    27/12/2016    0 recensioni
Lyla ha sempre avuto una vita normale, come tante sue coetanee ventitreenni.
Viveva con la madre e la sorellina minore, in una piccola casetta a schiera a Washington, e divideva le sue giornate tra l’Università e i migliori amici Rebekka e Robert. Andava tutto bene nella sua quotidiana monotonia.
Almeno, era così prima di incontrare in ospedale il nuovo medico pediatra Ciel O’Konnor; 27 anni di pure bellezza canadese, e un passato traumatico alle spalle.
Da quel giorno, da quel lieve sfioramento di mani, tutto è cambiato drasticamente.
L’esistenza di un mondo che credeva impossibile, una guerra sanguinosa che durava da decenni, creature straordinarie... persino Alpha; tutte cose che travolgeranno la sua vita, come un fiume in piena.
Prima storia della serie “Diversi, Simili ed Uguali”
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 30
Capitolo 30
Paura e dubbi.


Fu la prima volta, in tutta la sua vita, che Alberich si lasciò divorare completamente dalla furia più cieca ed oscura.
Nell'esatto momento in cui aveva fiutato la paura del suo ragazzo, e aveva udito quel ringhio animale, era scattato trasformandosi senza pensarci nemmeno un secondo.
Aveva corso, e più le urla di Robert si facevano forti e strazianti, più lui accelerava; così come la rabbia, che divampava dentro di lui.
Rabbia rivolta principalmente verso se stesso.
Avrebbe dovuto fiutare la presenza di un altro mostro nelle vicinanze.
Avrebbe dovuto fiutare il pericolo.
Avrebbe dovuto proteggere Robert.
Quella zona rientrava nel territorio di suo fratello, e non riusciva a concepire come avesse fatto un lycan ad entrare senza far scattare nessun allarme.
Quando saltò alla gola del mannaro, per ucciderlo e farlo a pezzi, non dovette lottare molto prima di riuscire a ridurlo ad una carcassa irriconoscibile.
Era molto debole e denutrito rispetto alla maggior parte dei mostri della sua razza, e in quel tragico incidente fu una manna dal cielo.
Se Rob si fosse imbattuto in un lupo mannaro normale, sarebbe sicuramente morto sul colpo e al primo morso.
Il morso.
Quello era la cosa che preoccupava maggiormente il Gamma, in quel momento esatto.
La licantropia era un gene molto particolare, che non possedeva unicamente caratteristiche ereditarie; per innumerevoli versi, era spaventosamente simile ad un virus, che colpiva gli esseri sprovvisti di un loro gene mostruoso nel corredo genetico.
Un virus trasmissibile non solo tramite il "classico" morso da parte di un mannaro, ma anche mediante lo scambio di sangue ed i rapporti sessuali non protetti.
Spaventato per la sorte del proprio ragazzo, il Gamma si ritrasformò rapidamente ed accorse verso il suo corpo svenuto e ferito.
Se lo caricò in braccio, stando ben attento alla gamba ferita che grondava ancora sangue, e lo portò alla macchina di Thomas.
Ancora privo di sensi, lo adagiò per il lungo sui sedili posteriori, e gli fece una medicazione momentanea con quello che trovò nel piccolo kit di pronto soccorso, che il Rho teneva in caso d'emergenza.
Erano principalmente bene e garze sterili.
Quando si mise al volante, il corvino non riuscì a trattenere un'imprecazione alquanto colorita.
Non riusciva a trovare le chiavi della macchina, e spazientito perchè non aveva tempo da perdere decise di farne a meno; avrebbe pagato il meccanico a Tom.
Con forza staccò la plastica in prossimità della toppa della vettura, cercò i cavi di contatto e, stando ben attento, li fece reagire tra loro.
I fili colorati fecero un paio di scintille e un rivolino di fumo tenue, ma riuscì a far partire il fuoristrada solo dopo altri due tentativi.
Quando sentì il motore rombare potente, Alberich ringraziò la Madre Terra e si girò per controllare il ragazzo.
Era ancora privo di sensi, e di tanto in tanto mugugnava per il dolore inconsciamente.
Dovette trattenere un altro ringhio furente, mentre faceva retro marcia e partiva in direzione della strada asfaltata.
Non poteva percorrere la rete stradale umana, avrebbe impiegato il triplo del tempo e non poteva permetterselo.
Nascoste agli occhi dell'uomo, per decenni, erano state costruite strade e super strade, celate grazie alla magia, riservate unicamente ai mostri viaggiatori.
Le strade per mostri non solo erano le più sicure e pulite in tutti i mondi, ma erano anche le più veloci mai costruite.
In viaggi che, con le strade umane, sarebbero potuti durare anche giorni interi, con le strade per mostri sarebbero durati meno della metà del tempo.
Sterzò con forza ed accelerò imboccando l'entrata della strada.
Da dietro, sentì Robert gemere lievemente ed agitarsi nel sonno.
L'odore del sangue stava pian piano diventando intollerabile, tanto da obbligare il tatuatore ad aprire appena il finestrino alla sua sinistra per cambiare l'aria.
Continuava a ripetersi nella testa, come un mantra, che doveva sbrigarsi.
Solo dopo una quindicina di minuti di strada, Alberich realizzò di non aver chiamato ancora suo fratello.
Doveva avvertirlo.
Ringraziò mille volte l'idea di indossare gli abiti ad anti-strappo magici(1), che gli aveva regalato Katia di ritorno dalla sua visita a Monscity(2), e prese a tastarsi la tasca destra alla ricerca del telefonino.
Fortunatamente aveva il numero del dottore tra la lista delle chiamate rapide.
"Rispondi, cazzo. Rispondi!"
- Maledizione rispondi, Ciel! - sbottò, ad alta voce, dando una rapida botta con il palmo della mano sul volante.
Se ci avesse messo un pizzico di forza in più, lo avrebbe distrutto; la lista delle cose di Tom da far riparare si stava allungando sempre più velocemente.
- Ehi, Alb. Che succede? -
- È successo un fottuto disastro! Il distretto di Apel ha subito una violazione e... Cristo! Levatevi da questa cazzo di strada! - si distrasse, inveendo contro alcuni poveri e pigri guidatori.
Dall'altro lato della cornetta, sentì chiaramente il fratello rimanere sorpreso del suo stato emotivo e dal tono di voce usato.
- Calmati. Cosa diavolo è successo? - domandò preoccupato il dottore.
- Un mannaro! - ringhiò - Ha morso Robert! È ancora vivo, ma sta perdendo troppo sangue e non so se... - scosse la testa, cercando di scacciar via quell'orribile eventualità - Sto arrivando a Washington. Dammi meno di un'ora, e sono lì -
Ciel sospirò pesantemente. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, come lui d'altro canto.
- Farò preparare una sala per l'intervento. Ora calmati Alb, lo so che è difficile, ma devi stare calmo. Lo salveremo -
Fu in quel momento che Alberich iniziò a pensare, e a tormentarsi, su un dettaglio ben preciso.
Era sicurissimo che suo fratello avrebbe fatto in modo che Robert si salvasse; su questo non aveva il più che minimo dubbio.
La cosa che lo tormentava, che gli scavava dentro, era un'altra: sarebbero riusciti a prelevare tutto il veleno, prima che questo facesse il suo completo corso, rendendo così Robert un lycan?
Come avrebbe reagito in quel caso?
Se Robert fosse diventato un licantropo, lui come avrebbe reagito?
Come avrebbe reagito nel vedere il proprio ragazzo soffrire e perdere completamente il controllo di sè, ogni notte di luna piena?
Lo avrebbe guardato alla stessa identica maniera, con cui era solito osservarlo?
La risposta lo spaventava terribilmente, non perchè temesse che fosse negativa, ma perchè sapeva essere più che positiva.
Alberich amava Robert, e niente avrebbe mutato i suoi sentimenti per lui; nemmeno la sua nuova, eventuale, natura.


