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Autore: fefi97    28/12/2016    11 recensioni
[Sterek; Gilmore Girls; song fic "she's so high" ispirata a un video su youtube]
Beacon Hills non è ricca come Portland. E' piccola e carina, chiassosa e calorosa.
A Stiles piace.
Cerca un posto dove mangiare qualcosa e far riposare Lois, anche se sa di non avere praticamente soldi.
Gira da quasi un'ora quando intravede una piccola tavola calda.
Sembra confortevole da fuori, spartana e abbordabile.
C'è un'insegna malconcia. C'è scritto “Derek's”.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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HE'S SO HIGH

 

 

 

'Cause he's so high
High above me, he's so lovely
He's so high, high above me

First class and fancy free
He's high society
He's got the best of everything

What could a guy like me ever really offer?
He's perfect as he can be, why should I even bother?

 

 

 

Stiles conosce Derek a diciassette anni.

Stiles è un ragazzo padre con in braccio una bambina di un anno che non sta mai ferma ed è appena arrivato a Beacon Hills direttamente da Portland. Lui e Lois si sono fatti quasi sei ore di pullman. Lois dormiva addosso a lui, Stiles addosso al finestrino.

Scende dal pullman con un'elegante borsa marrone che pende da un braccio e Lois issata sull'altro.

Praticamente i suoi unici due averi. Tutto ciò che gli rimane.

Vaga sperduto per la città, guardandosi intorno con curiosità.

Beacon Hills non è ricca come Portland. E' piccola e carina, chiassosa e calorosa.

A Stiles piace.

Cerca un posto dove mangiare qualcosa e far riposare Lois, anche se sa di non avere praticamente soldi.

Gira da quasi un'ora quando intravede una piccola tavola calda.

Sembra confortevole da fuori, spartana e abbordabile.

C'è un'insegna malconcia. C'è scritto “Derek's”.

Stiles decide di entrare, trascinandosi all'interno del locale stanco morto.

Ci sono una decina di persone intorno ai tavoli.

Tutti si voltano a guardare lui e Lois. La bambina si lamenta piano, mezza addormentata e stanca quanto lui, e Stiles se la stringe contro, protettivo.

Barcolla fino al bancone e si lascia cadere con un sospiro sul primo sgabello disponibile.

Cerca di ignorare lo sguardo dei curiosi, il brusio che sente strisciare fino a lui.

Hai visto? Deve essere nuovo di qui, non l'ho mai visto in giro.”

Sembra così giovane! Chi sarà quella bambina che ha in braccio?”

Poverino, sembra morto di fame.”

I suoi vestiti però costeranno quanto il mio intero guardaroba”

Stiles comunque sorride stancamente al proprietario della tavola calda, anche se l'uomo gli dà le spalle mentre prepara il caffè e sta urlando imprecazioni probabilmente verso la cucina.

-Scott, credi di potercela fare a preparami due toast entro notte?! -

-Oh, si, in fondo devo solo preparare due toast, tre piatti del giorno, tre uova e un'insalata speciale! - è l'ironica risposta dell'invisibile Scott e Stiles ridacchia, senza rendersene conto.

Come se l'avesse sentito, l'uomo si volta verso di lui, una caraffa di caffè in mano. Inarca le sopracciglia scure e Stiles punta i suoi grandi occhi ambra nei suoi, sempre sorridendo, stanco ma sincero.

Incrocia un paio di occhi verdi, di un verde strano e stupendo, una barba vecchia di giorni e degli arruffati capelli neri.

Incrocia l'uomo più bello che abbia mai visto.

-Ciao. - dice e non lo sa l'effetto che fanno, quel ciao abbozzato e quel sorriso che di abbozzato non ha proprio niente.

 

 

 

Derek conosce Stiles a ventisette anni.

E' una pessima giornata alla tavola calda, Scott cucina più lento di una lumaca e i clienti sono troppo. Troppo numerosi, troppo rumorosi. Troppo chiassosi. Troppo ingordi. Troppo.

-Ciao. - dice un ragazzino tutto ossa che è appena entrato, con il viso pieno di nei e gli occhi troppo grandi, troppo sinceri.

Ha una bambina che gli si agita in braccio e c'è qualcosa di sbagliato in lui. Come se fosse cresciuto troppo in fretta. O fosse troppo piccolo per essere così grande.

Una cosa è certa: non è di lì.

