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Autore: M y r t u s    27/12/2016    7 recensioni
"Esistevano otto fratelli, possenti e poderosi signori dei venti che, quando i continenti salirono a galla dopo l'eterna gestazione dell'oceano, ingaggiarono un terribile scontro per il dominio di terra e cielo." Ivan rimase ammaliato da quello che si profilava essere un mito avvincente, pendeva totalmente dalle labbra dell'improvvisato rapsodo.
[HumanAU]; Rusliet.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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(© elyxyz)


 


 


 


 

A Winter's tale


 


 


 


 


 


 


 

C'era un anziano canuto che vendeva pinoli a ridosso dello scheletro d'assi del Cinema Zvezda. Sedeva sul selciato col berretto logoro calcato fino alla radice del naso, affiancato da due sacchi di pinoli alti come fusti di colonne. E restava lì, sorretto dal suo bastone gibboso e bitorzoluto, ad attendere qualche pargolo dall'espressione pregna di curiosità infantile accostarsi o operai dallo stomaco vuoto giungere alla conclusione dei turni di lavoro, adescati dall'incalzare della fame e dai prezzi stracciati.
Era la prima volta che Ivan Braginski ne scorgeva la presenza, accovacciato in un angolo lercio di strada, dopo avere udito varie chiacchiere sul suo conto: si vociferava avesse un occhio di vetro incastonato nella cavità orbitaria destra, che se chiedesse a qualcuno di avvicinarsi, non sarebbe da interpretare come un buon segno della sorte. 
Non rammentava come avesse raggiunto quel rione sconosciuto, la strada da casa a scuola era poco intricata: venti passi avanti, sette a sinistra e poi rigare dritto fino alla bottega del fornaio. Sua sorella maggiore lo avrebbe accolto all'uscio con parole carezzevoli e buffetti, come di consueto; doveva essere molto irrequieta in quel momento, non sapendolo di ritorno. Gettò lo sguardo alle sue spalle, le strade erano lastricate di ghiaccio spesso e coriaceo, i marciapiedi orlati da cumuli di neve farinosa; gli unici passanti erano una madre avviluppata in numerose spire di cenci seguita da due bambini che le piroettavano attorno. 
Una nuvola di condensa gli sfuggì dalle labbra e s'infranse una volta a contatto con l'aria algida di Mosca. Valeva la pena tentare di chiedere indicazioni alla donna.
"Scusi, signora!" Ivan zampettò per raggiungerla, mentre lo zaino gli sbatacchiava sulla schiena. Il vento gli sbuffava sul viso rubicondo, gli ardeva le guance e gli occhi. Tese il braccio, come per agguantare da lontano la silhouette dell'estranea e trattenerla sul posto, ma quella sparì repentinamente dietro un angolo, incalzata dai due festosi paperotti.
La strada era di nuovo deserta, si stagliavano su di essa i profili decadenti dei palazzi, i cui cocuzzoli sfioravano i ventri delle nubi. Qualcosa di gelido si depositò sullo zigomo del giovinetto, un soffice cristallo che mimava la presenza di una lacrima:"Attento, piccolo" sembrava volerlo mettere in guardia, "Non vedi l'orizzonte livido di bufera?".
Se solo fosse stato più grande e forte, l'inverno non gli avrebbe incusso così tanto timore nelle ossa, o indotto quel sottile flusso di brividi che gli rizzava i capelli della nuca. Decise di tornare sui propri passi, di frugare nei cassetti della propria memoria e ricavarne il percorso compiuto. Prese a camminare con andamento incerto, vacillando ogni volta che la suola slittava sulla superficie ghiacciata, poi alzò il volto e lo vide: era l'anziano venditore di prima, che lo invitava ad avvicinarsi col cenno di una mano fasciata da guanti traforati.
-"Ti sei perso, figliolo? Vieni, siediti accanto a me." Ivan scosse il capo, nonostante la curiosità lo avesse spinto ad obbedire inconsciamente all'uomo e a prendere posto assiso ai suoi piedi. 
-"E così il vecchio inverno ha deciso di stendere il suo manto innevato anche oggi" favellò, la voce arrochita sembrava provenire dal fondo madido di una caverna. Raccolse un pugno di pinoli e li fece scivolare sul palmo del bambino, che si affrettò ad asserire di non aver rubli con cui pagare. Il macilento nonnino parve non dare peso a quanto appena detto.
-"Vuoi che ti narri una storia? Bada bene a prestare attenzione, ciò che sto per raccontarti ha origine in tempi antichissimi." Calò le palpebre sulle iridi lattee, prima di prendere parola:"Esistevano otto fratelli, possenti e poderosi signori dei venti che, quando i continenti salirono a galla dopo l'eterna gestazione dell'oceano, ingaggiarono un terribile scontro per il dominio di terra e cielo." Ivan rimase ammaliato da quello che si profilava essere un mito avvincente, pendeva totalmente dalle labbra dell'improvvisato rapsodo. "Seguirono anni di glaciazioni funeste e surriscaldamenti, fino a che i quattro venti più potenti, quello del Nord, del Sud, dell'Est e dell'Ovest, riuscirono a spartirsi i due regni e a imporre il loro giogo ai fratelli restanti, arginati ai confini del mondo. Tutt'oggi puoi percepire gli otto fratelli comunicare fra loro tramite le folate e riconoscerli dal clima che impongono. Il pernicioso vento del Nord, avverso a tutti, abita qui, nei picchi innevati degli Urali, spira a pieni polmoni il suo fiato gelido e ci porta la neve. I venti non ci mandano solo caldo e freddo, ma spesso anche qualche dono inaspettato. Quello del Sud," disse chinandosi in avanti e indicando con l'indice ossuto davanti a sé:"te ne ha appena fatto arrivare uno".
Dal retro del palazzo antistante fece capolino la sagoma di un ragazzino che incespicava nella loro direzione, ingigantirsi mentre progrediva verso i due.
-"Sei tu Ivan? Il fratello di Katyusha e Natalia?" ansimò il nuovo arrivato, agitando la chioma castana. "Sono molto preoccupate, le tue sorelle. Mi hanno chiesto aiuto per cercarti. Stai bene?" Domandò con un cipiglio di adorabile affanno. Aveva le labbra piene, i begli occhi di giada che suggerivano un certo zelo, un aspetto generalmente insignificante e le mani di una persona gentile, protese verso l'altro.
-"Mi chiamo Toris, sono il figlio della vicina. Tranquillo, puoi fidarti".
Per qualche motivo sconosciuto, il vecchietto annuì a tale affermazione, mugugnando come a sostenere la veridicità delle parole appena pronunciate.
Ivan barcollò tirandosi su e rivolse al coetaneo un sorriso serafico. Non si accorse del grosso cane scondinzolante che zampettava attorno al padroncino:"Credi che abbia paura?"
La risposta giunse inattesa per Toris che sobbalzò, facendo palpitare le ciglia per lo sbalordimento:"C-certo che no, ecco volevo solo..."
-"Va bene così, grazie Toris. Possiamo tornare a casa".
Il ragazzetto rilassò di nuovo il volto e frugò nelle tasche del giaccone malmesso. Ne tirò fuori qualche moneta luccicante, che porse all'anziano venditore. Quest'ultimo gli sottrasse gli spiccioli di mano con un guizzo rapido e si mise a contarli con avidità.
-"La ringrazio per...per aver tenuto compagnia ad Ivan".
-"Di nulla, caro. Di nulla".
La sproporzionata palla di pelo prese a latrare contro un turbinio di foglie secche che gli danzavano dinnanzi. 
I fanciulli si sfidarono a gara, lungo la via del ritorno, battendosi su chi fosse il più veloce fra risa ilari e spintoni.

