Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: ratherbeyou    31/12/2016    1 recensioni
Si immaginava di entrare nella stanza di Lydia e di trovarla sveglia. Lei gli avrebbe sorriso e gli avrebbe detto "Sei bellissimo anche con i capelli spettinati.". Poi lo avrebbe fatto avvicinare e tirandolo per il colletto del suo giubbotto di pelle nera lo avrebbe baciato come aveva sempre fatto: prendendolo di sorpresa, amandolo fino allo stremo.
Ma quando Stiles entrò in sala di rianimazione e la trovò ancora stesa, addormentata e con un numero imprecisato di tubicini a trapassarle il corpo, si disse che per rivedere di nuovo quegli occhi luminosi e per sentire di nuovo il suono della sua risata, avrebbe dovuto attendere ancora.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
There's a song we sing, elemental sound
Where it all begins, it can draw you in, drag it out.

-Aqualung


 
To the wonder
-ratherbeyou



Stiles scese dalla sua moto e si sfilò il casco. Guardò l'edificio davanti ai suoi occhi e si chiese quanti giorni fossero che si recava lì. Forse ottantaquattro, non era sicuro. Aveva perso il conto dopo i sessanta. Perché dopo i sessanta giorni, i dottori gli avevano detto che sarebbe stato difficile per Lydia risvegliarsi.
Come era ingiusta la vita! Avevano entrambi fatto quell'incidente stradale. Eppure lui ne era venuto fuori con solo un occhio nero e un paio di costole fratturate. Lydia invece - sulla moto dietro di lui - era ancora stesa sul lettino di quell'ospedale cercando di combattere per uscire da quel limbo tra la vita e la morte nel quale si trovava.
I genitori della ragazza non avevano dato la colpa a Stiles ma lui continuava a biasimarsi. Avrebbe fatto di tutto pur di essere al posto della ragazza e saperla sana e salva. Invece era costretto ogni giorno, a parlare a un corpo inerme steso su un lettino, che probabilmente non era nemmeno in grado di sentirlo.
Entrò nell'ascensore e come ogni volta, voltandosi verso lo specchio, si diede una sistemata ai capelli cercando di rendersi presentabile. Ogni giorno si diceva che sarebbe andato tutto bene.
Si immaginava di entrare nella stanza di Lydia e di trovarla sveglia. Lei gli avrebbe sorriso e gli avrebbe detto "Sei bellissimo anche con i capelli spettinati.". Poi lo avrebbe fatto avvicinare e tirandolo per il colletto del suo giubbotto di pelle nera lo avrebbe baciato come aveva sempre fatto: prendendolo di sorpresa, amandolo fino allo stremo.
Ma quando Stiles entrò in sala di rianimazione e la trovò ancora stesa, addormentata e con un numero imprecisato di tubicini a trapassarle il corpo, si disse che per rivedere di nuovo quegli occhi luminosi e per sentire di nuovo il suono della sua risata, avrebbe dovuto attendere ancora.
Si avvicinò al letto, incoraggiato dal fastidioso suono del macchinario che rivelava il battito cardiaco regolare della ragazza - unica certezza del suo essere ancora viva - e una volta seduto al suo fianco, le prese la mano.
«Ciao amore, come stai oggi?» Le chiese trattenendo una lacrima che spingeva insistentemente per uscire e bagnargli il viso.
Guardò attentamente il viso pallido di Lydia e si avvicinò per sistemarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Ho qualcosa per te.» Le disse.
Le lasciò a malincuore la mano e iniziò a cercare nelle tasche del suo giubbotto quello che aveva cercato la sera precedente, mettendo a soqquadro la sua stanza. Tirò fuori un vecchio mp3 ed avvicinandosi a Lydia, le posizionò le cuffie sulle orecchie.
«Ho registrato una nuova canzone che parla di te.» Le disse «Non ha molte parole e ha una semplice melodia, ma viene dal mio cuore. Insomma, so che non c'è bisogno di sottolinearlo, però lo sai che con te non trovo mai le parole giuste. So che ti amo. E queste sono sempre due parole adeguate, non trovi?»
Il ragazzo fece partire la canzone dal suo mp3 e non riuscì a trattenere le lacrime quando vide comparire un sorriso sul viso di Lydia.
Probabilmente era una semplice contrazione muscolare, succedeva spesso quando si era un coma. O più possibilmente era solo un'impressione di Stiles. Ma il ragazzo avrebbe voluto immortalare quel momento con una foto, o più semplicemente avrebbe voluto disegnare il volto della ragazza che amava e renderla bella come un angelo - renderla bella come lo era quando era sveglia e lo tirava per il colletto del suo giubbotto nero di pelle, per poterlo baciare inaspettatamente e fino allo stremo.

