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Autore: Rinalamisteriosa    29/12/2016    0 recensioni
Raccolta di brevi one-shot a tema natalizio e invernale con protagonisti quasi tutti i personaggi (principali, secondari, minori, rari).
Slice of life e momenti fluff, leggeri e senza alcuna pretesa, solo per il piacere di dilettarmi a scrivere durante le feste! :D
1.Pattini da ghiaccio || Aine Kisaragi & Kei Onpa [Capitolo dedicato a Starishadow]
2.Tazza calda || Haruki Mori, Ringo Tsukimiya, Ryuuya Hyuuga
3.Dormire davanti al caminetto || Kaoru & Syo Kurusu
4.Vischio || Kotomi/Mitsuo [Personaggi spoiler!]
Si staccarono sorridenti, unendo le loro fronti e intrecciando rispettivamente la mano destra sopra lo stesso rametto di vischio, dalle intense foglie verdi e dalle bacche cremisi.
{I primi quattro capitoli partecipano al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it}
5.I personaggi addobbano l'albero di Natale insieme || Heavens
Work in progress:
Battaglia a palle di neve || Starish;
I personaggi rimangono isolati in una baita in montagna || Quartet Night;
Angeli nella neve || Mai & Masato Hijirikawa
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guidati dalla musica'
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*Vischio*

 

{Last Christmas ima wa mada

Omoide ni nante dekinai yo

Demo ai wa mou

Koko ni wa i nai this year}

 

Musica era come la magia suggestiva del Natale.

Per lei, Natale era sempre stato una gioia condivisa, una dinamica meraviglia, un calore diffuso che scaldava nonostante l’abbassamento della temperatura e il cadere lento, ipnotico dei fiocchi di neve.

Da bambina adorava ascoltare le Christmas carols originarie di altri paesi e tradotte in lingua giapponese, il fatto che si potesse riadattare un brano per permettergli la diffusione su larga scala era meraviglioso. Non ne era sicura, ma forse era stato proprio grazie a queste canzoni orecchiabili e carine che l’approccio alla musica era venuto spontaneo nella piccola Kotomi.

Non c’era niente che la rendesse più felice del fatto di canticchiarle mentre si rigirava fra le manine un rametto di vischio.

 

Musica era come la vita in continuo movimento.

Tutto nella vita poteva diventare musica, anche il silenzio.

In molti non ci facevano caso, troppo presi della caotica routine quotidiana, davano per scontato ogni suono esistente, ogni rumore prodotto dai mezzi che li circondavano.

Esistevano musiche basse e dolci come un sussurro, moderate e normali come un’abitudine, intense e forti come un temporale. Suoni naturali e artificiali, spontanei e artefatti, lieti e angoscianti.

Talvolta, al risveglio, la quindicenne rimaneva stesa sotto le coperte apposta per concedersi un po’ di tempo ad ascoltare tutto quello che riusciva, le piaceva distinguere le melodie dalle cacofonie, sorrideva dei ragionamenti e degli abbinamenti che le balenavano nella mente, si sforzava di trattenere alcuni pensieri per quando si sarebbe seduta a prendere nota per una futura composizione.

Certe mattine, canticchiando a labbra chiuse, Kotomi spalancava le imposte della sua finestra e salutava il nuovo giorno con la luminosità nello sguardo, traboccante di gioia sincera per tutti i suoni che le avrebbe regalato.

Con indosso la vestaglia, agitava le braccia in alto per salutare il solito postino che passava con la bicicletta e che aveva la gentilezza di risponderle con un cenno educato della testa coperta dal cappello.

Lo sfregare delle ruote sulla carreggiata al momento in cui la bicicletta frenava era il primo suono, poi soggiunse il trillo del campanello sul canestro attaccato al manubrio.

Dopo regalava un saluto verbale a Koichi-kun, il bambino che abitava nell’appartamento accanto e che in quel momento apriva la porta per recarsi a scuola. Quello arrossiva di rimando e si defilava sbatacchiando di qua e di là la sua cartella, la sua timidezza la inteneriva davvero e lo scalpiccio delle sue scarpette era un’armonia infantile, così dolcemente nostalgica perché anche lei correva molto da bambina.