*
Quindici anni più tardi, Ivan dimorava a Toronto, dove le nevi stagionali erano meno ispide di quelle russe. Mai avrebbe potuto pensare che proprio il burbero vento del Nord gli avrebbe restituito Toris, sospingendolo da Minneapolis, cittadina del Minnesota, fino all'accogliente Canada, sua attuale residenza, per un caso quasi fortuito.

In cuor suo, non aveva mai smesso di sperare di rivederlo neanche per un istante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note da notare:

 

Salve a tutti! Dopo Natale me ne esco con una storiella Rusliet (non me ne vogliate, son gusti) che stavo preparando da un po' di tempo, molto prima di aver elaborato Il Racconto dei Racconti e averne steso il primo capitolo (cui riprenderò questi giorni).

Cercherò di non essere prolissa: le interazioni tra Ivan e Toris mi han sempre colpita, sia in negativo che in positivo attenzione, sopratutto i loro incontri sporadici quando erano piccini e ci ho voluto costruire su una storiella. Tale fanfiction non si inserisce in un ben preciso periodo storico, ma si capisce benissimo che siamo in epoca contemporanea.
Amo l'idea di Ivan bambino come una sorta di spirito eletto, puro e incorrotto dai mali del mondo che, però, riescono a raggiungerlo una volta arrivata l'età della ragione. Per questo ho voluto dare alla storia una sfumatura “fiabesca”.
Per quanto riguarda le coppie, sono sempre stata anticonvenzionale, quindi...beccatevi una Rusliet
Ringrazio chi si soffermerà su questa one shot e chi, magari, recensirà anche.
Spero che abbiate passato un gioioso e abbuffoso Natale! Alla prossima!

 

  
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