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Autore: _ A r i a    31/12/2016    1 recensioni
{ Harry Potter!AU | 4,8k words | no pair }
I campi coltivati traboccanti di erbe medicinali dal lungo fusto si estendono da est ad ovest e viceversa, mentre continuano a percorrere l’unico lembo di strada sterrata che attraversa quella zona. Ogni passo è accompagnato dal battito regolare e continuo degli zaini sulle loro schiene.
Non hanno avuto l’opportunità di portare con sé alcunché; l’annuncio della caduta del Ministero è giunto loro quando erano ancora sulla strada per Hogsmeade. D’un tratto, l’idea di un boccale di Burrobirra ai Tre Manici di Scopa non era più così entusiasmante – o meglio, lo era ancora, peccato che adesso le loro priorità fossero ben altre.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A kind of magic

I campi coltivati traboccanti di erbe medicinali dal lungo fusto si estendono da est ad ovest e viceversa, mentre continuano a percorrere l’unico lembo di strada sterrata che attraversa quella zona. Ogni passo è accompagnato dal battito regolare e continuo degli zaini sulle loro schiene.

Non hanno avuto l’opportunità di portare con sé alcunché; l’annuncio della caduta del Ministero è giunto loro quando erano ancora sulla strada per Hogsmeade. D’un tratto, l’idea di un boccale di Burrobirra ai Tre Manici di Scopa non era più così entusiasmante – o meglio, lo era ancora, peccato che adesso le loro priorità fossero ben altre.
Il cielo plumbeo sembra preannunciare pioggia, le raffiche violente di vento gelido che persistono nello sconquassare i corpi dei due viaggiatori, che imperterriti proseguono lungo il loro cammino, tuttavia, non portano con sé l’odore umido che preannuncia un acquazzone. Il che sarebbe un bene, se solo non ci fosse quel freddo cieco a penetrare loro fin nelle ossa. In lontananza, si sente lo sciabordio furente delle onde del mare contro la roccia; probabile che si trovino nei pressi di qualche scogliera.
Sarebbe molto più facile muoversi magicamente, con il Ministero alle calcagna tuttavia non è esattamente la scelta migliore. D’accordo, ha ormai compiuto diciassette anni, per cui non dovrebbe più avere addosso la Traccia – al che, tecnicamente, non sarebbe più possibile rintracciarlo – ciononostante, considerando il precedente che avevano avuto con quella coppia di Mangiamorte in quel pub malfamato di Tottenham Court Road, avevano preferito non rischiare. Non riuscivano ancora a spiegarsi come fosse stato possibile che li avessero rintracciati così in fretta; a volte preferivano illudersi, costringendo le loro menti, stanche dopo tutti quei giorni di viaggio, a credere che si fosse trattato semplicemente di una fortuita quanto improbabile – e soprattutto decisamente sfortunata per loro – combinazione: era difficile convincersi che due emissari dell’Oscuro Signore si fossero trovati casualmente in quel luogo babbano, peccato che in quel momento dei dettagli del genere avessero ben poca importanza. Quando stai lottando per la sopravvivenza, non hai granché modo di concentrarti su certe piccole sottigliezze.
Certo, magari all’apparenza potrebbero sembrare sciocchezze, eppure in quel momento ogni insignificante dettaglio potrebbe rivelarsi di fondamentale e vitale importanza, purtroppo però la stanchezza gioca butti scherzi e, si sa, non è poi così inusuale che determinate informazioni vengano dimenticate.
Jude è soprappensiero, perciò non si accorge del momento in cui finisce a piè pari in una pozzanghera ricolma di fanghiglia ben poco allettante; trattiene diverse imprecazioni tra i denti, mentre reprime con tutte le forze che gli rimangono l’istinto di gridare: se davvero ci sono dei Mangiamorte sulle loro tracce, urlando non farebbe che dar loro modo di rintracciarli.
Il giovane Corvonero del settimo anno agita con foga le braccia mentre si tira fuori da quell’acqua sporca – il suo ultimo desiderio è sapere cosa ci sia là dentro, davvero – cercando di reprimere la stizza: tornato sul terreno brullo di quello stretto sentiero ben poco battuto, deve tristemente constatare – con suo estremo disappunto – che le sue scarpe e l’orlo dei jeans è ora irrimediabilmente intriso di quella lurida poltiglia. Bleah.
«Magnifico» commenta, nel sussurro più flebile che riesce a tirare fuori.
Tira calci pieni di frustrazione al suolo sottostante, cercando di non perdere la calma – non oltre quanto abbia già fatto e non più del dovuto, perlomeno – sbuffando irritato. Ha paura di assomigliare parecchio ad un cavallo imbizzarrito, in quel momento e sinceramente la cosa lo innervosisce alquanto: ha paura di suscitare scherno o, peggio ancora, compassione nel suo compagno di viaggio.
«Posso asciugarle con un semplice incantesimo» commenta una voce gentile, alle sue spalle «e potresti farlo alla perfezione anche tu, a dir la verità.»
