Film > Lo Hobbit
Segui la storia  |       
Autore: Venus80    28/12/2016    0 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 15: Bosco Atro
 
Il resto del gruppo, allarmato dalle urla e dal frastuono del frantumarsi delle rocce, accorse per vedere cosa stava accadendo; quando arrivarono tutti sul posto, videro Evelyn andarsene via furibonda. Gandalf, senza esitazione, seguì sua nipote mentre i nani, non capendo cosa fosse successo, si avvicinarono a Thorin e Fili, ancora frastornati dall’accaduto, per chiedere spiegazioni. “Si può sapere che è successo? Perché Evelyn è arrabbiata?”, domandò Dwalin con apprensione. Thorin e Fili si scambiarono un’occhiata truce e poi guardarono esitanti i loro compagni che aspettavano impazienti una risposta. “Non è successo niente!”, replicò severamente il re dei nani mentre avanzava con portamento fiero verso i suoi compagni. “Preparatevi, tra un po’ ripartiamo!”, comandò dirigendosi giù dalla collinetta. I nani si guardarono tutti esterrefatti e poi si voltarono verso Fili che sfuggì il loro sguardo e si allontanò in fretta per evitare di dover dare spiegazioni imbarazzanti.
 
Intanto Evelyn si diresse verso la riva del ruscello seguita da suo zio che cercò invano di fermarla, “Eve! Fermati!”, le intimò inutilmente. Evelyn, però, sembrava una furia e non sentiva ragione. “Eve! Aspetta!”, provò di nuovo Gandalf senza esito positivo.
Arrivata al ruscello Evelyn finalmente si fermò permettendo così allo stregone di raggiungerla. Guardò verso l’orizzonte facendo profondi respiri per cercare di calmarsi e, quando si accorse della presenza di suo zio, si voltò verso di lui e lo fissò con un misto di imbarazzo e collera.
Gandalf sospirò e guardò sua nipote maliziosamente abbozzando un sorriso. Evelyn, stupita dell’atteggiamento di suo zio, chiese, “Che c’è? Perché mi guardi così?”. “Così come?”, domandò Gandalf con indifferenza. “Come se avessi combinato qualche guaio!”, asserì Evelyn contrariata. “Ed è così?!”, esclamò Gandalf pacatamente. Evelyn guardò allibita suo zio che dichiarò con rassegnazione, “Avrei dovuto immaginarlo!”. “Cosa avresti dovuto immaginare?”, chiese Evelyn incuriosita. Lo stregone sospirò e affermò, “Che avresti portato scompiglio vista la tua propensione a fare strage di cuori!”. Evelyn sentì una vampata di caldo diffondersi per tutto il corpo e, guardando sbalordita suo zio, questionò nervosamente, “Zio! Ma cosa dici?!”. “Beh, quello che mi raccontano i tuoi genitori dato che tu non mi dici niente! E per questo sono un po’ offeso!”, dichiarò Gandalf fissando sua nipote con uno sguardo di rimprovero. “Oh…ecco…non ti ho mai detto niente perché non le ritenevo cose importanti da raccontare”, rispose timidamente Evelyn. Lo stregone la guardò con aria seria e disse, “E neanche…Jago?! Neanche lui è importante?”. “Oh, lui assolutamente no…è un tipo insopportabile!”, asserì con fermezza Evelyn. Gandalf annuì e abbozzando un sorriso domandò, “E tra Thorin e Fili, chi dei due è importante?”. Evelyn fissò suo zio sgomenta ed esitò a rispondere mentre lo stregone continuava a fissarla fermamente in attesa di una risposta. Evelyn capì che egli non avrebbe ceduto finché non avesse avuto una risposta, perciò se pur titubante, disse,“Thorin!”, con voce tenue distogliendo lo sguardo da Gandalf per l’imbarazzo di una tale confessione. Lo stregone annuì sorridendo con soddisfazione. “Ma in comunque i casi, adesso non sopporto neanche più né lui né Fili!”, esclamò Evelyn guardando fieramente suo zio. Gandalf osservò sua nipote con scetticismo e chiese, “Cosa ti avranno mai fatto di male?!”. “Mi hanno trattata come se fossi un oggetto di loro proprietà!”, protestò aspramente Evelyn. Lo stregone si mise a ridere lasciando esterrefatta Evelyn che lo rimproverò duramente, “Non c’è niente da ridere!”. Allora Gandalf smise di ridere e, fissando sua nipote affettuosamente, replicò, “E’ tipico dei nani. Sono molto possessivi e gelosi, ma sono sicuro che non era loro intenzione mancarti di rispetto”. “Possessivi e gelosi?! Neanche fossimo fidanzati!”, questionò Evelyn. “Beh, adesso no, ma in futuro…!”, dichiarò lo stregone guardando sua nipote con malizia. Evelyn rimase a bocca aperta sbalordita e senza parole di fronte all’affermazione di suo zio. “Oh, non fare quella faccia! Prima o poi sarebbe comunque accaduto!”, esclamò Gandalf con tono pacato. Evelyn sentì di nuovo il calore diffondersi per tutto il suo corpo e abbassò lo sguardo imbarazzata.
Ad un certo punto, la chiacchierata tra Evelyn e suo zio fu interrotta da Bofur che si avvicinò e disse, “Andiamo, ci rimettiamo in marcia!”. Gandalf si diresse subito verso il gruppo, mentre Evelyn esitò un attimo poiché non voleva presentarsi davanti agli altri con il viso arrossato a causa dell’imbarazzo, quindi si sciacquò il viso con l’acqua del ruscello sperando che avrebbe attenuato il rossore; poi si fece coraggio e raggiunse il gruppo che era pronto per la partenza. L’attenzione di Thorin e Fili si spostò immediatamente su Evelyn che lanciò loro un’occhiata carica di collera facendoli così sentire in colpa. Gandalf ed Evelyn montarono sui cavalli e, dopodiché, partirono tutti al galoppo.
 
Dopo un’altra ora di cavalcata la compagnia giunse finalmente alle porte di Bosco Atro. Evelyn rimase assorta per un momento a contemplare quell’immensa foresta e ripensò subito al sogno che aveva fatto durante la notte passata nella casa di Beorn. “Eve!”, fu distolta dai sui pensieri da Fili che notò la sua divagazione mentale. “Che vuoi?”, domandò aspramente Evelyn. “Niente, volevo solo sapere se va tutto bene perché mi sembri preoccupata”, affermò Fili dolcemente. “Sto bene!”, replicò Evelyn duramente scendendo da cavallo e avanzando in direzione del bosco verso il quale si stava dirigendo suo zio.
