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Autore: BebaTaylor    30/12/2016    7 recensioni
Nella famiglia Morris è giunto il momento di preparare l'albero di Natale.
Solo che quest'anno... bhe, quest'anno sono in nove invece che sette, dieci se contiamo un'inquilina "speciale", dodici aggiungendo Blake e Hazel, tredici con il protagonista indiscusso del salotto di casa: l'albero di Natale.
(La storia è migliore del'introduzione!)
Shot per il contest "A very ending for a happy Christmas"" del gruppo Facebook "Efp famiglia: recensioni, consigli e discussioni" .
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shot per il contest "A very ending for a happy Christmas"" del gruppo Facebook "Efp famiglia: recensioni, consigli e discussioni" con il prompt numero 6: la preparazione dell'albero e degli addobbi, il divertimento di una famiglia grande.

It's Christmas Time Again



«Charlie, cos'è che dobbiamo prendere?»
La giovane frugò nella borsa ed estrasse un foglio ripiegato in quattro mentre suo fratello Jason infilava una moneta nel blocco della serratura per liberare il carrello. «Allora...» sospirò Charlotte — tutti la chiamavano Charlie —, «Dio, mamma è impazzita.» gemette, «Ha scritto una lista lunghissima!» mormorò.
«Nah, non credo.» rise Jason.
«Direi di sì, invece.» replicò Thomas, il fidanzato di Charlie.
«Palline rosse, blu, verdi, argento, oro e viola, con decorazioni argento. Due scatole per colore.» lesse la ragazza, mentre la sorella minore Taylor le si avvicinava, «Festoni oro e argento, almeno dieci per colore.» continuò, «Dieci?!» esclamò, «Puntale con angelo. Decorazioni da appendere a forma di angeli, renne, bastoncini di zucchero, campanelle e sacchetti doni.» continuò, «Base per albero a forma di slitta, carta colorata a tema natalizio.» disse e alzò lo sguardo, fissando suo fratello, che la guardava a bocca aperta, «Renne decorative con il naso e le corna che s'illuminano?!» squittì Charlie, «Mamma.» pigolò, dicendosi che era davvero troppa roba. Inspirò a fondo e riprese a leggere: «Fili di luci multicolori, con la musichetta è meglio. Ghirlande per la porta, ghirlanda per il camino, candele decorative, luci da esterno...»
«E poi?» gemette Jason.
Charlie alzò le spalle, «E poi l'albero.» rispose, «Mamma ha scritto il codice, dovremo chiedere a qualcuno.» disse.
Jason annuì prima di richiamare all'ordine i gemelli Dylan e Caroline, i loro fratelli più piccoli. «Tom, prendi un altro carrello.» disse, «Jane, io e te andiamo a chiedere dell'albero.» esclamò e si fece dare il codice dell'albero dalla sorella, che strappò il pezzo di foglio sul quale era scritto.
I sette varcarono la soglia del negozio di bricolage che, durante il periodo natalizio, dedicava un'intera ala alle decorazioni natalizie.
Jason e Jane andarono verso il banco informazioni mentre gli altri si diressero dalla parte opposta.
«Dylan, Caroline, state buoni.» mormorò Charlie, «Mi sta venendo mal di testa.» mormorò, sospirò e si passò le mani sul pancione prominente.
«Non dovremo metterci molto.» Thomas le sfiorò la schiena.
«Eh, speriamo.» commentò lei. Chiese ai gemelli di sette anni di prendere i festoni, così avrebbero fatto qualcosa invece di litigare.
Taylor e Thomas iniziarono a riempire di scatole il carrello, mentre Charlie fissava le ghirlande, indecisa su quale prendere, ce n'erano così tante, tutti così diverse e bellissime che non sapeva cosa fare. Alla fine ne prese due a caso, una a forma di cerchio da appendere alla porta e l'altra per il camino. Entrambe avevano campanelle dorate e grandi fiocchi rossi.
«Quali prendiamo?»
Charlie fissò sua sorella e le decorazioni che stava indicando. «Non lo so.» rispose posando le ghirlande nel carrello, sopra le scatole ordinatamente riposte, «Sono tutte belle.» disse e sospirò prima di toccarsi la pancia, sentendo la bambina scalciare. Sorrise, «Prendiamo quello che vuole mamma.» disse.
«È pazza.»