«Lo so» sentenzia il ragazzo, i denti ancora digrignati a causa del nervosismo, che continua a sentir montare dentro di sé «però sto cercando di ridurre al minimo indispensabile l’uso della magia… ormai ho paura che possano localizzarci per ogni sciocchezza.»
L’uomo gli circonda le spalle con un braccio, appoggiandosi al suo corpo con fare casuale e cercando, in qualche modo, di tranquillizzarlo.
«Saggia decisione» conviene, con un lieve sospiro, quasi impercettibile «peccato che sia esattamente ciò che loro vogliono. Vederci vivere nel terrore costante, intendo. E lasciatelo dire, Jude, ma dargliela vinta è davvero l’ultima delle mie intenzioni.»
«Beh, anche la mia, chiaramente» replica il ragazzo, scostandosi istintivamente e ritraendosi da quelle attenzioni «e proprio per questo desidero ricorrere alla magia solo se strettamente necessario. Non siamo ancora riusciti a spiegarci come abbiano fatto quei Mangiamorte a localizzarci così in fretta, a Londra, perciò preferisco evitare situazioni che potrebbero esporci a possibili rischi.»
L’altro scuote lentamente la testa, mentre un sorrisetto di biasimo si forma sulle sue labbra.
«Ragazzo, sii realista: al momento siamo probabilmente i due maghi più ricercati di tutta l’Inghilterra, non ho dubbi che, nascosti da qualche parte qui intorno, ci siano ben più di un paio di Mangiamorte che ci tengono d’occhio, in attesa della nostra prima mossa falsa per catturarci. Siamo col fiato dei nostri stessi nemici sul collo, Jude, credi davvero che rifugiare la magia ti sarebbe in qualche modo d’aiuto?» lo riprende, le mani sui fianchi e l’esperienza dura, severa, inflessibile.
«So anche questo!» sbotta Jude, alzando le braccia al cielo, esasperato «È anche plausibile che se avessi evitato di far scoprire che sei una spia, dopo essere stato per anni il fedele braccio destro del Signore Oscuro, forse adesso avremmo avuto meno Mangiamorte alle calcagna.»
«Quindi adesso sarebbe colpa mia» il maggiore prorompe in verso breve e roco, qualcosa di pericolosamente simile ad una risata nervosa «disse quello che ha contatti praticamente ininterrotti con l’Ordine della Fenice e ha passato tutto lo scorso anno ad impartire lezioni di magia segrete ad un manipolo di studenti scelti.»
«Che diavolo avrei dovuto fare, restare a guardare mentre il Ministero ci metteva i piedi in testa a tutti e a nemmeno uno studente del sesto anno veniva impartito ciò che invece avrebbe dovuto sapere in Difesa contro le Arti Oscure? Mi dispiace ma questo non rientra nelle mie capacità» Jude sta ormai sbottando, allo stremo della collera. Credeva che, almeno lui, riuscisse a capirlo…
«Ma non ci arrivi? In questo modo non hai fatto altro che attirare attenzioni su di te! Adesso tutti sono a conoscenza della tua incredibile abilità nelle Arti Magiche, ecco perché sei con me in cima alla lista dei più pericolosi ricercati» d’improvviso l’insegnante lo afferra, le dita che quasi sembra vogliano penetrare nella carne viva del braccio del ragazzo.
«Oh, beh, mi dispiace se ho cercato di fare il mio dovere di studente, aiutando i miei amici quando Hogwarts non sembrava in grado di darci l’istruzione di cui avevamo bisogno» replica Jude, gli occhi di brace che inceneriscono le vesti nere dell’altro, che fluttuano a mezz’aria frustate da quel vento incessante.
«Ah, certo, se ragioni così io dovrei scusarmi di aver rischiato la pelle per tutto questo tempo, facendo il doppiogioco e passando informazioni all’Ordine sottobanco» l’ex insegnante di Pozioni – e nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure – quasi ringhia, furente, i piccoli occhi neri che sprizzano scintille di oscurità mentre la voce roca e profonda riesce a sovrastare perfino il furente ruggito delle raffiche «allora dimmi, Jude: se ritieni che sia così pericoloso viaggiare insieme, visto che siamo entrambi due ricercati piuttosto indesiderati e sui quali quasi sicuramente è concentrata la maggior parte dell’attenzione dei Mangiamorte, perché non lasci che le nostre strade si separino? Dividendoci, dimezzeremmo il numero di maghi oscuri al nostro inseguimento, incrementando le possibilità di vittoria personale. Però tu non sembri intenzionato a prendere questa decisione, sebbene sia potenzialmente la più intelligente. Quello che mi chiedo è: perché ti ostini ancora a muoverti con me?»
«Davvero me lo sta chiedendo?» Jude lo osserva, così sbigottito che la sua sorpresa si mischia ad una buona dose d’ironia – ben distinguibile nella sua voce «perché non posso, ovviamente. È mia intenzione proteggerla, dovesse costarmi la vita.»
