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Autore: Francy_ncis    01/01/2017    0 recensioni
In questa storia sono stata un po' come Shonda, però alla fina va bene per due personaggi.
Ci sarà il ritorno di più personaggi. Spero vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Ci sono dei momenti in cui non sai che fare, che dire, neanche che pensare, in cui vorresti solo scappare per paura di esternare il sentimento sbagliato, eppure ci sono quei momenti in cui sai esattamente, cosa dire, cosa pensare e persino cosa fare.
 
 
Beh? Quindi?! Amelia parla! Si o no?”
Owen guardava la porta del bagno con un misto di agitazione, emozione ed anche paura.
 
Non ce la faccio a guardare”
Disse lei dall’altra parte della porta del bagno.
 
Owen tirò un sospiro e capì che per lei sarebbe stato fantastico, ma avrebbe avuto così tanta paura, che non voler guardare era più che normale.
Ok tesoro, tranquilla. Esci e guardiamolo insieme. Io e te. Insieme.”
 
La ragazza aprì leggermente la porta guardando dalla fessura e poi l’aprì del tutto.  Aveva una tale paura, sarebbe potuto essere vero, ma in quel caso avrebbe aspettato molto tempo per sapere se sarebbe finito tutto male, di nuovo.
Un secondo prima di guardare, lei gli confessò:
Ho paura”
Lui la guardò e le disse semplicemente:
“Non sei sola, ricordatelo”
Poi, insieme guardarono il bastoncino che avrebbe decretato il loro futuro.
Si o no?
 
Sono molti i momenti in cui abbiamo paura, ma spesso non ci accorgiamo di aver paura di qualcosa fino a che questa non diventa reale. Talvolta siamo così convinti di non essere spaventati che alla fine non lo siamo per davvero, ma altre volte succede l’esatto opposto, siamo convinti di aver paura, quando non l’abbiamo, tanto che poi ne abbiamo davvero.
Non ci sono molti modi per sconfiggere una paura, solo uno in realtà. Affrontarla.
Affrontare una paura non è affatto facile, ma è bellissimo quando sconfiggiamo una paura.
 
È positivo.”
Disse Amelia impassibile.
 
È positivo! È positivo Amy, avremo un figlio!”
Gridò Owen molto più emozionato di lei, ma più che altro molto meno spaventato.
 
Non dovresti esultare più di tanto. Ha a mala pena due mesi, seppure. Il test dice 10 settimane, ma potrebbe sbagliare, sbagliamo noi, figurati un pezzo di plastica.”
Amelia era visibilmente terrorizzata e già pensava al peggio. Un aborto spontaneo, un problema cardiaco, un tumore, o peggio, un altro bambino unicorno, così Owen, facendo un bel respiro, la calmò:
Amelia. Amelia guardami. Andrà tutto bene. Non è un solo test ha dire che è di 10 settimane, ma sei. Il bambino sta bene, tu stai bene, staremo tutti bene. Te lo prometto. Insieme. Io e te. Per sempre.”
 
Così il tempo passava ed arrivati al momento della prima ecografia, lei aveva molta paura.
Decisero così di andare da soli, anche se Meredith aveva pregato più e più volte i due di andare con loro.
“Salve” disse la ginecologa ai due non appena entrarono “come va?”
 
“Insomma” rispose Amelia.
 
Diamo un’occhiata a questo bel bimbo”
 
Nel momento in cui la ginecologa mise il gel sulla pancia di Amelia, lei ebbe un sussulto e strinse forte la mano di Owen, che la guardò con uno sguardo rasserenante.
 
Il sesso volete saperlo o no?” chiese la ginecologa guardando prima Amelia e poi Owen che risposero in coro “si”.
 
Beh, posso assicurarvi che è una bella femminuccia” gli occhi di Owen si illuminarono di gioia, quelli di Amelia, anche se ancora preoccupati, anche.
 
Dopo vari minuti in cui la ginecologa stava guardando il monitor, si girò verso i due dicendo:
 
È una bellissima bimba, dovrà stare attento dottor Hunt. Volete vederla?”
 
I due si guardarono felici, immaginando già un futuro meraviglioso davanti a loro.
 
Certo” rispose lei, stringendo forte la mano di Owen.
 
Quando la ragazza girò il monitor, Amelia cercò subito le braccine, i piedini o le gambine, mentre Owen, voleva solo vedere il cervello.
 
Owen, guarda che belle gambine robuste che ha. Non so perché ma credo che giocherà a calcio. Non sarebbe bello? Certo poi sarebbe un problema portarla alle partite, però tu sei il migliore no?”  la paura della donna era scomparsa, non ricordava più il bimbo-unicorno, vedeva solo una bella bimba, pronta a vivere felice, con due genitori che le vogliono bene e con un fratellino o una sorellina, un giorno.
 
Certo. Dottoressa posso parlarle un attimo? Stampi l’eco ed esca per favore.”
Era gelido, non era mai stato così, con nessuno.
 
Ha mai sentito parlare dei bambini-unicorno?”
la sua posa era molto rigida. Aveva le mani sui fianchi che portavano indietro il camice, lo sguardo rivolto verso il corridoio e le sopracciglia inarcate.
 
No, mai.”
Disse lei spaventata.
 
“Neanche io fino a poco tempo fa. Mia moglie chiama così i bambini senza cervello. Sa, ne ha avuto uno un po’ di tempo fa. Magari, la prossima volta che dice ad una famiglia che è tutto apposto guardi se quel bimbo ha gli organi. Mia figlia non ha il cervello e non sarò io a dirlo a mia moglie perché quello è il suo lavoro ed ora lo farà per bene. Perciò rientri ed informi mia moglie che la sua bimba non ha il cervello per favore. Grazie.”
Non aveva mai fatto una sfuriata del genere a nessuno, ma questo era troppo importante.
 
