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Autore: Egle    08/04/2005    14 recensioni
Per festeggiare la liberazione di Lucius e il ritiro di tutte le accuse, a Malfoy Manor è stata organizzata una festa grandiosa. Ma Ginny non è stata invitata...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Premessa

Questa fanfic non pretende di essere più di quello che è in realtà: una favola. Non ci sono problemi insormontabili, non ci sono nemmeno i cattivi, a pensarci bene. L’atmosfera, come i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi seguono la classica tradizione fiabesca.

L’unica avvertenza che posso dare è di non leggerla se non si ha voglia di qualcosa di schifosamente romantico. Di solito non scrivo cose così sdolcinate, ma avevo voglia di sentirmi un po’ bimba sognatrice e quindi è venuta fuori, praticamente da sola, questa storia.

Spero che comunque vi piaccia.

 

 

 

ONCE UPON A TIME

 

Ginny voltò svogliatamente la pagina del libro che fingeva di leggere, reggendosi la testa con una mano chiusa a pugno. Inghiottì uno sbadiglio annoiato per non essere rimproverata da sua madre, che le scoccò comunque un’occhiataccia.

“Che razza di sfacciataggine!”.

L’acuto ringhio di suo fratello esplose nella stanza, ridestandola improvvisamente. “Quei…”.

Il ragazzo dovette mordersi il labbro inferiore per non lanciare un’imprecazione che gli avrebbe fatto guadagnare una punizione da sua madre, sempre in agguato per certe cose. Mollò sul tavolo il giornale di malagrazia, mentre i gemelli gli si affiancavano.

Per festeggiare il proscioglimento da ogni accusa riguardo a presunte implicazioni della famiglia Malfoy con Voi-sepete-chi, questa sera a Malfoy Manor si terrà la festa, che si preannuncia come l’evento mondano più importante della stagione. Tutte le più illustri famiglie del mondo magico sono state invitate e si vocifera che Lucius Malfoy abbia ingaggiato per la serata i Magic Flowers, la band attualmente al primo posto della classifica britannica con il singolo I’ll remember. Sembra, inoltre, che siano state acquistate diverse decine di fuochi artificiali e centinaia di composizioni floreali che decoreranno la sala del ricevimento e gran parte del castello…”lesse Ron ad alta voce, sbattendo più volte i pugni sul tavolo.

“ah sì” commentò apatico Fred.

“lo sapevamo già. Gli abbiamo venduto noi i fuochi artificiali” aggiunse George.

“VOI COSA?” sbottò Ron mentre la sua faccia e le sue orecchie si tingevano di un ricco color rosso.

Ginny approfittò del battibecco tra i fratelli per agguantare il giornale. A centro pagina troneggiava una fotografia del castello dei Malfoy, che si specchiava in un lago limpido. Molti alberi ornavano il parco tutt’intorno. Ginny lo immaginò di notte, scintillante di luci e inondato dalla musica e dal profumo dei fiori. Sarebbe stato bellissimo poter partecipare alla festa. Si sarebbe sentita come una principessa delle favole…per una sera. Per una sera sola, non sarebbe stata rilegata in cucina, insieme alle altre poveracce, costrette ad indossare vestiti di seconda mano e a usare bacchette e libri smessi dai fratelli maggiori.

Sarebbe stata bellissima. E avrebbe fatto morire d’invidia le altre ragazze. E per una sera…solo per una sera si sarebbe sentita all’altezza della situazione, senza doversi vergognare per qualcosa. Ripiegò il giornale e salì al piano di sopra accompagnata dalla litigata tra i suoi fratelli, a cui si erano aggiunti anche i suoi genitori. Ma perché era nata in una famiglia così chiassosa? Richiuse la porta alle sue spalle e si coricò sul letto con lo sguardo puntato verso il cielo stellato. Sarebbe stato così bello poter fingere di essere una principessa per una sera…solo per una sera.  