«Non dire così» il mago adulto attira istintivamente il ragazzo verso di sé, stringendolo in un abbraccio protettivo «non voglio che rischi la pelle per proteggere me, sebbene ammetto che, dal canto mio, farei esattamente la stessa cosa per te. Ricordati che la tua vita è ben più preziosa della mia, ragazzo: sei giovane e potente, puoi ancora fare molte cose per il mondo magico, mentre io, beh… ormai non sono più certo giovane come un tempo.»
«Professor Dark, non è vero» Jude lascia affondare il proprio volto tra le vesti dell’uomo, mentre il profumo di colonia dell’insegnante gli pervade le narici – e poi i sensi «Lei è un mago straordinario, inoltre conosce molte più informazioni su Lei-Sa-Chi di quante tutti noi dell’Ordine riusciremmo mai ad accumulare in una vita intera. Che lo voglia o no, abbiamo bisogno di averla al nostro fianco in questa guerra.»
«E io lo voglio, Jude, lo voglio davvero tanto» l’uomo sorride, carezzando pazientemente una guancia del ragazzo «e proprio per questo non dobbiamo lasciare che litigi sciocchi come questo possano dividerci. Dobbiamo concentrarci e restare uniti, altrimenti non riusciremo mai a sconfiggerli.»
«Okay» acconsente il giovane, con un lieve cenno del capo; percependo quel gesto così accondiscendente, Ray Dark discosta lievemente il corpo dell’allievo dal proprio, così da poterlo nuovamente osservare un volto. I grandi occhi rossi dello studente Corvonero sono un po’ annacquati, come tempera troppo diluita. Sono incantevoli come al solito, se solo si potessero cancellare le tracce di quelle lacrime infauste.
Detesta vederlo piangere, soprattutto in quel momento, poiché ha la consapevolezza di essere lui il motivo di quelle lacrime.
«Su» cerca di cambiare discorso, per smorzare la tensione che si è venuta a formare «adesso sarà meglio cercare un posto in cui montare la tenda.»
«Certo» Jude sembra riscuotersi; scrolla lievemente le spalle, mentre si passa con fare casuale il dorso della mano sugli occhi arrossati. Ray vede tutto, ciononostante si limita a voltarsi dalla parte opposta. Pensa che sia meglio così, non vorrebbe mai che il ragazzo si sentisse infastidito da quegli sguardi.
«Proseguiamo in questa direzione» riprende poco dopo il più giovane, stringendosi le cinghie di cuoio dello zaino contro le spalle scarne «prima o poi le piantagioni dovranno diradarsi. A quel punto basterà trovare uno spazio non coltivato e piantare le tende lì, no?»
Dark annuisce, così Jude, soddisfatto, ruota sui talloni e si rimette in marcia. Ray lo segue, a pochi passi di distanza, pensando che raramente ha incontrato persone dalla forza di volontà tanto salda come quella del ragazzo.


Piantano la tenda – opportunamente premunita dell’Incantesimo di Estensione Irriconoscibile – non molto distante da lì. Il campo si ferma a pochi passi dallo strapiombo della scogliera a picco sul mare, perciò preferendo non rischiare di rendere ai Mangiamorte il compito di ucciderli più facile del previsto, hanno deciso di muoversi verso l’entroterra. Con un paio di ore di cammino si sono ritrovati nel fitto di una zona boschiva; da lì trovare una piana desolata con qualche albero in meno non era stata poi un’impresa così ardua. D’accordo morire, però possibilmente in battaglia e non lanciati giù da una scogliera con tanto di tenda al seguito.
Ray si era proposto di lanciare gli Incantesimi Protettivi attorno alla tenda, consigliando al ragazzo di occuparsi nel frattempo di tutto il resto – sistemare i sacchi a pelo, razionare le provviste, accendere la lampada a gas per la luce e il calore. È abbastanza certo che Dark l’abbia spedito nella tenda per concedergli qualche minuto tutto per sé: chiaramente lo scatto d’ira di quel pomeriggio ha messo sull’attenti entrambi. Jude non è quel genere di persona che si fa prendere facilmente dalla collera; devono stare attenti, in una situazione come quella che stanno affrontando ogni minimo cambiamento d’umore può essere fatale per il buon esito della missione.
Mentre sente Ray mormorare incantesimi – Salvio Hexia. Repello Babbanum. Protego Totalum – si è già occupato di tutti i compiti che il professore gli ha lasciato. Sa che l’uomo è il miglior esperto di arti magiche che potesse desiderare di avere accanto in quella missione – e che, nonostante tutto, probabilmente a quest’ora dovrebbe aver finito già da un pezzo di incantare quella radura; non sarebbe potuto essere più palese di così che gli stesse offrendo del tempo per sé e per calmarsi – e che ha accettato di apporre gli incantesimi solo per concedergli un po’ di riposo, perciò decide di sfruttare quell’occasione rifugiandosi nella misera toletta che hanno a disposizione, mentre Dark scalcia svogliatamente un mucchio di foglie poco distanti.