“Emh. Dottoressa Shepherd. Non… non le ho detto una cosa della piccola. Purtroppo la bimba non ha il cervello e questo significa che nel…”
la donna fu interrotta bruscamente da Amelia.
 
“No! Non è possibile! Ma come cazzo è possibile? Non ce la faccio più… si, adesso le do tutte le informazioni. Si voglio tenere il bambino fino al nono mese, si voglio uccidere mia figlia per donare i suoi organi e si, voglio tenerla in braccio almeno cinque minuti, poi potete farci quello che volete. Anzi no, sai che c’è? Voglio abortire. Finiamola subito così ciao ciao.”
Poi scoppiò in un pianto disperato, era talmente triste che non esiste un aggettivo per descriverla in quel momento.
 
Sei sicura di voler abortire? Non vorrei che tu te ne pentissi” disse Owen.
 
Tu stai zitto! È tutta colpa tua se io sto di nuovo male. mia madre aveva ragione, non avrei dovuto sposarti e soprattutto non avrei dovuto provare a fare figli dopo ciò che mi era successo. Esci di qui e domani stesso chiederò le carte per il divorzio!”
lei gli urlò contro piangendo. Si era alzata, strillava, lanciava oggetti e si agitava per la stanza.
 
Owen le si avvicinò e lei si allontanò, lui fece un altro passo avanti e lei uno indietro, lui le corse dietro per abbracciarla, la strinse forte, lei gli dava dei cazzotti piano sul petto e lui la stringeva.
Tempo prima con lui aveva funzionato.
Lei però si ribellava e strillava ed alla fine arrivò a dargli un pugno in faccia, per poi prendere la borsa e scappare, lontano da tutti, lontano da tutto.
 
 
I giorni passavano ed Owen era sempre più preoccupato, quando finalmente, una sera, vide Amelia in ospedale. Lei era passata nel suo ufficio per consegnargli le carte del divorzio.
 
Owen. Queste sono le carte per il divorzio. Firma.”
Disse lei guardandolo fredda come non mai.
 
Non possiamo prima parlarne?”
chiese lui supplichevole.
 
No”
rispose soltanto.
 
In quegli occhi non c’era la luce di prima. La donna allegra, felice, umoristica e simpatica che aveva sposato non c’era più e di tutto ciò incolpava lui, lui che aveva fatto di tutto per lei, ma l’aveva anche spinta ad avere un figlio, cosa che lei non voleva fare. Sperava solo che, distaccandosi da lui, da tutto ciò, avrebbe potuto tornare ad essere la donna fantastica di prima. La donna meravigliosa che aveva sposato.
 
Ok. Però prima voglio sapere dove andrai e se hai veramente intenzione di abortire, in caso contrario voglio esserci, perché nonostante non abbia il cervello, io amo mia figlia.”
 
Lei lo guardò e disse solo:
Andrò da Addison a Los Angeles. Ho già abortito”
 
A quelle parole Owen firmò le carte e decise che sarebbe stato meglio per lei rifarsi la vita e tornare ad essere la donna di un tempo.
 
Spero tu ti riprenda”                                                                                
disse lui porgendole le carte.
 
Vai ad informare Meredith della bella notizia. Ha sempre tifato per quell’altra.”
Detto ciò uscì dalla stanza e non tornò più.
 
 
Dopo questa bella chiacchierata con Amelia, ad Owen spettava un turno di 24h in pronto soccorso. Appena arrivò trovò il delirio. Un autobus di bambini si era schiantato contro un autobus.
 
Si diresse nella prima stanza, anche detta ‘trauma 1’.
 
“Cosa abbiamo?”
chiese appena entrato.
 
“Sandra Martinez, nove anni, era in fondo all’auto. Probabile emorragia addominale e celebrale. Abbiamo fatto una TAC addominale ed una risonanza, stiamo aspettando i risultati.”
Disse Steph che quella notte era di turno.
 
Dopodiché Owen passò per tutti i trauma center, ma dato che non c’era nessuno da operare, se non un bambino, che era però paziente di April, decise di andare a fare un pisolino.
 
Quella notte dormì molto, quasi tutta la notte in verità, infatti quando si svegliò era quasi l’alba.
 
Fece uno strano sogno. Sognò sua sorella.
Era troppo anche per lui. Non ce l’avrebbe fatta se avesse continuato con la vita di tutti i giorni, così decise che forse, era arrivato il momento di partire, di tornare in guerra, magari anche di cercare sua sorella.
 
Owen, posso?”
disse Meredith entrando nella stanza del medico di guardia e  distraendolo dai suoi pensieri.
 
“Certo entra”
rispose lui semplicemente.
 
“Come sta Amelia? Non la sento da parecchio tempo. Non mi ha detto più nulla dopo la prima ecografia. Come cresce la bimba? Non so ultimamente Amelia è strana. Viene a casa ogni tanto, si comporta come se non le importasse niente di nessuno. Ne sai qualcosa?”
 
Owen capì subito che Amelia non aveva detto niente della bambina a Meredith, ma non sapeva se doveva essere lui a diglielo. Poi però decise di farlo, avevano affrontato molte cose insieme alla fin fine.
 
“Meredith. Evidentemente Amelia non ti ha detto nulla. Ecco… sai del primo figlio di Amelia?”
il ragazzo era visibilmente scosso, non sapeva come spiegarle il tutto.
“Si, il bimbo-unicorno, me ne ha parlato Alex. Ma, non può essere successo ancora. Ne nascono uno su un milione di bambini senza cervello, non possono essere due su due milioni tutti a lei. Non può essere. Vero Owen?”
Meredith era spaventata, ma soprattutto preoccupata.
 
“Anche io credevo di no. Ha deciso di abortire. Lo  già fatto in realtà, ieri sera è venuta qui, me lo ha detto e mi ha fatto firmare il divorzio.”
 