Una luce abbagliante proveniente dall’angolo più lontano della stanza la spinse a voltarsi. Si mise seduta rapidamente, afferrando la bacchetta sul comodino. Un pop risuonò nella camera, soffocando per un istante le voci provenienti dal piano inferiore e subito dopo la Professoressa McGranitt comparve al centro della stanza.

Ginny sbattè un paio di volte le palpebre, spalancando la bocca senza riuscire a darle fiato.

“Chiuda la bocca, signorina Weasley, e si alzi in piedi” ordinò la strega più anziana.

Ginny obbedì docilmente.

“Professoressa, vuole che le chiami i miei genitori?” bofonchiò facendo per affacciarsi nel corridoio, quando la voce della donna la fermò.

“oh no, non c’è tempo. La festa per sta cominciare” disse la strega in fretta.

“la festa?” ripeté stupidamente Ginny, sentendosi ancora più scioccata osservando il cipiglio contrariato della professoressa.

“La festa a Malfoy Manor” replicò la donna come se fosse la cosa più logica del mondo.

“A Malfoy Manor? Ma non posso andarci! Non sono stata invitata…e poi non ho il vestito adatto. E i miei genitori…i miei fratelli! Mi ucciderebbero se sapessero che…”disse Ginny a raffica.

“Oh Weasley, mi farai venire un gran mal di testa con tutte queste chiacchiere! Questo è il tuo sogno, no?”

“Il mio sogno?” mormorò Ginny con un filo di voce, mentre la professoressa McGranitt la spingeva senza tanti complimenti fuori dalla porta e poi giù dalle scale. Le voci si erano acquietate e tutta la casa era immersa nel silenzio.

“per prima cosa ci serve una bella carrozza” esclamò la McGranitt guardandosi intorno finché non ebbe individuato una zucca arancione. Pronunciò un incantesimo di levitazione e la zucca fluttuò a mezz’aria fino al cortile.

“che intende fare?” chiese Ginny, seguendola.

“beh sono o non sono un’insegnate di trasfigurazione?” rispose la strega, sventolando la bacchetta da cui partì un fascio di luce azzurra che investì la zucca. Subito l’ortaggio crebbe di dimensioni, colorandosi di un perlaceo color avorio. Le foglie e i rami s’intrecciarono fino a diventare quattro ruote, bordate d’argento, e una pensilina. Sulle pareti della zucca si disegnarono due portiere, munite di finestrini e tendine. La zucca era in definitiva diventata una carrozza. No, non una semplice carrozza, ma una carrozza principesca, con i dettagli in oro e argento e i sedili imbottiti.

“Bene, ora ci occorrono dei destrieri che possano condurti al castello. Accio Weasley” disse la McGranitt rivolgendo la bacchetta in direzione della Tana.

La famiglia Weasley al gran completo uscì nel cortile. Tutti avevano l’aria un po’ spaesata.

“quattro volontari per portare la carrozza”.

I gemelli e Ron fecero un passo indietro contemporaneamente. La strega arcuò le labbra in un sorriso furbo, lanciando su di loro un incantesimo per farli avanzare. “e tu, Charlie, sei sempre stato un giovanotto robusto. Sono sicura che andrai benissimo in questo ruolo” disse la donna, disegnando un cerchio a mezz’aria con la bacchetta. I quattro ragazzi caddero a bocconi. I loro capelli rossi si allungarono in una lucente criniera, mentre la loro pelle veniva ricoperta da un fitto strato di pelo dorato. Ai lati del torace spuntarono due imponenti ali, mentre i lineamenti del loro viso assumevano tratti felini.

“ma sono…” bofonchiò Ginny.

“Grifoni. Ho pensato che i cavalli bianchi fossero un po’ superati… e ora un intrepido conducente” continuò la strega puntando la bacchetta su Bill, che si ritrovò subito vestito con abiti d’oro e d’argento e un ampio cappello con tanto di piuma sulla testa. Prontamente il ragazzo si diede da fare per attaccare i Grifoni alla carrozza e poi montò a cassetta.

“e un lacché” concluse la McGranitt, volgendosi verso Percy e vestendolo, con un colpo di bacchetta, con un elegante completo da paggetto.