 

Musica era come un intercalare di emozioni.

Felicità, tristezza, nostalgia, paura, forza, debolezza, gentilezza, sfrontatezza e poi altre, molte altre sensazioni che non avevano definizione.

Convergevano tutte in un unico sentiero, cavalcavano la stessa onda, volavano alto, sfrecciavano fino al cielo e anche oltre, verso le stelle più lontane, trascendendo lo spazio e il tempo.

Infine tornavano giù, entravano in testa e non ti abbandonavano mai, scaldavano il cuore e vibravano le sue corde più intime, facevano tremare le gambe.

 

Musica era un intreccio di relazioni importanti.

Grazie alla sua magia, alla sua vitalità, al suo coinvolgimento emotivo, alle sperimentazioni che si potevano fare con essa, Kotomi aveva conosciuto tantissime persone che l’avevano consigliata e aiutata durante il suo percorso di formazione musicale.

Nel liceo che frequentava, Kotomi si era iscritta al club di musica, un raduno di semplici appassionati, aspiranti musicisti, novelli idol che avevano fatto la gavetta partecipando a delle selezioni rigidissime, e poi c’erano quelli come lei, che sognavano di comporre musica.

Inoltre, in questo luogo pieno di allegria e spensieratezza, di larghe finestre e variopinte carte da parati sui muri, la giovane aveva concepito un progetto ispirato proprio a quell’ambiente che le era tanto caro e familiare, ossia il suo ideale di accademia musicale.

 

Musica era amore, un batticuore costante, un crescendo di note, partendo dalle più basse.

Tra tutte le sue conoscenze in quel campo, solamente una persona si era mostrata interessata al suo progetto forse troppo ambizioso e certamente irrealizzabile, una ragazza non avrebbe mai potuto illudersi di riuscire a creare da sola un simile istituto.

Mitsuo Saotome sembrava nato per calcare il palcoscenico, per stupire il pubblico, per accattivarsi il sostegno di tutti.

Mitsuo Saotome era bello, sorprendente, sfrontato, esagerato nei modi. Sapeva esattamente come sfruttare le sue doti canore per colpire nel segno, come reagire a tutte le provocazioni che gli scagliavano contro, come essere agguerrito senza in realtà ferire nessuno.

Un giorno, si erano ritrovati entrambi nell’aula del club, da soli perché gli altri membri erano in ritardo, e lei si era permessa di contraddirlo quando il ragazzo, con la sua voce bassa e strascicata, aveva detto che la musica non poteva rispondere alle esigenze di tutti e che era in verità destinata soltanto a chi la studiava bene.

E lei aveva replicato concitatamente tutto quello che aveva sempre pensato, che la musica è magia, suggestione, vita, emozioni, testa, cuore e relazioni. E che rinunciare alla musica era come vivere un’esistenza in bianco e nero, senza nessun altro colore.

«Come ti sentiresti se improvvisamente tu vedessi soltanto bianco e nero? Non sarebbe triste e vuota una vita così?».

Infine, Kotomi aveva realizzato, non era stato altro che un modo per metterla alla prova. Quel ragazzo impertinente, quel novello idol, si era sfilato lentamente gli occhiali da sole, fissandola con i suoi penetranti occhi castani, per poi affermare con aria soddisfatta che gli piaceva il suo modo di pensare e che dovevano fissare un appuntamento, perché da quel giorno lei sarebbe diventata la sua compositrice.

E non si limitarono a un solo incontro, ma ne ebbero molti altri, sia al club, sia all’agenzia Suzuki per la quale lui aveva iniziato a lavorare come attore.

E in seguito, sulle note appassionanti di For Love, il singolo di esordio come cantante che consentì a Saotome di scalare la vetta della classifica nazionale con un record di ben venti milioni di dischi venduti, i due si erano innamorati l’uno dell’altra.

 

 

 

*

 

 

 

{Last Christmas futari nara

Negai wa kanau to shinjiteta

Mada koe rare nai

Kimi wa ima demo special}

 

Un rametto di vischio, una piccola pergamena e un fiocco rosso che li teneva insieme.

