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Autore: whenyouwishuponastar    30/12/2016    2 recensioni
[Yuri!centric] [two-shot]
Sono passati dieci anni da quando Yuri e Otabek si sono conosciuti, e la Fata russa si trova a dover fare da testimone al matrimonio fra il suo migliore amico e Mila Babicheva.
Dieci anni prima, quando era solo un quindicenne pelle e ossa e arroganza, era sicuro che non si sarebbe mai innamorato, che avrebbe versato tutto se stesso nel pattinaggio, arrivando dove nessuno prima di lui era mai arrivato.
Ma d’altronde, anche se qualcuno gli avesse detto che il suo migliore amico Otabek Altin avrebbe sposato un giorno Mila Babicheva, gli avrebbe riso in faccia.
E ora invece Yuri è ad Almaty, in smoking e scarpe Armani, pronto per il matrimonio, e dannatamente innamorato.
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Un po' tutti, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I have spent way too many nights mourning words
that never made it out of my throat,
but I can’t help but think that maybe things wouldn’t be so bad if I just said them.





 

Yuri Plisetsky è steso nel suo letto in un anonimo albergo di Almaty, gli occhi chiusi, l’espressione per una volta pacifica, quando scatta la sveglia e il cellulare inizia a trillare fastidiosamente.
Il giovane è abituato ad alzarsi presto, d’altronde è da una vita ormai che si sveglia all’alba per allenarsi, e di solito non gli dà nemmeno particolarmente fastidio, ma oggi è diverso.
Vorrebbe rimanere nascosto lì per sempre, vorrebbe che tutti si dimenticassero di lui e lo lasciassero lì, almeno per un giorno, ma purtroppo non è possibile.
Riesce in qualche modo a lasciare il letto e a trascinarsi nella doccia, poi davanti allo specchio, dove prende a spazzolarsi i capelli quasi con violenza.
Sono cresciuti tanto, negli ultimi anni, e ormai gli superano le spalle di più di dieci centimetri.
Victor era identico a te, quando aveva la tua età, hanno iniziato a dirgli tutti da ormai tanto tempo, e Yuri ha avuto più di una volta il pensiero di tagliare quella cascata bionda, perché io non sono Victor, io sono me stesso, e ho battuto quell’idiota.
L’avrebbe anche fatto, si sarebbe tagliato i capelli, se non fosse stato per lui.
Solo il pensiero gli fa stringere lo stomaco.
E’ sempre stato l’unico a saper tenere a bada Yuri e i suoi scatti d’ira, l’unico in grado di farlo sorridere e fargli avere speranza in quel cazzo di genere umano con cui non era mai andato d’accordo.
Mi piacciono così, gli aveva detto, facendo scorrere le dita fra le lunghe ciocche.
E il russo, da stupido qual era, aveva continuato a lasciarsi crescere i capelli e a sentirsi paragonare a Victor da tutto il mondo.
Non che abbia più senso, vero? Potrebbe raparsi a zero, per quanto ormai gliene importa.
Ha già le forbici in mano, quando pensa che presentarsi con i capelli corti lo porrebbe solo al centro dell’attenzione.
E non è certo il suo, di giorno, quello.
Anzi, tutto ciò in cui spera è di trovare un angolino solitario in cui rifugiarsi.
Lavatosi i denti, torna in camera da letto, dove uno smoking nero con tanto di scarpe in vernice abbinate lo attende, piegato su una sedia.
Dio, sarà una lunga giornata.
Si ripromette di non attaccar briga con nessuno, come ha già assicurato il giorno prima a Otabek.
Yuratchka, so che è inutile dirtelo, ma Mila insiste perché io lo faccia…, gli ha detto al telefono. Gli ha proposto di mangiare qualcosa insieme, ma Yuri proprio non se l’è sentita di vedere il suo migliore amico.
Evita di litigare con il prete o con qualcun altro, mh?
Pensi davvero che lo farei?
Vuoi che risponda sinceramente?
Figlio di puttana, gli ha soffiato Yuri, soffocando un sorriso. Quell’uomo non fallisce mai nel farlo ridere, dannazione.
E ora il gran giorno che ha fatto stressare tutti, persino Lilia e Yakov e Victor e Katsudon, è finalmente arrivato.
E lui deve essere un testimone.
Dieci anni prima, quando era solo un quindicenne pelle e ossa e arroganza, era sicuro che non si sarebbe mai innamorato, che avrebbe versato tutto se stesso nel pattinaggio, arrivando dove nessuno prima di lui era mai arrivato.
Ma d’altronde, anche se qualcuno gli avesse detto che il suo migliore amico Otabek Altin avrebbe sposato un giorno Mila Babicheva, gli avrebbe riso in faccia.
E ora invece Yuri è ad Almaty, in smoking e scarpe Armani, pronto per il matrimonio, e dannatamente innamorato.
 