Taylor e Charlie si voltarono, fissando Jason che spingeva il carrello vuoto.
«E l'albero?» chiese Charlie.
«L'albero è alto tre metri e mezzo, con un diametro di un metro e venti.» rispose Jason, «Dobbiamo ritirarlo al magazzino.» sbottò.
«Tre metri?» squittì Charlie, «Oh, Cielo.» mormorò.«È impazzita.» sospirò.
«È solo contenta perché questo sarà il primo Natale della sua nipotina.»
Tutti si voltarono verso Thomas, che aveva parlato. «Non guardatemi così.» si giustificò, «Io comprerei un sacco di roba per mia figlia, se solo avessi lo spazio dove metterla!»
«L'hai già presa.» ridacchiò Charlie, riferendosi alla montagna di vestitini e giocattoli stipati nell'armadio della loro stanza.
«Sì, ma tre metri di albero...» Jane scosse la testa, «Anche se lo mettessimo vicino alle scale, perché lì il soffitto è più alto, il soggiorno sembrerebbe più piccolo.» disse. «Già facciamo fatica a starci tutti, se poi consideriamo anche l'albero...» scosse di nuovo la testa.
«Già.» commentò Jason, «Ma mamma vuole quello.» disse, «Adesso capisco perché ha insistito che prendessimo due macchine...» borbottò e fissò Dylan che indicava una renna alta una ventina di centimetri, «Charlie?» chiamò, «Piacerà a mamma?» domandò indicandola.
L'altra annuì, «Sì.» rispose e si appoggiò al carrello, sentendosi stanca: mancavano due settimane al parto e non ne poteva più. La data presunta del parto era il dodici Dicembre e lei si ritrovò a sperare che nascesse un po' prima, non sopportava più i piedi e le gambe gonfie, il mal di schiena, il dover andare in bagno due volte all'ora...
Finirono di prendere quello che la signora Morris aveva chiesto e si diressero verso le casse. Charlie passò per prima, trascinando il carrello vuoto che iniziò a riempire lentamente, aiutata da Taylor e gli altri.
«Ci fermiamo a prendere una cioccolata?» domandò Caroline.
«Oh, sì.» sospirò Charlie, «Per favore.» mormorò, «Ne ho proprio bisogno.» sorrise sbattendo le ciglia e toccandosi la pancia.

***

«Dove siete stati?» esclamò Julie Morris quando gli otto varcarono la soglia.
«A prendere una cioccolata calda.» rispose Charlie posando la borsa di plastica contenente i festoni sul divano.
«Mamma!» sbottò Jason entrando, «Tre metri?» chiese, «Tre metri di albero?» borbottò, «Non ti pare di esagerare?» domandò mentre Charlie andava in bagno.
La casa in cui vivano lei e Thomas aveva avuto un guasto alle tubature della cucina e del bagno del pian terreno e l'idraulico aveva dovuto rompere il pavimento, in più avevano dovuto risistemare l'impianto della caldaia, così lei e il ragazzo erano tornati da sua madre per un breve periodo di un mese e mezzo.
Jason e Jane, invece, attendevano che i lavori di ristrutturazione della casa che avevano comprato terminassero. Loro due avevano occupato il piccolo monolocale sopra al garage, mentre Charlie e Thomas avevano preso possesso della stanza degli ospiti al piano terra, l'unica altra stanza — esclusa la camera padronale — ad avere il bagno privato.
Charlie sospirò dal sollievo quando infilò i piedi gonfi nelle morbide e calde babbucce rosse con la suola antiscivolo.
Tornò in salotto in tempo per vedere suo fratello, Thomas e Jane che trascinavano in casa l'enorme albero mentre sua madre dava ordini. Taylor e i gemelli stavano aprendo le scatole mentre Blake, il labrador nero di un anno, se ne stava acciambellato nella sua cuccia e li osservava con curiosità. Hazel, il gatto meticcio dal pelo lungo che assomigliava a un siamese, era in cima alle scale, la testa infilata fra i pilastri della ringhiera.
Dopo un quarto d'ora l'albero era saldamente ancorato alla base richiesta dalla signora Morris, mentre sul pavimento era stata posata una carta lucida blu con grandi stelle oro e argento. Lo avevano sistemato davanti alla scala a semicerchio che portava al piano superiore, proprio in quel punto dove, di solito, si trovava un basso tavolino su cui c'era il cestino dove sistemavano le chiavi di casa e delle auto. La signora Morris l'aveva spostato vicino al divano.