Derek li conosce tutti gli abitanti di quella microscopica città e quel ragazzino non l'ha mia visto in giro.

Derek grugnisce, distogliendo in fretta gli occhi da quelli del ragazzino e versando il caffè in una tazza.

-Che vuoi? -

-Che hai? - ribatte il ragazzino, allegro, e Dio, Derek già lo odia.

Gli spinge bruscamente un menù sotto il naso con la mano libera, sempre senza guardarlo. La bambina poi, non l'ha nemmeno sfiorata con lo sguardo. Sa che è una bambina perché sarebbe impossibile non notarlo dato che è vestita con un abito rosa così pacchiano che lo si noterebbe a chilometri di distanza.

-Esistono i menù apposta. -

Il ragazzino ridacchia, aggiustandosi con qualche difficoltà quella bambina di appena un anno in braccio.

-Giusto – dice, però Derek vede con la coda dell'occhio che non ha aperto il menù. Sta invece guardando con serietà la bimba che ha in braccio.

-Cosa prendiamo Lois? E per favore, pensa anche a me e non scegliere pappette, omogenizzati, o qualsiasi cosa che abbia la forma di un dinosauro. -

La bambina mugola e si agita sulle gambe del ragazzo, biascicando un “ambelle”.

Il ragazzo annuisce con approvazione.

Derek non può fare a meno di tenerli d'occhio mentre prende un'ordinazione poco più in là.

-Vada per le ciambelle.-

-Hai fatto ordinare la mocciosa? - chiede Derek, giusto per esserne sicuro, rivolgendogli uno sguardo piuttosto esasperato.

Il ragazzino lo guarda quasi sconvolto e anche la mocciosa, come è che l'ha chiamata? Un nome stupido... Lois?, emette un verso oltraggiato.

Derek ora la guarda meglio. Ha gli stessi occhi del ragazzino, lo stesso naso a punta, persino le stesse labbra. Solo la pelle e il colore dei capelli sono più scuri rispetto a quelli del ragazzo.

E' carina.

Lo sono tutti e due, crede.

-Lois ha un ottimo gusto in fatto di cibo. E' venuta su a suon di pizza da quando era nella pancia di sua madre, modestamente.-

Derek rotea gli occhi, ma prende comunque una ciambella dalla vetrina dei dolci e la mette di malagrazia di fronte al ragazzo, che gli rivolge un gran sorriso.

Derek lo guarda male.

Perché deve sorridere? Che accidenti di motivo ha per sorridere?

-Grazie mille! -

Derek sospira, poi osserva il ragazzino spezzare con le lunghe dita magre la ciambella in piccoli pezzetti, portandoli poi alle labbra di Lois, che mangia con allegria, facendo casino e sbriciolando sul suo vestitino.

La ciambella è quasi finita e il ragazzino non l'ha toccata per niente.

-Te ne porto un'altra, se vuoi.- dice, non sa nemmeno lui il perché, indicando il piattino vuoto davanti ai due.

Sospira, esasperato.

E ora perché il ragazzino è diventato tutto rosso?

-Io... io non ho... - comincia a balbettare il ragazzino, ma Derek non lo ascolta nemmeno più. Si limita a chinarsi di nuovo sulla vetrinetta, poi fa scivolare il nuovo piattino sul bancone fino al ragazzo.

Lui sorride e,Dio, Derek non lo sopporta più quel sorriso.

Lo fa sentire strano, agitato e... e non lo sopporta e basta.

-Grazie.- mormora, cominciando a mangiare con calma la sua ciambella, mentre Lois gli si accoccola contro, gonfia di sonno.

-Vuoi del caffé?- domanda e gli occhi del ragazzino si illuminano di gioia.

Che razza di colore è? Non è un normale nocciola, sono tipo dorati, sembrano gli occhi dei gufi la notte.

Sembra che ogni aspetto di quel ragazzino irriti Derek, per qualche motivo.

-Se voglio il caffè? Dio, io vivrei di caffè. Cioè, ma tipo, che non riesco a farne a meno, amo il caffè. A casa non me lo facevano mai bere, dicevano che mi rendeva logorroico. -

-Chissà perché. - borbotta Derek, ma versa comunque il caffè in una tazza e glielo porge.

Prima che possa mordersi la lingua, sta di nuovo parlando con il ragazzino irritante.

-Vuoi del latte per la mocciosa? -

Il ragazzino lo guarda con i suoi enormi occhi, sembra sorpreso, poi, tanto per cambiare, sorride.