Non si è mai illuso di niente, Yuri, ma quando Otabek gli ha chiesto di essere il suo testimone è stato comunque un colpo forte, difficile da superare.
Sapeva che lui e Mila si stavano frequentando, ma preferiva ignorarlo e non pensarci: grazie a Dio non erano una di quelle coppiette che pomiciano in continuazione, o si guardano come se stessero per spogliarsi da un momento all’altro, come Victor e Katsudon, altrimenti Yuri sa che non ce l’avrebbe fatta.
Non che li vedesse mai insieme, in realtà: quando era con Mila, significava che erano a San Pietroburgo ad allenarsi, mentre quando sentiva Otabek su Skype o per messaggi, o lo vedeva durante qualche visita o competizione, nessuno di loro due sognava anche solo di menzionare la ragazza.
Per questo, quando Yuri si è sentito rivolgere quella domanda è rimasto spiazzato.
Non pensava che le cose fra loro due fossero così serie, e una parte di lui, una piccola parte, ha sempre avuto la speranza che in realtà fosse tutto falso, e che il suo Otabek potesse ricambiare i suoi sentimenti.
Allora… io e Mila abbiamo deciso di sposarci. Tu sei il mio migliore amico, lo sei sempre stato; mi faresti da testimone?
Onesto, dritto al punto come sempre.
Quello che Otabek Altin non sapeva era che pronunciando quelle parole aveva aperto una ferita nel cuore di Yuri.
E quella ferita sanguinava da mesi, ormai, ogni volta che qualcuno menzionava il grande evento o semplicemente il nome del suo amico.
L’unico che sembrava essersi accorto che qualcosa non andava era Yuuri Katsuki, che una sera si era presentato nell’appartamento dell’atleta russo senza alcun preavviso.
Yuri… se c’è qualcosa che ti turba, o hai bisogno di aiuto, io e Victor ci siamo sempre, ricordatelo, erano le prime parole che gli aveva rivolto.
E Yuri avrebbe voluto prendere a pugni quel cazzo di Katsudon, o abbracciarlo, o piangere tutte le sue lacrime. Perché le sentiva, le sentiva premere contro le palpebre, e no, cazzo, non avrebbe mai pianto di fronte a quel coglione.
Non che avesse mai pianto di fronte a nessun altro, se non a suo nonno; ma ora lui non c’era più, e ormai Yuri era un uomo, e doveva cavarsela da solo.
Smettila di trattarmi come un cazzo di bambino, gli aveva urlato, ma poi il suo corpo l’aveva tradito, e si era ritrovato gli occhi annebbiati di lacrime, e Yuuri l’aveva abbracciato forte, mormorandogli parole di conforto.
Dio, quanto odiava fare pena.
Era un pattinatore, il più forte del mondo; lui doveva incutere timore, invidia, anche, ma mai pena.
Eppure in fondo stava bene, lì, e non aveva mandato via Katsudon fino a che le sue lacrime non erano cessate.
 