Jude si sciacqua mani e viso con l’acqua gelata, dopodiché passa a rimuovere il fango dalle scarpe. In fin dei conti è grato al professor Dark: finalmente un momento di tregua, in quei giorni così frenetici.
Prima di scivolare fuori dalla toletta s’infila un altro maglione pesante sopra quello che ha già addosso: stanno andando incontro alla notte, sono praticamente all’aperto, è dicembre inoltrato e oltretutto sono pure in una zona dalle temperature piuttosto rigide, meglio non rischiare di beccarsi una broncopolmonite nel bel mezzo di una fuga così delicata.
Quando torna nello spazio principale della tenda nota con piacere che il professore ha concluso i suoi incantesimi ed è finalmente rientrato; Jude immagina che adesso sarà lui ad andare a darsi una rinfrescata, invece l’uomo si siede al tavolo da picnic al centro del loro rifugio e con un colpo di bacchetta fa posare due piatti di minestra sulla superficie lignea.
Jude si siede sulla panca opposta e osserva per un lungo istante il suo professore – anzi, visto che ormai entrambi sono in fuga da Hogwarts  ex professore – quasi in attesa che gli dica qualcosa; non c’è una frase o una parola precisa che a Jude piacerebbe sentirsi dire, magari un incoraggiamento o qualcosa del genere. Forse gli basterebbe un “Buon appetito”, oppure inconsciamente sta ancora ricercando approvazione dopo i difficili momenti affrontati di recente. Tuttavia Ray si ostina in maniera cocciuta a rimanere in silenzio, per un motivo che Jude non riesce a spiegarsi, così alla fine il ragazzo inizia a mangiare, senza aggiungere alcunché. Alla fine, anche guardarsi negli occhi sta diventando troppo doloroso da sopportare, perciò ricorre ad un atto di codardia, così inusuale per lui, rifugiandosi nella sua torre eburnea di pensieri inascoltati e sguardi rifuggiti; evita perfino di rivelargli che quella sia la migliore minestra di campo che abbia mai assaggiato in vita sua, per quanto pietanze come quella continuino a rimanere immangiabili. Probabilmente gli costerebbe ben più dell’onore.
La cosa buffa è che Jude sa perfettamente che il suo compagno di viaggio è un abile Legilimens, perciò ora già sa tutto ciò che lui stava cercando di nascondergli. Poco male, tanto se la minestra è così buona è solo grazie alla magia, non certo per via di qualche insospettabile dote culinaria del suo compagno di viaggio.
Non appena finisce di svuotare la sua misera scodella di minestra, Jude balza in piedi. Con un lieve movimento della bacchetta i piatti si alzano in volo a mezz’aria, atterrando poco dopo già lucidi in un acquaio non molto distante grazie all’incantesimo di levitazione. Il ragazzo sospira mestamente, per poi andare ad accucciarsi sulla propria brandina senza ulteriori indugi, avvolgendosi in un plaid per ripararsi dal gelo – quello della temperatura esterna e il silenzio ghiacciato che intercorre tra lui e Ray.
All’esterno le tenebre calano con sorprendente velocità. Jude chiude gli occhi per un tempo che non sa definire, potrebbero essere dieci minuti come un’ora; non sta propriamente dormendo, piuttosto si dondola in un piacevole stato d’incoscienza nel quale vorrebbe rimanere forse per sempre. Gli sembra di non poter essere raggiunto da alcun male, lì, mentre perde la cognizione del tempo e dello spazio e i pensieri diventano più lievi.
Un sospiro basso rompe il suo stato di trance. Il ragazzo solleva giusto un pizzico le palpebre per osservare la scena, gli occhi rubizzi che s’intravedono appena. Si accorge solo in quel momento che Ray ha preso una sieda e si è seduto davanti a lui: il gomito puntellato sul bracciolo di legno e la guancia magra affondata nella mano chiusa a pugno, nell’altro palmo sostiene un volume di Magia Oscura. Sembra totalmente immerso e Jude è piuttosto certo che non sia accorto che lo sta osservando, tuttavia poco dopo è costretto a ricredersi.
«Muffliato» mormora, agitando la bacchetta, che tiene nella mano vicina alla guancia.
Jude sobbalza, colto alla sprovvista. Il suo ex insegnante conosce incantesimi che lui nemmeno immagina, alcuni li ha persino creati, perciò non ha la più pallida idea di che cosa abbia fatto adesso. Il che, in effetti, lo innervosisce alquanto: se c’è una cosa che i Corvonero non sopportano proprio è non sapere cosa stia succedendo attorno a loro – a causa della loro indole curiosa, ovviamente.
«Non preoccuparti» commenta, cercando di rassicurarlo «è un incantesimo che impedisce di sentire quello che abbiamo da dirci a chiunque altro all’infuori di noi. Sempre partendo dal presupposto che questa è una precauzione, considerando il fatto che siamo abbastanza convinti di avere i nostri nemici alle calcagna, certo. Ho visto che mi osservavi e ho pensato che avessi qualcosa da dirmi ma non ti andasse di essere ascoltato da orecchie estranee, così ho agito di conseguenza.»