Stiles aspirò dalla sua sigaretta e guardò fuori dalla finestra. Ormai il sole era tramontato da un pezzo, ma essendo sabato sera e non dovendo lavorare il giorno dopo, non aveva alcuna intenzione di tornare a casa e lasciare Lydia da sola. Magari si sarebbe svegliata quella notte ed era giusto che ci fosse qualcuno ad aspettare.
Si chiedeva se lei avesse sentito la sua canzone. Magari l'aveva sentita come una voce lontana e aveva fatto fatica a capirne le parole, ma almeno l'aveva ascoltata ed era già un passo avanti.
Aveva voglia di chiederglielo e decise di farlo. Così gettò la sua sigaretta ancora intera per metà nel posacenere di fianco alla finestra e tornò all'interno della stanza dove si trovava la sua ragazza.
Gli infermieri ormai, non provavano nemmeno più a dirgli che non era autorizzato a entrare quando non era orario di visita perché tanto lui sarebbe entrato lo stesso, ormai ci avevano fatto l'abitudine.
Si sedette di nuovo vicino alla ragazza e le riprese di nuovo la mano. Adesso erano entrambe fredde, ma lui cercò di non farci caso e iniziò a parlare: «Non so se sei riuscita a capire quello che volevo dirti scrivendo quelle parole. In realtà non sono nemmeno sicuro che tu le abbia sentite o se almeno tu abbia ascoltato la melodia. Mi rendo conto che è difficile per le tue condizioni. Forse, questa canzone suonerebbe chiaramente se solo riuscissi a spegnere tutto il rumore che sei costretta ad ascoltare.»
Smise di parlare per qualche secondo e strinse con maggiore forza le sue dita attorno al palmo della mano di Lydia.
«Devi svegliarti, amore. Devi farlo perché io ho bisogno dei tuoi piedi intrecciati ai miei dopo aver fatto l'amore e dei tuoi capelli in bocca la mattina appena sveglio. Non posso farne a meno. Devi svegliarti, non aver paura di farlo. Quando ti sveglierai non sarai sola, io ti aspetto. Resto qui e ti aspetto. Ma ti prego, tu svegliati.»

Stiles ricordava la loro canzone preferita - era la stessa. Quando si erano conosciuti e si erano piaciuti, se lo erano confidato e si erano trovati d'accordo sul fatto che forse era stato il destino a farli incontrare.
E quella mattina, seduto al tavolino della caffetteria dell'ospedale - reduce da un'ennesima notte insonne trascorsa al fianco di Lydia - era proprio quella canzone che stava ascoltando con il suo fantomatico mp3.
Mentre le parole - molte in più rispetto a quelle che lui aveva scritto e inciso per la sua ragazza - gli arrivavano alle orecchie, ancora lui riusciva a sentire quel brivido lungo la schiena che aveva sentito la prima volta che aveva ascoltato quella melodia insieme a Lydia.
Sarebbe stato sempre così e qualunque cosa fosse accaduta, quella canzone gli avrebbe sempre procurato lo stesso brivido. Gli avrebbe sempre ricordato l'amore che lui e Lydia avevano condiviso.
Quando vide dirigersi verso di lui un uomo in camicie bianco con uno sguardo vitreo, subito si sfilò le cuffiette. Alzandosi celermente si disse che era pronto a tutto, tranne che a dire addio all'amore della sua vita.
Lo sguardo del medico non prometteva niente di buono e quando aprì bocca per parlare, Stiles avrebbe voluto scappare e non sentire niente. Avrebbe voluto raggiungere Lydia e scoprire che avrebbe potuto farle sentire di nuovo la sua canzone.
«Figliolo, credo sia arrivato il momento di chiamare i genitori della signorina Martin e farli venire.»
Stiles sentì il suo cuore perdere un battito e quasi si stupì quando trovò il coraggio di chiedere: «Cosa è successo, dottore?»
«Si è svegliata, figliolo. La tua ragazza si è svegliata.»
A Stiles venne voglia di piangere. Dopo (forse) ottantaquattro giorni gli venne voglia di piangere non per tristezza, ma per la più grande felicità che avesse mai provato.