Fili, con aria afflitta, guardò Evelyn allontanarsi. Intanto Evelyn seguì Gandalf che si avvicinò a un gruppo di strani alberi, disposti a cerchio, i cui rami ricordavano le corna dei cervi, e al cui centro si trovava un piedistallo di marmo.
Lo stregone arrivato in prossimità del bosco, guardò in alto ed esclamò, “La Porta degli Elfi!”. Poi si voltò verso la compagnia e asserì, “Qui c’è il nostro sentiero attraverso Bosco Atro”. Nessuno proferì parola, tranne Dwalin che commentò, “Nessun segno degli orchi. La fortuna è dalla nostra parte”, e scese dal poni. A quell’affermazione l’espressione di Gandalf diventò un misto di apprensione e serietà; poi spostò il suo sguardo scrutando in lontananza. Evelyn si voltò verso il punto che stava osservando suo zio e vide un orso, intuendo che si trattava di Beorn. “Liberate i poni!”, ordinò lo stregone pacatamente, “Che tornino dal loro padrone”.
“Questa foresta sembra…malata! Come se una malattia l’avesse colpita”, intervenne Bilbo. Evelyn guardò la foresta e provò una sensazione di inquietudine provocata dall’energia che percepì scaturire dalla foresta, la stessa energia negativa del sogno che fece a Minas Tirith. “Sì, una malattia, o meglio un male…un male oscuro”, affermò poi con voce calma e ponderata. Tutti la guardarono con apprensione e, a quel punto, lo hobbit chiese, “Non c’è modo di aggirarla?”. “No, a meno che non andiamo 200 miglia a nord o il doppio di quella distanza a sud”, rispose Gandalf.
Lo stregone lentamente si addentrò nella foresta ed Evelyn lo seguì incuriosita. Man mano che avanzava sentì una strana sensazione attraversare ogni parte del suo corpo e avvertì la presenza di una forza immensa e pericolosa. Nel frattempo Gandalf andò verso una statua ricoperta dalla vegetazione; quando vi fu vicino, spostò le foglie con irruenza e scoprì su di essa un simbolo disegnato con un colore rosso sangue. Evelyn si avvicinò e osservò perplessa l’emblema non conoscendone il significato, ma intuì che non rappresentava niente di positivo. Lo stregone rimase immobile a riflettere e dopo un po’ mormorò, “Le Alte Colline…e così sia!”.
Detto ciò, Gandalf uscì velocemente dalla foresta seguito da sua nipote che gli domandò preoccupata, “Cosa hai in mente di fare?”. Suo zio non le rispose, ma quello che intimò a Nori, che stava liberando i poni e i cavalli, le fece capire quali fossero le sue intenzioni, “Non il mio cavallo, mi occorre!”. Bilbo prontamente replicò, “Non vorrai lasciarci?!”, mentre i nani guardarono stupefatti lo stregone. “No zio, non puoi andartene adesso!”, protestò Evelyn. “Non lo farei se non fosse necessario”, dichiarò Gandalf con dispiacere.
Ad un tratto lo stregone si fermò vicino al mezz’uomo, si voltò verso di lui ed affermò, “Sei cambiato Bilbo Baggins!”. Bilbo lo guardò con aria seria. “Non sei lo stesso hobbit che ha lasciato la Contea!”, asserì Gandalf guardando lo hobbit con curiosità. Bilbo esitò un attimo e poi rispose, “Stavo per dirtelo”. “Ah!”, esclamò lo stregone sorpreso. “Ehm…io!”, tentennò il mezz’uomo che fissava Gandalf sempre con aria seria. Ad un certo punto, però, la serietà sul suo volto scomparve per lasciare il posto ad un sorriso. “Ho trovato una cosa nella galleria degli orchi”, replicò Bilbo pacatamente. “Trovato cosa?”, chiese Gandalf incuriosito mentre fissava fermamente lo hobbit. “Che cosa hai trovato?”, domandò nuovamente di fronte alla riluttanza di Bilbo a rispondere. Lo hobbit sostenne lo sguardo dello stregone e, dopo un po’, dichiarò, “Il mio coraggio!”. Gandalf sembrò poco convinto della risposta data da Bilbo, ma non indagò più di tanto e fece finta di niente. “Bene! Beh, questo è un bene!”, esclamò lo stregone soddisfatto al quale lo hobbit rispose con un sorriso. “Ti servirà!”, asserì Gandalf. Anche Evelyn percepì che Bilbo non stava dicendo la verità, In quella galleria non ha trovato solo il suo coraggio! C’è dell’altro!
All’improvviso incominciò a piovere ed Evelyn guardò verso il cielo sbuffando. Lo stregone si diresse verso il suo cavallo, allora Evelyn lasciò perdere la pioggia e seguì suo zio. “Vi aspetterò allo spiazzo prima delle pendici di Erebor. Tenete la mappa e la chiave al sicuro”, disse Gandalf. Poi si fermò di fianco a Thorin e, rivolgendosi a lui, dichiarò, “Non entrate in quella montagna senza di me!”. Thorin guardò perplesso e preoccupato Balin.
Lo stregone, mentre sistemava il suo cavallo, fece delle raccomandazioni, “Questo non è il vecchio Bosco Fronzuto. C’è un ruscello nel bosco che contiene un oscuro incantesimo. Non toccate quell’acqua, attraversatelo sul ponte di pietra. La stessa aria della foresta è pesante, crea illusioni, tenterà di entrarvi nella mente e sviarvi dalla strada”. “Sviarci dalla strada? Che cosa vuol dire?”, domandò dubbioso Bilbo. “Dovete restare sul sentiero, non lasciatelo. Se lo fate, non lo ritroverete mai più”, concluse Gandalf.
Lo stregone stava per montare a cavallo, ma fu fermato da Evelyn che gli si avvicinò e questionò, “Zio, non puoi andartene!”. Gandalf guardò sua nipote affettuosamente e replicò, “Devo farlo, per il bene di tutti”. “Riguarda il Negromante, vero?”, chiese Evelyn con sicurezza. Lo stregone annuì. “Allora vengo con te!”, esclamò Evelyn con decisione. A quelle parole Thorin guardò con apprensione Gandalf il quale, resosi conto dello stato d’animo del re dei nani, per tranquillizzarlo scosse leggermente la testa in senso di diniego e, a quel punto, il volto di Thorin assunse un’aria più rilassata.