Incurante delle parole del corvino, Lyla si era impuntata e aveva iniziato a seguirlo passo passo.
Non riusciva a stare ferma; specialmente in un momento simile.
Sapere che il suo migliore amico fosse stato attaccato da un licantropo, l'aveva fatta uscire di testa.
Era talmente presa dal seguire passo passo il proprio ragazzo, da essersi perfettamente dimenticata di avvisare Vieri e Rebekka.
La prima cosa che aveva fatto il pediatra, appena finita la telefonata con il fratello, e dopo aver reso partecipe la corvina sulla situazione, era letteralmente corso nel reparto di chirurgia per cercare due sue colleghi.
- Aspettami qui, Lyla. Qui è ammesso solo il personale - le chiese gentilmente il dottore, veloce e un poco dispiaciuto.
La ragazza annuì quasi meccanicamente con la testa, ancora pallida in volto.
Era consapevole di non poter seguire ovunque Ciel per l'ospedale.
Lei non era un medico, e non poteva di certo girare tranquillamente per tutti i reparti come se niente fosse.
Per questo, seppur a malincuore, si sedette sulle sedioline in plastica poste lì per i visitatori.
Se le circostanze fossero state diverse, Ciel sarebbe rimasto con la corvina per tranquillizzarla e spiegarle accuratamente ciò che sarebbe successo da lì a poco; purtroppo la situazione non era così.
L'ospedale in cui lavorava era diviso praticamente in due aree. Una, che era quella di facciata, era dedicata ai pazienti umani; l'altra invece, ben nascosta agli occhi di molti, era riservata interamente ai mostri e alle persone coinvolte con loro.
Il punto di congiunzione tra le due aree era proprio nel reparto di chirurgia.
- Lopez, hai per caso visto il dottor Sanderson e la dottoressa Green? - chiese rapidamente il pediatra, ad uno degli infermieri di turno in quel momento.
Il giovane infermiere annuì con la testa  - Sono entrambi in fondo al corridoio, dottore. È successo qualcosa? - chiese, notando la sua ormai ben evidente preoccupazione.
Ciel scosse la testa - Ho bisogno di parlare con loro di una cosa molto importante. Grazie - rispose, sempre più frettoloso, percorrendo il lungo corridoio illuminato dalle luci al neon bianche.
Non tutto il personale dell'ospedale era formato da mostri o umani consapevoli, e per tali ragioni dottori come O'Konnor non potevano parlare liberamente con tutti.
Le situazioni negli ospedali misti erano sempre parecchio complicate. Per tutti.
Il dottor Sanderson e la dottoressa Green erano tra i migliori chirurghi, di entrambi i mondi, in tutta Washington D.C., e non ci potevano essere dottori migliori di loro in circolazione.
Paul Sanderson lo conosceva dai tempi dell'Università, avendo entrambi studiato nello stesso istituto a Monscity, ed era sposato con Julian Green da quasi due anni.
Cosa volesse che fossero entrambi elfi, ed era molto raro che due mostri come loro abbracciassero la medicina moderna con la stessa medesima passione.
La prima ad accorgersi del suo arrivo fu proprio Julian che, osservato già da lontano il suo viso pallido e la sua agitazione, capì immediatamente la gravità della situazione.
- Che è successo? - chiese praticamente, avvicinandosi insieme al marito, al lupo.
- Un ragazzo umano è stato morso da un licantropo. È ancora vivo, ma mi è stato riferito che sta perdendo molto sangue. Bisogna  preparare una sala operatoria per rimuovere il veleno in circolo; prima che inizi a mutare le cellule umane in maniera irreversibile -
- Ci penso io - si fece avanti Paul - Jul tra poco meno di un'ora deve operare un demone bambino; io sono libero -
Il pediatra annuì - Bene - esclamò - Allora andiamo. Mio fratello sarà qui a momenti con il ragazzo ferito -