La tristezza di Owen era visibile ad occhio nudo. Chiunque, entrando in quella stanza, sarebbe stato in grado di capire che ciò che Owen stava affrontando, non era affatto facile da superare, anzi era molto più difficile di molte altre situazioni.
 
Meredith si alzò dalla poltrona dove si era seduta in precedenza e si avvicinò all’uomo. Lo abbracciò. Non era un abbraccio semplice, ma pieno di dolore da entrambe le parti. Da un lato una donna che aveva appena perso un nipote e da l’altra un uomo che aveva visto sfuggirgli via l’occasione di avere una figlia ed anche una moglie.
 
Scusa, ma cosa c’entra il fatto che la bambina è senza cervello col divorzio?”
chiese Meredith confusa sciogliendo l’abbraccio.
 
“Lei incolpa me del suo dolore ed ha anche ragione. Lei non voleva un altro figlio, io l’ho spinta a farlo. Non avrei mai dovuto.”
Owen era veramente triste e si sentiva tremendamente in colpa.
 
Owen non è colpa tua. Dopo Cristina è normale che tu volessi dei figli e ho sempre creduto che Amelia sarebbe stata la donna giusta, perciò no, non è colpa tua.”
 
Meredith cercava di consolarlo, dicendogli semplicemente quello che realmente pensava. Sarebbe stato tutto vero, se non per il fatto che lei non aveva mai creduto veramente al fatto che Amelia volesse un figlio.
 
“Sai, prima di andare via Amelia mi ha detto ‘Va a dare la bella notizia a Meredith, ha sempre tifato per quell’altra’. Perché ha detto così?”
l’uomo non aveva ben capito quella frase così chiese spiegazioni all’amica.
 
Cristina era sempre stata l’amore della sua vita, ma dopo di lei c’era stata Amelia e Cristina non era più importante come prima.
 
Credo si riferisse a Cristina, ma questo penso tu già lo sappia e credo anche che tu non sia così stupido da non capire”
schietta, veloce, non c’era molto da dire, lei aveva sempre sperato che un giorno, al ritorno di Cristina si sarebbero potuti rimettere insieme, ma sapeva anche che probabilmente Cristina non sarebbe più tornata.
 
Detto ciò uscì dalla stanza.
 
 
I giorni passavano ed Owen era sempre più propenso ad andare in guerra, così un giovedì mattina andò dalla Bailey ad informarla.
 
Miranda. Ho deciso di partire. Vado in guerra. Ho bisogno di due mesi, parto tra due giorni.”
Dopodiché uscì. Sapeva che la Bailey non avrebbe avuto obbiezioni.
 
Così il giorno di partire arrivò ed Owen era più pronto che mai. Sarebbe andato da solo, April sarebbe partita con il gruppo successivo, toccava a lei stare con Henriette quella settimana e non poteva partire.
 
Arrivato in aeroporto prese il volo per Baghdad.
 
Non sapeva a cosa andava incontro.
 
Il viaggio durò molto, ma per Owen quel tempo passò senza che se ne accorgesse. Era immerso nei ricordi. La nostalgia di una storia che lo facesse stare bene. Con Amelia era finita da poco eppure ne sentiva così tanto la mancanza da sembrare quasi che fosse finita da una vita.
Gli mancava il suo sorriso, le sue battute ed anche la luce che c’era nei suoi occhi quando parlava di un cancro al cervello, ma per lei era meglio così, non avrebbe mai lasciato che i suoi sentimenti potessero ostacolare la guarigione mentale di una persona che amava. Non aveva mai messo i suoi interessi davanti a quelli degli altri e di sicuro non avrebbe iniziato ora, sarebbe stato da egoisti e a lui si poteva dire tutto, ma non che era egoista.
Al Grey Sloan, ma probabilmente in tutto lo stato di Washington nessuno avrebbe lasciato andare una persona così, almeno non per il motivo che aveva Owen.
 
Era quasi arrivato quando ripensò alle volte precedenti in cui era stato in guerra.
C’era stato molte volte, ma la più “importante” era quella in cui su una squadra di 19 persone solo lui era sopravvissuto ad una mina.
Quel trauma lo distrusse.
Aveva quasi strangolato Cristina.
Cristina.
Per quanto potesse amare Amelia nessuna donna era riuscita a riaccendere la luce dentro di lui se non Cristina, ma quando lei andò via, quella luce si spense e si riaccese solo nel momento in cui lui e Amelia si sposarono, anche se in minima parte.
 
Era ormai arrivato e stava ancora pensando. Una volta sceso dall’aereo la strada la sapeva, per lui era ormai spontaneo muoversi verso quella direzione, era un po’ come tornare a casa, una casa che porta tanto dolore e sofferenza.
 
“Maggiore Hunt. Che piacere rivederla”
gli disse un uomo che vide Owen.
 
Tenente Wyatt! Come va?”
chiese lui.
 
“Bene, domani torno a casa. Mia moglie e mia figlia mi aspettano”
il tenente era visibilmente entusiasta.
 
Quella frase spezzò il cuore di Owen che però rispose:
Sono contento per te. Come sta la piccola?”
 
“Ha avuto un problema al cuore, mia moglie e suo fratello l’hanno dovuta portare a Zurigo per farla operare il mese scorso. Io sono qui da tre, per questo riparto. Fortunatamente una certa dottoressa di cui non ricordo il nome l’ha operata e ora sta meglio. quella dottoressa è stata nominata quest’anno per la seconda volta per vincere un Harper Avery. Magari la conosce, non so.”
Il ragazzo sembrava molto grato a quella dottoressa per aver salvato la vita di sua figlia.
 
“La dottoressa Yang?”
chiese Owen facendo finta di nulla.
 
Si esatto lei”
rispose il ragazzo.
 
Si, ne ho sentito parlare”
disse l’altro sorridendo.
 