Jude espira cautamente, cercando di rimettere insieme i pezzi per poter comporre un discorso dal minimo senso compiuto. Non ha la benché minima idea dell’argomento da cui cominciare, ci sono così tante cose che vorrebbe chiedergli che si ritrova con l’imbarazzo della scelta, davvero.
«Perché ti sei unito a Lui?» butta fuori tutto d’un fiato «a Tu-Sai-Chi, intendo.»
Ray incassa il capo nelle spalle e subisce il colpo, in silenzio, un sorrisetto amaro che proprio non ne vuole sapere di sparire dal suo volto; Jude invece infila le mani tra le cosce e la brandina sottostante, dondolando appena le gambe in avanti mentre si lascia sfuggire un sospiro esausto.
«Non sei andato molto per il sottile, eh?» gli fa notare l’ex insegnante, che ora tiene lo sguardo ben puntato a terra. Probabilmente non si sente molto a suo agio a parlare di quel periodo.
E in effetti Jude sa che avrebbe potuto trovare mille altri modi per porgli quella domanda che da così tanto tempo gli ronzava per la mente, tuttavia con ogni probabilità alla fine nessuno avrebbe soddisfatto i suoi desideri: il giovane Corvonero è un ragazzo onesto e spontaneo, non riesce mai a trattenersi dal dire ciò che pensa realmente e, beh, anche in questo caso non ha fatto eccezione.
«Così vuoi che ti parli della parte più oscura della mia vita» riprende Ray, lo sguardo che ora sembra essersi perso nel vuoto, lontano anni luce da lì, da quella tenda e dalla guerra che infuria all’esterno.
«E va bene» acconsente infine, dopo diversi minuti di silenzio – e di riflessione – facendo nuovamente sussultare il ragazzo «ti racconterò quello che vuoi sapere. D’altronde è un tuo pieno diritto desiderare di avere informazioni in merito, sarebbe stato sciocco il contrario. C’è qualcosa in particolare che t’interessa?»
Jude lo osserva attentamente. Non è difficile notare quanta fatica costi all’uomo affrontare quell’argomento: il suo sguardo è irrequieto, si muove evasivo da una parte all’altra del terreno in poche frazioni di secondo, continuamente, mentre continua a tenere le spalle basse. Se all’inizio gli sembrava una buona idea, adesso Jude teme che quelle informazioni che sta per richiedere costino ben più dell’imbarazzo del suo ex insegnante.
«Solo… com’è iniziata» sospira, paradossalmente adesso è lui quello che si sente a disagio «ho bisogno di capirlo… perché ho paura
Dark ghigna, sulle sue labbra già si prospetta una battuta maligna.
«Paura di poter cadere nel mio stesso errore o che possa essere io stesso a tornare sui miei passi?» lo provoca infatti, gli occhi piccoli e neri come punte d’inchiostro che lo fissano inquisitori.
«Entrambe» ammette Jude, con una tranquillità disarmante «anche se, per quanto ti riguarda, credo che sia più facile che ti costringano a tornare sotto il loro controllo tramite la maledizione Imperius, piuttosto che sia tu stesso a piegarti nuovamente a quegli ordini.»
Per un momento Ray lo osserva assolutamente sbigottito, la bocca socchiusa e nessuna parola in grado di fuoriuscire da essa. Poi, d’un tratto, la sua espressione si addolcisce e un sorriso sincero osa quasi fare capolino sulle sue labbra.
«Così mi lusinghi, ragazzo» commenta infatti, trattenendo a stento l’impulso di stringere bonariamente la mano del giovane nella propria – così poco da lui, in effetti «tornando a noi… è difficile spiegarlo. Quando avevo la tua età ero così pieno di risentimento verso il mondo intero che volgere la mia anima al male non sembrava poi un’opzione così ignobile. Diciamo che la vita non è stata mai particolarmente clemente con me: persi mia madre quando ero ancora piccolo per rendermi conto di quello che accadeva intorno a me. Mio padre, invece, mi abbandonò prima ancora che compissi sette anni. Non riuscivo a capire perché l’avesse fatto; a distanza di anni, sono piuttosto certo di poter affermare che il suo non sia stato altro che un atto di codardia. Semplicemente non aveva né il fegato né le capacità di prendersi cura da solo di un figlio – e di questo, forse, non me la sento nemmeno di fargliene una colpa. Crebbi in una famiglia di maghi che non tenne mai particolarmente a me, tant’è che si sentirono addirittura sollevati quando ricevetti la mia lettera per Hogwarts. A scuola… non ne parliamo. A quanto pare lo sfigato Serpeverde era la preda preferita dei tronfi Grifondoro. Io, ovviamente, li lasciavo fare. Già allora me la cavavo abbastanza agilmente con gli incantesimi, però a cosa sarebbe servito lanciar loro contro un Sectumsempra? A niente: potevo ribellarmi, sapevo di essere in grado di procurare ben più dolore di quanto un gruppo di bulli potesse fare, nonostante questo non ho mosso nemmeno un dito per risparmiarmi quei soprusi, gli insulti verbali bastavano a far crollare le mie difese, a far sì che fossero certi che non avrei protestato.»