Allora lo stregone prese in disparte sua nipote e le disse, “Eve, tu devi stare con la compagnia! Avranno bisogno di te, della tua magia. Thorin avrà bisogno di te”. Evelyn fissò suo zio esitante. “Tu dovrai aiutarlo, soprattutto quando arriverete ad Erebor! E non solo per il drago!”, affermò Gandalf. “Perché? Cosa c’è d’altro ad Erebor?”, domandò dubbiosa Evelyn. “Una maledizione grava sull’oro che si trova dentro la montagna! Una maledizione che ha portato alla pazzia il nonno di Thorin e potrebbe portare alla pazzia anche lui”, spiegò lo stregone. Evelyn guardò con panico suo zio, poi si voltò verso Thorin che la stava osservando con curiosità e dopo riportò la sua attenzione su Gandalf. “Metti da parte tutte le incomprensioni tra te e lui. Solo così potrai trovare la forza in te per salvarlo”, asserì lo stregone. “Beh, ma quando entreremo nella montagna ci sarai anche tu?! Hai detto che ti dobbiamo aspettare allo spiazzo prima delle pendici di Erebor! Che non dobbiamo entrare in quella montagna senza di te! Questo vuol dire che tu ci sarai?!”, dichiarò Evelyn con apprensione. “E’ vero, ho detto di aspettarmi e di non entrare nella montagna senza di me, ma non so cosa troverò dove sto andando, perciò potrei comunque tardare. In quel caso voi dovrete andare senza di me!”, replicò lo stregone con tono grave. Evelyn fissò suo zio con apprensione ed esclamò, “Allora è meglio che io venga con te!”. “Non essere testarda! Ho detto di no! E qualunque cosa accadrà, resta con la compagnia e, soprattutto, fai affidamento sui tuoi sogni!”, disse Gandalf con fermezza. Evelyn lo guardò con aria inquisitoria, quindi lo stregone spiegò, “I tuoi sogni diventeranno sempre più chiari e dettagliati e ciò ti permetterà di anticipare quello che dovrà accadere cambiando così il corso degli eventi”. “Perciò il destino si può cambiare?”, domandò Evelyn incuriosita. “Certo! Il destino può essere mutevole…tutto dipende dalla propria volontà di modificarlo o meno”, rispose Gandalf con tono placido. “Ma ora sarà meglio che tu vada…avete ancora tanta strada da fare”, affermò poi mentre montava a cavallo e, dopodiché, partì al galoppo.
Evelyn rimase a fissare mestamente suo zio che si allontanava per poi svanire poco a poco all’orizzonte. Ad un tratto sentì qualcuno avvicinarsi, si girò e si trovò di fronte Thorin. “Cosa ti ha detto Gandalf?”, le chiese con calma. “Niente! Raccomandazioni!”, replicò Evelyn severamente intanto che si allontanava per raggiungere il gruppo.
L’atteggiamento freddo e distaccato di Evelyn fece sentire il re dei nani frustato ed impotente. Per quanto fosse un ottimo leader e stratega nelle questioni politiche, militari ed economiche, le sue capacità non si estendevano alla sfera del romanticismo. Nonostante fosse molto ambito vista la sua posizione e il suo ruolo, non aveva mai trovato nessuna donna che lo interessasse a tal punto da invogliarlo a corteggiarla, dunque in questo campo non aveva molta esperienza.
Devo chiarire la situazione con Evelyn, ma questo non è il momento adatto! Appena possibile risolverò questa faccenda!, pensò Thorin. Così, senza perdere altro tempo, si avvicinò alla compagnia e disse mentre procedeva verso la foresta, “Coraggio! Dobbiamo raggiungere la montagna prima che il sole cali sul Dì di Durin. C’è solo una possibilità di trovare la porta”.
Si avviarono tutti e si addentrarono in quel fitto ammasso di alberi. Il bosco era cupo poiché dalla sua ampia e folta vegetazione faceva fatica a trapelare la luce, e persino la pioggia, proprio come nel sogno di Evelyn. Questo, insieme con l’energia negativa che aleggiava su quella foresta, fecero accrescere in lei la sensazione di inquietudine. Bilbo, notando la sua apprensione, le si avvicinò e le domandò, “C’è qualcosa che non va?”. Evelyn lo guardò con ansia e rispose, “Sì, questa foresta non va!”. Lo hobbit fissò Evelyn con aria inquisitoria e lei spiegò, “Ho sognato questa foresta e quello che ho sognato non era niente di positivo”. “Beh, non ci voleva un sogno premonitore per capire che in questa foresta c’è qualcosa che non va!”, esclamò Bilbo cercando di ironizzare per sdrammatizzare la situazione. Evelyn e lo hobbit si misero a ridere attirando l’attenzione dei nani che li guardarono stupiti. “Non mi pare ci sia niente di cui ridere in un posto del genere!”, borbottò Dwalin. Bilbo ed Evelyn, al rimprovero del nano, attenuarono le loro risate, ma il sorriso ancora sulle loro labbra, mentre la compagnia si spingeva sempre più all’interno del bosco.
 
Camminarono e camminarono seguendo il sentiero con difficoltà poiché parzialmente ricoperto di foglie e dunque non facilmente identificabile. Thorin, come leader, si mise alla testa del gruppo e tutti lo seguirono senza proferire parola, immersi nel silenzio angosciante che incombeva sulla foresta, interrotto ogni tanto dalla voce del re dei nani e Dwalin che davano indicazioni sulla strada da seguire. Intanto Evelyn continuava a guardarsi attorno con attenzione, tormentata dal crescente senso di irrequietezza che le procurava l’energia negativa emanata dalla foresta.
 Man mano che si inoltravano sempre di più nel fitto della vegetazione, la luce diventava più rada e l’aria più pesante e viziata. Evelyn faceva sempre più fatica a respirare, sia per la stanchezza sia per la scarsità d’aria, e anche i nani incominciarono a lamentarsi per la carenza d’aria; qualcuno iniziò perfino ad avere segni di cedimento fisico e mentale quando arrivarono in prossimità di un ponte. “Trovato il ponte!”, esclamò Gloin. A quell’affermazione Bofur avanzò davanti a tutti, seguito da Bilbo, Evelyn e Ori, e quello che videro non fu di loro gradimento: il ponte era crollato. Bofur sbuffò e propose, “Potremmo attraversarlo a nuoto?!”. “Non hai sentito cos’ha detto Gandalf? Una magia oscura sovrasta questa foresta. Le acque di questo ruscello sono incantate”, rispose Thorin. “Non mi sembra tanto incantevole!”, replicò Bofur con compostezza.
