Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
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Autore: NinaD    29/12/2016    4 recensioni
"C'era qualcosa di strano fra loro, un legame profondo e una scintilla scattata al primo sguardo che nessuno dei due poté negare, il modo in cui lui si lasciava leggere senza alcun filtro e lasciava a lei scoperta ogni cicatrice e debolezza faceva sentire Elizabeth immensamente unica, la sola a sapere, la sola a poter osare di chiedere. Così come lei non si era mai preoccupata di giocare il ruolo della principessa con lui, davanti a quello sguardo smeraldino infatti lei era solo lei, Elizabeth, la ragazza goffa e indifesa che era crollata in armatura nella sua taverna, coraggiosa e terrorizzata al tempo stesso, umana e difettosa nonostante il suo aspetto di perfetta principessina."
OS Natalizia collocata dopo la prima avventura di Elizabeth con i Seven Deadly Sins (fine anime, cap 100 circa del manga)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Liones, Meliodas
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il vento invernale le aveva arrossato le guance e inumidito lo sguardo zaffiro mentre se ne stava affacciata all'alta finestra delle sue regali stanze, il forte freddo ormai le aveva reso le dita ghiacciate e insensibili ma non riusciva ad allontanarsi da quella vista. Piccoli fiocchi di candida neve si lasciavano fluttuare nell'aria posandosi al suolo con poetica lentezza, le strade della cittadina che si estendeva sotto al suo sguardo era illuminata da minuscole lucine intermittenti, come preziosa polvere di stelle caduta dalla magia delle più belle favole. Elizabeth quasi riusciva a sentire le risate dei bambini nella piazza, intenti ad abbellire con sciarpe e cappelli i loro pupazzi di neve, e i sentiti auguri scambiati fra i commercianti e i cittadini che, dopo una giornata di duro lavoro, rincasavano per gustarsi la meritata cena della vigilia. Non c'era un particolare di quella festa che Elizabeth non amasse, l'intero castello profumava di Pino e zenzero e nelle orecchie lo scoppiettio dei camini la accompagnava in una calda melodia che sapeva di famiglia e affetto. Eppure quell'anno qualcosa non sembrava essere al suo posto, le ghirlande attorcigliate ai corrimano delle imponenti scale, o i fiocchi rossi affissi alle porte non parevano donarle lo stesso effetto festoso di un'anno fa. Elizabeth si voltò tanto da potersi ammirare allo specchio, quel vestito di velluto rosso le stava in modo incantevole, quasi le fosse stato cucito addosso da folletti natalizi, cosa che in parte, a dire il vero, era proprio così! La bellezza di cinque sarti era servita per fabbricare quel prezioso abito di Natale, che la principessa avrebbe sfoggiato per la cena della vigilia di quell'anno. 