Ecco ciò che aveva trovato la giovane sulla moquette davanti alla porta della sua camera.

Incuriosita, Kotomi si era inchinata per prendere l’insolito dono, per sciogliere il nastro cremisi e per spiegare il pezzo di carta arrotolato su se stesso.

«L’appuntamento è vicino alla Tokyo Tower. Al solito posto, al nostro orario. Non mancherò. Your beloved King», lesse in un mormorio stupito la ragazza dai lunghi capelli castani, che cadevano ondulati fino a metà schiena, per poi portarselo al petto e scuotere il capo con un sorriso radioso. Chissà che cosa le aveva preparato, quale folle e sorprendente piano si era inventato per stupirla nella serata della Vigilia di Natale!

Kotomi volse lo sguardo indirizzandolo verso il tondo orologio appeso alla parete laterale e i suoi occhi blu si sgranarono, perché accidenti, se non si sbrigava avrebbe fatto tardi per il servizio di volontariato all’ospizio per anziani. Aveva promesso loro che per l’ora di pranzo li avrebbe intrattenuti suonando prima il pianoforte e poi la chitarra, si sarebbe sentita profondamente in colpa se li avesse delusi in qualche modo.

Inoltre, l’aspettava sua sorella maggiore che non era affatto male come truccatrice, sarebbe stato più consigliabile affidarsi a lei piuttosto che impiastricciarsi da sola. A quel punto sarebbe tornata di corsa a casa per scegliere i vestiti adatti, in modo da non sfigurare… Occielo!

Chiuse velocemente la porta per darsi una mossa. Una mossa in tutti i sensi.

 

 

 

Assolvere a tutti gli impegni della giornata e arrivare in tempo all’appuntamento era stato davvero faticoso, ma ce l’aveva fatta per miracolo.

Alla fine non aveva intrattenuto soltanto quei gentili, saggi e adorabili vecchietti, distesi e sereni nonostante la ragnatela di rughe che tracciava i loro volti segnati dal tempo, ma anche alcuni nipotini in visita all’ospizio; la presenza allegra dei bambini le aveva veramente scaldato il cuore, com’erano felici nel sentirla suonare e cantare! E come la incoraggiavano!

Dopo essersi preparata adeguatamente per il suo appuntamento con Mitsuo, Kotomi volle portare con sé un ricordo di quelle ore trascorse piacevolmente, era il cappello natalizio -un cono rosso con una stellina attaccata alla punta- piazzato sul suo capo.

Percorse il tragitto senza mai toglierlo, la ragazza dai capelli castani e dagli occhi blu, che inoltre aveva scelto di indossare per l’occasione un pullover dello stesso colore del cappello, un poncho color argento e una gonna lunga fino alle ginocchia con le pieghe, tinta di un rosso più tenue, per finire con dei collant grigi e degli stivaletti ai piedi.

Si fermò davanti a un albero sempreverde ricoperto da una ragnatela di lucine scintillanti e attese il suo arrivo, scorgendo tutti i volti che passavano nella speranza che non tardasse troppo. Nella borsetta conservava un presente per lui, un cappello di lana fatto con le sue mani, intrecciato con i ferri del mestiere. Ovviamente, era di colore rosso.

Se volgeva lo sguardo a destra, poteva vedere la Tokyo Tower che si stagliava imponente fino al cielo notturno, illuminata a festa.

 

 

Appena lo vide arrivare, perché lei era ormai in grado di riconoscerlo anche se si camuffava con mascherine stravaganti per passare inosservato, gli corse incontro e venne subito accolta dalle sue braccia, rifugiandosi in un abbraccio che tanto le era mancato. Caldo, rassicurante, tangibile. La rilassava incredibilmente accostare l’orecchio al suo petto e sentire i battiti regolari del cuore, tutti gli altri suoni si annullavano anche per una come lei, una che prestava particolare attenzione a tutto ciò che le orecchie captavano. Quello però era un ritmo che amava, le donava il sentore che non se lo stava immaginando, che lui si era realmente liberato da tutti gli impegni con l’agenzia ed era lì, tutto per lei.

