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Autore: Longriffiths    29/12/2016    5 recensioni
Storia modificata, corretta e riproposta che ci racconta di una semplice notte tra due piccoli Saiyan di nostra conoscenza.
Se vi va di recensire, un'opinione e ben accetta. Spero vi piaccia, buona lettura!
Baci! ♡
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goten, Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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《Trunks?》 
《Mh?》
《Posso.. farti una domanda?》
《Se proprio devi..!》
Il buio incombeva ormai ovunque al Palazzo del Supremo a quell'ora, tranne che in una delle tante stanze riservate agli ospiti, quella notte occupata da due piccoli Saiyan.
Dopo essere riusciti ad ottenere il permesso dalle madri -più che dei padri-, avevano passato l'intera giornata lì, a giocare, ad allenarsi, e farsi viziare da Popo con tutti i piatti possibili ed immaginabili alla loro portata, ed ora erano prossimi al sonno. O meglio, uno di loro lo era, l'altro lasciava correre la mente sino a porsi le domande più inaspettate, come faceva tutte le notti a casa sua, perso ora nella luce lunare che attraversava la finestra, in atteasa di sentire le palpebre pesanti ed ingannare l'oscurità che lo circondava, osservando i luminosi granelli di sabbia scendere dalla piccola clessidra accanto al letto che fungeva da sostituta al satellite, contando il tempo.
 Il letto a baldacchino era molto grande, eppure i due erano posizionati proprio al centro dandosi le spalle, lontani un palmo di mano. Goten sul lato destro rannicchiato in posizione fetale, con l'oro del bagliore dei granelli riflesso in quelle due pozze di petrolio scuro, e l'espressione indecifrabile. Trunks invece, assonnato, aveva steso praticamente ogni arto. Le gambe in tutta la loro lunghezza, un braccio sopra la testa con la mano che andava a sfiorare le tende velate del letto sulla spalliera di esso, e l'altro braccio sotto il cuscino, restò sempre ad occhi chiusi, sbadigliqndo, in attesa di risentire il sussurro del migliore amico. 
《Ecco.. ti manca.. l'affetto paterno?》 
Il giovanotto dai crini lillà restò completamente spiazzato, non solo per la domanda di per sè, ma anche dal costante tono di voce calmo e curioso allo stesso tempo che il migliore amico usava sempre. Naturale, ingenuo e con una gran voglia di sapere. Attirava chiunque il suo modo di fare, tanto che nessuno si rifiutava di rispondergli anche volendo. Il fruscio delle lenzuola dietro di lui, avvisò Goten che il compagno si era voltato, così lo imitò trovandosi faccia a faccia con lui. La luce lunare ed il bagliore d'oro che ora illuminavano non più il viso del più piccolo, rischiarava l'acquamarina delle iridi del piu grande in un modo impressionante, donandogli sfumature meravigliose e accendendo il loro colore come se brillassero di luce propria. Quegli occhi ereditati dalla dolcezza e dalla spontaneità della madre, a cui alle volte nemmeno l'oggetto della domanda del moro sapeva opporsi.
 Pietre preziose incastrate in un fiume di pece, nessuno dei due distoglieva lo sguardo, l'uno in attesa, l'altro in esito. Riacquistata la naturalezza di sempre, Trunks scosse il capo coprendosi fino alle spalle già robuste per la sua età, dopo aver pensato un pò.
《No.》
《Scu- scusami, non volevo metterti a disagi Trunks, solo che beh.. scusami, torno a dormire.. buonanotte!》
《Goten!》
《Si?》
《Non sono a disagio.》
《Oh.. dici davvero?》
Un piccolo sospiro di sollievo interno nacque nel moro, e un grande sorriso comparve sul suo volto nel sapere che il migliore amico non era arrabbiato con lui, perché adesso sorridevano entrambi.