«Che faticaccia.» ansimò Jason passandosi una mano fra i capelli scuri, «Mamma, questa volta hai esagerato.» sospirò sedendosi sul divano accanto alla sorella.
«Ma no.» rispose la donna agitando la mano destra, «Non è vero.» disse, «E adesso decoratelo.»
«Noi?» esclamò Taylor.
«Sì.» rispose la donna, «Oh,» commentò fissando la finestra, «Vostro padre è arrivato.» esclamò battendo le mani.
Jason si passò una mano sul viso, «Charlie, non è che hai preparato i tuoi biscotti e li hai lasciati in giro?» mormorò.
Lei spalancò gli occhi, «No.» rispose, «Santo Cielo, ti pare che prepari i biscotti alla ganja se non posso mangiarli perché sono incinta?» sbuffò.
Jason scrollò le spalle mentre la porta d'ingresso si apriva. Travis Morris entrò, si tolse la sciarpa e spalancò la bocca, «Serena, quanta roba hai preso?» domandò.
«Qualcosina.» rispose la donna, «Su, su, iniziate.» batté le mani.
Charlie si alzò in piedi con uno sbuffo e si avvicinò all'albero, si chinò sotto di esso e collegò la ciabatta alla presa della corrente. «Come lo facciamo?» domandò sedendosi sui talloni.
Serena sorrise, «Così vi voglio.» cinguettò sedendosi sul divano, «Le palline dovete metterle a spirale,» spiegò alternando i colori, così come tutte le altre decorazioni.»
«Gesù.» commentò Jason. «E le luci?» chiese. 
«Basta che le mettete bene.» rispose la donna.
«Hazel è sull'albero!» rise Dylan, «Hazel, scendi!» disse, «Guardate Hazel!»
«Scendi subito da lì!» strillò Jason, «Non lo rovinerai dopo tutta la fatica che ho fatto per portarlo qui.» sbraitò fissando il gatto che lo guardava appollaiato sui rami più alti, «Scendi!» urlò.
«Non urlare.» sospirò Jane e iniziò a salire le scale, «Provo a prenderlo.» disse sporgendosi oltre la balaustra, afferrò il gatto e lo tirò su mentre quello iniziò a miagolare e agitare le zampe paffute. «Sei ingrassato, Hazel» esclamò scendendo le scale, lo posò sul divano e lo accarezzò fra le orecchie. «Come ci sistemiamo?» 
«In che senso?» domandò Jason.
«Nel senso: dove ci mettiamo per sistemare le luci?» esclamò Taylor, «Se stiamo tutti nello stesso punto c'intralciamo a vicenda.»
«Hai visto?» sorrise Jane, «Tua sorella ha capito!» 
Jason si limitò a sbuffare mentre Taylor e Thomas, che stringeva in mano uno dei fili con le lucine colorate, ridevano. Dylan e Caroline accarezzavano Hazel.
«Usate questi per legare le lucine.» trillò Serena, appoggiando accanto a Charlie tre scatole contenenti dei nastrini di raso rosso, oro e argento.
«Le prendo io!» esclamò Dylan afferrando una delle scatole.
«Lo faccio io!» strillò Caroline.
«Facciamo che ne prendiamo una a testa.» sospirò Charlie, «Io prendo quelli rossi, tu,» diede una delle scatole alla sorellina «argento e Dylan quelle oro.» disse e fissò Thomas e Jason che salivano le scale.
«Io cosa devo fare?» domandò Travis sedendosi sul divano accanto al gatto.
«Stai lì, papà.» rispose Jason, «Siamo già troppi.» borbottò.
«Io continuo a pensare che sia esagerato.» borbottò l'uomo sfiorando distrattamente la schiena del gatto.
Thomas salì le scale, arrivando alla cima dell'abete, mentre Jason si sistemò a metà circa. Jane e Taylor erano al piano terra, la più giovane pronta a far girare i fili delle luci attorno all'albero per poi passarli a Jane, che li avrebbe allungati a Jason. Charlie avrebbe legato i fili ai rami più bassi, mentre agli altri ci avrebbero pensato Jane e Taylor.
«Jason, quelli sono i miei capelli!»