Evelyn osservò attentamente il ruscello e, poco a poco, la sua mente iniziò ad estraniarsi da tutto ciò che la circondava finché udì una voce che la chiamava esortandola a seguirla. Fece un passo in avanti quando quella voce estranea fu sopraffatta da quella di Thorin che disse, “Dobbiamo trovare un altro modo per passare”, e così ritornò in sé. Evelyn, ancora un po’ frastornata, fece un profondo respiro e poi cominciò a guardarsi intorno per cercare una strada alternativa e così fecero Thorin, Kili e Fili. Ad un tratto Kili asserì, “Questi rampicanti sono resistenti!”. Evelyn si avvicinò e vide che, in effetti, nel punto in cui si trovava il nano c’era un groviglio di rami che andavano da una sponda ad un’altra. Kili fece per salirci su, ma fu bloccato da Thorin che dichiarò con tono risoluto, “Kili! Mandiamo prima i più leggeri”. A quell’affermazione si voltarono tutti verso Bilbo, ancora intento a guardare il ruscello, che sentendosi osservato si girò immediatamente. Stava per protestare, ma si interruppe e guardò i nani con uno sguardo di rimprovero prima di farsi avanti per intraprendere l’attraversata del fiume sui rampicanti. Evelyn scosse il capo contrariata e si incamminò anche lei subito dietro a lo hobbit. “Eve!”, esclamarono contemporaneamente Fili e Thorin vedendo Evelyn che si approntava a salire sui rami. Evelyn si voltò, gli lanciò un’occhiata irata lasciandoli ammutoliti e poi si apprestò ad avviarsi.
Bilbo procedette con cautela, un passo alla volta, cercando di mantenere l’equilibrio aggrappandosi al reticolo di rampicanti; Evelyn lo seguì mantenendo lo stesso percorso e la stessa andatura. “Tutto bene!”, esclamò Bilbo per rassicurare la compagnia, “Non vedo alcun problema!”. Come terminò la frase, fece un salto per afferrare un ramo, ma scivolò e gridò, “Aaah!”. “Bilbo!”, urlò Evelyn spaventata per la sorte del mezz’uomo. Fortunatamente lo hobbit riuscì con le gambe a reggersi, ciondolante a testa in giù, per evitare di cadere nel ruscello. “Uno c’è…va tutto bene!”, dichiarò Bilbo nonostante la situazione precaria e pericolosa nella quale si trovava. Evelyn cercò di avvicinarsi per aiutarlo, ma lo hobbit fu in grado di tirarsi su da solo, anche se un po’ faticosamente, allora Evelyn tirò un sospiro di sollievo. Bilbo ed Evelyn ripresero la loro impervia traversata, passando da un ramo ad un altro, e finalmente giunsero stremati sull’altra sponda.
Si accasciarono a terra esausti e cercarono di riprendere fiato. Lo hobbit, ad un certo punto, divenne pensieroso e scosse la testa, allora Evelyn gli domandò preoccupata, “Bilbo, che c’è?”. “C’è qualcosa che non quadra!”, replicò il mezz’uomo con fermezza. “Beh, che ci fosse qualcosa che non andava, l’avevo già detto anch’io!”, rispose con compostezza Evelyn. Bilbo non replicò all’affermazione di Evelyn e scosse ancora il capo ribadendo irritato, “Non quadra affatto!”. Poi alzò la testa e gridò, rivolgendosi verso i nani, “State dove siete!”. Non appena finì la frase, sul suo volto comparve un’espressione stupita alla vista dei nani che stavano tutti attraversando il ruscello con l’ausilio dei rampicanti; Evelyn rimase altrettanto sconcertata. Non capisco il senso di mandare prima i più leggeri, se poi loro ci salgono tutti insieme!, pensò esterrefatta.
La traversata dei nani risultò ancora più difficoltosa di quella di Bilbo ed Evelyn a causa dell’affollamento che si era creato sui rami. Thorin arrivò per primo e si precipitò subito da Evelyn. La sollevò afferrandola per le braccia e, tirandola verso di sé, la rimproverò con collera, “Cosa credevi di fare? Se ti fosse accaduto qualcosa?! Se tu fossi caduta nel ruscello?! Mi hai fatto preoccupare!”. Evelyn fu al tempo stesso intimorita e meravigliata dall’atteggiamento di Thorin. I loro sguardi si incontrarono rimanendo fissi uno nell’altro, nel frattempo che il re dei nani fece scivolare le mani lungo le braccia di Evelyn, provocandole dei brividi di piacere, fino a raggiungere le mani della ragazza e ad afferrarle con delicatezza.
Un rumore, però, richiamò la loro attenzione. Thorin lasciò Evelyn e controllò il punto dal quale provenne il rumore e così fecero Evelyn e Bilbo, il quale intanto si era alzato; videro saltare fuori da dietro un albero uno splendido cervo bianco.
Lo hobbit ed Evelyn lo guardarono sorpresi e affascinati dalla bellezza dell’animale, mentre Thorin iniziò a sollevare l’arco tendendo una freccia, ma fermandosi a mezza altezza. “Che stai facendo?”, gli chiese Bilbo sbalordito. “Thorin!”, esclamò Evelyn capendo quale fosse la sua intenzione. Il re dei nani rimase impassibile senza dare alcuna risposta. Il cervo sembrò fissare con aria di sfida Thorin, il quale non si scompose e non lasciò trasparire alcuna emozione; poi con uno scatto repentino il re dei nani sollevò l’arco e scoccò la freccia.
La freccia andò oltre l’animale che si spaventò e fuggì via. “Non avresti dovuto! Porta sfortuna!”, affermò Bilbo pacatamente. “Non credo nella fortuna! Noi ci creiamo la fortuna!”, asserì con risolutezza Thorin. Evelyn lo guardò con apprensione e pensò, Non è in sé! E’ questa foresta! Dobbiamo uscire di qui al più presto!
All’improvviso si sentì un tonfo, i tre si voltarono e videro che Bombur era caduto addormentato nel ruscello. “Oh no!”, esclamò Evelyn contrariata. Intanto i nani, uno alla volta, raggiunsero l’altra sponda e osservarono Bombur galleggiare nell’acqua. “E adesso come lo tiriamo fuori da lì senza entrare in acqua?”, domandò perplesso Bofur. I nani stavano riflettendo su un modo per poter salvare il loro compagno, quando Evelyn tese le braccia, palmo delle mani rivolto in avanti, e recitò la formula, “Phasmatos levitate”, e il corpo di Bombur si sollevò fluttuando nell’aria.