Mi ha fatto piacere parlare con lei, ma ora devo andare”
disse il tenente.
 
“Certo. Buon ritorno a casa.”
Disse Owen sparendo in un gruppo di persone.
 
Appena arrivato all’accampamento venne travolto da un’ondata di feriti.
Operò, operò e operò ancora, quando era ormai tardi, decise di provare a dormire un po’, così si mise in una brandina, pronto ad alzarsi in caso d’emergenza.
 
I sogni non erano più gli stessi di prima.
Sognava tutto.
La mina.
L’elicottero.
Il ritorno a casa.
Lo strangolamento.
Tutto, ma non la parte bella.
 
A volte il nostro subconscio elabora fatti e cose che noi non vogliamo ricordare o immaginare, altre volte, solo ciò che vogliamo ricordare.
Capita raramente però, che siamo noi a cercare un ricordo, solo per poter essere di nuovo liberi e felici come in quel momento.
Spesso siamo tristi perché un momento è finito, ma non sorridiamo perché è successo.
 
 
 
Owen si era appena svegliato quando vide arrivare una valanga di uomini feriti.
 
“Owen! Corri! Una squadra di medici è saltata in aria. 10 superstiti, 4 feriti gravemente, li stanno portando qui, probabilmente ci sarà qualcuno di quella squadra che vorrà dare una mano”
disse il generale.
 
Owen corse verso un ragazzo che sembrava molto ferito ascoltando ciò che diceva il maggiore, ma quando sentì “squadra saltata in aria” scollegò il cervello.
In quel momento vedeva solo la scena della sua squadra che saltava in aria. 
 
Maggiore Hunt! Owen! Owen c’è bisogno di te! Diavolo Owen svegliati!”
urlava il generale, ma il maggiore non lo ascoltava proprio.
 
Risate.
Mina.
Esplosione.
Morti.
Freddo.
Elicottero.
E poi tutto da capo.
E ancora.
Poi di nuovo.
 
Solo dopo una decina di volte in cui rivedeva la scena riuscì a capire che cosa stava realmente accadendo e corse verso il primo ferito.
 
Lacerazioni interne, ustione di secondo grado sul 70% del corpo, rottura del femore e fuori uscita dell’intestino.
 
Cominciò col coprire l’intestino con un telo di plastica in modo che non prendesse altri batteri e dando della morfina al paziente.
Dopo un paio di ore era riuscito a fermare le emorragie interne, tranne quella all’aorta, che riuscì a fermare solo dopo parecchio tempo.
 
Intanto i feriti continuavano ad arrivare e ne arrivavano altrettanti nella tenda accanto alla loro.
 
Finalmente dopo sei ore dall’arrivo, il ragazzo che Owen stava curando non era più in pericolo di vita, ma questo era costato moltissimo tempo e materiale.
In un altro caso un’altra persona probabilmente avrebbe lasciato morire il ragazzo perché in condizioni critiche, ma ormai lui pensava come un chirurgo che lavora in un ospedale, non in guerra.
 
Dopo averlo stabilizzato lo mandarono insieme ad altri in un ospedale tedesco per poi dopo mandarlo a casa, finalmente, per sempre.
 
I feriti arrivavano e a quanto pareva, il nemico aveva riempito il campo da combattimento di mine perché sempre più gente saltava in aria.
Alla nuova ondata Owen andò da una ragazza, un tenente, che aveva bisogno di essere medicata ad una grave ferita alla gamba. Owen fece subito lei, così da poterla rispedire sul campo, ma lui avrebbe preferito che andasse a casa, come lei del resto.
Subito dopo andò da un ragazzo.
Solo quando arrivò si rese conto chi era quel ragazzo.
Il tenente Wyatt.
 
Aveva una brutta lacerazione interna e aveva preso una botta alla testa.
Dopo aver approvato che non aveva subito danni celebrali lo medicò e lo spedì in Germania per farlo operare alla gamba, che forse sarebbe stata amputata.
 
“Ce la faccia per sua figlia tenente, non vorrà crescere senza padre”
continuava a ripetergli Owen.
 
E lei mi salvi per quella dottoressa”
rispose il ragazzo.
 
“Che intendi Wyatt?”
chiese Owen per distrarlo dal dolore dato che avevano quasi finito la morfina e la tenevano per casi molto gravi.
 
Dica la verità, non ne ha solo sentito parlare di quella dottoressa. Quando ha detto il suo nome gli occhi si sono velati di una luce strana.”
Disse malizioso Wyatt.
 
Ok, lo ammetto, non ne ho solo sentito parlare”
disse Owen sorridendo.
“Ma ora mi dica, quanti anni ha sua figlia?”
 
“Tre. Io e mia moglie eravamo molto giovani quando l’abbiamo avuta. Avevamo solo ventun anni e lei non voleva figli, però poi è rimasta incinta e così ha deciso di abortire, però io in tutto questo ero qui così mi ha aspettato e poi era troppo avanti con la gravidanza per abortire, così poi avevamo deciso di darla in adozione, ma quando l’ha vista, non ha voluto più farlo.”


 
Owen ascoltava e si incupiva, però era troppo concentrato per ascoltare del tutto, così coglieva qualche parola qua e la.
 
 
Le ore passavano ed Owen operava sempre più pazienti, sempre più velocemente.
 
Dopo Wyatt aveva avuto due sottotenenti, tre tenenti, due generali e un capitano, tutti quanti con delle ferite abbastanza gravi.
Owen aveva salvato tutti, meno un tenente, che purtroppo era morto da prima di arrivare alle tende.
 
Finalmente dopo una giornata così pesante, Hunt aveva mangiato ed era andato a dormire.
Quella notte sognava solo esplosioni e ventilatori a pale.
 