E solitamente avrebbe volteggiato per il castello godendosi a pieno l'atmosfera natalizia e il movimento dei preparativi del cenone, magari riuscendo a ricavare qualche assaggino dalle cucine. Avrebbe controllato innumerevoli volte di aver preso il regalo giusto per ognuna delle sue sorelle e per suo padre e, infine, si sarebbe goduta una bella passeggiata nella neve, respirando l'aria selvaggia della natura. Ma quell'anno lo sguardo non pareva voler lasciare l'unica collina sgombra di neve, là dove un'alto tetto a forma di cappello lasciava fuoriuscire dal suo comignolo sbuffi di fumo che si dissolvevano nell'aria. 
Adagiati su una lussuosa poltrona vi erano i regali che Elizabeth si ricordava di aver preso quasi all'ultimo minuto, l'unico acquistato in largo anticipo stava in una piccola scatola dall'incarto dorato, un vistoso fiocco blu ad abbellirne un'angolo, ben nascosto nel cassetto della sua specchiera, come se ne volesse quasi dimenticare, eppure si ritrovava ad aprire quel cassetto almeno una volta ogni dieci minuti, guardando intensamente il pacchetto mal nascosto fra la biancheria per poi richiuderlo in fretta e con il volto in fiamme. Non sapeva spiegarsi perché il cuore cominciasse a batterle in modo così frenetico alla sola vista di quel regalino innocente, chissà forse era perché vederlo le ricordava la persona a cui voleva tanto darlo e la mente cominciava a vagare immaginando il momento in cui avrebbe sfiorato le sue dita con le proprie mentre glielo porgeva, come lui le avrebbe sorriso innocentemente, per poi sussurrarle all'orecchio un "grazie" con quella voce di seta, sfiorando appena il suo lobo con le labbra. E poi ecco, che si ritrovava a chiudere di getto il cassetto in un tonfo sonoro, perché non avrebbe dovuto provare tali sentimenti per lui, o almeno credeva, una principessa no poteva avere certi pensieri, no? Guardandosi allo specchio Elizabeth constatò che sicuramente nessuno, vedendo il suo volto angelico, avrebbe potuto immaginare i pensieri che a volte padroneggiavano in quella testolina "Beh non proprio nessuno..." pensò poi abbozzando un timido sorriso e abbassando lo sguardo. Perchè tutte quelle volte che Sir Meliodas si era sfrontatamente permesso di toccarla e strizzarla come una bambolina lei non si era azzardata a rimproverarlo o ad allontanarsi sicuramente non per amor di cortesia, e lui lo sapeva bene. C'era qualcosa di strano fra loro, un legame profondo e una scintilla scattata al primo sguardo che nessuno dei due poté negare, il modo in cui lui si lasciava leggere senza alcun filtro e lasciava a lei scoperta ogni cicatrice e debolezza faceva sentire Elizabeth immensamente unica, la sola a sapere, la sola a poter osare di chiedere. Così come lei non si era mai preoccupata di giocare il ruolo della principessa con lui, davanti a quello sguardo smeraldino infatti lei era solo lei, Elizabeth, la ragazza goffa e indifesa che era crollata in armatura nella sua taverna, coraggiosa e terrorizzata al tempo stesso, umana e difettosa nonostante il suo aspetto di perfetta principessina.

Quindi eccola, la ragione per cui i cioccolatini appesi all'albero non erano più tanto dolci e ogni sorriso nascondeva una smorfia insoddisfatta, dopo aver vissuto la sua più grande avventura con i Seven Deadly Sins e dopo che normalità per lei fosse diventata svegliarsi accanto a Sir Meliodas e condividere con lui ogni attimo della giornata, quella festa, il cui significato era donare amore al prossimo, era diventata vuota e inutile senza lui. Nella mente balenò la pazza idea di sgattaiolare via prima dell'inizio della cena, dargli il suo regalo e poi tornare senza che nessuno si accorgesse di niente. Ma che quei mille occhi del castello non notassero un suo spostamento era più unico che raro e molto probabilmente se avesse raggiunto i ragazzi alla Boar Hat si sarebbe persa fra chiacchiere e risate e i minuti sarebbero scorsi come respiri senza che lei se ne potesse accorgere. Per non parlare del fatto che a suo padre non andava ancora a genio il fatto che passasse così tanto tempo con dei guerrieri "non è una compagnia adatta ad una principessa" diceva sempre con voce gentile ma sguardo severo, se solo avesse saputo tutto quello che il suo cuore nascondeva... avrebbe trovato il modo di non farla uscire più dal castello una volta per tutte, a dire il vero.
Elizabeth guardò fuori dalla finestra un'altra volta, ancora una per decidere finalmente che "é Natale infondo, le pazzie si fanno a Natale" pensò con un sorrisetto sulle labbra e il battito cardiaco tanto accelerato da farle girare la testa. Ecco quello che Meliodas aveva fatto, l'aveva resa più coraggiosa e impavida, in realtà per Elizabeth era come se solo con Meliodas potesse essere la versione più bella di sè, l'Elizabeth che aveva sempre voluto essere.
Indossando di fretta un cappotto con cappuccio e infilandosi il pacchettino in tasca, aspettò un momento di calma piatta per filare fra i corridoi in pieno silenzio, trovando eventuale nascondiglio dietro le statue o gli addobbi natalizi sparsi per il palazzo. Dei passi improvvisi le bloccarono il respiro quando guardandosi intorno notò di non avere luogo in cui nascondersi "è la fine" pensò Elizabeth mordendosi le labbra, prima di lasciare che la pazzia le scorresse nelle vene con più vigore, portandola a guardare quanto quella finestra del corridoio distava dal crudo suolo. Fu sollevata di notare che non vi era solo l'erba ad attendere la sua caduta, ma un candido carro di fieno messo lì dalla provvidenza divina "un miracolo di Natale!" Pensò Elizabeth scavalcando, contando fino a tre prima di lanciarsi dalla finestra e abbandonare definitivamente il castello.