Ray emette un sospiro spezzato; man mano che va avanti col suo racconto proseguire diventa sempre più faticoso, tuttavia Jude sa perfettamente che è un testardo di prima categoria e non rinuncerà a narrargli quella storia.
«Quando mi diplomai la mia mente era irrimediabilmente spezzata» riprende infatti di lì a breve, il sorriso triste che torna a campeggiare sul suo volto «avevo bisogno di qualcuno che nutrisse il mio odio, che lo fomentasse. Detestavo me stesso per essere così debole, mio padre per non avermi accudito, mia madre per avermi lasciato più del dovuto, la famiglia che mi aveva ospitato negli anni precedenti alla mia ammissione ad Hogwarts per non aver fatto altro che sminuirmi continuamente, quei dannati ragazzi che non avevano mai perso occasione per tormentarmi… insomma, ce l’avevo col mondo intero. So che può sembrare un’esagerazione, temo tuttavia che a quell’età non si abbia la piena percezione di ciò che si combina. Ad ogni modo, cominciai a servire il Signore Oscuro. All’inizio ero perfino d’accordo con i suoi metodi, certo che la feccia del mondo magico andasse estirpata… eppure, col tempo capii quanto mi sbagliavo. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato… quante stragi inutili si compiono nel suo nome, quanto sangue magico tragicamente versato! Non volevo più essere parte di quel sistema corrotto, contorto e fallace, così iniziai a passare informazioni sottobanco all’Ordine della Fenice. In quell’organizzazione si trovavano e si trovano tutt’ora amici, parenti e conoscenti di chi un tempo si divertiva a farsi beffe di me, lo so – i miei tormentatori li eliminai già quando ancora collaboravo con il Signore Oscuro, lo ammetto – ma nonostante questo preferisco sostenere loro che un folle che si diverte ad uccidere per il solo gusto di farlo.»
Lo sguardo di Ray rimane vacuo ancora per qualche istante, dopodiché quei piccioli e neri ciottoli di fiume tornano ad essere lucidi – ma non di lacrime – e si puntano sulla figura del ragazzo dinanzi a sé. La verità è che nutre grande stima nei confronti di Jude e non ha mai fatto mistero di questo, ecco perché ora gli ha rivelato col cuore in mano tutte quelle informazioni sul proprio passato, come non aveva mai fatto con nessun altro in vita sua. È certo che quel ragazzo capirà: lui, il Corvonero con il talento innato per Pozioni, colui che aveva imparato tutti i suoi vecchi incantesimi in qualche giorno e poco più… non avrebbe mai potuto non apprezzarlo.
Il ragazzo sospira mestamente, ora è lui quello con lo sguardo basso. Si sente maledettamente in colpa per aver scucito quei ricordi così dolorosi e personali dalle labbra del professor Dark, tanto che avesse un po’ di dignità in meno adesso probabilmente si getterebbe ad abbracciarlo. E per questo si sente pure peggio, perché sa di non avere il coraggio necessario a perdere quel briciolo di contegno.
«Io… non era necessario che lei mi raccontasse tutto ciò, professore» si decide finalmente a fargli notare Jude, che continua a sentirsi a disagio – nonostante tutto il proprio disappunto.
«Beh, tecnicamente sì, ragazzo» replica Dark, incrociando le braccia dietro la testa «dopotutto sei stato tu a chiedermi perché mi fossi unito al Signore Oscuro. Quanto al resto, vorrei ricordarti che stiamo affrontando una fuga estremamente delicata. Dobbiamo stare molto attenti a come ci muoviamo e non voglio che ci siano segreti tra noi, finirebbero per deteriorare la nostra unione, ecco perché ti ho raccontato tutto ciò.»
Lo sguardo di Jude schizza verso il suolo a velocità inverosimile – così strano, per un ragazzo fiero come lui. Ray, certo di non poter essere visto, sospira silenziosamente: ha preferito rifilargli la versione “non devono esserci segreti tra noi” piuttosto che essere costretto ad ammettere che se gli ha raccontato quelle cose è stato semplicemente perché il suo cuore, per la prima volta, si è sentito pronto a condividere quelle informazioni con qualcun altro. Ray non glielo confiderà mai, in fondo però sa che Jude è la persona giusta.
«In tal caso ci terrei a ringraziarla per ciò di cui mi ha parlato» afferma Jude, gli occhi rossi che scintillano come rubini – e Ray è quasi certo di non averli mai visti brillare così tanto.
«Oh, Jude, te l’ho detto, non c’è bisogno che mi ringrazi» insiste l’altro, con un lieve sbuffo spazientito, nel modo di chi vuole comunicare che ha capito e non c’è bisogno di insistere oltre su quell’argomento.