«Tay, te l'avevo detto di legarli.»
«Bambini, non correte!» esclamò Jane, fissando i gemelli che si rincorrevano, cercando di tirarsi i capelli a vicenda.
«Voglio darli io i nastri!» strillò Dylan.
«Lo faccio io, stupido.» replicò Caroline.
Charlene si alzò con uno sbuffo e raccolse le scatole lasciate per terra dai gemelli, «Smettetela, altrimenti lo faccio io.» esclamò. «Fate i bravi.» 
I bambini si bloccarono, chiesero scusa e recuperarono le scatole.
Charlie si passò le mani sul volto e fissò il padre, «Tu non ci aiuti?» domandò spostandosi per permettere a Taylor di girare attorno all'albero.
«No.» rispose l'uomo e continuò ad accarezzare Hazel.
Charlie alzò gli occhi al cielo e si chinò per recuperare una manciata di nastri rossi, che infilò nella tasca della felpa azzurra, si inginocchiò e iniziò a legare i fili ai rami, cercando di fare dei fiocchi quasi uguali. Ai rami più alti ci pensarono Jane, Thomas e Jason, che erano i più alti, anche se continuavano a intralciarsi a vicenda, dandosi gomitate o pestandosi i piedi, borbottando insulti a bassa voce.
«Io vado a prendermi da bere.» esclamò il padre alzandosi in piedi, «Voi volete qualcosa?» domandò.
«Succo! Succo!» esclamarono i bambini.
«Acqua, grazie.» rispose Jane.
«Anche io, papà.» disse Taylor.
«Idem.» sospirò Charlie alzandosi in piedi.
«Acqua anche per me.» disse Thomas.
«Un gin tonic senza tonic.» grugnì Jason sistemando la fine del filo delle luci sulla punta dell'albero.
«Jason!» esclamò il padre, «Sono appena le sei!» disse.
«Eh, fai conto che è l'aperitivo.» sbuffò Jason e legò un nastrino oro per fermare il filo.
L'uomo non replicò e andò in cucina, lasciando i ragazzi alle prese con il resto della decorazione dell'albero.
Charlie liberò i festoni dal cartoncino che li fermava e li stese sul pavimento accanto a lei, alternando l'oro e l'argento. I gemelli li passavano uno alla volta a gli altri, che li avrebbero sistemati sull'albero.
«Certo che mamma potrebbe essere qui ad aiutarci.» borbottò.
«Sta preparando la cena.» disse Charlie, «Non è che si sta girando i pollici.» sbuffò e tastò attorno a lei, alla ricerca di uno dei festoni da sistemare attorno alla base dell'albero. «Ma cosa?» mormorò e si girò con fatica, «Blake!» gridò, facendo sobbalzare il gatto, «Molla subito quel coso!» esclamò cercando di alzarsi in piedi.
Il labrador la fissò piegò la testa di lato, il festone che strusciava sul pavimento, scodinzolò e corse attorno al divano.
«Blake, lascialo.» disse Taylor cercando di bloccargli la via di fuga, «Hai tanti giochi, usa quelli.» sorrise allungando la mano. Il cane sembrò voler cedere e lasciare il festone, fece un passo avanti, girò su se stesso e riprese a correre. «Blake! Blake!» gridò la giovane mentre i bambini ridevano e battevano le mani.
«Che mal di testa.» commentò Charlie massaggiandosi le tempie, «Fermatelo, che se lo mangia sta male.» commentò.
«Che succede?» commentò Travis tornando in salotto con in mano un vassoio con sopra i bicchieri e le bottiglie d'acqua e di succo.
«Succede che Blake si sta mangiando il festone.» sbottò Charlie, rinunciando a rimettersi in piedi, «Fermatelo.» mormorò.
L'uomo sospirò, posò il vassoio sul tavolino e guardò il cane, «Blake, a cuccia.» esclamò.
Il cane si fermò di colpo e si mise seduto, il festone ancora in bocca, «Lascia.» disse. Blake scodinzolò e sputò il festone.
«Perché te sì e me no?» brontolò Taylor raccogliendo il festone dorato.
«Perché sa chi comanda.» rispose l'uomo ridendo e versò le bibite nei bicchieri, per poi darli ai ragazzi. «Quanto manca?» domandò.
