Axel POV.

Monotonia è quando ne hai abbastanza di una cosa noiosa, un tono di voce piatto che va avanti e avanti per ore, un disco musicale che suona incessantemente per ore. Non c’è varietà nella monotonia.
Nonostante mi trovi in un luogo pieno di calore umano, nonostante il mio corpo reagisca agli impulsi, la mia mente è spaesata, persa in una dimensione astratta, immune.
Sorbirmi i corpi sudati, le luci soffuse, il tremolio delle mani dovuto al ghiaccio, la musica assordante, quando avrei potuto semplicemente starmene chiuso nella mia camera a comporre qualche stronzata buttata li giù.

“Ehi volto della felicità, porta il tuo culo qui e dacci da bere!”

“Oh, ma andiamo, cos’è questo volto scazzato? È la nostra ultima serata prima del concorso.”

Posai le birre sorridendo malizioso.

“Di sicuro bere come la merda non ci aiuterà a comporre qualcosa di migliore da quello che facciamo di solito.”

“Abbiamo già perso Joshua.”

Un gruppo di ragazze avvolte solo da un tessuto attillato di scarsa qualità giunse da noi pronto a starnazzare come oche, approfittandosi della condizione incosciente del ragazzo.


Improvvisamente le luci scesero concedendomi per una frazione di secondo uno stato di quiete che bramavo da quando avevo messo piede nel pub.

Una figura alta e slanciata si fece avanti sul palchetto scaturendo degli interrogativi tra la massa.

Il ragazzo si posizionò con il microfono e la chitarra per poi dichiarare: “Room 102.”


Fantastico, un altro soggetto che si crede il nuovo Freddie Mercury del 2016.


I primi accordi si diffusero nel locale, prosciugando quell’atmosfera inizialmente priva di emozioni.


Già dalle prime note capii che c’era un qualcosa in me che cercava di emergere, di venire a galla dal pozzo di ricordi.
Appresi che quella figura straniera ai miei occhi stava prendendo significato. Qualcosa, o meglio, qualcuno.



Kai.