A casa di Otabek si respira un’aria di eccitazione e leggera frenesia.
-Lui è nella sua camera e si sta preparando! E’ molto nervoso, cerca di calmarlo-gli dice la signora Altin con una strizzatina d’occhi, con il vestito da cerimonia già su ma i capelli ancora spettinati.
I due sposi convivono già da un po’, ma hanno deciso, almeno per la notte prima del matrimonio, di dormire separati.
Yuri non si prende nemmeno la briga di bussare alla porta, aprendola di scatto: Otabek è davanti allo specchio, in pantaloni e camicia, e sta cercando di fare il nodo alla cravatta.
-Yura.
Non dice niente, solo quel nomignolo che utilizza da quando si conoscono, e gli sorride; Yuri sente che potrebbe piangere.
Gli si avvicina, e con un movimento brusco gli toglie la cravatta di mano.
-Ehy!
-Ti tremano le mani, Beka. Non riusciresti a fare questo dannato nodo nemmeno ci provassi con tutto te stesso, e rimarremmo qui fino a domani mattina.
Lo sente ridere leggermente, mentre completa il nodo e gli sistema la camicia.
Percepisce il suo sguardo su di sé, e si rende conto all’improvviso di quanto siano vicini, quanto poco ci vorrebbe per piegarsi leggermente verso il basso…
No no no.
Quant’è stupido, cazzo.
Non può baciare Otabek ora, prima del suo matrimonio con Mila.
Si sente stupido anche solo ad averlo pensato.
Ha avuto le sue possibilità, e non le ha mai colte: ora gli tocca vivere con le conseguenze.
Raddrizza la schiena, tentando di mettere più distanza possibile fra la sua testa e quella dell’amico di fronte a lui. Per un breve periodo, nei loro primi mesi di amicizia, è stato lui quello più basso; poi però è cresciuto tutto d’un tratto, e ora torreggia su Otabek di dieci centimetri, forse di più.
-Allora…
-Mh?-lo sposo alza lo sguardo e lo fissa nel paio di occhi chiari di fronte ai suoi, ma Yuri si rende conto che la sua testa è lontano, è già con Mila.
Lo sta perdendo.
-In bocca al lupo, amico mio. Voglio… Voglio che tu sia felice.
Non sa cosa sta dicendo, e sente la voce strozzarglisi in gola.
Dio, quanto è falso.
Si sente abbracciare e mormorare qualche parola di ringraziamento, ma quasi non se ne rende conto, tanto è occupato a pensare.
Se solo Otabek lo sapesse, quanta voglia ha di baciarlo in questo momento… lo respingerebbe, molto probabilmente, ma almeno Yuri non sentirebbe più lo stomaco annodato come in questo momento.
Perché non è stato mai bravo a mentire, e Beka lo sa, certo che lo sa, dannazione!, è pur sempre il suo migliore amico.
E come fa a mentirgli ancora, in questo giorno, che dovrebbe essere il più importante della sua vita?
-Tesoro, sei pronto? Tua sorella ed io stiamo aspettando-la signora Altin si affaccia nella stanza, i capelli ora acconciati in una treccia che le scende lungo una spalla.
Otabek lascia andare Yuri e indossa la giacca.
-Certo, mamma. Andiamo.
 
Entrare in chiesa è ancora peggio di come aveva immaginato.
Accompagna lo sposo, quindi naturalmente tutti lo guardano, e non vorrebbe fare altro che girarsi e andarsene, o scomparire nel pavimento.
Sul lato della sposa riconosce Yakov e Lilia, Georgi, Michele e Sara Crispino, che lo salutano con un cenno; accanto a loro sono seduti Victor e Yuuri, quest’ultimo con in braccio la figlioletta Asami, schifosamente felici come al solito.
Dall’altra parte, invece, è seduta la famiglia di Otabek, di cui Yuri conosce alcuni membri grazie ai periodi passati ad allenarsi ad Almaty con l’amico.
Più dietro ci sono Phichit Chulalont, Guang Hong Ji, Chris Giacometti e gli altri pattinatori con cui, in un modo o nell’altro, sia Mila che Otabek hanno fatto amicizia nel corso degli anni.
Yuri sta per andare a sedersi da qualche parte, il più lontano possibile dall’altare, ma si sente tirare per la manica della camicia.
-Cosa stai facendo?! Lo sai che devi stare accanto a me, vero?
Dio, ci mancava anche questa.
Ma ha promesso, sia al suo amico che a se stesso, che si sarebbe comportato in modo impeccabile, quindi non dice nulla e resta lì sull’altare, un gradino sotto Otabek, mentre aspettano l’arrivo della sposa.
Yuri lascia che la sua mente viaggi, e per un attimo immagina che le cose siano andate in modo diverso, e che quel matrimonio sia il loro.
Si sente patetico a farlo, ma non riesce a trattenersi.
Immagina come sarebbe stato il suo risveglio in albergo, in quella situazione, e al nervosismo; immagina il suo arrivo in chiesa, e la sua reazione al vedere Otabek in piedi sull’altare, ad aspettare lui, bellissimo in quello smoking che fa risaltare i suoi occhi…
Si trova a ridere, una risata ai limiti della disperazione, perché davvero, se sta ancora pensando che ci sia una soluzione a tutto questo, deve essere diventato completamente pazzo.
Appena arriva Mila, stupenda nel suo abito, e scorge lo sguardo di pura adorazione che le rivolge Otabek, decide che l’unico modo per non morire di gelosia e invidia e avvilimento è quello di lasciarsi andare ad uno stato di apatia, far finta che non stia succedendo nulla e che il suo cuore non sia spezzato.
Quindi segue la cerimonia stando fermo e zitto, risponde alle domande del prete quando gli è richiesto, e rimane a testa china, la mente svuotata da ogni altro pensiero.
Ce l’ha quasi fatta, è quasi tutto finito, quando i due sposi si baciano, e Yuri lo sente come uno schiaffo in piena faccia.
Stupido. Stupido Stupido.
Non aveva considerato per niente come avrebbe reagito a questo.
Grazie a Dio è finito prima ancora che si possa abituare al dolore, che sembrava macerargli le carni, e si sente tirare un sospiro di sollievo.
Gli occhi di tutti sono su Otabek e Mila, come è normale che sia, e nessuno si accorge della lacrima solitaria che scende sulla guancia del testimone dello sposo.
 