«Dobbiamo finire di mettere le palline.» sbuffò Jason, «Dovresti dire a mamma che sta esagerando.» brontolò, «E non ci sta neppure aiutando!» sbottò.
Travis ridacchiò e ritornò in cucina per aiutare la moglie.
Charlie iniziò a sistemare le palline sui rami più bassi, cercando di sistemarle alla stessa distanza, sentendo il mal di testa crescere sempre di più, insieme al mal di schiena. Sospirò e si spostò verso la parete che la divideva della scala e raddrizzò una renna bianca piena di brillantini. Aggiustò un piccolo sacchetto di iuta, decorato da una foglia di agrifoglio e un minuscolo bastoncino di zucchero bianco e rosso — entrambi di plastica — e si fermò per ammirare il risultato: l'albero era decisamente enorme ma bellissimo.
Piegò la testa di lato quando si accorse dei rami che si muovevano e pensò che fosse colpa di Thomas e Jason, che stavano sistemando le palline sui rami più alti, ma poi i rami si mossero ancora.
«Ma che...» borbottò e spiò fra le fronde di plastica che profumavano di abete. «Hazel.» disse, «Esci da lì!» esclamò.
«Cosa?» domandò Taylor chinandosi al fianco della sorella.
«Hazel è salito di nuovo!» rispose la più grande indicandolo. «È salito e non ce ne siamo accorti.» disse.
Taylor sbuffò, «Hazel, scendi, subito!» esclamò.
Il gatto non fece nulla e rimase accucciato sui rami, la coda avvolta attorno a corpo, gli occhi blu fissi sulle due.
«Hazel, scendi altrimenti giuro che ti prendo a calci.» sbottò Jason scendendo le scale due gradini alla volta.
«Non fargli male.» piagnucolò Caroline, spingendo le labbra in fuori, «Non sta facendo nulla.» disse strattonando la felpa del fratello maggiore.
Lui le sfiorò la testa, «Non gli faccio male, basta che scenda.» disse e sbirciò fra i rami, «Allora, vuoi uscire?» domandò.
Hazel soffiò appena e salì ancora più in alto. «Scendi, stupido gatto obeso.» sbottò Jason.
«Non fargli male, non fargli male.» piagnucolò Caroline.
«Non gli farà male.» esclamò Charlie.
«Se scende.» sibilò Jason lasciando posto a Jane.
«Su, micio, vieni qui.» esclamò la ragazza allungando una mano. Il gatto, però, si ritrasse, facendo tintinnare le palline.
«Oddio, si muove.» squittì Charlie, «Tenetelo, l'albero si muove!» esclamò.
Thomas, ancora sulle scale, afferrò la sommità dell'albero e la strinse. «Tirate giù quel gatto.» sospirò aggrappandosi con la mano libera alla ringhiera.
«Eh, fosse facile.» mugugnò Jane e riuscì a sfiorare il muso di Hazel per poi ritrarre subito la mano, «Mi stavi graffiando!?» sbottò.
«Non fate del male ad Hazel, lui vuole sole giocare.» esclamò Dylan.
«Non gli facciamo del male, Dylan.» sospirò Charlie spostandosi all'indietro, «Vogliamo solo che scenda da lì.»
«Andate a prendere il sacchetto dei croccantini.»
«Tom, non credo che funzionerà.»
«Jason, quel gatto è una fogna. Ma forse è meglio la scatoletta di umido.»
«Jane, tesoro, la scatoletta gliela do in testa.»
«Tonno?» propose Taylor.
«Col cazzo che rinuncio al tonno per darlo a un gatto obeso e rompipalle.»
«Jason!» sbottò Jane, «Parla bene.»
«Parla bene.» la scimmiottò lui sottovoce mentre Charlie desiderava andarsene da lì, magari in una casa più silenziosa, senza cani che masticavano decorazioni e gatti decisi scalare alberi di natale.
«Caroline.» chiamò Charlie, «Vai in cucina e prendi uno dei bastoncini per Hazel.» disse e fissò la sorellina minore. La bambina annuì e corse via. «Se urlate come scimmie lo spaventate.» esclamò fissando Jason, Jane e Taylor che continuavano a chiamare Hazel.
«Magari se si spaventa scende.» replicò Jason.
«Magari no.» sospirò Thomas.