-Principessa attenzione!- esclamò Griamore sguainando la spada, avevano imboccato il corridoio proprio nell'istante in cui quella figura incappucciata si era gettata dalla finestra 
-Riponi la spada Griamore, è solo Elly- commentò la principessa adocchiando la sorellina che si allontanava in tutta fretta, lasciando che il vento le calasse ad intervalli il cappuccio che prontamente si ritirava su
-Crede che stia andando da Sir. Meliodas?- chiese la guardia riponendo l'arma 
-e dove se no?- rispose la ragazza con un sorrisetto sulle labbra 
-Forse dovremmo avvertire vostro padre- 
-Fidati, lo sa già-. 

Il respiro affannato usciva dalle labbra in piccole nuvolette mentre Elizabeth si affrettava a raggiungere la Boar Hat prendendo le vie secondarie della città, pregando che nessuno l'avesse riconosciuta nel tragitto. Fu quasi con sorpresa che la principessa Elizabeth si rese conto di essere finalmente giunta a destinazione, in passi lenti raggiunse la porta di chiaro legno sentendosi lo stomaco contorcersi ad ogni respiro, le mani sudate convulsamente attaccate a quel pacchetto dalla carta ormai spiegazzata. Decise di accostare prima un'orecchio, in modo da cogliere in anticipo l'atmosfera che l'aspettava all'interno, ma non riuscì a sentire alcun suono "Strano" pensò corrugando la fronte, si sarebbe aspetta tanto di quel trambusto da sentirlo anche dal fondo della collina. Sentendo la tensione crescerle dentro decise di strappare il cerotto in un brusco colpo veloce e bussare prima di poterci pensare una seconda volta, i tonfi le riecheggiarono nella mente come i rintocchi di un'orologio che segnava un'ora troppo tarda e mentre questo avrebbe dovuto aumentare a dismisura la sua ansia, sentì invece l'effetto contrario, la rassegnata realizzazione che ormai era fatta. 

Meliodas si chinò tanto da poter controllare il pollo che cuoceva nel suo camino, trafitto da uno spiedo di metallo e dalla pelle lucida e dorata, l'odore era davvero delizioso ma dubitava che il sapore lo avrebbe minimamente eguagliato 
-Hawk! Non sei ansioso di mangiarti questi avanzi natalizi?- chiese il biondo voltandosi verso il maiale stravaccato sul chiaro parquet 
-Sono sempre pronto a mangiare avanzi... anche se non sono quelli di Ban...- rispose l'animale punzecchiandolo appena. Meliodas sospirò rimembrando che lui non aveva mai tenuto particolarmente alle festività, ma che avrebbe comunque gradito la compagnia dei suoi fedeli amici in quel freddo giorno. Sarebbe piaciuto anche a lui se Ban fosse rimasto un'altro po' con loro, invece di partire da solo, regalando a tutti una lieta cena e le sue solite battute a rallegrare l'atmosfera, e se Diane e King avessero preferito far compagnia a lui piuttosto che uscire a giocare con la neve. Erano pensieri nettamente egoistici i suoi, e Meliodas lo sapeva benissimo, ma forse finché rimanevano nella sua testa andava bene lo stesso, non faceva male a nessuno. La verità era che più di tutti gli sarebbe piaciuto avere Elizabeth con sé e sentirla intorno con i suoi passi leggeri ad abbellire la taverna di festoni, mugugnando qualche allegro motivetto e offrendosi di aiutarlo in cucina ogni cinque minuti. I suoi occhi avrebbero potuto godere della sua sinuosa figura, così angelica e allo stesso tempo così carica di magnetismo erotico, come potevano le sue mani non finire fra quei morbidi seni? O stringere con fermezza la sottile vita, sprofondando il volto nella sua pelle e assaporando quel suo odore tanto buono. Era strano come Meliodas riuscisse a perdere così di netto il controllo delle sue azioni solo con lei, che di fragile principessa aveva solo le sembianze, nel suo cuore batteva un'impavida avventuriera e a lui piaceva da impazzire per questo. Perché pareva così calma e tranquilla ma c'erano selvaggi desideri e fiamme danzanti a nascondersi dietro a quegli occhi, tanto chiari da rivelarsi a lui come acqua di ruscello e, mai lo avrebbe ammesso, ma in segreto Meliodas pregava che nessun altro fosse in grado di leggerle gli occhi così come faceva lui. Un'altro sospiro lasciò le sue labbra, quella colomba adesso stava lì, tornata nella sua bella gabbia lussuosa, maledettamente lontana da lui