«E un’altra cosa, professore.»
«Sì?»
«Mi dispiace. Sul serio» il sorriso del ragazzo è di una tristezza così sincera da far male, tremendamente dissimile dagli sguardi di falsa compassione – e comprensione – che Ray si è visto riservare in tutti quegli anni. E probabilmente lo capisce sul serio, considerato che anche lui ha perso i genitori in così tenera età. Dio, quanto darebbe per poterlo abbracciare e confortare, adesso; invece, quel dannato contegno come al solito deve arrivare, puntualmente, a rovinare tutte le sue buone intenzioni.
«Credimi, lo so e per la prima volta in vita mia vorrei tanto potermi sbagliare» ammette allora, il sorriso cristallino che si riflette in quello del ragazzo.
L’uomo si allunga verso la branda davanti a sé, stringendo la mano di Jude con un gesto affettuoso che non riesce a definire di sua appartenenza, non del tutto perlomeno.
«Coraggio: è ora di mettersi a dormire, adesso» lo avvisa poco dopo, gli occhi neri ancora fissi in quelli rossi dell’altro «è stata una giornata intensa, abbiamo bisogno di riposare, altrimenti come possiamo pretendere di proseguire con ancora più energia, domani?»
Jude, per tutta risposta, gli lascia un sorriso radioso – il più bello che Ray abbia mai visto – mentre s’infila obbedientemente nel proprio sacco a pelo. Il ragazzo si occupa di spegnere la lampada a gas che è posizionata esattamente a metà strada tra loro due e che staglia ombre spigolose dei profili dei due maghi ai lati della tenda, Ray invece sussurra un flebile «Nox» e la punta della sua bacchetta si rabbuia; sembra aver realizzato solo in quel momento che sia rimasta accesa per tutto il tempo, durante la loro conversazione – l’aveva accesa infatti diverso tempo prima con l’incanto Lumos, per rischiararsi la visuale durante la lettura di quel vecchio manuale di Magia Oscura.
Ray si distende accanto al ragazzo e poggia vicino a sé il libro e la propria bacchetta, sempre pronto a scattare alla prima necessità. Col buio, la loro tenda è tornata a riempirsi di parole non dette. Ray non aspetta altro che il sole torni a sorgere per poter comunicare a Jude la decisione che ha maturato in quelle ore: da domani prenderanno a muoversi Smaterializzandosi. C’è il pericolo che li rintraccino lo stesso, tanto però avrebbero comunque dovuto attaccarli, prima o poi, no?
Viaggiare con Jude non è poi così male, affatto.
Le loro bacchette, così come i corpi, riposano l’una affianco all’altra – biancospino e Cuore di corda di Drago la prima, quercia e Piuma di Fenice la seconda – e non se ne accorgono ma durante la notte le loro mani restano strette.






Angolo autrice

Oh yeah, l’ultima storia del 2016 – chi pubblica os a Capodanno pubblica os tutto l’anno eew, ma anche no, non ho la capacità di scrivere 365 shot in un anno, non ancora perlomeno.
Tornando a noi… salve~ era da un mesetto che non mi facevo sentire, complici vari impegni che mi stanno tenendo occupata in questo particolare periodo dell’anno. Anyway, chi sono io per lasciarvi senza Kageyama e Kidou proprio il 31 dicembre? Ma WTF—
Comunque ahh, che gioia, una Harry Potter!AU *^* ho sempre desiderato scriverne una, solo che non sono mai riuscita a finalizzare niente di concreto. E invece toh, questa volta ce l’ho fatta. Potrei quasi essere orgogliosa di me, se non avessi così poca autostima.
Passando al testo: è nato in fretta e furia, di notte – ho di nuovo fatto le due al computer, sigh – e… non è una HP!AU come quelle che siamo abituati a vedere un po’ dovunque, quindi niente scene dello Smistamento con il Cappello Parlante, niente lezioni di Pozioni o di Quidditch, niente allenamenti per evocare i Patroni, niente studenti che scorrazzano tra i corridoi del castello di Hogwarts e la sala comune della loro casa-- niente di tutto questo, insomma. Ho preferito piuttosto scegliere un missing moment un po’ meno trattato, c’est-a-dire la fuga dai Mangiamorte del settimo libro/film. In quel caso sono Harry, Ron e Hermione a fuggire ma, oh, io ho Kageyama e Kidou~ quindi diciamo che mi tocca arrangiarmi così – e la cosa non mi dispiace affatto u.u
Credo di aver cercato di inquadrare i personaggi come se fossero realmente nella saga: donandogli una sorta d’identità, con segni particolari – ad esempio le bacchette – che li distinguessero e li rendessero unici. Però non volevo snaturare la loro storia, così per non gettare completamente il canon alle ortiche e ho provato a dare una chiave di lettura “potteriana” al passato dei due, Kidou che perde entrambi i genitori, la morte della madre di Reiji e l’abbandono da parte del padre, un cattivo rapporto con gli altri compagni che lo porta ad isolarsi e a percorrere le strade del male e la redenzione finale, con conseguente passaggio alle sponde dei buoni. Adoro cercare di comparare anime e AU, è un lavoro estremamente stimolante **
Mi dispiace solo di non aver mai nominato il fatto che il Patronus di Kidou è un pinguino perché, oh, io ne sono fermamente convinta. Visto che mi è piaciuto così tanto lavorare a questa one-shot magari un giorno potrei ancora fruttare questo genere di AU e creare qualcosa di simile, chi lo sa.