Caroline tornò in salotto, in mano lo snack — già aperto — per il gatto. Salì due gradini, «Hazel, Hazel, vieni.» disse sventolando il bastoncino al sapore d'agnello. Allungò il bracciò, spingendosi fra i rami. Rise e ritrasse il braccio, «Hazel.» cantilenò mentre il muso nocciola del gatto spuntava, facendosi largo fra i festoni. Il gatto annusò l'aria, raggiunse il corrimano, balzò sul gradino e miagolò. Caroline sfilò lo snack dalla confezione di stagnola e lo diede al micio che lo afferrò e corse via, verso la sua cuccia posta dalla parte opposta della stanza.
«Hallelujah.» commentò Jason, «Dai, abbiamo quasi finito.» disse.
«Per fortuna.» sospirò Charlie fissando gli altri che finivano di sistemare le decorazioni. Fissò i gemelli che guardavano l'albero incantati, sorrise e posò le mani sulla pancia, domandandosi se in futuro anche sua figlia avrebbe fissato in quel modo l'albero di Natale.
Alla fine, Jason e Thomas sollevarono Caroline e Dylan che sistemarono il puntale dorato in cima all'albero.
«Finito!» trillò Taylor battendo le mani. «È bellissimo.» commentò e andò a bere un sorso d'acqua.
I bambini corsero sul divano per godersi lo spettacolo dell'albero decorato, seguiti da Jason e Jane.
«Ehi, qualcuno mi aiuta?» protestò Charlie cercando di mettersi in ginocchio per alzarsi in piedi. Thomas, premuroso come sempre, corse in suo aiuto, aiutandola ad alzarsi.
Si sedettero sul divano, «Dobbiamo mettere a posto.» commentò Charlie fissando le scatole sparpagliate sul pavimento.
«Può farlo mamma.» replicò Jason.
«Lo facciamo noi.» sospirò Jane, «Così poi ceniamo e ci godiamo la serata.» disse e si alzò, iniziando a recuperare le scatole. Taylor si alzò e l'aiutò. Una delle scatole si rovesciò e una delle palline rosse rotolò fuori. Hazel arrivò di corsa e iniziò a giocarci, spingendola con le zampine. Arrivò anche Blake, che cominciò ad abbaiare.
«Blake, zitto.» esclamò Jason.
«Vuole giocare.» commentò Dylan.
«Basta che non abbai.»
«La cena è pronta!» trillò la signora Morris apparendo in salotto. «Oh, ma è bellissimo.» commentò fissando l'albero, «Siete stati bravissimi.» si complimentò.
«Grazie.» rispose il gruppo in coro prima di alzarsi e andare a lavarsi le mani.

***

Il camino era acceso, regalando calore e bagliori rossastri che si mischiavano alle luci multicolori dell'albero. Erano seduti sui due grandi divani, Hazel acciambellato sulle gambe di Jason — e lui trovò la cosa ironica, visto che poco prima avrebbe voluto prenderlo a calci — e Blake, che sgranocchiava un biscotto a forma di osso, accucciato ai piedi di Travis
«Però potevi aiutarci.» ripeté Jason.
«Stavo preparando la cena, tesoro.» replicò la donna, «La lasagna, la tua preferita.»
Jason fece una smorfia, «Sì, ma...» protestò, rinunciando subito: era ghiotto della lasagna preparata da sua madre che non trovò nulla da ridire.
Rimasero in silenzio, godendosi le loro cioccolate calde, fino a quando la Serena non strillò.
«Serena!» esclamò Travis.
«Mamma!» dissero in coro Jason e Taylor.
«Che c'è?» fece Charlie
«Quella due palline sono storte!» rispose la donna agitando l'indice destro verso l'albero.
«E devi urlare?» sbottò Jason.
La donna lo fissò appena, posò la tazza bianca sul tavolino e corse verso l'albero, dove sistemò le due palline, «Adesso sono dritte.» commentò ritornando al divano e ignorando i commenti di Jason e quelli di suo marito, che le diceva di stare calma e di non urlare per delle sciocchezze.
«Non sono sciocchezze!» replicò lei, «Questo sarà il primo Natale della mia nipotina, voglio che sia tutto perfetto.» sorrise e si allungò, arrivando a sfiorare la pancia di Charlie con le mani.
«Mamma.» squittì lei, «Mi fai cadere la tazza.» brontolò.