-MELIODAS!!- un urlò arrabbiato arrivò alle sue orecchie facendolo sobbalzare
-Hawk! Cosa urli?- 
-Cosa urlo? È la terza volta che ti chiamo! Sei sordo?-
-non ti ho sentito... beh che c'è?-
-C'è Elizabeth alla porta- 
-C-cosa?- 

la voce del biondo parve vacillare per un'attimo, per essere un uomo dai poteri sovrannaturali non era il tipo da credere nella mano del destino o nei desideri esauditi da un qualche fortuito caso, e quella coincidenza aveva del miracoloso in sè. A passi svelti raggiunse la porta senza curarsi del maiale che se ne approfittò per sgraffignare cibo dalla cucina 
-Elizabeth!- esclamò gioioso, riempiendosi lo sguardo di quell'angelica visione, con le gote rosse dal freddo e gli occhioni lucidi per il vento pareva ancora più bella, se mai avesse potuto umanamente esserlo. La ragazza sorrise in quel suo adorabile modo, inclinando appena il capo e assottigliando gli occhi in due luminose fessure 
-Sir Meliodas! Posso?- chiese ancora sulla porta
-Ma certo! Ti prego entra!- la incoraggiò il ragazzo scostandosi di lato alla porta, liberando l'uscio. E fu quando la ragazza si denudò del soprabito pesante che Meliodas sentì il suo cuore saltare qualche battito, quel vestito rosso sangue metteva in risalto la sua bianca pelle di seta in modo quasi crudele, perché chi mai non avrebbe avuto la tentazione di allungare la mano e godere di quella lattea liscezza? Chi mai, vedendola, non cercherebbe di reprimere la cocente voglia di far di quella dolce ragazza qualcosa di molto più indecente e malizioso? 
-Io... io..- balbettò la principessa, rivelando un lieve imbarazzo 
-Ma dove sono tutti?- chiese poi alzando lo sguardo. Meliodas stirò le labbra in una smorfia amara 
-Ban è partito quasi subito dopo aver salvato Lioness, credo che stia cercando un modo per far tornare Elaine in vita...- rispose quindi cercando di emulare un tono distaccato e gioviale 
-Oh capisco...- sussurrò la ragazza, posandosi due dita sulle labbra piene 
-E King e Diane?- chiese poi guardandosi intorno 
-da qualche parte fuori, non sono abituati alla neve quindi ne stanno approfittando adesso che siamo qui a Lioness- spiegò Meliodas affiancando la ragazza, osservando quei lineamenti delicati 
-Devi chiedermi qualcos'altro?- punzecchiò il ragazzo abbozzando una risatina
-Oh no no- si apprestò a rispondere la principessa, scuotendo la testolina con fare imbarazzato. Era solo strano trovarsi da soli d'un tratto, non che non lo avesse sperato, ma trovarsi davanti la strada spianata per la sua occasione d'oro la spaventava un po', come avrebbe dovuto dirlo? E poi cosa avrebbe dovuto dire? Era così facile provarle quelle emozioni forti e viscerali, ma così difficile metterle in parole di senso logico
-Sir Meliodas- chiamò d'un tratto la sottile voce 
-Mh?- 
-Io, vi ho portato un regalo di Natale- disse solo, lasciando che la dura linea delle sue spalle si ammorbidisse una volta adocchiata l'espressione serena e tranquilla del biondo. Era così facile schiarire il caotico fumo nella sua mente, bastava solo voltare lo sguardo verso lui, anche mentre non guardava, anche quando era soltanto rappresentato da una taverna a forma di cappello, sulla cima di una collina dalla vista della sua finestra, bastava che ci fosse e tutto pareva meno difficile. Meliodas sorrise, prima poco, solo una curva linea delle labbra che però presto si trasformò in una fila di denti bianchi ben accentuata, dal retrogusto malizioso 
-Oh un regalo!- disse esaltato, alzando le mani fino al seno della principessa e muovendo le dita con fare bramoso ma senza toccarla davvero, stranamente. Gli occhi della ragazza di allargarono di stupore e le guance non poterono che imporporarsi appena ma, come sempre, non lo allontanò
-Parlo di un regalo vero- disse invece con voce tenera, un sorrisetto divertito un volto. 
-Cosa?- 