La mattina, quando si svegliò, non c’era nessuno, solo due tenenti che si facevano medicare uno il braccio e l’altro la gamba.
 
Erano ormai le dieci e ancora nessuno era arrivato quella mattina, così decise di uscire a prendere una boccata d’aria, quando vide una persona entrare nella tenda di fianco.
Inizialmente pensava che non era possibile, che non poteva veramente essere lei.
Lui la credeva morta, dispersa.
Decise di entrare per vedere meglio e vide la tenda piena di uomini feriti, decise così di entrare per dare una mano.
Decise così di avvicinarsi.
 
“Ho bisogno di un po’ di morfina e dei guanti!”
urlava la donna.
 
Subito il suo compagno glieli diede e lei cominciò a parlare con il paziente.
Ti prego non mollare ora. Fallo per me, per lei o per lui, ma non mollare. Non ora. Non voglio dover chiamare la tua amica e dirle che sei morta.”
Continuava a dire a denti stretti.
 
La situazione non migliorava e la paziente non era ancora stabile.
“Ho bisogno di una mano!”
urlò la donna.
 
Owen prese un paio di guanti e si avvicinò. Ci fu un secondo in cui il suo sguardo incontrò quello della donna e lei rimase sorpresa quasi quanto lui, poi lei portò gli occhi sul corpo della paziente e lui anche.
Il volto era quasi completamente coperto dalla chioma, il corpo era snello e portava la divisa dell’esercito.
 
Non puoi morirmi tra le braccia chiaro?! Non puoi! Resisti!”
la donna annuì leggermente con il capo e a causa di quel gesto i capelli si mossero e le scoprirono il viso, ma ne Owen né la misteriosa dottoressa se ne accorsero.
 
La paziente andò in arresto e non sapevano come rianimarla, così la dottoressa iniziò le compressioni.
 
“Dai! Non puoi farmi questo! Devo ricambiarti il favore! Devi vincere l’Harper Avery!”
 
a quelle parole Owen non poté fare a meno di guardare il volto della paziente ed in quel momento perse un battito.
 
Cristina”
sussurrò molto piano.
 
Intanto, dopo cinque minuti in cui il cuore non batteva, la donna misteriosa smise di eseguire le compressioni e si accasciò a terra piangendo.
 
“No! Non puoi lasciarla morire Megan!”
urlò Owen alla donna misteriosa, che altri non era se non sua sorella.
 
La donna non lo ascoltò, così cominciò ad eseguire lui stesso le compressioni. Dopo tre minuti abbondanti la donna non si era ancora ripresa e Megan si avvicinò ad Owen.
 
“È finita fratello. Non ce l’ha fatta. È morta”
sussurrò distrutta.
 
No! Lei ce la farà! Ne sono sicuro!”
disse Owen sull’orlo del pianto.
 
Lei mi ha salvato la vita! Secondo te non lo vorrei anche io?”
disse allora Megan.
 
Lei è la donna che amo, che ho sempre amato e che amerò sempre! Lei ce la farà! Se non vuoi aiutarmi mettiti per terra o aiuta qualcun altro, ma costi quel che costi le salverò la vita!”
Così, la donna decise di aiutare il fratello e di dare un minuto al fratello per capire che era ormai morta, ma proprio mentre stava per arrendersi, Owen diede un pugno sul torace della donna e il suo cuore ricominciò a battere.
 
Dopo averla stabilizzata, Owen chiamò il centro di comando. Per ora era stabile, ma aveva bisogno di un operazione al cuore, così, decise di chiedere aiuto ad un cardiochirurgo, che sarebbe arrivato lì solo quaranta minuti dopo.
 
Durante quel tempo, che sembrava interminabile, Owen e Megan rimasero con Cristina, che era sveglia.
Il ragazzo le afferrò la mano e cercava di darle calore. Lei invece, le parlava di come erano andate le cose. La ragazza, intubata, guardava l’ex marito con uno sguardo da cucciolo, così dolce che non c’erano parole per descriverla, ma anche così nostalgica di momenti che le mancavano moltissimo.
 
Passati i quaranta minuti d’attesa, finalmente il cardiochirurgo arrivò e siccome il desino era ormai in gioco, il cardiochirurgo in questione non era altri che Teddy.
 
“Owen? Megan!?”
disse non appena li vide.
 
“Teddy! Oh mamma grazie! Corri! Vieni! Subito!”
Owen la tirava per un braccio e la portava verso Cristina, che quando la vide si tranquillizzò.
 
Owen mi fai male! Dov’è la paziente da operare? Mi hanno detto che dopo vuoi portarla a Seattle. Perché esattamente?” poi guardò la paziente “Ah, ho capito!”
 
“Ciao Teddy”
disse Megan e l’altra salutò.
 
“Andiamo in sala operatoria.”
 
Durante l’operazione Owen era lì e teneva la mano a Cristina, mentre l’amica operava.
La più spaventata era Megan, incredibile ma vero.
 
Finalmente dopo molte ore, Teddy aveva finito di operare.
Il giorno stesso, lei, Teddy, Owen e Megan, partirono per il Grey Sloan, arrivando in qualche ora.
 
Arrivati a Seattle, Cristina stava bene, ma forse avrebbe dovuto subire l’amputazione alla gamba destra.
 
Finalmente in ospedale, Owen andò subito da Miranda che sorpresa di vederlo lì, gli chiese il motivo della sua presenza.
“Cristina. Sono qui per lei. Ero a Baghdad e l’ho trovata con mia sorella, solo che lei stava male e Teddy l’ha operata e poi siamo venuti qua e… si insomma deve essere operata alla gamba, ma vuole farsi operare solo da Callie. Puoi chiamarla?”
Owen dava troppe informazioni e la Bailey non aveva capito nulla.
 
“Si, si ovvio”
rispose lei scioccata.
 
