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Autore: Aenris    01/01/2017    0 recensioni
Vivere per me è un rischio continuo.
Vivo nella paura che qualcuno scopra il mio segreto e che lo usi contro di me. Vivo nella paura di morire per sempre. Senza ritorno.
E' la cosa più terrificante, soprattutto per un Daeva, che è immortale.
Detto cosi sembra la classica scampagnata su Atreia, ma vi assicuro che non è così. Decidete voi se leggere la vita di Aenris
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Osservai quelle croci come se fossero il diavolo in persona.

Li, davanti alla basilica di Morheim quegli abomini rovinarono l’immagine della città.

Fù un autentica lotta, per i drakan , portarci e legarci come prede per un sacrificio. Kaisinel più di tutti necessitò di più drakan. Le catene chiodate fecero subito effetto. Avevo le braccia completamente a loro servizio. Ogni più piccolo movimento equivaleva ad un taglio. E bruciavano. Tanto.

Con teatralità voluta undici drakan portarono degli oggetti coperti da un telo, lunghi massicci. Sembravano pali, di quelli che sostenevano le lanterne a Pandemonium. Quando tutti avemmo uno “coso” davanti per ciascuno i drakan sfilavano i veli. Undici spadoni asmodiani. “Bella vista, a che ti servono?” dissi a Eren che sorrideva stranamente soddisfatto. “Oh, lo capirai tra pochi secondi.” Fece cenno ai drakan e quello di fronte a me la alzò in aria. Poi, la conficcò nel mio ventre. Capii solo in quel momento l’utilità delle fratture verticali presenti su ogni croce. Non ci volle molto prima che i lamenti risuonarono nella città. La lava ci bruciava, la spada era intrisa del nostro sangue, le catene sfregiavano i polsi e le risate dei drakan colpivano la nostra mente. Fu orribile, abitudine che non voleva migliorare. La sensazione di essere una bambola nelle mani una ragazzina mi fece visita e non ero o l’unico. Due drakan vennero o affiancati alla mia croce e iniziarono a parlare nella loro lingua ferrosa.
Quando venne il momento della trasformazione i due drakan sfilarono malamente la spada e le braccia -ormai coperte dalla solita peluria artica- e mi infilarono il collare gentilmente creato da Eren. Poi se ne andarono sbuffando. Iniziavo ad odiare veramente quel corpo. Appoggiai pesantemente il muso al suolo sbuffando e qualcuno lancio una risata che si interruppe subito probabilmente a causa del dolore.

Avevo dannatamente caldo. La pelliccia non aiutava di certo. Iniziai a respirare con la bocca mentre cercavo di graffiare quel ghiaccio che costituiva la catena. Azphel mi incitò a romperla ma dopo neanche un’ora mi afflosciai sul pavimento, sulla catena neanche il minimo graffio.

Quando fui in procinto di ritrasformarmi i due drakan tornarono e divenuto Daeva mi issarono sulla croce e subii lo stesso procedimento della prima volta. Più doloroso.
E il primo giorno passo, poi il secondo, e via con il terzo. Il quarto avevo già perso le speranze.

 LA mattina del quinto giorno notai un lieve movimento dell’aria all’entrata della fortezza. Ci si mette pure il vento a prendermi in giro….E mi distesi nuovamente. Poi sentì dei passi. Si avvicinavano, lentamente. Cercai l’origine del ticchettio leggero e agile. Proveniva da dove avevo visto quell’insolito movimento d’aria. Collegai il cervello. Invisibilità.