Dopo la cerimonia, Yuri prende un taxi insieme a Victor e Yuuri.
Il giovane vorrebbe solo tornare a casa e riposare dopo l’esperienza sfiancante, dormire e far finta che nulla sia successo, ma purtroppo c’è ancora il pranzo.
Dio, il pranzo.
Spera che non vogliano un discorso da lui.
Per fortuna non ha troppo tempo per pensarci e arrovellarsi il cervello, perché Asami decide che ha voglia di giocare con i suoi capelli.
Gli si mette in grembo e inizia a tirare le ciocche bionde, affascinata.
Yuri è sempre stato ed è ancora uno stronzo, ma mai con i bambini, e in particolare con la piccola Katsuki-Nikiforov, che ormai considera come una nipotina.
Le accarezza il capo, e lei sospira, appoggiandosi al suo petto.
Victor non riesce a trattenersi e scatta una foto della scena, mentre il marito gli mormora:-Quanto è cresciuto il nostro Yurio, non credi?
Yuri rimarrebbe lì, con la bambina in braccio e quei due rompicoglioni a cui in un modo o nell’altro ha imparato a voler bene accanto, ma purtroppo il taxi si ferma, e si trova costretto a dover scendere.
Fa un sospiro.
In fondo non può andare peggio che in chiesa.
 
…e invece va molto peggio.
E’ al tavolo con i Katsuki-Nikiforov, Lilia, Yakov e Georgi, ma la cosa peggiore è il tavolinetto a due posti vicino al loro, quello degli sposi.
La sedia di Yuri è posizionata in modo che li veda entrambi, Mila e Otabek, mentre si stringono le mani e si avvicinano per baciarsi e ridono e tutte quelle cazzate smielate che lui ha sempre odiato.
Eppure è invidioso, e vorrebbe esserci lui, accanto all’uomo che ama e ha sempre amato.
Sente la gelosia scorrergli nelle vene, perché non è possibile che sia così, è suo, lo è sempre stato, erano destinati…
-Zio?
La piccola Asami lo chiama, gli occhioni grandi.
-Dimmi, piccola.
-Mi piace qua. Dobbiamo per forza tornare a casa?
Alla bambina piace Almaty. Come biasimarla: Yuri stesso se ne è innamorato, quando aveva sedici anni e scorrazzava per la città sulla moto del suo migliore amico.
-Dobbiamo tornare, lo zio si deve allenare e i tuoi papà lo devono aiutare. Ma ci torneremo insieme, mh? Promesso.
Si sente in colpa a mentire anche ad Asami, perché sa che non riuscirà a tornarci, ad Almaty.
La conversazione con la piccola cessa lì, e Yuri non trova di meglio da fare se non versarsi bicchieri su bicchieri di vino bianco.
Tutti sono occupati a parlare, e non sembrano accorgersi di lui.
 