 
Intanto però, Owen aveva bisogno di due sostituti che partissero al posto di lui e Megan, così chiese aiuto ad April, che accettò di partire, ed a Maggie, che decise che sarebbe stato bellissimo partire.
 
Finalmente, dopo novanta minuti circa dalla chiamata, Callie giunse al Grey Sloan, pronta ad operare Cristina.
La prima persona che incontrò fu Hunt, che abbracciò la ragazza non appena la vide e le spiegò la situazione di Cristina.
Subito dopo Callie andò a portare Sofia ad Arizona:
 
Ciao Arizona”
disse Callie
 
Mamma!”
urlò la bimba.
 
Amore mio! Ciao!”
disse la bionda
Grazie Callie per avermela portata. Magari dopo io e lei veniamo in galleria per vederti che operi la Yang”
 
Si mamma!”
rispose la piccola.
 
Va bene, ora vado, entrerò in sala tra circa un’ora. A dopo allora.”
 
Detto ciò andò a visitare la paziente.
 
Cristina. Mi hanno detto che volevi solo me, quindi eccomi qua”
disse Callie entrando e prendendo la cartella dell’amica.
 
“Qualcuno una volta mi ha detto che sei la migliore. Io voglio solo i migliori.”
Disse lei scherzando.
“Callie. Scherzi a parte, se dovessi amputarmi la gamba, prova prima tutte le opzioni che ci sono.”
 
“Lo farò. Te lo prometto, ma tu cerca di non farlo avvenire chiaro?”
rispose lei e la ragazza sorrise.
Vado a prepararmi. A dopo.”
 
Detto ciò uscì.
 
Il tempo passava e Cristina era sempre rimasta sola. Non avrebbe mai voluto dover chiamare Meredith, ma forse era arrivato il momento di farlo, ma proprio mentre stava per chiamarla l’infermiere la venne a prendere per l’intervento.
 
In sala non erano in molti C’era Callie, ovviamente, e la Bailey, ma la galleria era piena.
C’erano Teddy, Owen, Megan, Sofia e Arizona.
Durante l’operazione., però non andò tutto bene. La gamba sembrava insalvabile.
Sega”
disse Callie, poi guardò Arizona, che le fece un cenno con la testa come a dire ‘non farlo’.
“Anzi no. Proviamoci”
 
Owen corse giù di corsa, prese una mascherina ed entrò in sala operatoria.

“Callie! Perché non tagli? Così morirà!”
urlò.
 
“Dottor Hunt so come fare il mio lavoro. Fuori di qua.”
Rispose senza neanche guardarlo Callie.
 
Lui uscì spazientito.
Fuori dalla sala trovò Teddy e Megan.
 
Owen. Sta tranquillo. Callie sa quello che fa. Non ucciderà Cristina, vuole solo impedire che lei perda una gamba.”
Gli disse Teddy.
 
Stava tagliando, ma poi ha guardato Arizona che ha fatto cenno di no con la testa e lei ha cambiato ed ho paura che per il senso di colpa di aver tagliato la gamba ad Arizona, faccia morire Cristina.”
Rispose lui.
 
“Ehi, qui abbiamo tutti paura che muoia, ma dopotutto lei è Cristina e il chirurgo è Callie. Non morirà”
affermò Teddy convinta.
 
Io… io credo di amarla ancora”
disse Owen.
 
Teddy lo abbracciò e replicò:
Certo che la ami. Un amore come il vostro non smette mai di esistere. Mai.”
 
 
Dopo non molto, uscì Callie dalla sala operatoria.
Owen la vide e cominciò a piangere.
Era troppo presto, Cristina non poteva essere ancora viva.
Entrò di colpo e vide che la stavano ricucendo, ma il cuore batteva ed i parametri erano normali, così uscì ed andò ad abbracciare Teddy. La sollevò e quando la poggiò a terra le diede un bacio in fronte.
 
Te lo avevo detto.”
Disse Teddy.
 
 
 
Intanto Callie, uscita dalla sala operatoria, andò a parlare con Arizona.
 
Arizona. Grazie. Grazie perché se non ci fossi stata tu probabilmente avrei tagliato la gamba e la Yang mi avrebbe odiato”
 
“Probabile”
rispose Arizona sorridendo.
“Io l’ho fatto”
 
“Mi ricordo”
disse Callie ridendo.
Ne abbiamo passate tante per quella gamba.”


“Ma le abbiamo superate tutte”
disse la bionda.
 
Tra le due ci fu uno sguardo senza precedenti.
Nostalgico.
Romantico.
Innamorato.
Semplicemente bellissimo.
 
Poi Callie si avvicinò ad Arizona e la baciò, come mai aveva fatto.
Non aveva mai provato tanto amore.
Arizona si staccò e sussurro soltanto:
“E Penny?”
l’altra la guardò e disse:
Ci siamo lasciate una settimana fa”
 
Così le due ripresero a baciarsi.
Tutt’un tratto videro arrivare Sofia, che vedendole, corse loro incontro e disse:
Le mie due mamme di nuovo insieme!”
e le abbracciò.
 
 
Intanto Megan era andata al bar e Teddy ed Owen da Cristina.
 
Scusa, tu sei Meredith?”
si avvicinò Megan domandando ad una donna che le disse di no, ma le indicò chi era la dottoressa Grey.
 
Scusami. Mi hanno detto che tu sei Meredith Grey. Possiamo parlare?”
disse quindi.
 
 
“Ok”
disse la Grey che stava mangiando con Jackson.
 
Io sono Megan Hunt.”
 
“La sorella di Owen?! Ma non eri morta?”
 
“Non c’è tempo per le spiegazioni. Cristina, Owen e Teddy ci stanno aspettando”
 
“CRISTINA, OWEN E TEDDY? Ah bene quindi la mia migliore amica è tornata, è nella stessa stanza dell’ex marito e Teddy è di nuovo qui. Tutto molto normale.”
 