Ginny seguiva tutto quello che stava accadendo con un solo pensiero a martellarle la testa: tutto questo non può essere vero. Questa non può essere la realtà.

“coraggio, Weasley. La festa non può aspettarti per sempre” la incoraggiò la professoressa, prendendola per un braccio e spingendola gentilmente verso la carrozza.

“ma non posso…il mio vestito” rispose Ginny, indicando i suoi jeans scoloriti e la maglietta sformata.

“e’ vero! Che sbadata.

Che la stoffa grezza si faccia seta

che fiori di stelle sboccino sul tuo vestito

che le lacrime del cielo si adagino tra i tuoi capelli

che la luna ti presti la sua perlacea lucentezza

che la bellezza del tuo animo si schiuda sui tuoi abiti

e che la principessa presto si affretti a raggiungere il suo reame di stelle…”pronunciò agitando la bacchetta. Ginny venne avvolta da una luce calda che si plasmò in un lungo vestito da sera con lo stesso splendore della luna piena e delle stelle appena sbocciate. Stelle sulla sua gonna. Stelle sul corpetto del suo vestito. Stelle tra i suoi capelli, raccolti sulla nuca. Stelle che pendevano dai lobi delle sue orecchie. Stelle che si riflettevano nella felicità del suo sguardo. Stelle…milioni e milioni di stelle.

“e ai tuoi piedi…” aggiunse la strega, mentre Ginny sollevava di poco il vestito.

“scarpette di cristallo! Per la barba di Merlino, non riuscirò mai a ballare con delle scarpe del genere ai piedi! Non sono in grado nemmeno di camminarci”

“sì, che ce la farai! E ora va’…ma ricorda di tornare entro le dieci o la magia si spezzerà” l’ammonì la strega con espressione severa.

“Le dieci? Ma andiamo, professoressa! Nemmeno il Ballo del Ceppo è finito così presto! Non le sembra che le dieci sia un po’ presto?” protestò vivamente Ginny.

“e va bene…seguiamo la tradizione: mezzanotte! Non un minuto di più!” rispose la McGranitt issandola a forza sul cocchio con Percy che si affrettava a richiudere lo sportello dietro di lei.

“Grazie di tutto, professoressa” gridò Ginny, nel momento in cui i Grifoni distendevano le possenti ali e spiccavano il volo. La carrozza si alzò da terra senza sobbalzi, immergendosi nel vellutato manto celeste. Ginny vide la Tana divenire sempre più piccola sotto di lei, man mano che acquistavano quota. Le ali dorate dei Grifoni sferzavano l’aria e le zampe feline sfioravano le soffici nubi, disegnando una scia luccicante nel cielo notturno, come la coda di una cometa. E le stelle. Le stelle splendevano nella vastità dell’universo e nel buio sotto di lei. Era tutto così bello…come in una favola. Una romantica favola di cui lei era la protagonista.

E il suo cuore traboccava di gioia e di speranza.

“Quella è Malfoy Manor” le disse Percy, sporgendosi verso di lei, dal retro del cocchio.

Ginny osservò assorta il castello, appena sotto di lei, mentre i Grifoni iniziavano la loro discesa. Era molto, molto più incantevole di quanto avesse mai immaginato. Non meno austero di Hogwarts, con le pareti di pietra e le alte torri, ma di sicuro più aristocratico. E Ginny ne era certa: se esisteva mai un principe bello e coraggioso, come quello delle favole doveva vivere in una dimora come quella.

La carrozza atterrò nel grande giardino di Malfoy Manor, evitando i grandi alberi che ornavano il parco.

Percy aprì la portiera e porse una mano alla sorella per aiutarla a scendere.

Ginny si bloccò davanti alla sfavillante facciata del castello. Era pazza a voler entrare lì dentro…anche se di pazzie quella sera ne erano successe fin troppe!

“Vai, Ginny…è la tua serata questa” le disse Percy, stringendole gentilmente un avambraccio.

“Vai Ginny. E buona fortuna” l’incoraggiò Bill, scostando di poco il cappello con due dita. I quattro Grifoni si unirono agli incitamenti con un coro di ruggiti.