《Senti, lo so che papà non si fa ricordare dagli altri per il suo dolce carattere nè per la gentilezza, ed è molto chiuso con tutti quanti ma.. ti assicuro che non è come lo vedete voi. Non tutto almeno!》
 Il sorriso sulle labbra di Trunks divenne puro e sincero, e Goten assunse un'espressione rassicurata e felice. Era contento quando gli altri stavano bene, e lo era specialmente se questi era il bambino che aveva difronte. Conosceva Vegeta, forse, anzi sicuramente non benissimo ma al contrario di tutti gli altri non aveva mai avuto pregiudizi nei suoi riguardi, e la ragione che aveva sempre avuto era saltata fuori dal momento in cui quell'uomo si era fatto esplodere per proteggere tutti, anche se quando aveva stordito suo figlio e dopo anche lui, aveva cambiato idea fino a quando non aveva scoperto la verità.  E poi gli voleva bene, dopotutto, nei suoi primi anni di vita suo padre non c'era stato, valeva a dire gli anni in cui aveva fatto quasi tutte le cose per la prima volta, come parlare, camminare, scoprire il mondo, i primi allenamenti. E dato che quei bambini erano amici da sempre, Goten non si era mai fatto mancare occasione per trascorrere giorni interi alla Capsule Corp; ed oltre al suo fratellone Gohan, come unica figura maschile aveva avuto proprio Vegeta. 
Il piccolo Goten era proprio suo padre in tutto e per tutto, anche per questo il Principe inizialmente non aveva mai accettato il fatto che suo figlio lo frequentasse, nè l'idea di averlo in giro per casa. Vegeta era convinto che a parte la sua famiglia, /tutte/ le persone che incontrava pensassero male di lui, e finiva col dirsi che non avevano poi tutti i torti, per questo era sempre poco aperto e sempre scontroso. A parer suo, se proprio dovevano pensarlo che lo facessero per una buona ragione, e non per le cose che sentivano dire! Anche se, di buone ragioni ne avevano a migliaia, per questo alla fine doveva riconoscere che la colpa era sua, ma il suo orgoglio da Saiyan gli impediva di fare altrimenti, mandando tutto a quel paese. 
Goten lo aveva capito, ed una sera dopo che l'uomo (costretto dalla moglie) li aveva accompagnati al parco giochi, il bambino si era avvicinato a lui e gli aveva detto con sincerità e dolcezza "《Non è vero che sei cattivo lo sai?》".
Il duro padre dell'amico aveva smesso di appellarlo come "figlio della terza classe". Ma il bambino si preoccupava molto per l'amico, ed aveva paura che si sentisse trascurato, perchè da quando il suo papà era tornato a casa, notava molte differenze nei modi di fare, seppur Vegeta usasse lo stesso comportamento con entrambi i bambini.. o quasi, da quando Goten non era stato più un fastidio per lui. Goku gli era terribilmente mancato in quegli anni, ma da quando l'aveva stretto forte per la prima volta tutto si era dissolto nel nulla. 
《Ti ricordi quando siamo entrati in quella stanza a casa tua e abbiamo rischiato di ammazzarci, Trunks?》il giovane dai capelli lillà fu nuovamente riportato alla realtà dalla voce dell'amico, e al ricordo della vicenda iniziarono a ridere ricordando la faccia delle madri e le urla che allora li avevano fatti spaventare. 

Era un pomeriggio tranquillo alla Capsule Corp; le signore Brief e Son erano intente a sorseggiare un thè dentro casa, mentre i loro due figli erano in giardino a giocare, o meglio, rompere le scatole ad un certo qualcuno di nostra conoscenza, concentrato al massimo ai propri allenamenti nella Gravity Room costruitagli anni addietro da quel vecchio che oggi era suo suocero, e quella petulante scienziata che oggi era sua moglie. I bambini ormai stanchi di rincorrere i dinosauri nell'immenso giardino cercavano un passatempo diverso che non fosse quello di trangugiare dolci, sapendo bene che le madri non avrebbero acconsentito affatto. Venne loro la brillante idea di disturbare gli allenamenti del Principe dei Saiyan, pur sapendo che il rischio di uscirne mutilati era oltre il limite dell'alto. Più veloci che potevano, bussavano alla porta per poi scappare via quando sentivano quest'ultima aprirsi, ed il Saiyan imprecare. Ripetettero il tutto varie volte, fin quando la vena sulla fronte dell'uomo non rischiò di esplodere, e per evitare ciò lo spinse ad uscire dalla stanza ed allontanarsi per cercare il responsabile di quello scherzo "pericoloso". I due bambini risero senza farsi sentire, ma non sfuggì loro il particolare della porta ancora aperta. Un'occhiata d'intesa, ed in un batter d'occhio furono all'interno della camera gravitazionale, chiudendo la porta. Dopo pochi attimi sentirono il nulla mozzar loro i respiri. L'aria li schiacciava in terra come se ogni centimetro del loro corpo fosse incastrato fra il pavimento e dei macigni giganteschi che comprimevano le piccole gabbie toraciche. 