 
“Owen”
dice piano Megan che fino a quel momento non aveva parlato di altro se non di Cristina.
 
Owen, Cristina e Teddy stavano ridendo, quando Meredith entro correndo nella stanza.
 
“Cristina! Che diavolo hai combinato?”


“Mi sono arruolata nell’esercito”
disse lei ridendo.
 
Meredith cominciò a ridere pensando si trattasse di uno scherzo e poi quando capì che faceva sul serio, rise più forte.
 
Owen, credo che dovresti parlare con Megan. Ha tante cose da raccontarti. Mi raccomando. Raccontagli di come mi hai fatto perdere il posto a Zurigo.”
Disse Cristina continuando a ridere.
 
Owen e Megan uscirono dalla camera.
 
“Racconta tutto”
 
“Beh comincio col dire che mi dispiace, avrei dovuto farmi sentire”


“Oh tu dici?”
 
“Scusa.
Subito dopo l’incidente, una bambina mi trovò e chiamò il padre, che mi portò a casa loro, poi in ospedale e poi a Zurigo, dove mi avrebbero dovuto operare al cuore, ma non avevo i soldi per pagare l’operazione e l’assicurazione era scaduta, così non potevo essere operata, ma quando Cristina scoprì chi sono cercò di farmi avere l’operazione pro-bono e ci riuscì.
Il mio cuore però non teneva, così hanno dovuto attaccarmi all’ L-VAD. Avevo bisogno di un altro cuore e Cristina diciamo che lo ‘rubò’ per me. Fece il trapianto pro-bono, ma senza il consenso del consiglio, così la mandarono via.
Io sarei tornata in guerra e lei decise di venire con me. Mi aveva detto che aveva una ferita di guerra con la quale si sarebbe sicuramente sentita a suo agio. Era stata impalata da una stalattite, ma penso che questo tu lo sappia già.
Così siamo partite insieme.
Il resto lo sai”
 
Intanto dentro Cristina raccontava la stessa cosa a Teddy e Meredith, quando quest’ultima confidò una cosa alle due:
“Sono incinta”
disse soltanto.
 
Alla faccia dell’utero ostile. Sei al quarto Meredith, bastano no? E chi sarebbe il padre?”
disse Cristina.
 
Nathan Riggs”
 
In quel momento Megan e Owen stavano entrando in camera.
 
 
4 MESI DOPO
 
Dopo la guarigione di Cristina, Callie era tornata a Seattle, Megan era tornata in guerra, Riggs e Meredith si erano sposati, Maggie era morta in guerra, Teddy era tornata al Grey Sloan e Cristina, siccome aveva bisogno della vicinanza di Meredith, ma comunque non era pronta a lavorare nello stesso ospedale di Owen era andata in un ospedale di Seattle, in attesa del premio Harper Avery.
 
Intanto la gravidanza di Meredith andava avanti. Era incinta di due gemelli, un maschio ed una femmina. Aveva deciso che le avrebbe chiamati Maggie e Tyler.
Era ormai al settimo mese ed il parto era programmato per l’ottavo, ma durante questo periodo cominciò ad avere continue aritmie e problemi al cuore che danneggiavano i bambini, così decisero di intervenire per sicurezza, ma ovviamente Meredith per l’intervento chiese la presenza di Cristina e Teddy.
 
 
A causa dei due gemelli, avevano bisogno di un chirurgo neonatale, così Merdith chiamò Addison e le chiese questo enorme favore, che lei accettò volentieri di farle.
 
Intanto April era tornata dalla guerra e dopo un lungo dialogo con Jackson i due si erano baciati ed avevano deciso di tornare insieme.
 
 
Quando arrivò il momento di operare Meredith in sala c’erano Cristina, Addison, Owen, Arizona, Alex e April, chi per motivi seri, chi per esserle vicino.
 
Entrati in sala fecero una piccola incisione e dal corpo di Meredith uscì uno strano odore.
Ci fu uno sguardo di intesa tra Cristina e Owen.
 
Il sangue di Meredith è tossico, non ha problemi cardiaci. Tutti fuori!”
urlò Cristina.
 
Dopo un paio di ore non sapevano ancora come fare per entrare senza morire.
 
“No! Meredith no! Non puoi svegliarti ora! Si sta ribellando all’intubazione!”
urlò Cristina ed entrò quindi per somministrarle altro anestetico.
“Cristina esci subito di lì!”
urlò Owen.
 
La donna uscì barcollando ed alla fine cadendo proprio tra le braccia dell’uomo, che come aveva fatto tempo prima Mark con Addison, la prese al volo.
 
Dopo aver messo le tute, Teddy e Addison entrarono. Teddy fece una trasfusione totale ed Addison tirò fuori i bambini e di corsa li portò nell’altra sala operatoria per fare le trasfusioni anche a loro.
 
Finalmente, quando tutto andò bene, Addison riuscì a parlare un po’ con Callie.
 
“Sono contenta che tu sia qua.”
Disse Callie.
 
“Contenta io di esserci. Sai oggi in sala operatoria, ho rivisto una scena in cui Mark mi prendeva tra le braccia. È successa la sessa identica cosa a Hunt e alla Yang.”
Disse Addison triste.
 
“Mi manca Mark”
rispose l’ortopedico.
 
“Anche a me, tanto.”
Rispose l’altra.
Vorrei che fosse qui”
 
 
Cristina intanto era stata ricoverata dopo aver inalato la sostanza tossica del sangue di Meredith.
 
“Posso entrare?”
disse Owen alla ragazza.
 
“Certo”
rispose lei.
 
Come stai?”
 
“Stanca”
replicò.
 
Sei stata coraggiosa ad entrare in sala.”
 