Ad un certo punto, mentre stanno finendo di mangiare il pesce, Mila si alza e si avvicina trafelata al loro tavolo.
No, no.
-Yuri, scusami, un attimo?
Cazzo.
-Dimmi.
-Ti dispiacerebbe fare un discorso, al momento del brindisi? Sei quello che conosce di più entrambi, fra tutti… e non voglio che sia JJ a farlo. Si è già offerto.
Ha davvero scelta?
-Certo.
Quando finalmente tutti i piatti sono stati portati via, Yuri si alza in piedi, pronto al discorso più falso di tutta la sua vita.
Nella sala cala il silenzio, e per un attimo si trova interdetto, ma poi si ricorda di chi è, e del guerriero che è sempre stato, e apre le labbra.
-Appena l’ho conosciuto, non pensavo che Otabek si sarebbe mai sposato-inizia e, almeno per ora, non sta dicendo una bugia.
Lo ricorda ancora, quel ragazzo diciottenne troppo serio e maturo per sua età.
-E lo stesso per Mila. Dio, io e Mila ci siamo allenati insieme praticamente dalla nascita, ed è sempre stata una tale rompicoglioni.
La sala scoppia in una risata generale, e Victor tappa le orecchie alla bambina, ma gli occhi di Yuri sono fissati solo su una persona.
-Quindi immaginate come trovarmi qui, a parlare al loro matrimonio, sia una sorpresa per me.
Per ora non ha ancora mentito.
-Ma sono contento per loro. Sono affezionato a entrambi, anche se in modi diversi: Mila è un po’ una sorella maggiore, che odio ma amo. Otabek… Otabek è il mio migliore amico.
Bugiardo, controbatte una voce nella sua testa.
Sente un groppo formarglisi in gola, ma non può fermarsi, non può.
Ha gli occhi di tutti su di sé, e soprattutto i suoi.
-Sono due bravissimi pattinatori e due bravissime persone, e si meritano il meglio dalla vita; quindi spero che siano felici…
Vorrebbe continuare, ma sente le lacrime che arrivano, e si risiede di scatto.
Nella sala tutti si alzano e brindano ai novelli sposi, facendo i loro migliori auguri, ma lui non ce la fa e scappa via.
Si ritrova a correre per le sale del ristorante, le lacrime che gli rigano le guance, sentendosi assolutamente patetico, fino a che non incespica nella porta del bagno.
Si sciacqua la faccia, sfregando forte.
Sta andando tutto come non dovrebbe andare.
-Yuri, cazzo!
E’ stupito, non ha mai sentito Victor imprecare.
-Cosa hai fatto?!
Non risponde; si limita a sedersi per terra, le spalle contro la parete e le ginocchia al petto, deciso a non piangere ancora.
-Yuri… sei un coglione orgoglioso, lo sai, vero?
L’uomo più grande sospira e si siede accanto a lui, portandogli un braccio attorno alle spalle.
-Perché non glielo hai mai detto?
Lui continua a non rispondere.
-Ti ho sempre considerato quasi come un figlio, e sapere che stai male fa stare male anche a me. Mi dispiace, Yuratchka.
Sta quasi per rispondere, ma d’un tratto si apre la porta del bagno ed entrambi trattengono il fiato.
E’ Otabek, ovviamente.
-Yuri, Victor! Cosa stat…-sembra rendersi conto all’improvviso di tutto: della posizione bizzarra contro la parete, l’abbraccio, gli occhi rossi…
-Devo andare.
Yuri si alza, deciso ad andarsene. Dove, non sa. Forse all’aeroporto, a prendere il primo volo possibile per San Pietroburgo.
-C’è un'emergenza, devo scappare.
Otabek sa che sta mentendo, perché davvero, tutte le persone che ama sono in quel ristorante, chi potrebbe riguardare quest’emergenza?, ma a Yuri non importa.
Lo guarda un’ultima volta, fermo sulla porta, l’espressione stoica come al solito; un po’ fa male che non tenti nemmeno di farlo rimanere, ma forse è meglio così.
Esce da quel dannato ristorante e gli sembra di respirare per la prima volta.
Chiama un taxi, pronto a scappare.










Note
Sono tornata in questo fandom con questa otayuri di puro angst <333 All'inizio pensavo di lasciarla come one-shot, ma penso che saranno due capitoli. Come sempre un grande bacio a Chiara <3
A presto!

 
   
 
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