Ad ogni modo: non c’è bisogno che vi dica chi sia Voldemort nel mondo di Inazuma, no? No.
Ho letteralmente adorare il paesaggio in cui si svolge questa shot, specie nella prima parte della storia: amo l’Inghilterra, ci ho anche trascorso un bel periodo della mia vita e, beh… il mio sogno è quello di tornarci, un giorno, perciò non stupitevi se ogni tanto mi vedete osannare lo UK. E poi parlo più inglese che italiano, you know. A tal proposito, la scelta di inserire i nomi del doppiaggio europeo piuttosto che quelli originali è stata dettata semplicemente dal fatto che la storia si svolge nel Regno Unito, perciò mi sarebbe suonato parecchio strano chiamarli Kidou e Kageyama. Spero si capisca quello che intendevo dire, perché non ne sono molto sicura, ahah.
Dunque, visto che questo è, come ho detto, l’ultimo giorno dell’anno, è arrivato il momento di fare un po’ di bilanci: beh, come sapete il 2016 è stato il mio annus horribilis. Ho perso le due persone più importanti della mia vita, i miei pilastri, i fari che mi guidavano in mezzo al mare. Adesso che sono da sola è un po’ difficile andare avanti; diciamo piuttosto che proseguo arrancando faticosamente.
In questo anno ho visto anche morire dei componenti della mia famiglia. Per quanto certi legami possano essere labili, quando li vedi recidere con una clausola di eternità, è sempre molto difficile da accettare.
Ho rinunciato ai miei studi e mi sono messa al lavorare, nel tentativo di dare una mano alla mia famiglia; okay, per ora non sono questa fantastica “ape operaia”, però spero di poter migliorare presto ^^”
Eppure non è stato tutto perduto. Quest’anno ha avuto anche qualche risvolto positivo: per esempio ho conosciuto un sacco di nuove amiche, tra cui qualcuna che mi ha rivoluzionato completamente la vita. È stato anche l’anno delle grandi conferme, ovvero di chi già c’era e mi ha dimostrato che rimanere al mio fianco non è poi così impossibile. E oh, il Lucca Comics dove lo vogliamo mettere? Ad ogni modo, se ci sono delle persone che in particolare vorrei ringraziare e a cui vorrei dedicare questa storia direi che sono Maricchan, Micchan, Ange e Bea. Un saluto sincero va anche a Rie e Dalia – ovunque voi siate, ragazze. Grazie di cuore anche alla neo arrivata Michy, perché per quanto la conosca da poco le sue parole sono riuscite a scaldarmi il cuore come nessun complimento o commento del genere fosse mai riuscito a fare. Grazie pure a Seth, che nonostante la mia pessima capacità d’orienteering non mi ha ancora sbranata viva. Infine, il grazie più grande va ovviamente a Kyrie, per avermi accolta quando nessuno l’avrebbe fatto e per avere avuto il polso fermo che serviva, quando c’era bisogno di farmi capire che “se continui così non vai da nessuna parte”. Più in generale, grazie a tutte le persone che mi seguono, mi sostengono e che leggono le mie storie. Grazie a chi mi ha sorretta per le spalle, quando ho sbattuto la faccia contro la vetrata che altro non è se non gli ostacoli che la vita mette davanti ad ognuno di noi. Paradossalmente, vorrei ringraziare anche chi si è tanto prodigato per farmi terra bruciata intorno, mi hanno aiutato ad acquisire una più chiara concezione della vita ed in particolare di quanto faccia schifo questo mondo – e no, non dico così perché sono pessimista. In fin dei conti, credo che queste nozioni mi saranno utili sul serio, specie ora che sto entrando nel mondo del lavoro e mi vedo in un certo senso “costretta” a trovarmi davanti ogni giorni a ‘personaggi’ come questi.
In realtà ci sarebbe anche un altro grazie, uno più sussurrato, come un bacio leggero stampato su una guancia. A qualcuno che non c’è più e che con la sua assenza mi ha fatto capire quanto io sia una nullità. Nonostante ciò, la mia speranza non è ancora svanita.
Insomma grazie, grazie, grazie davvero a tutti voi dal profondo del mio cuore. Spero di rivedervi presto, nel 2017. E chissà, magari per allora avrò acquistato anche un po’ più di fiducia in me stessa – ma di questo ne dubito fortemente, nonostante i tre podi raggiunti su tre contest a cui ho partecipato quest’anno, guadagnando perfino un primo posto in uno di questi no self-love indeed
Buon anno!

Aria
   
 
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