Ginny rivolse loro un largo sorriso e poi salì di corsa i tanti gradini che la conducevano fino al portone d’ingresso. Due valletti in livrea verde e nera spalancarono entrambe le ante del portone e Ginny venne investita da un’ondata di luce, profumi e musica. La sala era costellata di candele e di persone nei loro eleganti abiti da sera. Era tutto così bello. Così perfetto!

Ginny compì qualche passo dentro il salone finché il coraggio non le venne meno: tutti la stavano osservando. Ogni paio d’occhi era puntato su di lei. Sul suo vestito e sui suoi capelli punteggiati di stelle. Lanciò un’occhiata alle sue spalle con la speranza di potersene andare prima che qualcuno la riconoscesse. Prima che qualcuno si accorgesse che lei non doveva stare lì, che quello non era un luogo adatto a lei…che lei non era una splendida principessa, ma solo un’umile Weasley.

Stava per correre giù dalle scale, quando una voce la spinse a voltarsi nuovamente verso la sala.

“Posso avere l’onore di un ballo con la dama più bella della festa?”

Ginny si ritrovò a fissare due occhi color del cielo invernale. Conosceva quegli occhi…conosceva i lineamenti nobili e fieri del viso del ragazzo di fronte a lei. Era un principe. Non un principe qualunque, ma IL principe per antonomasia…quello delle favole. Lei era sicura che dovesse avere quell’aspetto, elegante e affascinante. Così affascinante da togliere il fiato. Solo che curiosamente aveva anche l’aspetto di Draco Malfoy. Ginny guardò per un istante la mano con il palmo rivolto verso l’alto che lui le tendeva per poi tornare a fissare il suo viso. Lentamente annuì, appoggiando la sua mano sulla sua. La pista da ballo era soltanto per loro. Tutti gli altri invitati si accalcavano intorno ai suoi bordi per poter vedere…per poterli vedere. Doveva essere così. In tutte le favole, il principe e la principessa danzavano insieme, coscienti solo dell’amore che li univa.

Ginny seguì il suo principe fino al centro della sala e si lasciò avvolgere la vita dal suo braccio. Una dolce musica si diffuse per tutto il palazzo.

Ginny non conosceva i passi, ma poco importava. Nelle favole non c’erano passi da seguire, non c’era il rischio di calpestare per errore i piedi dell’altro, non c’erano scarpe che tormentavano le dita dei piedi. Cominciarono a muoversi, seguendo il ritmo della melodia e disegnando cerchi sempre più ampi, incuranti degli sguardi dei presenti. Ginny sentiva solo la musica, frammentata dai battiti del suo cuore. E vedeva solo gli occhi di lui puntati nei propri. Quegli occhi profondi, come il cielo, e cristallini, come le prime albe primaverili.

Draco la spinse dolcemente con una mano e lei compì una lenta giravolta per poi ritrovarsi di nuovo al sicuro tra le sue braccia. Afferrò un lembo dell’ampia gonna con una mano e continuò a volteggiare con lui, uscendo sul balcone, sotto il cielo. Presto il pavimento fu sostituto dalle nuvole…soffici e bianche nuvole che li portavano sempre più in alto, su nell’immensità del cielo, tra le stelle. Stelle tutt’intorno a loro. Stelle sui loro abiti. Stelle tra i loro capelli. Stelle nei loro occhi, mentre seguitavano a danzare nel manto notturno, sostenuti dall’impalpabile biancore delle nubi.  

Ginny pensava di poter danzare per sempre tra le sue braccia. Che quella notte fosse infinita e che lo avesse finalmente trovato, il suo amato principe…e sarebbero stati felici per sempre, a dispetto di tutto e di tutti. Ma il tempo, crudele tiranno, non si annulla nemmeno nella più bella delle favole e proprio nel momento in cui Ginny pensava che tutto quello non sarebbe mai finito, l’orologio cominciò a battere la mezzanotte.

Dong dong dong.