Lui sussurrò piano il suo nome all’orecchio e lei annuì, stringendo maggiormente la presa.

Quello che ormai il Giappone conosceva come Shining Saotome, per Kotomi sarebbe stato sempre Mitsuo-san. Quando le sollevò il mento, lei si perse nei suoi occhi, che quella sera sembravano davvero brillare di una luce propria simile all’argento del suo poncho, e attese fiduciosa, schiudendo le labbra.

Allora lui si scostò e le mostrò un altro rametto di vischio, indietreggiò di un passo, nascose le mani dietro la schiena.

«Sai che hai qualcosa nell’orecchio, my darling?» le fece sapere, in tono teatrale.

«No. Cosa?» stette al gioco, sorridendo radiosa.

Lui ghignò, eseguì un piccolo trucco di prestigio e lei finse di credere che quel rametto fosse finito magicamente tra l’orecchio e il cappello natalizio, applaudendolo per tre volte.

«Bravo, bravo. Adesso però tocca a me fare una magia. Chiudi gli occhi, Mitsuo-san, e aprili soltanto quando te lo dico io, non prima!» stabilì lei, con voce melodiosa.

Dopo essersi assicurata che gli occhi che adorava fossero ben chiusi, estrasse il regalo dalla borsa e lo sistemò tra i capelli ribelli del ragazzo, che erano di un castano ramato.

«Aprili. Non avevi nulla di rosso, bisognava rimediare», chiarì, senza smettere di sorridere.

«L’hai fatto con le tue mani, vero? For me?» mormorò con un filo di emozione Saotome, tastando il suo regalo.

«Yes!» rispose in inglese, dato che a lui faceva piacere.

E finalmente lui le prese il viso fra le mani, mentre quelle di lei si aggrappavano alle sue spalle, sollevandosi in punta di piedi, e si scambiarono un dolce e intimo bacio, lo sfondo imponente e luminoso della Tokyo Tower alle spalle e l’augurio silenzioso di poter rendere speciale e indimenticabile ogni loro momento nell’avvenire, di sorprendersi a vicenda e di amarsi con tenerezza e passione finché sarebbe stato possibile.

Consapevoli del fatto che non esisteva regalo più bello del forte legame che li univa e che risuonava come musica nell’aria.

Si staccarono sorridenti, unendo le loro fronti e intrecciando rispettivamente la mano destra sopra lo stesso rametto di vischio, dalle intense foglie verdi e dalle bacche cremisi.

 

«Merry Christmas, my darling».

«Merry Christmas, my beloved King».

 

E la loro serata speciale non era ancora finita, anzi era appena cominciata nel modo più romantico e perfetto possibile.

 

 

 

 

 

 

 

___

Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 1999 (esclusi i versi della canzone)
Prompt: 45. Vischio

 

Note: Perché stavolta la mia scelta è caduta su Kotomi?

Mi dispiace che non esista alcuna storia con lei protagonista, ho controllato anche su fanfiction.net, e così ho tentato di rimediare inventando qualcosa a riguardo.

Non è semplicemente adorabile? *-* Dite che è la mia visione è coerente con quel poco che si sa su di lei?

Non volevo che somigliasse ad Haruka, una protagonista che mi annoia tantissimo, anche se non la odio -in fondo nella prima serie mi piaceva, si rendeva più utile secondo me.

Giuro che dopo questo capitolo fluff sulla coppia Kotomi/Saotome ho smesso con le storielle ambientate nel passato, i prossimi capitoli della raccolta riguarderanno i protagonisti ^^

Chiedo scusa se non vado tanto a braccetto con il romanticismo, per questo mi stavo concentrando più sull’amicizia e sui rapporti fraterni, ultimamente mi sento impacciata con le coppie di personaggi xD

Ah, quasi dimenticavo: le citazioni tra virgolette appartengono alla versione giapponese di Last Christmas, mi sembrava giusto rendere un piccolo omaggio a questa canzone per la recente scomparsa di George Michael. Immaginatela canticchiata da Kotomi ^^ ecco il video da dove l’ho presa: https://www.youtube.com/watch?v=zC8o1gv_Jy4

 

Alla prossima!

 

Rina

 

 

 

  
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