La donna le sorrise e toccò un'ultima volta la pancia, «Ma no.» disse, «Bambini,» si rivolse ai gemelli «su andate a lavarvi i denti che è ora di andare a dormire.» esclamò alzandosi in piedi.
«Non ho sonno.» replicò Dylan.
«Neanche io.» disse Caroline.
«Hai sbadigliato, stupida.» sbottò Dylan.
«Sei tu stupido.» esclamò Caroline preparandosi a dare una spinta al fratello.
«Non litigate.» esclamò Serena frapponendosi tra i due bambini, «E adesso andate in bagno, tutte e due, senza fare capricci.» disse, «E non litigate, altrimenti Babbo Natale non vi porta nulla.»
I due bambini smisero di battibeccare e corsero su per le scale in silenzio.
«Vado anche io.» esclamò Taylor alzandosi, «Devo controllare che non ci siano errori nella ricerca di storia.» spiegò, salutò agitando la mano e andò al piano di sopra anche lei.
Charlie sbadigliò e si bloccò nel sentire un farfallino nella pancia, era diverso, non era la bimba che si muoveva. Pensò che forse aveva mangiato troppo e quello era il suo stomaco che si ribellava. Lo pensò ancora mentre beveva l'ultimo sorso di cioccolata e accade la stessa cosa di prima.
«Io vado a sdraiarmi.» commentò, «Mi fa male la schiena.» commentò accorgendosi che il dolore era aumento da quel pomeriggio. Fissò l'albero, le lucine colorate che si rincorrevano, le renne alte mezzo metro alla sua basa, con il naso rosso illuminato e sorrise. Disse a Thomas che non era necessario che venisse anche lui, che sdraiarsi era quello che ci voleva per la sua schiena, che lei, Jason e Taylor erano nati tutti oltre la quarantesima settimana, che non era niente.
Un quarto d'ora dopo si sdraiò nel suo letto con un gemito, sistemò il cuscino sotto la schiena e s'impose di rilassarsi. Quel pomeriggio era stato davvero stancante e frenetico, anche se, in fondo, la preparazione dell'albero era stata sempre così.
Sorrise nel sentire la musichetta natalizia prodotta dalle lucine colorate e la televisione in sottofondo.
Percepì ancora quel brontolio nella pancia che partiva dallo stomaco e arrivava al pube e si disse che sì, aveva mangiato davvero troppo e, magari, troppo in fretta.
Una mezz'ora dopo arrivò anche Thomas. «Tua madre sta progettando come sistemare le luci esterne.» borbottò dopo aver baciato la fronte di lei, «Mentre tuo padre, Jason e Jane stano sparlando dei Red Sox.» sospirò e si sedette sul letto. «Stai bene?» domandò, «Ti vedo pallida...»
Charlie sorrise, «Sto bene.» mormorò, «È che non ho digerito bene.» borbottò, «Non è che mi porteresti un bicchiere con la magnesia effervescente?» domandò.
«Certo.» rispose Thomas. Due minuti dopo tornò e Charlie bevve tutto il contenuto del bicchiere in un paio di sorsi.
«Andrà meglio, adesso.» sospirò lei dando il bicchiere vuoto a Thomas. 
Sfiorò la pancia, sentendo la bambina muoversi e sorrise mentre le augurava la buona notte.


Thomas attraversò il salotto di corsa, illuminato dalle lucine accese — ma senza musichetta — dell'albero di Natale. Salì i gradini due a due, rischiando di inciampare nei propri piedi. Si fermò davanti alla seconda porta a destra delle scale e bussò. «Travis? Serena?» chiamò e bussò ancora.
«Che vuoi?»
La porta di fronte si aprì e apparve Taylor che sbadigliò.
«Charlie ha le contrazioni!» squittì il ragazzo, «Non era mal di schiena!» quasi gridò e riprese a bussare, per fermarsi un attimo prima di dare un pugno a Travis. «Charlie ha le contrazioni!» ripeté
«Che?» fece Travis, «Dio mio.» commentò, «Serena! Serena, svegliati! Charlotte ha le contrazioni!»
«Che è tutto 'sto baccano? Fate silenzio!» sbraitò Jason aprendo la porta che divideva il primo piano della casa dal monolocale sopra il garage.
«Ha le contrazioni!» esclamò Thomas non sapendo cosa fare, mentre il panico lo attanagliava.