Molto forti per la loro età abbastanza da non fratturarsi le costole, ma la mancanza d'aria si faceva sentire. Gli occhi di entrambi inumiditi da lacrime per lo sforzo di rialzarsi l'uno con l'altro, quando furono allo stremo delle possibilità tutto cessò, e tossendo sonoramente riprendevano il contatto con la realtà e con i cinque sensi. La paura trasudava dalle iridi nere come lo spazio più profondo nel momento in cui l'uomo aveva visto i ragazzi in quello stato, e sempre attento però a nasconcdere le emozioni, tirò un sospiro di sollievo, sollevando dal pavimento i due per le tute e rimettendoli coi piedi in terra una volta spenta la stanza, cercando tutto il suo autocontrollo per non dar loro il cosiddetto "resto".
 Entrambi caddero nuovamente a sedere, Vegeta si accertò delle condizioni del marmocchio di Kaaroth, aiutandolo a rialzarsi. Un semplice "《Trunks, che ci fai ancora lì, vuoi alzarti o no?》" bastò al bambino, che riconobbe il tono del sollievo dell'uomo che stava a dire "grazie al cielo", che tradiva fortemente lo sguardo duro e freddo che invece significava "a te ci penso più tardi". 
Ma il peggio furono le urla delle due donne, i pianti per "quello che poteva succedere", e le infinite punizioni che stavano elencando, mentre i due mortificati, guardavano prima il pavimento, poi loro stessi.



Pensarlo adesso era esilarante, erano davvero buffe quelle due. 
《Sai Goten, una cosa in effetti mi manca.》
《Davvero? Cosa?》
《Il sentirmi dire "sei proprio tale e quale a tuo padre", come fanno con te o con Gohan. Lo so che sembra strano, ma io vorrei essere come lui. Per me è il migliore, io gli somiglio solo fisicamente. Tu invece Goten sei uguale a Goku, in tutto. Sei proprio come lui! E ti confesso anche che lo considero un secondo padre. Ma ti raccomando non dire che l'ho detto! 》
《E perché no?》
《Beh perché.. come perché?!》
《Per orgoglio forse, Trunks?》
《Tsk, che sciocchezza Goten!》 la luce della clessidra si stava affievolendo e Trunks pensava fosse un punto a suo favore, ma al moro non sfuggì il rossore sulle gote, che lo fece scoppiare in una sonora risata causando un'espressione indispettita al compagno. 
《Si può sapere che hai da ridere?》
《Trunks sai una cosa? Sei proprio tale e quale a tuo padre!》 .
Non bastò altro. Un sorriso trasformato in una risata cristallina ed uno sguardo parlarono per loro, Trunks gli voleva bene davvero, e l'altro ricambiava. Niente e nessuno avrebbe mai distrutto l'amicizia che da sempre c'era fra loro due, era troppo bella, pura e sincera per poter essere mai spezzata.
《Ehi Goten, dici che si stringeranno mai la mano senza stringersi anche il collo nè prima nè dopo?》
《Più probabile che la mamma faccia smettere Gohan di studiare.. e tu pensi che Vegeta smetterà di chiamare papà con quello strano nome?》
《Più probabile che dica che mamma ha sempre ragione..》
《Pensi che--》
《Ehi voi birbanti, sapete che ore sono? Devo chiamare Goku e Vegeta per farvi addormentare?》
I due impallidirono nel sentire la voce di Popo, e dopo aver mimato col labbiale un 'buonanotte' chiusero gli occhi e restarono immobili in attesa che la porta si chiudesse, non si erano nemmeno accorti che si era aperta fin quando a distrarli dal loro discorso non fu quella voce.
《O forse avete bisogno di fare uno spuntino? Sapete, il cioccolato fa bene ai nervi! Ve lo lascio qui, buonanotte!》.
Detto ciò, Popo posò in terra un vassoio pieno di dolcetti e si allontanò. Senza perder tempo, i due schizzarono fuori dalle coperte ed iniziarono una lotta col cibo cercando di mangiare quanto più possibile prima che si spappolasse tutto al suolo. 
Si, nessuno avrebbe mai spezzato quell'amicizia, ne le confessioni che solo due migliori amici da soli si potevano fare.





   
 
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