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Autore: Male_na    27/12/2016    0 recensioni
Dicono che i viaggi migliori siano quelli che facciamo all'interno delle persone e, perchè no, all'interno di noi stessi. Per questo mi ritrovo a mettere nero su bianco non solo i miei viaggi che essi siano di ipotesi, emozioni passeggere o durature, idee o sogni, realtà o fantasie, immagini e suggestioni; ma allo stesso tempo tutti quelli che ho fatto e continua a fare nelle persone più disparate, nei loro occhi e nei loro gesti e nelle situazioni più diverse. Non resta che augurarsi che non ci sia nessuno sprovvisto di un biglietto ricco di fantasia per percorrere questo percorso.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrossisce.
Sapeva fin dal primo istante che l’effetto sarebbe stato questo ma finge di conservare il suo candore di ghiaccio mentre si alza per sedersi; adesso, seduta, le sembra strana quella sensazione di velato disagio senza nessun contatto se non quello deglio occhi.
Parla.
Con gli occhi bassi cerca di far uscire le parole mentre il suo sguardo segue il disegno che compare sul foglio bianco alla sua destra e le sue dita esili modellano nervosamente una poltiglia grigia. Descrive terre lontane mai viste ma sempre immaginate e sognate, corre sui tetti ondulati in cerca di date che ormai ha nascosto nel cassetto delle cose da dimenticare, si perde nelle forme flessuose di foreste di pietra che popolano da mesi i suoi sogni e colonie dai caldi colori, arriva infine in quella “preghiera di pietra” che l’affascina e la intimorisce con i suoi misteri e le sue forme che imitano la natura che continuano a crescere ininterrotte negli anni e quei disegni che passano ancora di mano in mano, si arrampica sulle guglie merlate che costellano i suoi pensieri reconditi e sono di sabbia e stelle, pietre e parole.
Infine arriva a quel tripudio di colori e luci ed è allora che ancora persa e con mille sfumature negli occhi alza lo sguardo.
Annega.
Il tempo di alzare lo sguardo basta per farla sprofondare negli occhi che si ritrova davanti. Sapeva che sarebbe successo ma fa finta di nulla mentre avvampa in un rossore timido continuando con il suo fiume di parole che scorrono inciampando sui sassolini limpidi che le si ripropongono in mente, li sente vicini e attenti.
Sorride.
Del suo essere impacciata e fragile , con la sua pronuncia strana, quasi la erre si vergognasse a uscire da quella bocca e poi i dubbi e le incertezze che spariscono anche loro in quell'orizzonte celeste. Ormai è un pensiero ingombrante, un marchio.
Respira.
É arrivata alla fine di quella corsa, ma sente di essersi persa tra il calore della sua pelle e l’azzurro fresco di quello sguardo; esce felice ma ancora con addosso una sensazione effimera, come se in quel tempo ristretto avesse condensato emozioni che ora non esistono se non su un foglio malamente disegnato.

Sorride.
Ha ancora negli occhi il rossore che aveva macchiato il viso candido che aveva davanti, lo sguardo timido perso nelle parole ansiose, le labbra inquiete che correvano lungo descrizioni frastagliate.
L’aveva osservata bene fingendo intanto di disegnare sul foglio bianco che aveva davanti e su cui leggeva il suo nome.
Pensa.
Capitava di perdersi insieme in architetture fatte di pensieri e parole e poi, dopo quell’ora di domande e piccole ipotesi, di pensieri che timidamente si affacciavano e sorrisi che affioravano, far finta di nulla e abbandonarsi al tempo e agli incontri casuali, all’idea di situazioni immaginate mille volte, utopiche e senza alcun senso se non quello della follia.
Era l’unico sentimento che non riusciva a comprendere nonostante si fosse spesso ripresentato, così inopportuno in quelle occasioni, ma che adesso non riusciva a descrivere se non nel rossore passeggero di lei.

 

 

   
 
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