-Odia il latte – risponde allegramente – La nutro a suon di coca cola e cibo d'asporto. -

-E non ti hanno ancora fatto causa? - borbotta Derek, cominciando a passare distrattamente un panno sul bancone.

Fortunatamente la sua barba nasconde un microscopico sorriso.

Dio quel ragazzino vestito come un piccolo lord e con l'espressione da chi invece è appena scappato da una valanga di guai l'ha fatto sorridere.

Già lo detesta.

-E' uno dei motivi per cui me ne sono andato di casa! Mia madre è una di quelle che crede nel cibo sano. Non che cucini, ovviamente. Però la cameriera cucina la roba sana che le ordina mia madre. Mio padre ogni tanto però importava ciambelle di nascosto e io le facevo mangiare alla madre di Lois. Credo sia per questo che le adora. -

Il ragazzino parla a macchinetta e Derek ha già mal di testa. Guarda l'affarino che ha in braccio.

Si assomigliano troppo per non essere parenti e secondo le parole del moccioso non sono fratelli.

Anche se è assurdo anche solo pensarlo, sono padre e figlia.

Un bambino che cresce un altro bambino, fantastico.

Derek avrebbe molte cose da dire in merito, molte critiche da fare, per cui non sa per quale assurdo motivo si ritrova a fare una domanda assurda e senza senso.

-Che male ti ha fatto questa bambina per fartela chiamare Lois, eh? Perché non Lisa? O un nome normale, comunque. -

Il ragazzino lo fissa, risentito. La bambina, come se avesse percepito l'offesa, borbotta nel sonno, rigirandosi tra le braccia del padre.

Derek solleva gli occhi al cielo.

A quanto pare nessuno dei due riesce a stare zitto troppo a lungo. Meraviglioso.

-Lois è un nome meraviglioso! Lois! Come Lois Lane! - insiste il ragazzino, davanti allo sguardo impassibile di Derek – Lisa invece che razza di nome è? Nessun personaggio figo dei fumetti si chiama Lisa. -

-E' pieno di gente normale che si chiama Lisa. - ribatte Derek stringendosi nelle spalle larghe.

Il ragazzino lo fissa meditabondo, poi appoggia la guancia al palmo della mano, guardando Derek con un lieve sorriso.

-Sei noioso – decreta poi, quasi soddisfatto – L' ho capito subito che eri un vecchio brontolone scorbutico. -

-Vecchio? - ripete Derek, inarcando un sopracciglio.

Il ragazzino ride.

Derek odia pure la sua risata troppo squillante e troppo insinuante, ovviamente.

-Vecchio dentro. - precisa, ridendo più forte all'occhiataccia di Derek.

Che problemi ha? Nessuno ride quando lui lancia occhiatacce.

Poi il ragazzino guarda il suo costoso orologio da polso. Sospira profondamente, poi guarda Derek con un pizzico di imbarazzo.

-Senti... per il conto... io... -

-Per i nuovi clienti il servizio è gratis. - inventa Derek, che l'ha capito subito che nonostante l'aspetto facoltoso il ragazzo è senza un soldo.

Non ci vuole una gran fantasia ad intuire che è scappato di casa con la figlia.

Il ragazzino spalanca gli occhi,sorpreso, poi prima che Derek possa reagire e rompergli un braccio, si è sporto verso di lui e gli ha afferrato una mano, tenendola con forza tra le sue, mentre Lois mugola piano per quel movimento improvviso.

-Salderò il debito leggendoti il futuro. - proclama, allegro.

Derek trattiene a stento un ringhio.

-Non credo a queste scemenze. - sibila, cercando di ritrarre la mano,imbarazzato.

-Oh mamma, la linea della vita è spaventosamente corta! - esclama il ragazzino, ignorandolo. Lo guarda seriamente negli occhi, annuendo quasi solennemente – Credo che morirai nel giro di qualche settimana. -

Derek rotea gli occhi.

-Meraviglioso. Ora, se potessi... -

-In compenso la linea dell'amore è bella lunga. Incontrerai l'amore della tua vita e starete insieme finché vivrai. - continua il ragazzino, di nuovo allegro.

-Cioè per due settimane.-

Il ragazzo gli sorride.

L'ha già detto che odia il suo sorriso?

-Saranno due settimane molto intense. -

Derek non può fare a meno di sbuffare una risata.