Quando Alberich arrivò nel parcheggio posteriore dell'ospedale, sterzò di scatto con il volante e frenò bruscamente la vettura, curandosi ben poco dell'accuratezza del parcheggio appena effettuato.
Uscì, sbattendo la portiera sempre con poca cura, e si affrettò a prendere tra le braccia Robert per trasportarlo all'interno.
Nell'ultimo tratto di viaggio era capitato un paio di volte che il castano riprendesse coscienza per pochi secondi, ma ogni volta sveniva poco dopo.
La fascia che il tatuatore gli aveva messo, prima di partire, era ormai intrisa di sangue e aveva assunto una tonalità molto cupa di rosso.
Aveva bisogno al più presto di una trasfusione, o non ce l'avrebbe fatta.
Il suo incarnato stava perdendo sempre più velocemente colore, e stava mutando in uno tendente al grigio cadaverico.
Non appena varcò l'ingresso della struttura, fu subito avvicinato da una serie di medici ed infermieri, di cui gli unici visi conosciuti erano quelli di suo fratello maggiore e del dottor Sanderson.
Gli fecero adagiare il corpo del castano su una barella, e due infermieri gli chiesero cordialmente di allontanarsi e di lasciar lavorare loro.
Alberich li osservò scandalizzato - Non se ne parla proprio! Io sto con lui - ringhiò.
Uno degli infermieri, quello dalla corporatura più esile, tentò di farlo ragionare - Signore, questo non può farlo. Le devo chiedere di andare ad aspettare nella sala d'attesa -
- Prova a mandarmi via - lo sfidò apertamente il Gamma, osservandolo con rabbia, e spaventando a morte allo stesso tempo il povero infermiere.
Dovette intervenire Ciel, per farlo ragionare davvero - Alberich non essere sciocco! Lo so che è difficile per te, ma lo sai anche tu che non puoi andare con loro. Vai ad aspettare nella sala d'attesa di sopra - il maggiore gli strinse una mano sulla spalla spessa e robusta - È in ottime mani. Vai -
Nonostante la sua parta razionale sapesse che suo fratello, e i medici con lui, avessero ragione, la sua parte irrazionale rifiutava categoricamente quel pensiero.
Alla fine, sotto ordine del suo Alpha e fratello maggiore, il tatuatore rimase fermo ed immobile sul posto, fino a quando non li vide scomparire dalla loro vista.
Il pediatra gli diede una pacca molto leggere sulla schiena, e lo accompagnò nella sala d'aspetto, dove ad attenderli pazientemente c'era Lyla.





NOTE:
(1): Abiti che, grazie alla magia, durante eventuali trasformazioni o mutazioni non si distruggono, ma "spariscono" momentaneamente per poi ricomparire integri, come se nulla fosse.
(2): Capitale e città di tutti i mostri.

ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Buon salve dolcini cari :D
Alla fine sono riuscita a sistemare il problema con il pc e, anche se ho perso un bel po' di roba ç-ç, posso tornare a scrivere.
Mi dispiace dirvi che i capitoli "pesantini" non sono finiti :( ma andranno pian piano a migliorarsi.
Io ve lo dico: preparatevi psicologicamente.
Metto già da adesso le mani avanti XD
Spero che il capitolino vi sia piaciuto, e fatemi sapere via commentino cosa ne pensate o come penserate si evolverà la vicenda ;)
tanti bacini zuccherosi volanti a tutti voi
- Harley

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