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Autore: LaMusaCalliope    28/12/2016    4 recensioni
|AMBIENTATA IN UN PERIODO PRECEDENTE LA NARRAZIONE DEI FATTI AVVENUTI NEI LIBRI DELLE CRONACHE| Mi sono sempre chiesta come Galla abbia conosciuto Astrea, la ninfa regina della Terra dell'Acqua. Una storia senza pretese iniziata molto tempo fa e terminata ora. Spero vi piaccia!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrea, Galla
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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GALLA E ASTREA
 
Era una fresca giornata di primavera e il giovane Galla aveva deciso di passeggiare per i boschi limitrofi al castello. In quanto a paesaggi, la Terra dell’Acqua era imbattibile con i suoi laghi ei ruscelli, i boschi e i prati verdi. Galla inspirò a fondo l’aria pulita: ci voleva proprio, dopo le settimane di fuoco che aveva passato. Tutti a corte erano sull’orlo della pazzia da quando il Tiranno aveva conquistato la Terra del Mare, avevano paura che il suo esercito giungesse fino a loro: avevano mandato delle truppe al confine per sorvegliarlo ma sapevano che nulla avrebbe fermato l’avanzata del Tiranno.
Galla si sentiva soffocare, senza considerare il fatto che stava per diventare re; sua madre era morta da qualche mese e suo padre avrebbe abdicato a suo favore alla fine dell’estate. Ma lui non si sentiva affatto pronto a governare una Terra, specialmente in tempo di guerra. Come se non bastasse, tutti insistevano affinché conoscesse una donna che lo aiutasse a governare, ma lui voleva aspettare, trovare quella giusta.

Il giovane si era inoltrato molto nel bosco e il sole aveva iniziato a calare già da un po’, a giudicare dalla sua posizione vicino all’orizzonte. Galla si trovava in uno dei suoi posti preferiti: una radura abbastanza lontana dal castello, circondata da alberi bassi, eccetto per un salice piangente che prima si innalzava verso il cielo e poi cadeva placidamente al suolo, sfiorando con i rami una piccola polla d’acqua in cui si rifletteva la luce del crepuscolo. Quel giorno c’era qualcosa di diverso, come una tonalità di verde in più tra le radici del salice.
Galla era a bocca aperta; di ninfe nella sua vita ne aveva viste ben poche e nessuna di loro, per quanto riguardava la bellezza, si avvicinava minimamente a quella di fronte a lui. Sembrava quasi non sfiorare l’erba sotto di lei, scalza e con i capelli che fluttuavano leggeri al vento, creando volute d’acqua che andavano ad incorniciarle il viso. Il giovane rimase lì a guardarla mentre lei intrecciava corone con i fiori colorati che crescevano lì intorno; era incantato dalla sua bellezza.
Per un attimo pensò a tutte quelle convinzioni sulle ninfe, alle persone che credevano che loro fossero creature crudeli e letali, e cercò di far coincidere quelle idee con la straordinaria creatura che aveva di fronte.
A un tratto la ninfa si alzò in piedi e contemplò le coroncine; ne mise una sulla testa e a Galla sembrò a tutti gli effetti una principessa. Il giovane però non fece in tempo a nascondersi che la creatura gli fu davanti, per nulla intimorita dalla sua presenza, e si inchinò: l’aveva sicuramente riconosciuto. Con un sorriso dolce, prese un’altra corona e, con solennità, la posò sul capo di lui.  Lentamente, la ninfa si allontanò ma Galla non poteva lasciarla andare, non senza aver saputo il suo nome.
«Aspetta» la richiamò «dimmi almeno il tuo nome».
L’aveva seguita ed era riuscito ad afferrarle il polso, provando una strana sensazione non appena le sue dita erano entrare in contatto con l’acqua fresca di cui era fatta.
Poi udì un suono simile a quello che facevano i torrenti quando superavano i grandi massi che impedivano il flusso, così leggero e soave che pensò di averlo immaginato.
«Astrea» aveva detto la ninfa e, dopo avergli sorriso un’ultima volta, lentamente, sparì nella foresta, lasciando Galla da solo.
Il giovane rimase per un attimo triste ma, subito dopo, fu invaso da una strana forza che gli fece pensare che non importava quanto tempo avrebbe impiegato, non importava se suo padre non avrebbe approvato, lui sarebbe andato ogni giorno in quella radura con la speranza di incontrare la giovane ninfa e l’avrebbe sposata, rendendola la sua regina, la sua Astrea.
   
 
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