Ginny indietreggiò precipitosamente, scivolando via dall’abbraccio del suo principe, con il cuore improvvisamente impazzito nel suo petto.

“è mezzanotte…io devo andare” bofonchiò, avvertendo le lacrime pungerle negli occhi.

“resta con me” rispose Draco, tendendo una mano con l’intenzione di trattenerla.

“Non posso! Devo andare!” mormorò Ginny, correndo giù dalle scale tra uno svolazzo di gonne. Le nubi si diradarono per lasciar il posto agli scalini ricoperti dal tappeto rosso.

“Aspetta. Come farò a ritrovarti?” gridò Draco inseguendola, ma Ginny correva…correva come non aveva mai corso in vita sua. Non poteva permettere che l’incantesimo svanisse davanti agli occhi di Draco, perché quando lui l’avrebbe riconosciuta, l’avrebbe disprezzata. L’avrebbe odiata per averlo ingannato.

Scivolò e perse una scarpina, ma non aveva il tempo per raccoglierla…i rintocchi risuonavano nella notte come una condanna.

Dong dong dong.

Risalì precipitosamente sul cocchio e i Grifoni spiccarono il volo, sorretti dalle lucenti ali dorate. Ginny si sporse dal finestrino per vedere Draco Malfoy in piedi nel punto in cui fino a poco prima si trovava la sua carrozza con una scarpetta di cristallo in mano.

Poi i Grifoni si tuffarono in una nube e tutto diventò confuso e annebbiato.

 

 

 

Ginny si rigirò pigramente tra le coperte, decisa a riaddormentarsi, quando il rumore di qualcosa che picchiettava contro il vetro della finestra la svegliò del tutto.

“ma che cavolo…” borbottò, stropicciandosi gli occhi. Non appena la sua vista non fu più offuscata dal sonno, individuò con facilità una sagoma familiare galleggiare davanti al davanzale della sua finestra. I capelli biondi del ragazzo scintillavano argentei sotto la luce della luna piena, resi ancor più brillanti dal contrasto con il manto notturno. Tutto aveva un aspetto onirico e irreale, immerso nella chiarore incerto della notte. Ginny scivolò giù dal letto e aprì la finestra silenziosamente. La brezza fresca della sera s’insinuò nella stanza, gonfiando le tende.

“Draco” mormorò, sporgendosi verso il ragazzo seduto sulla scopa, che fluttuava a mezz’aria. Indossava ancora il completo scuro della festa, con i primi bottoni della camicia slacciati. “che cosa ci fai qui?” gli chiese, sussurrando quelle poche parole per paura che i suoi fratelli potessero udirla.

“sto cercando la mia principessa” rispose il ragazzo, mostrandole una scarpetta di cristallo, luccicante alla debole luce lunare.

“ma quella…” esclamò Ginny, facendo per afferrarla, ma Draco allontanò la mano in modo che non potesse raggiungerla.

“come faccio a essere certo che tu sei la mia principessa?” le chiese serio.

“beh credo che la dovrò provare” mormorò Ginny, scostandosi dalla finestra per farlo entrare.

Draco scese dalla scopa e s’inginocchiò davanti a lei, porgendole la scarpetta di cristallo. Il piede di Ginny vi scivolò senza difficoltà.

“Allora eri davvero tu la mia principessa” sussurrò il giovane mago, rialzandosi.

Ginny sorrise, circondandogli il collo con le braccia e sollevandosi sulle punte dei piedi.

“chi pensavi che fosse?” gli domandò, sfiorando le labbra di lui con le proprie.

“sei stata imprudente a venire alla festa. Avrebbero potuto riconoscerti”

“ma non l’hanno fatto, giusto?”

“giusto” mormorò lui, baciandola ancora “a proposito” continuò, allontanandosi leggermente da lei senza liberarla dal suo abbraccio. “come hai fatto a procurarti il vestito e la carrozza?”

“Magia” bisbigliò in risposta Ginny, unendo di nuovo le sue labbra a quelle di lui e pensando alle parole con cui finivano sempre le favole E vissero felici e contenti...

 

 

THE END

   
 
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