-Che altro vedi? - domanda, perché è masochista.

Sempre stato e sempre sarà.

Il ragazzino riabbassa lo sguardo sulla sua mano, la osserva con aria concentrata. Sfiora le linee del suo palmo con le sue dita lunghe e Derek prega che non si sia accorto che sta tremando. Perché trema poi?

Dannato ragazzino dal sorriso conturbante. E dannata figlia dal nome strano che gli assomiglia troppo.

Il ragazzo lo guarda, sorride, inclina il capo.

-Te lo dico la prossima volta che vengo qui. -

Derek sbuffa, ritraendo in fretta la mano.

-Vuol dire che ti avrò ancora tra i piedi? -

Il ragazzo si stringe nelle spalle, alzandosi in piedi.

-Mi piace qui. Devo solo trovare un posto carino dove io e Lois possiamo stare. -

Derek lo guarda, si morde il labbro.

-Hai bisogno di soldi? - chiede infine, atono.

Il ragazzo lo guarda stupito, come se non fosse stato lui quello che ha appena pagato due ciambelle e un caffè leggendogli la mano.

Alla fine sorride, un sorriso caldo che lo illumina tutto.

-Ce la caveremo. - dice solo.

Derek lo vede sfiorare distrattamente con le dita l'orologio che ha al polso. Non glielo vedrà più, negli anni a seguire.

-Sono Stiles, comunque! - gli grida quando ormai è già quasi fuori dalla porta.

Per un attimo Derek è tentato di fare finta di niente.

E poi che razza di nome è Stiles?

-Derek. - dice poi e Stiles gli rivolge ancora una volta uno dei suoi dannati sorrisi, prima di uscire con Lois e la sua valigia da ricco.

Immediatamente ripartono i bisbigli della curiosa clientela.

Hai visto? Chiacchierava con Derek.”

Nessuno chiacchiera con Derek.”

Derek sa chiacchierare?!”

E comunque uno così è troppo in alto per uno come Derek.”

Derek piegò le labbra in una smorfia amara.

Troppo in alto.

Si, lo pensava anche lui.

Stiles non gli dice il giorno dopo cosa aveva letto nella sua mano.

E nemmeno il giorno dopo ancora.

 

 

 

 

 

 

Stiles passa a Beacon Hills i successivi quindici anni.

E' cambiato dalla prima volta che Derek lo ha visto, diciassettenne, spaventato e fuggiasco, con una bambina aggrappata al collo.

Non indossa più abiti costosi.

Il suo orologio da lusso è sparito sin dal giorno dopo il loro primo incontro.

E Lois ovviamente non gli sta più attaccata al collo.

Stiles ha trovato impiego nella locanda di Melissa McCall, la madre di Scott, il cuoco di Derek.

E Derek se lo ritrova nella sua tavola calda ogni mattina.

Con Lois, ovviamente.

-Derek! - esclama Stiles, non appena lo vede arrivare con una caraffa di caffè. Guarda con disapprovazione Lois sventolare con aria angelica la tazza vuota nella sua direzione.

-Non le fa bene bere tutto questo caffè. Sono quindici anni che te lo dico. - borbotta, lanciando un'occhiataccia a Stiles, che lo ignora.

-Derek, Lois dice che i miei piani fanno schifo. -

-Ha ragione lei. - brontola, riempiendo anche la tazza di Stiles, anche se sa che questo lo renderà solo più iperattivo del solito.

Lois ghigna, Stiles si imbroncia.

-Non sai nemmeno di che si tratta! -

-Non ne ho bisogno per sapere che fa schifo. - fa Derek, roteando gli occhi.

-Papà vorrebbe pagare un attore che gli assomiglia per farlo andare al suo posto alla cena con i nonni questo venerdì. - dice Lois, ridendo.

Derek la guarda, i suoi occhi si addolciscono.

Crescendo la somiglianza con Stiles non si è attenuata.

Si è amplificata, sia caratterialmente che fisicamente.

Derek doveva ancora capire se fosse un bene o no.

-Idea pessima. - brontola infine, distogliendo lo sguardo.

Stiles si imbroncia.

-Okay, e invece un ologramma come lo vedete? -

Lois alza gli occhi al cielo.

Questo l'ha imparato da Derek.

-Papà. Sono solo due ore. Io ti starò accanto tutto il tempo. Il tuo fidanzato anche. -

Derek per un attimo smette di sparecchiare il tavolo accanto al loro e si irrigidisce.