Quando aveva chiamato a casa della sua ragazza, gli aveva risposto sua madre Natalie. La donna, ricevendo la notizia aveva iniziato a piangere come aveva fatto lui, ringraziando Dio e dicendogli che sarebbero giunti il prima possibile in ospedale.
Allora Stiles ne aveva approfittato per restare da solo con Lydia e per chiederle scusa prima che arrivassero i suoi. Si era di nuovo diretto precipitosamente nella sua stanza e l'aveva guardata come aveva fatto tutti i giorni da quando lei era finita in quel letto d'ospedale. Ma questa volta lei aveva gli occhi aperti e lo stava guardando con lo stesso sguardo che aveva sempre avuto nel guardarlo prima dell'incidente.
Il ragazzo aveva quasi paura ad avvicinarsi, ma allo stesso tempo c'era una sorta di forza magnetica che lo attraeva verso di lei. Non poteva fare a meno di avvicinarsi e toccarla, sfiorarla, amarla.
Quando le fu abbastanza vicino, lei sorrise e lui trovò il coraggio di chiederle come si sentisse.
«Ora che posso vederti e parlarti di nuovo, mi sento alla grande.» Cercò di ironizzare.
Aveva gli occhi cerchiati e la voce roca, ma era ancora Lydia. La sua Lydia.
«Sei bellissimo con i capelli spettinati.» Gli disse.
Lui scoppiò a ridere e le si avvicinò per lasciarle un dolce bacio sulle labbra. Gli erano mancate come il diritto alla libertà di un uomo condannato all'ergastolo. In quel momento si promise che non avrebbe mai più permesso che le succedesse qualcosa di brutto. Perché se fosse accaduto di nuovo, lui non avrebbe retto. Non si poteva vivere una vita senza i baci, i sorrisi e l'ironia di Lydia.
«Sai, l'ho sempre immaginato così il tuo risveglio.» Le confidò sedendosi al suo fianco.
Lei sorrise di nuovo e chiuse gli occhi per un attimo, solo uno. Quando li riaprì, lo fissò dritto negli occhi con una luce che Stiles non aveva mai visto.
«Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto, amore.» Le disse lui colto da un improvviso senso di colpa e consapevolezza.
Lei gli strinse la mano con tutta la forza di cui era capace. A Stiles parve ricevere solo una lieve carezza.
«Io...» Iniziò a dire lei tentennando. «Ecco io non so come, ma sono riuscita a sentire la tua canzone.»
Stiles strabuzzò gli occhi e aspettò in silenzio che lei continuasse.
«All'inizio era solo un'eco lontana, ma poi sono riuscita a sentire chiaramente ogni singola parola.» Fece una pausa e poi riprese. «E' meravigliosa, Stiles.»
«Non è niente di che...» Cercò di sminuirsi lui, grattandosi la nuca a disagio.
«Invece è straordinaria!» esclamò la ragazza, in un vano tentativo di alzare la voce per dare più enfasi alle proprie parole. «Non devi scusarti per quello che è successo. Non è stata colpa tua.»
«Sì, invece... Se solo io non avessi insistito per portarti con me, adesso tu non...»
«Io mi sono svegliata, Stiles.» Lo interruppe ancora lei «E se l'ho fatto è stato grazie alla tua canzone.»
«Cosa vuoi dire?» le chiese lui, stupito.
«E' stato quando ho sentito quella semplice melodia che ho capito che non potevo continuare a dormire e che dovevo lottare, con tutta me stessa per riaprire gli occhi. Non è stata colpa tua se sono finita in coma, ma è grazie a te se mi sono svegliata.»
Stiles non ebbe il tempo di rispondere perché Natalie, trafelata, entrò nella stanza della figlia seguita dal suo ex marito e abbracciò sua figlia con impeto.
«Oh, grazie a Dio! Ti sei svegliata, grazie a Dio!» continuava a ripetere piangendo e accarezzando i capelli di sua figlia.
«No mamma, non devi ringraziare Dio. Devi ringraziare Stiles, perché è grazie a lui che sono sana e salva.» Sussurrò Lydia guardando il suo ragazzo amorevolmente, poi concluse: «Stiles, mi ha salvata







 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: ratherbeyou