Il Daeva -assassino o cacciatore- si avvicinò ad Azphel e gli tirò una manica. “Mio signore!” sussurrò. Il signore dell’Empireo si girò di scatto “Daeva?” rispose, “Si ora la libero.”, “No fermo. Sei solo?”, “ma certo che no. Centinaia di scout stanno aspettando nei pressi della fortezza.”, “Dovete andarvene.” Sussurrò Triniel, “No! Dobbiamo liberarvi!”, “La tua invisibilità non durerà a lungo! Fregion blocca la nostra connessione con l’etere! Te ne devi andare subito. Prepara un grande attacco e…. spero che i Lord siano d’accordo su ciò che sto per dire porta con te l’animale qua vicino.” Ricominciò Azphel. “Una specie di worg non può minimamente essere paragonato a voi! Non potrei mai portare via un animale e lasciare voi qua alla mercé dei Balaur. Preferirei salvare loro…” indicò gli elisiani “…che salvare un sudicio worg e lasciare qua voi.”, “Lui è un Daeva che merita di esser liberato più di noi” Lo fissai storto. Che diavolo stava dicendo?! “Un'altra cosa Daeva. Che Aion mi salvi dall’umiliazione, dovete unirvi agli elisiani. Da soli non riuscirete mai a farcela contro 4 Signori dei draghi. Fate tutto il possibile per stringere una tregua temporanea.” Rimase zitto per un momento poi disse “Ai suoi ordini Lord Azphel. Qualunque essi siano...”. Poi fu Ariel a parlare. A me stavolta. “Quando incontrerete gli elisiani chiedi di incontrare il generale di brigata Retus della divisione di protezione elisiana. Digli queste esatte parole…Quando il Piuma* canterà il suo inno le aquile si riuniscano e scatenino l’inferno del Sole. Che le cascate sia piene e le foreste verdi come l’erba in primavera, che il cielo sia luminoso tanto quanto Elysea. Non sbagliare e otterrai la sua fiducia. Buona fortuna. Aspetteremo il vostro arrivo.” Perché liberate me e non voi? Perché siete cosi altruisti nei miei confronti?! Che diavolo, sta succedendo?!
Poi successe ciò che tutti temevano. L’invisibilità del Daeva scomparve. Sussultò e dopo pochi secondi raccolse il pesante spadone che era stato estratto prima della trasformazione. Con evidente sforzo lo alzo e fece fuori la catena tanto facilmente da stupire tutti dopo i miei tentativi. I Balaur si accorsero troppo tardi. Un lieve vento attraversò la fortezza e, promettendo di tornare, iniziai a correre affiancato dal Daeva. Uscimmo dalla fortezza con l’orda di lucertole al seguito che sbraitavano come pazzi. Decine di arcieri comparvero sulle montagne e lungo il corridoio che conduceva al nevaio e iniziarono a scagliare frecce su frecce, consapevoli che l’etere non funzionava.

Coperti dagli arcieri raggiungemmo un teletrasporto che non ricordavo fosse presente nelle carte di Morheim e il teletrasportatore domandò dove fossero i Lords poi, ad una frettolosa risposta del Daeva che mi aveva salvato aprì il portale e riapparimmo alla fine del lungo nevaio di Morheim. Poco fuori da un enorme accampamento. Ci spostammo velocemente e poco dopo coppie di Daeva continuarono ad apparire per minuti interi. Un uomo che riconobbi come Aegir il generale che era di stanza a Morheim sbraitò nella direzione del Daeva al mio fianco e chiese delucidazioni. La pover vittima che si era frettolosamente inchinata raccontò tutto e gli insoliti ordini di Azphel. Omise le parole di Ariel ma raccontò tutto. Dalla disposizione dei drakan alle condizioni pietose dei Lord. Contrario all’inchinarmi accennai ad un saluto col capo quando mi presentò come Daeva. “Deve credermi generale di brigata! Lord Azphel ha ordinato di allearsi con gli elisiani! Non sto mentendo!”, “BASTA! Ne riparleremo quando potrò discutere con l’animale che mi hai portato, sempre se ci riuscirò...”. Lanciai un basso ringhio nella sua direzione e ci fissammo per qualche attimo. Distolsi lo sguardo per il brontolio del mio stomaco, era parecchio tempo che non mangiavo. “Galyus, accompagnalo alla mensa, dovrebbe esserci rimasto qualcosa. Poi trovagli dove dormire. Quando potrò parlare con lui riferiscilo a Brise.  Brise? Quella Brise? Notando il mio sguardo il generale domando se la conoscevo. Feci cenno di sì e lui se ne andò.