Sente lo sguardo di Stiles indugiare su di lui, ma fa finta di niente.

-Dubito che lui venga alla cena dei tuoi nonni, piccola Lisa. -

Era una cosa che lui e Derek ogni tanto facevano, quella di chiamare Lois “Lisa”.

Lois sorride, un sorrisetto che era tutto Stiles.

-Vedremo. -

Stiles la guarda, esasperato e imbarazzato.

-Non devi andare a scuola? -

Lois alza gli occhi, i suoi strani occhi da gufo, al cielo, mentre si alza e afferra il suo zaino.

Si abbassa a dare un bacio sulla guancia a Stiles, sorride a Derek, luminosa.

-Ci vediamo papà! - e non si capisce davvero a chi dei due si riferisca.

Quando rimangono soli, per un po' c'è silenzio tra Stiles e Derek.

-Non ci vengo alla stupida cena con i tuoi. - borbotta infine Derek, senza guardarlo.

Stiles sorride.

Derek odia il suo sorriso da quindici anni.

-Perché non lo facciamo decidere dal destino? - dice, alzandosi in piedi e afferrando una mano di Derek.

Ignora l'occhiataccia dell'uomo, ignora le chiacchiere dei clienti.

Ci ha fatto l'abitudine, ormai ci hanno fatto l'abitudine tutti e due.

Quello è Stiles Stilisnki! Si, il figlio di Claudia e John! E' scappato di casa quando aveva diciassette anni!”
“Ha avuto una bambina dalla sua fidanzata dell'epoca! La ragazza non ne ha voluto sapere niente, lui se l'è tenuta!”
“Si dice che sia ricchissimo, anche se non vuole prendere un soldo dai suoi genitori”

E poi, ovviamente:

E' troppo in alto per Derek. E' così amabile. E' uno della prima classe. E uno della prima classe non finisce con il gestore di una tavola calda”.

Stiles osserva il palmo di Derek, con la stessa aria concentrata del primo giorno.

-Oh mio Dio – mormora, tragicamente.

Derek rotea gli occhi, ma sorride impercettibilmente.

-Morirò tra due giorni? Tanto sono quindici anni che mi dici che ho la linea della vita troppo corta. -

Stiles scuote la testa, guardandolo negli occhi e fingendosi sconvolto.

-Vedo un fantastico futuro per te e il tuo fidanzato! -

Derek inarca le sopracciglia. Accarezza distrattamente il dorso della mano di Stiles con le proprie dita.

-Davvero? -

Stile gli fa un sorriso storto.

-Solo se ti prendi le sue responsabilità e accompagni la tua famiglia dai tuoi ricchi, odiosi e snobbissimi suoceri. -

Famiglia.

Derek sorride per un attimo, poi si incupisce.

E' troppo in alto per Derek. E' così amabile. E' uno della prima classe. E uno della prima classe non finisce con il gestore di una tavola calda.

Ma poi Stiles si sporge e lo bacia, senza sciogliere l'intreccio delle loro dita.

-Ti amo. - gli sussurra e stanno insieme da più di dieci anni, ma quelle parole riescono ancora a far rabbrividire Derek, a farlo rabbrividire come la prima volta che Stiles gli ha letto la mano.

E improvvisamente a Derek non interessano più le chiacchiere, tutta quella gente che sussurra malignamente al loro passaggio da anni, che gli gettano occhiate quando cammina mano nella mano con Stiles o passa un braccio intorno alle spalle di Lois.

Esiste solo Stiles.

Stiles che lo ama.

E lui che ha amato Stiles, ogni dannato, irritante, splendido dettaglio di Stiles, dal primo istante.

E quando Stiles mormora: -Che ho fatto per meritarmi te? Sei troppo in alto per me -, Derek non può fare altro che stringerselo al petto, lì, davanti a tutti, e sussurragli che lo ama.

 

 

 

In compenso la linea dell'amore è bella lunga. Incontrerai l'amore della tua vita e starete insieme finché vivrai.

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Okay, non so da dove sia uscita sta roba.

So solo che avevo bisogno di scrivere da un sacco una Gilmore Girls AU, ed eccola qui.

Fa schifo, ma ero triste e quando sono triste partorisco cavolate.

Abbiate pazienza <3

Un bacione :*

Fede<3

  
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