Con un armonioso movimento delle mani, Evelyn fece avvicinare il nano alla riva e lo calò delicatamente al suolo. Si avvicinarono tutti a lui e cercarono di svegliarlo, ma fu tutto inutile; Bombur dormiva profondamente a causa dell’oscura magia che permeava le acque del ruscello e che l’aveva contaminato. Thorin si voltò verso Evelyn e le chiese, “Puoi fare qualcosa?”. Evelyn annuì. Si inginocchiò accanto a Bombur, mise le mani appena al di sopra del suo corpo e pronunciò, “Spiritus duces. Audire appellatio. Interficiam incantatores”. Evelyn sentì l’oscura magia opporsi al suo incantesimo ed ebbe un sussulto provocata dall’energia negativa che attaccò i suoi sensi. Thorin si avvicinò preoccupato, si inginocchiò a sua volta di fianco a lei e le domandò, “Cos’è successo?”. “La magia con cui abbiamo a che fare è molto forte. Dovrò insistere un po’!”, rispose Evelyn fissando Bombur. “No, lascia perdere! Non ti affaticare!”, le ordinò Thorin. Evelyn lo guardò con aria serena e sorridendogli replicò, “Ce la posso fare!”. Poi riportò nuovamente la sua attenzione su Bombur e ricominciò ad eseguire l’incantesimo recitando la formula più volte; poco alla volta percepiva la sua energia defluire con crescente forza dal suo corpo e scontrarsi con l’opposizione della magia oscura. Lo sforzo che stava compiendo nell’esecuzione del sortilegio le provocò un’emorragia nasale, ma questo non la fermò. La guardarono tutti con apprensione e, ad un certo punto, Fili esclamò nervosamente, “Zio! Fermala!”. Thorin provò a convincerla a smettere, “Eve! Ti prego, adesso basta! Fermati!”. Evelyn continuò senza dare ascolto alle suppliche del re dei nani quando, finalmente, Bombur aprì gli occhi e, a quel punto, interruppe l’incantesimo.
Tirarono tutti un sospiro di sollievo ed Evelyn sorrise soddisfatta intanto che si ripulì dal sangue colato. Thorin posò la mano sul viso della ragazza e la fece voltare verso di lui. Evelyn incontrò lo sguardo del re dei nani nel quale vi scorse la preoccupazione nei suoi confronti. Allora posò la sua mano su quella di Thorin, sorrise e dichiarò con tono pacato, “Non preoccuparti! Va tutto bene!”. “Sei sicura?”, domandò con inquietudine il re dei nani. “Beh, questa volta almeno non ho avuto mancamenti!”, disse Evelyn per sdrammatizzare la situazione e per rassicurare Thorin che, comunque, non sembrò molto convinto.
Evelyn si rialzò aiutata dal re dei nani, mentre gli altri aiutarono Bombur ad alzarsi. Evelyn guardò sorridente Thorin e asserì, “Vedi che sto bene! Possiamo rimetterci in marcia!”. Il re dei nani sospirò e abbozzò un sorriso contento di vedere che Evelyn stava effettivamente bene; furono tutti partecipi del momento di gioia tranne Fili che fu pervaso da un sentimento di rabbia e frustrazione nel vedere l’affiatamento che si era creato tra suo zio ed Evelyn.
 
Si rimisero tutti in marcia e camminarono ancora per un bel po’, ma la foresta sembrava estendersi ad ogni loro passo. Ad un certo punto, si fermarono stremati e senza fiato per la carenza d’aria; tutti quanti iniziarono ad avere sintomi di disorientamento e a vaneggiare. L’unica ad essere immune da quel delirio fu Evelyn, potendo contare sulla protezione della sua magia che formava una sorta di barriera.
“Che cos’è? Voci! Voci! Le sentite?”, affermò all’improvviso Bilbo in stato confusionale. “Io non sento niente! Non c’è vento, non c’è canto d’uccelli. Che ore sono? Che ore sono?”, asserì Thorin delirante. “Io non lo so! Non so nemmeno che giorno è!”, vaneggiò Dwalin. “Ragazzi, vi prego, dovete reagire! Rimettiamoci in marcia e usciamo il prima possibile da questa foresta”, intervenne Evelyn per spronare il gruppo, ma avendo la mente annebbiata, nessuno fece caso alle sue parole.
“Ci stiamo mettendo troppo! Troooppo! Non ha fine questa maledetta foresta?!”, sbottò Thorin. Evelyn si sentì demoralizzata nel vedere i suoi compagni di viaggio ridotti in quello stato. Potrei provare con l’incantesimo che ho usato con Bombur, ma per tutti mi ci vorrebbe una gran dose di energia! Dovrei incanalarla da qualcuno, ma da chi?! Chi potrei mai trovare in questo posto che mi possa dare una mano?! Se solo ci fosse mio zio!, pensò scoraggiata.
“Niente che io possa vedere! Solo alberi e ancora alberi!”, esclamò in preda alla disperazione Gloin. “Là! Da questa parte!”, disse ad un tratto Thorin alzandosi barcollante dal tronco sul quale si era seduto e dirigendosi verso un punto imprecisato della foresta. “No, Thorin! Dove vai? Fermati!”, gli urlò Evelyn, ma senza ottenere alcun risultato. Thorin avanzò facendosi largo tra i suoi compagni, mentre anche Ori cercò di dissuaderlo ad non allontanarsi, “Ma Gandalf ha detto che…”. Fu tutto inutile, Thorin non sentiva ragione. “Fate come vi dico! Seguitemi!”, intimò ai nani che obbedirono al loro re.
“No, aspettate!”, gridò Evelyn nel tentativo di fermare la compagnia. Poi si voltò e vide che Bilbo era ancora seduto intento a fissare una grossa tela; fu così che ad Evelyn venne in mente il suo sogno e allora si guardò intorno e vide la tela estendersi per tutta la foresta. Dopo un attimo riportò la sua attenzione verso Bilbo, gli si avvicinò e cercò di farlo rinsavire, “Bilbo! Se ne stanno andando tutti!”. Bilbo si voltò, osservò Evelyn ancora un po’ scombussolato e poi si alzò di colpo esclamando, “No! No! A…aspettate!”. Lo hobbit ed Evelyn guardarono i nani allontanarsi e urlarono all’unisono, “Aspettate!”. “Fermi!”, intimò Bilbo. Dopo lo hobbit prima si voltò verso il punto dove si trovava il sentiero e in seguito si rivolse ancora verso il gruppo al quale dichiarò fermamente, “Non possiamo lasciare il sentiero! Dobbiamo restare sul sentiero!”. Qualsiasi tentativo fecero lo hobbit ed Evelyn fu vano e, poiché i nani si allontanavano sempre di più, alla fine non poterono fare altro che incamminarsi anche loro per evitare di perderli di vista.
