Prendete delle cuffiette, ovunque vi troviate, andate nella cartella musica e fate partire Photograph (impossibile non avere questa meravigliosa canzone sul telefono).
 
 
Era passato molto da quando Niklaus Mikaelson aveva lasciato Mystic Falls. Era passato molto tempo da quando aveva detto addio a lei.

A volte si domandava perché l'avesse fatto, promettergli di non ritornare mai più a costo di sapere la verità sui suoi sentimenti. Lei lo amava ma... a quale prezzo?

Faceva male pensarci, soffriva ancora, soffriva per quell'amore corrisposto ma impossibile, quell'amore che era un eterno cercarsi ma mai trovarsi.

Klaus Mikaelson soffriva per amore. E non se ne pentiva. Mai.

A volte il pensiero di lei era l'unica cosa a farlo sentire veramente vivo.

Nei momenti difficili, bui, dove la luce era solo una pallida speranza l'amore che provava dentro quel suo cuore spezzato, graffiato e pieno di lividi lo faceva andare avanti.

Klaus Mikaelson amava. E amava davvero tanto. Troppo.

Le sere le passava cullando sua figlia, donandogli quell'amore che non poteva vivere ma che ardeva dentro di lui come una fiamma.

Ma delle sere molte volte si sedeva al centro della suo letto e ripensava ai momenti davvero felici. Quando i loro occhi si incontravano complici, quando i loro cuori non si erano ancora spezzati, quando il tempo sembrava non scorrere se erano insieme. E si lasciava andare, ancora e ancora.

Klaus Mikaelson piangeva. Di nascosto. E nessuno se n'era mai accorto.

La portava sempre con se, era il suo unico pensiero fisso. Pensando a come sarebbe stato bello stringerla a se dopo averla guardata a baciata, molteplici volte. Non sarebbe mai stata sola finché lui avrebbe vissuto.

A volte sorrideva ricordandola. Era strano come il suo solo ricordo potesse fargli quell'effetto. Lo guariva a volte, guariva la sua anima.

"E' più facile non averla vicino" si ripeteva prima di andare a dormire, come se in qualche modo, prima o poi, avrebbe creduto anche lui a quelle parole.

Klaus Mikaelson mentiva. E tutti lo sapevano. Anche lui.

Lei lo aveva ferito ma andava bene. Klaus l'avrebbe sempre perdonata. Sperava di rivederla un giorno. A casa.
Sapeva che lei lo pensava: guardando quei gioielli da lui regalatogli, guardando quella foresta che sarebbe stata per sempre il loro posto, l'avrebbe ricordato mentre la baciava qualcuno che non avrebbe mai potuto farlo come aveva fatto lui. Con baci che mordono l'anima.

When I'm away, I will remember how you kissed me....

Klaus Mikaelson passava ogni 31 dicembre solo, guardando ed osservando da lontano la sua donna festeggiare senza di lui. Andando avanti come anche lui stava facendo. Sorrideva guardando il suo polso dove ancora, dopo tanti anni, stava quel bracciale capendo che lei non lo aveva dimenticato. Sperava di incontrare i suoi occhi ma se mai l'avesse fatto non sarebbe mai più tornato da sua figlia, per questo scappava ogni volta che lei si accorgeva di lui. Ma si concedeva di guardare solo il suo sorriso prima di andarsene, quel sorriso che nonostante tutto riservava a lui. Quel sorriso che gli dava la vita che non aveva.

Klaus Mikaelson sorrideva. Poche volte ma sorrideva. Ricordando che nonostante tutto ci sarebbe sempre stato qualcuno ad attenderlo.

wait for me to come home.
 
NOTA AUTORE:
Spero vi sia piaciuta. Quando oggi, mentre mi preparavo ho riascoltato Photograph per la milionesima volta mi è venuto in mente di scriverci una storiella. Quindi mi sono ritrovata il 31 dicembre dalle 18 alle 19 a scrivere su questa coppia che continua a distruggermi l'anima.
Grazie per averla letta e auguri.