«Oh. Ah. Cazzo.» esclamò Jason, «Jane! Jane! Charlie ha la contrazioni! Ha le contrazioni!» urlò.
«Non urlate, idioti!» sbraitò Charlie dal piano di sotto, «Aiutatemi!» disse prima di gridare in preda a una contrazione.
«La mia bambina!» gridò Serena, spintonando Travis e Thomas e scendendo le scale. «Su, su, fa' dei respiri profondi!»
«Voglio l'epidurale.» ringhiò Charlie sedendosi sul divano, «E la voglio adesso.»
«È presto, tesoro, dobbiamo andare in ospedale.» replicò Serena carezzando i capelli della figlia.
«E perché siamo ancora qui?» borbottò lei respirando profondamente.
Travis prese un respiro profondo mentre Jane gli correva davanti e scendeva le scale, i capelli neri illuminati da mille lucine colorate. «Taylor, prendi la valigia e mettila nella mia auto.» ordinò l'uomo e la ragazza annuì e scese le scale. «Jason, levati quell'aria da scemo e vai giù a controllare.» sospirò, «Thomas, calmati, vai a vestirti che portiamo Charlie in ospedale.»
Il ragazzo annuì e scese le scale anche lui, seguito dal cognato.


Un quarto d'ora dopo, Travis, Serena, Charlie e Thomas si avviarono verso l'ospedale a bordo dell'auto del primo.
«Che giornata.» commentò Jane sedendosi accanto a Taylor su uno dei due divani e prendendo la tazza di latte preparata dalla ragazza.
«Bhe, almeno le contrazioni non sono incominciate mentre iniziavamo a decorare l'albero.» commentò Jason allontanandosi dalla finestra.
«È probabile che avesse qualche doloretto anche allora.» disse Taylor, «Si lamentava della schiena mentre eravamo in negozio.»
«I ladri sono andati via?»
Tre teste si alzarono e fissarono Dylan e Caroline accucciati sulle scale, semi nascosti dall'albero.
«Sono andati via?» ripeté Caroline.
Jane e Jason si fissarono, pensando che a nessuno di loro fosse venuto in mente di controllare i bambini.
«Non ci sono i ladri.» rispose Taylor.
«E perché urlavate?» chiese Dylan e scese le scale, tallonato dalla sorella.
«Perché Charlie sta per partorire la bimba.» spiegò Jane. «Adesso è in ospedale.»
«E quando nasce?» domandò Dylan.
«Possiamo andare da lei?» chiese Caroline.
«No, non possiamo andare da lei.» rispose Jason, «Ci sono mamma, papà e Thomas con lei, non è sola.» spiegò, «E non so quando nasce, ma spero presto.»
I bambini annuirono, soddisfatti da quella spiegazione, «Possiamo avere il latte anche noi?» domandarono in coro.
Jason annuì e andò in cucina a scaldare due tazze di latte al microonde.
«È la magia dell'albero, vero?» chiese Dylan.
«Scusa?» fece Jane.
«La mamma dice che l'albero di Natale fa le magie.» spiegò Caroline., «È per questo che nasce oggi la bimba di Charlie?» 
Jane e Taylor sorrisero, «Sì, è per questo.» disse e Jason tornò con le tazze di latte.
Rimasero in silenzio a guardare l'albero mentre i bambini bevevano il latte, fissando il riflesso delle lucine. Blake e Hazel erano nelle loro cucci e dormivamo, incuranti del trambusto di poco prima.
«Dylan, Caroline, lavatevi i denti e andate a dormire.» esclamò Jane dopo qualche minuto, «Dopo colazione andremo da Charlie, okay?»
I bambini annuirono e corsero di sopra, mentre Taylor portava le tazze vuote in cucina, per poi andare in camera sua.
«È bello, vero?» commentò Jane quando rimase sola con Jason.
«Già.» le sorrise lui posandole un braccio sulle spalle.
«Sembra proprio magico.» commentò lei.
«Sì.» confermò lui, «Andiamo a dormire.» disse e fissò l'albero, indeciso se spegnerlo oppure no.
Alla fine lo lasciò acceso e salì le scale seguito dai riflessi delle lucine colorate.

Non è niente di che, ma spero che piaccia a qualcuno.
I Red Sox sono i Boston Red Sox, squadra di baseball della città di Boston. E auguri di buon anno.

   
 
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