Vagarono per la foresta senza sapere dove si trovavano esattamente e da che parte sarebbero dovuti andare. Il gruppo si sparpagliò per ispezionare la zona e cercare di ritrovare la strada. Ad un certo punto Balin dichiarò, “Non ricordo questo posto. Io non riconosco niente!”. “Deve essere qui! Non può essere…sparito!”, esclamò disperato Dori.
Bilbo ed Evelyn si sedettero esausti e sconfortati. Bilbo, mentre fissava dritto davanti a sé, chiese ad Evelyn con tono fiacco, “Non puoi usare la magia per farci uscire da qui?”. Evelyn si voltò verso lo hobbit e rispose mestamente, “Sì! Ma l’incantesimo che dovrei fare mi farebbe consumare tanta energia e in questo momento non sono al massimo della forma, considerando anche che una parte l’ho già usata per risvegliare Bombur”. Bilbo guardò Evelyn rassegnato e poi tornò di nuovo a fissare nel vuoto davanti a sé, mentre Evelyn osservò i nani che si aggiravano senza meta in preda al delirio.
“A meno che qualcuno l’abbia spostato!”, esclamò all’improvviso Dwalin. “Non è nemmeno qui!”, affermò con ansia Ori. Evelyn si alzò e cercò di spronare i ragazzi, “Forza! Non disperatevi! Lo ritroveremo il sentiero. Appena avrò recuperato le forze userò la magia per trovare la strada”, disse con convinzione. “E intanto cosa facciamo?”, domandò Kili con apprensione. “Intanto continuiamo a cercare. Magari saremo fortunati da trovare il sentiero senza dover ricorrere alla magia”, replicò pacatamente Evelyn per tranquillizzare i nani.
Si rimisero in marcia; camminarono e camminarono, ma del sentiero non c’era nessuna traccia. Ad un certo punto, Ori si fermò e raccolse un oggetto da terra. “Guardate!”, esclamò il nano stupito. Suo fratello Dori prese l’oggetto ed osservandolo affermò anche lui sorpreso, “Un porta tabacco! Ci sono nani in questi boschi”. Bofur si avvicinò, prese il porta tabacco dalle mani di Dori, lo guardò ed asserì meravigliato, “Nani delle Montagne Blu! Niente di meno! Questo è esattamente come il mio!”. “Perché è il tuo! Lo capisci?! Stiamo girando in tondo! Ci siamo persi!”, dichiarò con severità Bilbo. “Non ci siamo persi! Ci dirigiamo ad est!”, questionò con fermezza Thorin. “Ma da quale parte è l’est?”, domandò Gloin inquieto. “Andiamo verso il sole!”, disse Oin spossato. I nani si misero a confabulare tra di loro mentre Bilbo ed Evelyn guardarono entrambi verso l’alto e mormorarono, “Il sole!”. I due si guardarono e lo hobbit asserì, “Dobbiamo trovare il sole!”. Evelyn annuì abbozzando un sorriso. Bilbo rifletté un attimo e poi affermò indicando in alto, “Lassù! Dobbiamo oltrepassare…”. Lo hobbit non riuscì a finire la frase che i nani si misero a litigare e i due li osservarono sconsolati. Evelyn sospirò rassegnata, poi guardò Bilbo e gli chiese, “Pensi di farcela ad arrivare in cima a questi alberi?”. Lo hobbit replicò annuendo, “Credo di sì! Almeno ci posso provare!”. “Bene! Allora vai! Qui ci penso io!”, affermò Evelyn con sicurezza.
Bilbo cominciò la sua arrampicata su un albero mentre Evelyn lo osservò per un po’ per accertarsi che non avesse problemi. Una volta assicuratasi che lo hobbit non avrebbe avuto difficoltà ad arrivare in cima, si rivolse verso i nani e stava per richiamarli all’ordine quando avvertì una sensazione di pericolo.
“Ora basta! Silenzio! Dico a tutti!”, urlò all’improvviso Thorin. Tutti si zittirono e fissarono il loro re che mormorò con aria cupa, “Siamo osservati!”. I nani si guardarono tra di loro con preoccupazione e dopo controllarono intorno a sé nel tentativo di scovare chi li stava osservando; intanto Evelyn si concentrò per individuare il punto dal quale proveniva la minaccia.
Ad un tratto percepì una massa di energia negativa localizzata in una zona ombrosa; fissò in quella direzione e intravide qualcosa muoversi tra gli alberi. I nani allarmati dal rumore si voltarono verso l’area dal quale proveniva. Evelyn, senza aver realizzato chi o cosa fosse, non perse comunque tempo e recitò la formula, “Everte statim!”, e fu così che un enorme ragno venne scaraventato via.
Evelyn e Thorin si guardarono con inquietudine. Non ebbero il tempo di realizzare chi fosse il loro nemico, che un orda di ragni giganti si precipitò verso la compagnia. “Ah…ehm…Evelyyyyn! Vero che puoi fare qualcosa con la magia?!”, dichiarò Gloin visibilmente spaventato.
Senza dire niente, Evelyn si fece avanti, protese le braccia, si concentrò e creò una barriera invisibile contro la quale andarono a sbattere i ragni che accorrevano. I ragni, però, continuavano ad arrivare numerosi, perciò Evelyn si voltò verso i nani e intimò loro, “Andate! Li terrò a bada io!”. “No! Non ce ne andiamo senza di te!”, protestò Thorin con tono angustiato. “Vi raggiungerò! Voglio aspettare Bilbo. E’ salito in cima all’albero per poter vedere la strada da percorrere”, disse Evelyn con fermezza. Thorin la fissò con apprensione ed esitò ad andare. “Per favore, vai!”, esclamò Evelyn con tono risoluto. Allora il re dei nani, seppur tentennante nella sua decisione, si rivolse al gruppo e ordinò, “Andiamo!”. Così dicendo si incamminò seguito dai suoi compagni, ma Fili titubò e rimase a fissare Evelyn che, resasi conto, si voltò verso il nano e asserì con decisione , “Fili! Cosa fai? Vai! Non ti preoccupare, me la caverò!”. Fili, a malincuore, raggiunse il gruppo che pian piano sparì dalla vista di Evelyn.
A quel punto, Evelyn guardò verso i ragni che seguitavano ad arrivare in gran numero. Poi fissò in alto ed esclamò impaziente, “Forza Bilbo! Non metterci troppo tempo!”. Evelyn continuò a controllare tra gli alberi nella speranza di vedere scendere presto lo hobbit. Dopo un po’ rivolse di nuovo l’attenzione verso i ragni che sembravano essere diminuiti di quantità. Ad un tratto, sentì in lontananza i nani urlare e alcuni di loro la chiamarono a gran voce.