Il volto di Meliodas tornò serio, quasi perplesso, come se avere qualche minuto di lascia passare sul corpo di Elizabeth non fosse un regalo vero! Cosa intendeva? Il ragazzo rimase ad osservare la principessa avvicinarsi verso il suo cappotto, abbandonato su un tavolo di legno scuro, rovistare in una tasca e tirarne fuori una scatolina dorata con un vistoso fiocco blu. Un regalo, un regalo vero, per lui? Quasi non ci credeva, mai nella sua vita qualcuno gli aveva fatto un regalo, non uno di quelli convenzionali almeno, incartati, infiocchettati e dati in un'occasione particolare
-Per me?- chiese a fior di labbra il ragazzo, indicandosi il petto con l'indice quasi a sottolineare il suo stupore. Elizabeth sorrise in modo quasi infantile, annuendo energicamente e avvicinandosi a lui
-Ma certo!- disse porgendogli il pacchetto, che lui contemplò ancora nelle sue mani
-Avanti! Apritelo!- lo incoraggiò. Meliodas non se lo fece ripetere due volte e Elizabeth fu colta da un moto di tenerezza quando vide spuntare dalle labbra del ragazzo la punta della lingua, dando alla sua espressione un'aria impegnata e fanciullesca. La dorata carta venne stracciata in pochi secondi, rivelando una scatola in legno intagliato, sembrava così preziosa da fargli credere che solo quella scatolina fosse il vero regalo, ma solo una volta aperta i suoi occhi si illuminarono alla vista del piccolo papillon riposto al suo interno 
-Indossate sempre la cravatta... ho pensato che per le feste vi avrebbe fatto comodo qualcosa di diverso- disse la ragazza quasi sulla difensiva, quasi colta dalla paura che non gli potesse piacere il suo pensiero
-Elizabeth...- pronunciò il ragazzo interrompendo il breve sproloquio della fanciulla 
-grazie- disse solo, profondamente e sinceramente, tanto inteso da far sciogliere anche l'ultima ombra di gelo rimasta sulla pelle della ragazza
-D-di nulla! L'ho visto per caso in un negozio e non ho potuto non pensare a voi- disse Elizabeth scuotendo appena il capo, come per cacciare via quell'ardito pensiero di stringerselo forte al petto. Gli occhi del ragazzo ammirarono il piccolo accessorio con immensa gratitudine, così semplice eppure così azzeccato, dello stesso rosso vermiglio del vestito di Elizabeth, quasi l'avesse fatto apposta a scegliere il colore che gli avrebbe per sempre ricordato quanto eterea e allo stesso tempo carnale sembrasse quella sera, con quel colore a contrasto sulla pelle. 
-Me lo metteresti?- chiese il ragazzo porgendo il farfallino alla giovane
-Ma certo!- rispose subito lei lasciando che lo sguardo indugiasse sulle quelle dita virili, intendete a slacciarsi la cravatta, gli bastava così poco per essere attraente. 