“Quando potrai parlare?” domando Galyus.- A sera di solito mi ritrasformo a Daeva- incisi sul terreno. “Bene. Così non finirò di nuovo a fare lo spazzino di quel tiranno.” Sospirò.

Mi accompagnò alla mensa e ripulì due porzioni di cibo, poi mi accompagno alla sua tenda -una piccola tenda da accampamento con due letti e un comodino in fondo. Saltai sul letto di sinistra, cercai un modo per dormire in pace fino a sera e mi accasciai senza il minimo contegno sul cuscino.

***

Mi svegliai che era pomeriggio inoltrato. Dopo un lungo -molto lungo- sbadiglio mi alzai e mi diressi verso il nevaio, avevo assoluto biogno di pace e natura, a questi pensieri si affiancò il dubbio che la mia nuova condizione stia influenzando la mia mente.

Corsi e corsi e corsi. L’aria che mi sfrecciava attraverso il pelo…. le zampe che affondavano nella fredda terra, gli odori così buoni e invitanti…. Non erano pensieri miei, ma non mi dispiacque la libertà, proprio per niente. Arrivai ad una pozza d’acqua con la superfice ghiacciata. L’arsura della gola mi fece perdere quasi mezz’ora a praticare un foro dove bere. Poi ci arrivai. Non so come si beve….. e allora cercai di ricordare come faceva Sheed. Usava la lingua e la piegava ad uncino per portarsi l’acqua in bocca…. O forse no? Cercai di imitarlo ma non riuscivo a bere che piccolissimi sorsi alla volta.
Qualcosa mi sfiorò la gamba. Di nuovo quel dolce venticello mi sfiorò il muso, quello ceh avevo sentito a Morheim. Mi voltai incuriosito e fissai l’animale che meno mi aspettavo. Sheed.

MI ha riconosciuto? Sperai proprio di sì. Ai miei occhi era poco più basso ed emanava un odore -profumo- di fresco e piacevole. Selvaggio.

Sei tu? Chiese lui inclinando la testa.

Chi sono io? Domandai a lui.

 La mia amica, o compagna di branco. Rispose muovendo leggermente la coda.

Si sono io, ma sono un maschio. Scodinzolai involontariamente.

Non cambia, cosi ti è successo? Perché appari come un Antenato? Domandò nuovamente.

I balaur mi hanno fatto questo. E’ un male? Chiesi.

No, sono tanto felice, vorrei saltarti addosso ma non so se a te vanno bene le nostre abitudini. Mi guardò titubante.

Ora mi piacciono.

Non feci in tempo a finire di dire “piacciono” che mi saltò addosso e iniziò a leccarmi tutto il muso.
Tu ora non ti stacchi un secondo da me. Mai. Ordinò lui guardandomi dritto dritto negli occhi.
Va bene amico mio. Per te la stessa cosa, chiaro? risposi ancora schiacciato sotto il suo peso.

Non sono io che ho chiesto a Daeva-giallo di abbandonarti lì. Disse incolpandomi.

Chi è Daeva-giallo? Risposi.

Il vostro dio, o comunque il vostro creatore, come per noi sei tu.

Io non vi ho creato.

Tu sei un Antenato ora, gli Antenati, secondo le leggende, hanno creato noi e i Denti-Lunghi.

Va bene. Ma ti devo chiedere una cosa.

Vai.

Mi aiuterai a uccidere le lucertole?

SI

Moriremo probabilmente.

Morirò con onore e assieme a mio fratello, non potrei chiedere morte migliore.

Grazie.

Ora devo tornare, fra poche ore torno normale e devo organizzare un grande branco per sterminare i Balaur.

Non senza di me.




Scusatemi! mi è ritornata la voglia solo ora ^^'
Ecco qua il 13simo capitolo.
Accetto critiche e consigli!

E se qualcuno vuole uccidermi per il ritardo incolpi League of Legends :D.
Azphelumbra a tutti!
   
 
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