Evelyn si voltò verso la direzione nella quale erano andati i nani e poi guardò in alto. “E adesso che faccio? Bilbo non è ancora arrivato!”, dichiarò con ansia. Mentre rifletteva per prendere una decisione udì il suo nome urlato da Thorin. Thorin! Non posso permettere che gli accada qualcosa!, pensò Evelyn in preda all’agitazione. A quel punto, non ebbe neanche un momento di esitazione; fece svanire la barriera e velocemente pronunciò la formula, “Everte statim!”, e quei pochi ragni che ancora giungevano furono scaraventati via. Dopodiché, si mise a correre per raggiungere il più in fretta possibile i nani. Quando arrivò nel punto in cui si trovavano, li vide intenti a combattere contro un’orda di ragni; si guardò intorno e all’improvviso notò che Thorin stava per essere sopraffatto da un ragno. Allora prese l’arco e scoccò una freccia che colpì ad un fianco la bestia; a quel punto il re dei nani finì il lavoro infilzando il ragno con la spada. Poi si voltò verso Evelyn e vide che un ragno stava andando verso di lei. “Eve, attenta!”, gridò per metterla in guardia. Evelyn si girò di scatto e fece appena in tempo ad utilizzare l’incantesimo del dolore; il ragno era a pochi passi da Evelyn, quando si accasciò al suolo dolorante. Quindi Evelyn scoccò una freccia centrando il ragno dritto in testa.   
Una volta soccorso Thorin, Evelyn ripensò a lo hobbit che era rimasto indietro da solo, probabilmente in balia dei ragni, Bilbo! Sarà meglio che torni da lui! Ma prima di andare a recuperare Bilbo, cercò di aiutare i nani in difficoltà nel tenere a bada quelle bestie utilizzando ancora l’incantesimo di dispersione, “Everte statim!”, e i ragni volarono via lontano dando un attimo di tregua al gruppo.
Evelyn fece per andare verso il punto dal quale Bilbo si era arrampicato sull’albero, quando Thorin la fermò prendendola per un braccio. “Dove stai andando?”, le domandò con apprensione. “Bilbo è rimasto indietro! Non ti preoccupare, vado a prenderlo e torno!”, rispose Evelyn con tono quieto per rassicurare il re dei nani. Evelyn si incamminò per raggiungere lo hobbit, nonostante l’esitazione di Thorin a lasciarla andare.
Tornata nel punto dove si trovava precedentemente, Evelyn guardò prima in alto e poi attorno a sé nella speranza di avvistare lo hobbit, ma di lui nessuna traccia. Allora incominciò a vagare per cercarlo e ogni tanto chiamava il suo nome a gran voce, però così facendo, attirò l’attenzione di alcuni ragni che la attaccarono costringendola a dover ricorrere ancora all’incantesimo di dispersione, oltre che alle sue armi.
All’improvviso sentì un tonfo, allora si diresse verso il punto dal quale provenne il rumore pensando che si trattasse de lo hobbit, invece trovò altri ragni contro i quali adoperò nuovamente la magia per potersene sbarazzare il prima possibile. Proseguì nella ricerca di Bilbo quando, ad un certo punto, davanti a lei cadde un ragno; si mise in difesa, ma si rese subito conto che era morto. Quindi guardò in alto e pensò dubbiosa, Sarà stato Bilbo?! “Bilboooo!”, urlò Evelyn. “Sono quassù!”, gridò lo hobbit. Ma non fece in tempo a rispondere che fu aggredito da un ragno e si mise ad urlare mettendo in allarme Evelyn che cercò di correre in suo aiuto; tuttavia, nella concitazione, lo perse di vista. Mentre si mise di nuovo a cercare Bilbo, sentì le grida di combattimento dei nani. Altri ragni?! Devo andare ad aiutarli!, pensò Evelyn in ansia.
Ad un tratto sentì Thorin gridare, “Dai, non vi fermate! Controllate!”. Evelyn guardò con preoccupazione nella direzione dalla quale provenne la voce del re dei nani e poi si voltò in avanti scrutando la zona per individuare lo hobbit e chiamandolo. “Sono…sono qui! Sto bene!”, replicò Bilbo con affanno. Evelyn finalmente lo trovò e tirò un sospiro di sollievo. Poi disse con sollecitudine, “Andiamo! Gli altri sono in difficoltà!”. Non appena finì la frase, si mise a correre per raggiungere i nani senza accertarsi che lo hobbit la seguisse.
Ad un certo punto, Evelyn sentì delle urla e riconobbe la voce di Kili; allora si precipitò da lui, ma quando giunse nel punto in cui si trovava, notò che qualcun altro era arrivato prima di lei: un elfo femmina dai lunghi capelli rossi.   
Il primo istinto di Evelyn fu di nascondersi in fretta dietro ad un albero dal quale sbirciò con cautela. L’elfo femmina era troppo impegnata a combattere contro i ragni che non si accorse della presenza della strega. Evelyn assistette alla scena e rimase sbalordita nel vedere con quale agilità l’elfo mise fuori gioco i ragni uno ad uno combinando l’utilizzo di due pugnali ed arco e frecce; poi osservò Kili che stava guardando l’elfo con lo stesso suo stupore. Mentre l’elfo neutralizzò altri ragni che sopraggiungevano, Kili ne vide uno dirigersi verso di lui. Quindi intimò all’elfo con premura, “Lanciami un pugnale! Presto!”. “Se pensi che ti dia un’arma, nano, ti sbagli di grosso!”, replicò l’elfo con severità e disprezzo intanto che era intenta a scontrarsi con una di quelle enormi bestie. Appena finì di parlare, si girò con uno scattò veloce e lanciò il pugnale dritto nella testa del ragno che stava per attaccare Kili il quale fissò sconcertato l’elfo che, invece, aveva un’aria soddisfatta.
Dal modo in cui l’elfo aveva risposto al nano, Evelyn capì che non era una persona su cui poter fare affidamento per un aiuto. Perché è andata in soccorso di Kili?!, si chiese perplessa. Fu allora che le vennero in mente le parole di Beorn, Gli Elfi Silvani di Bosco Atro non sono come i loro parenti. Sono meno saggi e più pericolosi! Poi pensò, Non so per quale motivo questo elfo abbia aiutato Kili, ma ho come l’impressione che sia meglio non farmi vedere! Rifletté un attimo ed ebbe un idea, L’incantesimo di occultamento! E immediatamente mormorò, “Phasmatos occulto!”.