“Lei è Meredith, la mia persona, farei di tutto per lei”
 
“Una volta avevi due persone”


“E tu una volta avevi una moglie”
 
“Mi manchi”
 
“Anche tu”
 
Poi però, prima che potessero dire altro, il cercapersone di Owen suonò e lui dovette andar via.
Dopo circa un paio di ore, un’altra persona venne a farle visita. Teddy.
 
Mi scusi signorina Yang. Posso entrare?”
disse ridendo.
 
Certamente mia maestra”
rispose l’altra.
 
“Senti dobbiamo parlare”
 
“Davvero?”
 
“Si. Owen ti ama e tu ami lui. Spiegami perché ancora non ne avete parlato. Potete farlo. Dovete farlo. Io ricordo bene il suo amore per te. E anche il tuo per lui. Non lasciartelo sfuggire un’altra volta eh. Ora devo andare, ma giuro che torno appena posso”
 
Così dicendo scomparve.
 
 
 
La giornata passava e Cristina si annoiava sempre di più, così decise di andare da Meredith.
 
“Si può?”
disse entrando.
 
Certo vieni”
 
“Voglio sapere una cosa. Perché Owen e Amelia hanno divorziato?”
 
“Un bambino unicorno…”
così Meredith raccontò tutta la storia a Cristina, la quale rimase sconvolta e non poteva credere che Owen dopo di lei avesse potuto provare tanto dolore.
Quando lui andò a trovarla, fece finta di dormire. Non poteva credere di avergli in qualche modo causato gran parte del dolore e non voleva tornare con lui solo perché si sentiva solo, ma tutto questo non lo disse a Meredith, perché era una cosa troppo personale, anche per lei.
 
Intanto però, dopo la scomparsa di Meggie, avevano bisogno di un altro cardiochirurgo.
La Bayley decise di offrire il posto a Cristina, che però rifiutò in quanto non voleva perdere l’Harper Avery un’altra volta.
 
L’Harper Avery.
Era ormai arrivato il momento di partire alla caccia dell’Harper Avery, così, Cristina, da sola, partì per New York.
Ovviamente però, dato che in realtà non siamo mai soli, quando arrivò lì, trovò Meredith e Owen, come era successo la volta precedente.
 
Non poteva farcela, non sarebbe potuta stare tutto quel tempo lì, con Owen, che magari avrebbe anche scherzato, sapendo ciò che aveva passato. Non sapendo che parte di quel grande dolore era stato causato da lei.
Così quando li vide, al tavolo dove erano stati la volta precedente, scappò, non sapeva bene dove.
 
Quando Meredith se ne accorse, fece per andarle dietro, ma Owen glielo impedì, dicendole che doveva essere lui a correrle dietro, cosa che avrebbe dovuto fare molto tempo prima.
 
Così, dopo vari tentativi, la trovò in bagno.
 
Cristina”
disse entrando e chiudendo la porta a chiave.
 
Va via Owen”
disse lei che si era chiusa in uno dei vari bagni.
 
No, dobbiamo parlare”
replicò lui.
 
Di cosa? Del fatto che hai perso una moglie, una figlia e la possibilità di avere una vera famiglia solo perché io non volevo avere figli?”
disse lei uscendo.
 
Non è colpa tua”
 
“Si invece. Non tutta, ma in parte si”
 
“No.”


“Il mio problema è che probabilmente ho sbagliato a scegliere la cardiochirurgia”
 
“È sempre stato il tuo sogno. Intendi che non eri felice a Zurigo?”
 
“Felice? Ero la persona più felice del mondo, solo che mi sentivo vuota, sola.”


“Io… io ci sono”


“Mi stai dicendo cosa esattamente?”


“Di riprovarci”
 
La ragazza era sorpresa. Lui le aveva perdonato tutto, ma lei non riusciva a perdonarselo.
Lo guardò e senza pensarci, senza pensare alle conseguenze, probabilmente seguendo solo ciò che le diceva il cuore rispose solo:
 
“Voglio un figlio”
 
“Cristina non devi dire così solo per accontentarmi, non hai mai voluto figli”
 
“Le persone cambiano, avere un figlio non significa rinunciare alla carriera. Meredith ne ha cinque e ce la fa benissimo, perché noi non potremo farcela? Io e te. Insieme.”
ci credeva veramente. Lo voleva veramente. Solo loro e il loro bambino, per sempre e sta volta veramente.
 
Owen la baciò di colpo, come aveva già fatto spesso.
Un bacio tira l’altro e di colpo si ritrovarono uno tra le braccia dell’altro.
E poi a fare sesso.
 
Cristina non poteva non pensare al fatto che Teddy aveva ragione. Un amore così grande non finisce. Mai.
 
 
Intanto in sala stavano proclamando il vincitore del premio.
 
“E quest’anno, il vincitore del premio Harper Avery, è…”
 
suspence.
Cristina non era in sala.
Paura.
Non c’era ancora.
Gli altri due nominati guardavano sconcertati il posto di Cristina vuoto.
 
Alla dottoressa Cristina Yang”
 
Meredith si alzò e andò a ritirare il premio.
“La dottoressa Yang si scusa. Purtroppo si è sentita male ed è andata un minuto in bagno, sarà qui a momenti e se non sarà arrivata tra due minuti la andrò a chiamare. Scusate ancora.”
 
Proprio mentre Meredith aveva appena finito di parlare, in sala entrarono Owen e Cristina, mano nella mano.
 
Lei li guardò, gli sorrise e fece cenno a Cristina di andare sul palco.
 
Arrivata sul palco, Cristina fece il suo discorso:
“Voglio ringraziare tutti i miei amici per avermi sostenuta, ma soprattutto il dottore e la dottoressa Hunt per avermi salvato la vita.
Ho deciso di devolvere metà del mio incasso ad un’associazione che finanza l’esercito, così da poter fornire meglio i nostri medici, che fanno un lavoro fantastico. Grazie.”
   
 
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