Fu Meliodas ad avvicinarsi, tanto che la distanza fra i due fu appena quella di uno spiraglio e, per quanto desiderasse guardala negli occhi, la sua altezza gli permise e solo di ammirare la scollatura a cuore del suo vestito e ovviamente non se ne lamentò 
-Questo colore vi dona proprio- commentò la ragazza, chinandosi tanto da poter allacciare il papillon dietro al collo di lui, fronteggiando finalmente il suo sguardo smeraldo, cosi da vicino si potevano vedere tutte le sfumature d'ambra e le pagliuzze dorate ad impreziosire quelle iridi silvane e impetuose. E fu in quel momento, nel silenzio di quel salone e nella calda luce che lo inondava, che Meliodas fece un'altro passo e ancora mezzo, finché la punta del suo naso non sfiorò quello fine di lei, finché le dolci labbra della ragazza non si scontrarono dolcemente con le sue, finché l'odore di quella pelle di luna non fu tanto forte da ubriacarlo completamente. Le dita prima indaffarate di Elizabeth lasciarono il loro lavoro a metà quando quella soave sensazione di calore colse la sua bocca, lo shock durò solo un secondo, bastò davvero poco perché le sue dita trovarono posto nei dorati capelli del ragazzo, tirandoselo contro un po' di più e poi ancora un'altro po', quasi non fosse mai abbastanza. Lasciò che la sua lingua tracciasse lentamente la linea delle sue labbra, schiudendole gentilmente e appropriandosi di quella bocca che, in fin dei conti, era stata sua ancor prima di esser toccata. Sapeva di menta e qualcos'altro di dolce che non riusciva a definire, ma Elizabeth decise che non sarebbe più stata in grado di vivere senza quel sapore in bocca.
Quante volte lo aveva sognato quel momento, pura passione e non solo fugaci carezze, un mugolio sommesso lasciò la sua gola quando le mani di Meliodas la tirarono per la vita fino a che il suo seno non fu schiacciato completamente dal petto sodo di lui, se il pensiero che Hawk potesse tornare da un momento all'altro dalla cucina la spaventava prima, adesso qualsiasi razionalità si era sciolta come neve al sole, come sciolta si era lei fra quelle mani da rude guerriero e in quelle labbra da tenero amante. Sembrò passare un secondo e allo stesso tempo un'ora quando gli occhi di Meliodas divennero di nuovo distinti e visibili, il suo naso ancora a contatto con quello di lui e il caldo respiro a scontrarsi sulle sue labbra umide 
-Buon Natale Sir Meliodas- sussurrò Elizabeth con voce mielata 
-Buon Natale Elizabeth- rispose il ragazzo, lasciando che un sorriso malizioso gli abbellisse il viso prima di spingersi contro la ragazza ancora una volta. 

Spazio di Nina:
Salve a tutti!! era un po' che non pubblicavo nulla, trall'atro ultimamente mi sto ritrovando a scrivere cose su diversi fandom piuttosto che sul buon vecchio Fairy Tail, oh beh.
Quando ho letto di questi stupendi personaggi non ho potuto non provare a scrivere qualcosa a riguardo! E partire da una MeliodasxElizabeth mi sembrava doveroso considerato il mio istantaneo amore per loro!
La OS si può collocare subito dopo la fine dell'anime, fingendo che la fine della prima avventura trovasse termine in periodo natalizi. Avrei voluto pubblicarla il 24 ma tra una cosa e l'altra mi trovo a pubblicarla solo adesso :( facciamo che un'altra boccata natalizia prima del nuovo anno ci sta, eh? 
Mi sono fermata forse sul più bello ma essendo una cosa pura e natalizia non volevo eccedere con il pepe, magari alla prossima mi lascerò più andare ;)
Ad ogni modo, auguro delle buone feste a chiunque stia leggendo, che il nuovo anno possa portarvi tanto amore a tanta fortuna!
Un bacio
xxx

  
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