Protetta dall’incantesimo, Evelyn fece qualche passo in avanti e vide una scena che la lasciò sbigottita. Kili stava avanzando verso l’elfo femmina sorridendo e con un’espressione maliziosa disegnata sul volto; si avvicinò a lei fissandola negli occhi e quando le fu davanti, a pochi centimetri di distanza, poggiò una mano sul fianco dell’elfo e con l’altra cercò di prenderle l’arco. L’elfo femmina, però, si accorse del tentativo del nano di afferrare l’arco, si allontanò guardandolo con aria severa e lo rimproverò, “Cosa credevi di fare?!”. Kili abbozzò un sorriso e replicò con sfrontatezza, “Dai, non prendertela! Stavo scherzando! Volevo solo divertirmi un po’!”. L’elfo femmina guardò il nano con aria indispettita e lo prese per un braccio strattonandolo per farlo camminare mentre Evelyn scosse la testa in segno di rassegnazione.
Kili e l’elfo si incamminarono ed Evelyn li seguì con cautela. Giunsero in una radura dove si trovavano i nani circondati da un gruppo di elfi che li stavano perquisendo; Evelyn rimase un po’ distante, ma comunque abbastanza vicina da poter seguire bene tutta la scena. Vide che l’elfo intento a perquisire Fili ebbe qualche difficoltà poiché il nano aveva armi nascoste dappertutto; questa situazione divertì Evelyn a tal punto che le sue labbra si aprirono in ampio sorriso e pensò divertita, Fili non si smentisce mai!
Poi notò che un elfo dai lunghi capelli biondo chiaro, quasi tendente al bianco, stava perquisendo Gloin dalla cui tasca prese un portafoto. “Ehi, ridammelo! E’ una cosa privata!”, protestò il nano. L’elfo guardò con aria seria la foto contenuta all’interno e domandò sarcasticamente, “Chi è questo, tuo fratello?”. “Quella è mia moglie!”, esclamò Gloin con fermezza. “E cos’è quest’orrida creatura? Un orco mutante?!”, dichiarò l’elfo con disgusto. “Quello è il mio piccolino, Gimli!”, replicò il nano con decisione. L’elfo fissò Gloin con freddezza sospirando mentre Evelyn pensò sdegnata, Ma che insolente!
Ad un certo punto l’elfo biondo andò incontro all’elfo femmina dicendo, “Gyrth in yngyl bain?”*. L’elfo femmina replicò, “Ennorner gwanod in yngyl nan yrn”**. L’elfo la guardò perplesso. Poi l’elfo femmina proseguì, “Egain nar”***.
Ad un tratto un elfo chiamò l’elfo biondo, “Legolas!”. Ah! Così Legolas è il suo nome?!, esclamò tra sé Evelyn. Legolas si avvicinò all’elfo che gli porse Orcrist, la spada di Thorin; la prese in mano e la fissò stupefatto. La osservò attentamente asserendo con fierezza, “Echannen i vegil hen vin Gondolin. Magannen nan Gelydh”****. Thorin guardò Legolas con sospetto, mentre l’elfo rivolse al re dei nani uno sguardo irato domandandogli, “Dove l’hai presa questa?”. “Quella mi è stata data!”, rispose Thorin con severità. Legolas fissò il re dei nani con serietà e replicò severamente puntandogli la spada contro, “Non solo un ladro, ma anche un bugiardo!”. Evelyn, a quelle parole, pensò indignata, Ma come si permette? Thorin ha detto la verità…la spada non l’ha rubata! Dopodiché Legolas intimò a gran voce, “Enwenno hain!”. Fu così che gli elfi intimarono ai nani di muoversi facendoli avanzare.
Evelyn decise di seguirli per vedere dove avrebbero portato i suoi amici in modo da poterli aiutare. Si avvicinò un po’ di più al gruppo, cosa che le permise di sentire Bofur rivolgersi a Thorin mormorando con apprensione, “Thorin! Dove sono Bilbo ed Evelyn?”. A quell’affermazione Thorin si guardò intorno preoccupato. Evelyn guardò il re dei nani abbozzando un sorriso e pensò pacatamente, Stai tranquillo! Sono qui e sto bene! Poi rifletté un momento ed esclamò, Già, ma  Bilbo!? Allora osservò attorno a sé con ansia ed asserì, Pensavo mi avesse seguita!
Si voltò verso il gruppo che si stava allontanando e in preda al panico pensò, E adesso che faccio? Se non li seguo non saprò dove li stanno portando, a meno che uso la magia, ma non posso sprecare ulteriore energia! Dopo un attimo di esitazione, Evelyn prese una decisione, Oh, va bene! Tornerò dopo a cercare Bilbo! E’ un tipo in gamba! Sono sicura che se la sarà cavata! Si sarà nascosto per non farsi trovare dagli elfi!, disse tra sé con sicurezza.
Evelyn si incamminò per raggiungere il gruppo e, dopo qualche minuto che procedevano, arrivarono nei pressi di un ponte che sovrastava un fiume dal corso impetuoso, intervallato da una serie di cascate. Evelyn guardò il fiume con inquietudine e pensò, Questo è il fiume del mio sogno nel quale cadevo dentro e dove c’erano anche tutti gli altri! Gli elfi e i nani seguitarono attraversando il ponte e giunsero ad un porticato d’ingresso contornato da colonne che sembravano tronchi d’albero con rami e radici; sotto al colonnato c’era un alto portone che venne aperto. Gli elfi fecero entrare uno ad uno i nani e rimase per ultimo a chiudere la fila Legolas. “Holo in ennun!”*****, esclamò l’elfo avanzando lentamente. Ma ad un certo punto, si fermò e si voltò per guardare dietro di sé; Evelyn si arrestò immediatamente preoccupata che Legolas avesse percepito la sua presenza. Tuttavia la preoccupazione di essere scoperta svanì non appena percepì nelle vicinanze un’energia oscura; si guardò attorno, ma non vide niente che potesse essere ricondotto a quel tipo di energia.
Nel frattempo, Legolas si era incamminato e stava attraversando il portone, e quando Evelyn se ne accorse, accelerò il passo riuscendo ad entrare appena in tempo prima che due guardie chiudessero l’uscio.
 
 
 
 
~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~
 
 
 
*I ragni sono morti?
**Sì, ma ne arriveranno altri.
***Diventano più audaci.
****Questa è un’antica lama elfica. Forgiata dalla mia gente.
*****Chiudete le porte.
     
 
          
              
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Lo Hobbit / Vai alla pagina dell'autore: Venus80